Per una più chiara e precisa conoscenza |
B202-A5
Pensiamo di fare cosa gradita ed utile ai nostri lettori, anche allo scopo di fornire degli spunti per un approfondimento e per una catechesi, riportare un articolo pubblicato su « L'homme nouveau » e che ha per titolo « A la conquéte du monde »: si presenta come sintesi semplice e chiara sul marxismo-leninismo.
Il comunismo non è semplicemente, e principalmente, una dottrina filosofica, come il Cartesianesimo o il Kantismo.
Esso è una realtà sociologica contemporanea ( il terzo dell'umanità ne è coinvolto ) che si compone di due elementi:
a ) una filosofia: sì presenta come un umanesimo ateo, impregnato di giustizia e di uguaglianza. È questo il marxismo;
b ) una scienza militare nuova: la guerra psicologica di cui Lenin ha sviluppato la strategia e la tattica partendo dai principi di un autore tedesco: Clausewitz. È questo il leninismo.
Contrariamente a quanto si pensa abitualmente, il vero scopo dei comunisti non è quello di convenire teoricamente gli altri al loro ideale.
Il vero scopo è quello di trascinare praticamente gli altri a partecipare alla loro azione.
È così che la "pratica della dialettica" conduce coloro che si lasciano trascinare, "a pensare poco a poco come agiscono", e a divenire così comunisti "innocentemente".
Per maggior chiarezza esamineremo successivamente: il pensiero di Carlo Marx e la dottrina militare di Lenin.
1) È un materialismo: la causa dell'universo, dei vegetali, degli animali, degli uomini è la materia.
2) È un materialismo evoluzionista: la materia non è inerte.
Essa è autodinamica.
Essa è il principio del movimento.
Non c'è dunque un Creatore ( come dice la Bibbia ) né un "motore primo" ( come dice Aristotile ).
Né la spinta o "corpetto iniziale" ( come dice Pascal ).
È la materia il motore!
3) È un materialismo dialettico: l'evoluzione della materia non è lo sviluppo di un ordine: questo supporrebbe che esista un Creatore.
L'evoluzione della materia avviene nel disordine: un susseguirsi di conflitti ha prodotto le combinazioni minerali, vegetali, umane.
È l'evoluzione della materia autodinamica nel conflitto, che genera il progresso.
4) È un materialismo storico: il succedersi delle guerre spiega tutta la storia umana: schiavi contro uomini liberi, plebei contro patrizi, servi contro padroni, borghesi contro aristocratici, proletari contro borghesi …
« Tutta la storia della società umana fino ad ora è la storia della lotta di classi » ( K. Marx ).
5) È un materialismo antireligioso: « l'uomo fa, inventa la religione e non la religione l'uomo …
La critica della religione è quindi, in genere, la critica della valle di lacrime di cui la religione è l'aureola » ( K. Marx ).
6) È un ateismo militante: la religione persuade l'uomo che egli dipende da Dio.
Ora Dio non esiste.
Dunque, la religione aliena l'uomo, perché lo rende estraneo alla propria esistenza.
L'uomo deve arrivare a comprendere che l'umanità è causa di se stessa.
L'umanità non deve quindi dipendere che da se stessa.
7) È una religione del lavoro: l'uomo non è un animale ragionevole ( Aristotile ).
È un animale "che produce utensili" ( Darwin ).
Il lavoro di produzione è l'atto sublime dell'uomo, perché con il lavoro l'uomo diventa creatore di se stesso.
È quindi la classe dei lavoratori quella che salva l'umanità permettendole di diventare indipendente da ogni alienazione: Dio, la morale, il diritto, la proprietà privata …
8) Questo materialismo è collettivista: l'universo non è una creazione intelligente, ma una evoluzione dialettica.
L'uomo è una materia in evoluzione che è diventata pensante.
Il lavoro umano è la sola Causa del valore economico.
Il profitto capitalista ( plus-avlore ) non è quindi che "lavoro coagulato".
I proprietari lo stornano a loro vantaggio.
Così la proprietà privata dei beni di produzione fa in modo che i lavoratori siano "alienati" dai capitalisti.
Occorre dunque abolire la proprietà privata per sopprimere questa alienazione economica, base essa stessa della alienazione religiosa: ci si consola dello sfruttamento su questa terra, aggrappandosi alla mistificazione della felicità eterna.
1) Materialismo: La causa di una tavola non è soltanto il legno: causa materiale.
È anche la forma che si da al legno: causa formale.
È anche il lavoro del falegname: causa efficiente.
È prima di tutto il fine per cui si fa la tavola: causa finale.
Anche nell'universo non c'è soltanto una materia per causa; ma c'è pure una causa finale, formale, efficiente …
Non è scientifico ridurre arbitrariamente quattro cause ad una sola.
