La parola del Papa

B175-A1

Dall'udienza generale del 22 Aprile 1970

La Chiesa: comunità di preghiera

La Chiesa è un'associazione di preghiera. La Chiesa è una « societas Spiritus » ( Fil 2,1; S. Agostino, Sermo 71, 19 ).

La Chiesa è l'umanità che ha trovato, mediante Cristo unico e sommo Sacerdote, il modo autentico per pregare, cioè per parlare a Dio, per parlare con Dio, per parlare di Dio.

La Chiesa è la famiglia degli adoratori del Padre « in spirito e verità » ( Gv 4,23 ).

Sarebbe interessante, a questo punto, ristudiare la ragione della coincidenza della parola « chiesa » attribuita all'edificio eretto per la preghiera e attribuita all'assemblea dei credenti, i quali sono « chiesa », dentro o fuori che siano dal tempio, che li raccoglie in preghiera.

Si può allora notare, fra le altre cose, come l'edificio materiale, destinato a raccogliere i fedeli in orazione, possa, e in certa misura debba essere non solo luogo di preghiera, domus orationis, ma altresì segno di orazione, edificio spirituale e preghiera essa stessa, espressione di culto, arte per lo spirito, donde deriva la necessità pratica della costruzione di luoghi di culto per dare al popolo cristiano l'opportunità di riunirsi e di pregare, e deriva altresì il merito di quanti si adoperano per costruire quelle « chiese nuove », che devono accogliere e educare alla preghiera le comunità nuove che sono sprovviste delle loro indispensabili « domus orationis », delle case dove riunirsi per celebrare la loro preghiera comunitaria.

Noi vorremmo in questo momento ricordarvi l'appellativo che tanto bene definisce il cattolicesimo: Ecclesia orans. Chiesa che prega.

Questo carattere squisitamente religioso della Chiesa è essenziale e provvidenziale per essa.

Lo insegna il Concilio con la prima sua Costituzione sulla sacra Liturgia.

E noi dobbiamo ricordare questo carattere della Chiesa, la sua necessità e la sua priorità.

Che cosa sarebbe la Chiesa senza la sua preghiera?

Che cosa sarebbe il cristianesimo, che non insegnasse agli uomini come possono e devono comunicare con Dio?

Un umanesimo filantropico? Una sociologia puramente temporale?

È noto come oggi vi sia la tendenza a tutto « secolarizzare », e come questa tendenza penetri anche nella psicologia dei cristiani; perfino nel clero e nei Religiosi.

Ne abbiamo parlato altre volte; ma giova riparlarne, perché l'orazione oggi sta decadendo.

Precisiamo subito: l'orazione comunitaria e liturgica sta riprendendo una sua diffusione, una sua partecipazione, una sua comprensione, che è certamente una benedizione per il nostro popolo e per il nostro tempo.

Dobbiamo anzi portare avanti le prescrizioni della riforma liturgica in atto, le quali sono state volute dal Concilio, sono state studiate con sapiente e paziente cura dai migliori liturgisti della Chiesa e suggerite da ottimi esperti delle esigenze pastorali.

Sarà la vita liturgica, bene curata, bene assorbita nelle coscienze e nelle abitudini del popolo cristiano quella che terrà vigile ed operante il senso religioso nel nostro tempo, così profano e così dissacrato, e che darà alla Chiesa una nuova primavera di vita religiosa e cristiana.

Ma dobbiamo nello stesso tempo lamentare che la preghiera personale diminuisce, minacciando così la liturgia stessa di impoverimento interiore, di ritualismo esteriore, di pratica puramente formale.

Il sentimento religioso stesso può venir meno per la mancanza d'un duplice carattere indispensabile all'orazione: l'interiorità e l'individualità.

Bisogna che ciascuno impari a pregare anche dentro di sé e da sé.

Il cristiano deve avere una sua preghiera personale.

Ogni anima è un tempio.

« Non sapete - dice San Paolo - che siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita dentro di voi? ».

E quando noi entriamo in questo tempio della nostra coscienza per adorarvi il Dio presente?

Saremmo noi delle anime vuote, sebbene cristiane, anime assenti da se stesse, dimentiche del misterioso e ineffabile appuntamento che Iddio, Iddio Uno e Trino, si degna offrire al nostro filiale e inebriato colloquio, proprio dentro di noi?

Non ricordiamo noi la parola estrema del Signore, all'ultima cena: « Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di Lui »? ( Gv 14,23 ).

È la carità che prega ( S. Agostino ): abbiamo noi il cuore animato dalla carità, che ci abilita a questa intima preghiera personale?

L'Ecclesia orans è un coro di singole voci vive, coscienti, amorose.

Un'iniziativa spirituale interiore, una devozione personale, una meditazione elaborata col proprio cuore, un certo grado di contemplazione pensante e adorante, gemente e gaudiosa, questa è la domanda della Chiesa, che si rinnova e che ci vuole poi testimoni e apostoli.


Io pretendo umilmente di essere un uomo di preghiera

Io non sono un uomo di lettere o di scienza, ma pretendo umilmente di essere un uomo di preghiera.

È la preghiera che ha salvato la mia vita.

Senza la preghiera avrei perso la ragione da molto tempo.

Se non ho perso la pace dell'anima, nonostante tutte le prove è perché questa pace viene dalla preghiera.

Si può vivere alcuni giorni senza mangiare, ma non si può vivere nemmeno un giorno senza pregare.

La preghiera è la chiave del mattino e il chiavistello della sera.

La preghiera è quella alleanza sacra tra Dio e gli uomini che ci ottiene di essere liberati dagli artigli del principe delle tenebre.

Noi dobbiamo scegliere: o allearci alle forze del male o a quelle del bene.

Ecco la mia testimonianza personale; ciascuno a sua volta cerchi di fare l'esperienza e troverà che la preghiera quotidiana aggiunge alla sua vita qualche cosa di nuovo, che non ha nulla, da nessuna parte, che gli equivalga.

Gandhi