2) Evoluzionismo: Il movimento di una evoluzione non spiega da solo tutto il complesso di coerenze, la gerarchia del minerale, del vegetale, dell'animale, dell'umano …
Non spiega l'unità di concezione della crescita, della nutrizione, della respirazione, della generazione …
Come spiegare che tutte queste cose sono il prodotto di un movimento senza intelligenza, quando proprio esse richiedono tanta intelligenza per essere comprese?
3) Dialettica: Il conflitto, la guerra, quando avvengono, non costruiscono.
Distruggono.
È l'amore che genera ed è la guerra che uccide e non il contrario.
È lo sviluppo degli scambi fecondi che sviluppa la natura a tutti i livelli.
I conflitti, siano essi urti di minerali, lotte di animali, guerre tra gli uomini, spaccano, distruggono o uccidono.
Se una guerra ha un effetto positivo, il progresso tecnico, ciò è dovuto non alla guerra in quanto tale, ma all'ingegno umano che si è impegnato più attivamente a causa della necessità delle circostanze.
4) Materialismo storico: Lo storia dell'umanità è la storia degli amori fecondi e delle lotte omicide.
Marx raccoglie le lotte, non considera che quelle e riduce tutta la storia a quelle.
È come voler ridurre la vita e la storia di due coniugi alle loro scenate e ai loro dissensi domestici …
Certo sono le cose più in vista! ma non per questo sono le più profonde: l'amore che permette di superarle, di continuare a vivere è qualcosa di ben più duraturo.
E spiega molte più cose.
5) Ateismo: Non è l'uomo che "fa" la religione …
È l'uomo che, considerando l'aspetto armonioso e intelligibile dell'universo, si chiede quale può essere la Causa di ciò che esiste.
« È dunque essere uomo, esclamava Cicerone, attribuire, non a una causa intelligente, ma al caso » tutto quanto si trova di intelligibile nel cielo e sulla terra?
La religione risponde a questo interrogativo dell'uomo.
Non ne è essa la causa.
Essa è risposta all'uomo che ricerca la sua Causa.
6) Alienazione: Non soltanto la religione non aliena l'uomo, ma essa sola, lo libera.
È il Cristianesimo che ha proclamato che non esiste più « né greco, né giudeo, né schiavo, né libero » circa 1900 anni prima di Carlo Marx.
E la lettera di S. Paolo a Filemone testimonia l'influenza sociale indiretta, ma determinante, della rivoluzione cristiana su tutta la vita sociale.
Essa è all'origine della liberazione dello schiavo, fin dal primo secolo.
7) L'umanità, causa di se stessa: L'uomo non è essenzialmente un creatore di utensili, né un lavoratore.
La sua attività di lavoro, indispensabile per altro, non deve far dimenticare che, egli è, per intima natura, un pensante e un contemplativo ed è, per grazia, un adoratore della Trinità.
Nell'ordine dell'esecuzione, il lavoro può anche occupare il primo posto; ma nell'ordine delle intenzioni, si lavora per qualche cosa, per qualcuno … per amore di qualcuno, per la contemplazione del mistero della propria anima, di tutto ciò che esiste, della Causa di tutto ciò che esiste.
8) Il collettivismo: Questa dottrina suppone che l'uomo non sia una persona.
Ora la persona, come tale, è soggetto di conoscenza e di azione che ha dei diritti, e in particolare il diritto di essere causa responsabile dei suoi atti: questo esige la proprietà del proprio essere, del proprio lavoro … e del campo che si può acquistare con il frutto del proprio lavoro.
È la giustizia negli scambi ( prezzi-salari ) quella che libera il lavoratore dallo sfruttamento.
Non è la sostituzione dello Stato-padrone infallibile al padrone-privato peccatore che realizzerà la liberazione dell'uomo: il dialogo con lo Stato-padrone è troppo disparato!
Il leninismo è una scienza militare nuova che fa dipendere la vittoria, non più dalla forza fisica in unione al "morale" degli eserciti, ma dalla manipolazione sperimentata delle intelligenze e dalla utilizzazione delle passioni.
1) Marx ( 1818-1883 ) pensava che il comunismo sarebbe stato il frutto di una evoluzione spontanea nato necessariamente dalla rivolta dei proletari contro lo sfruttamento capitalista.
Lenin ( 1870-1924 ) dice che è falso: i salariati, con il sindacalismo, vogliono una migliore distribuzione del reddito nazionale, ma non vogliono la rivoluzione collettivista e materialista.
Occorre, quindi, organizzare militarmente la rivoluzione.
2) Lenin ha ideato una nuova forma di guerra per far trionfare la rivoluzione nel mondo.
Oggi si distinguono abitualmente tre tipi di guerra:
a) la guerra "classica": con le armi convenzionali;
b) la guerra "A.B.C.": atomica, batteriologica, chimica;
c) la guerra "psicologica" di cui Lenin ha stabilito il fondamento, perfezionato e adattato poi da Stalin, Hitler, Mao, Castro …
3) Il fondamento ultimo della guerra psicologica è stato così formulato da Clausewitz: « La guerra non deriva necessariamente dal fatto di un'invasione, ma dal fatto della difesa che l'assalito oppone all'invasore ».
I Greci dell'antichità avevano escogitato di far entrare nascostamente dei guerrieri nella città assediata.
Lenin ha escogitato di far entrare nascostamente delle idee generose che disarmano i difensori.
Sta qui il fatto essenziale di ciò che si chiama "leninismo", cioè la pratica comunista della guerra psicologica.
4) Questa guerra psicologica è un rovesciamento della strategia tradizionale.
Nella strategia tradizionale, la forza di carattere degli uomini e la forza materiale delle armi erano la causa principale della vittoria.
Nella strategia leninista è l'azione psicologica l'arma principale della vittoria.
5) Quest'azione psicologica consiste principalmente nel separare il popolo dalla legittima autorità facendogli perdere la stima e la fiducia nei propri capi.
È stata questa l'arma usata contro quasi tutti i governi attaccati dai comunisti: la corruzione di Ciang-Kai-Scek, la "dittatura" di Salazar e di Caetano, lo campagna contro il presidente Diem, lo scandalo "Watergate" per abbattere Nixon, la campagna contro la corruzione del regime di Thieu …
6) Onde evitare una reazione dalla parte opposta, i capi comunisti non si fanno conoscere e mandano avanti "i lavoratori" o "il popolo".
Così non si è quasi mai parlato del generale Giap fino alla caduta di Saigon, ma solamente del G.R.P. e del « popolo vietnamita in lotta per la sua liberazione ».
7) Lenin ha espresso questa ambiguità sistematica con le parole seguenti: « La dittatura del proletariato è una lotta accanita, cruenta e incruenta, violenta e pacifica, militare ed economica, pedagogica e amministrativa contro le forze e le tradizioni del vecchio mondo ».
Lenin ha tracciato la conquista comunista del mondo in tre grandi tappe:
1a tappa: Un primo paese diventa comunista.
È la rivoluzione del 1917.
L'URSS diventa allora il vivaio e il trampolino della rivoluzione per distruggere, all'interno degli altri paesi, la resistenza alla rivoluzione.
Sarà l'apparato clandestino del Partito comunista di ogni paese quello che dovrà lavorare alla guerra psicologica.
2a tappa: La rivoluzione comunista si stabilisce vittoriosamente nei vari paesi, via via che la propaganda li ha indeboliti sufficientemente.
In ogni paese, il Partito comunista stabilisce delle "cinghie di trasmissione" con il mondo sindacale, universitario, la stampa, la radio, la televisione, gli ambienti religiosi, militari, politici …
Non si tratta di convertirli al comunismo, ma di farli partecipi, su un determinato punto, dell'azione della propaganda comunista: ad esempio sui principi della contestazione, sull'opposizione alle forze dell'ordine, sul revisionismo delle strutture religiose, militari, politiche …
Questa seconda tappa ha fatto degli enormi progressi nell'Europa centrale e in Asia, grazie all'avanzata russa dopo la seconda guerra mondiale: è un'altra guerra imperialista che mira alla conquista del mondo.
La rivalità tra la Cina e la Russia, pur essendo una realtà, non ha mai avuto un ruolo determinante nei rapporti internazionali contro il comune avversario.
3a tappa: È quella del passaggio al comunismo del mondo intero.
Attualmente, la strategia sovietica tende a isolare l'Europa, circondandola con i paesi arabi, sconvolgendo la sua economia con scioperi continui e con l'arma del prezzo del petrolio, lavorando a risvegliare l'isolazionismo americano affinché gli Stati Uniti ritirino il "parapioggia atomico" dai paesi europei dell'Alleanza Atlantica.
Alla fine della terza tappa l'Europa e l'America devono "cadere come un frutto maturo".
L'infiltrazione marxista nel mondo degli intellettuali e più particolarmente delle università è effettivamente molto progredita.
Quale è la tattica e quale è la strategia.
La maggior parte dei paesi diventati comunisti sono caduti militarmente dopo essere stati sconfitti psicologicamente.
A) La strategia: L'idea centrale della strategia comunista è quella di dissimulare il suo vero scopo.
Questo scopo è « la dittatura totalitaria dell'ateismo militante ( o dittatura del proletariato ) ».
Lo si nasconde sotto il nome di "democrazia popolare".
Ma quello che rivela la presenza del comunismo sono le lotte locali: scioperi selvaggi nelle industrie, agitazioni universitarie e scolastiche, malessere diffuso nei corpi armati …
E ogni volta si creano degli incidenti, si inaspriscono le ferite, si esasperano le passioni e si mette la popolazione in rivolta contro la legittima autorità.
1a tappa strategica: La guerra sovversiva: consiste nel « separare psicologicamente la popolazione dal legittimo governo ».
Per ottenere questo, si lanciano accuse e denunce contro vere o pretese ingiustizie, contro la polizia, la repressione, le torture vere o ingigantite: Tutti i giornali parlano delle "torture" in Brasile, in Cile … Solgenitsin solo parla dell'Arcipelago Gulag!
2a tappa strategica: La guerra rivoluzionaria: consiste nel "presentare un governo di liberazione" per ricuperare la popolazione diventata diffidente prima, poi ostile al suo governo, e finalmente "orfana" di ogni autorità.
In caso di guerra è l'esercito di invasione quello che stabilisce il "governo di liberazione". Vedi Saigon.
B) La tattica: La tattica si fonda su tre elementi:
1) Le alleanze e i compromessi:
La "politica" leninista è fondata sulla dissimulazione e sul rovesciamento delle alleanze.
Contro Hitler prima del 1939, poi con lui per la divisione della Polonia, poi nuovamente contro di lui dopo il 1941.
Allo stesso modo, è favorevole in alcuni casi alla "mano tesa" ai cattolici, in altri casi alla tortura del Cardinale Mindszenty.
E ancora, ora si allea al Partito socialista per la conquista del potere, ora è nemica irriducibile di questo partito per non assumersi con lui delle responsabilità e per gettare i suoi capi in prigione come "traditori della classe operaia".
Ma questi voltafaccia sono fatti consueti e di poca importanza!
2) L'infiltrazione e l'inganno: Dei comunisti entrano in ambienti sociali non comunisti.
Non si fanno conoscere come comunisti.
Ma vi diffondono le parole d'ordine della propaganda comunista, che normalmente sono dissimulate sotto una apparenza umanitaria: NO ai bombardamenti americani! NO alla dittatura dei "colonnelli" … ma quando si tratta dell'invasione della Cecoslovacchia nel 1968 si parla di "normalizzazione", e quando Giap sferra "l'offensiva del Tet" si tratta semplicemente della rivolta spontanea del popolo vietnamita.
3) Le cinghie di trasmissione: Come una ruota ne fa girare un'altra grazie ad una cinghia di trasmissione, così la guerra sovversiva cerca di trasmettere le parole d'ordine e la propaganda comunista:
a) nell'ambiente operaio: i sindacati, anche non comunisti, possono diventare volontariamente o no, delle cinghie di trasmissione.
b) nell'ambiente cattolico: i sacerdoti e i laici militanti che confondono la liberazione dal peccato con la soppressione della proprietà privata possono diventare, coscientemente o no, delle cinghie di trasmissione.
c) nell'ambiente militare: gli ufficiali di grado medio e i soldati di truppa possono diventare, coscientemente o no, delle cinghie di trasmissione della rivoluzione comunista.
d) nell'ambiente universitario: è facile suscitare delle agitazioni studentesche puntando sulla inesperienza della gioventù e sulla sua generosità.
e) i mezzi di comunicazione sociale, facendo propaganda di tutta questa agitazione nel senso desiderato e preordinato, realizzano inconsciamente l'organizzazione senza la quale l'effetto psicologico non sarebbe quello voluto.
4) L'equazione A x P x O:
A = Agitazione: si individuano in una società i punti di rottura - e ce ne sono sempre - li si esasperano e non si parla più che di essi: sciopero, violenza, manifestazioni, occupazioni …
L'agitazione consiste quindi nel "creare il fatto grave" all'occasione anche con una strage.
P = Propaganda: si da all'agitazione un orientamento psicologico.
Se è stata occupata un'industria e ne è stato sequestrato il direttore, si denuncerà la violenza della "repressione" che è stata esercitata contro "il Popolo".
O = Organizzazione: è l'esaltazione e l'ingrandimento di un fatto locale che diventa il solo fatto di cui tutti parlano in un paese, per mezzo della stampa, della radio, della televisione.
Così si indebolisce un governo e la popolazione comincia a dubitare.
È evidente che questi tre settori dell'agitazione, della propaganda, dell'organizzazione messi in moto sono oggi largamente usati da tutti coloro, leninisti o no, che praticano la guerra psicologica.
Si pensi alla campagna per il divorzio ieri, e a quella per l'aborto oggi, Che cosa è la dialettica della vita sociale.
La pratica della strategia e delle tattiche marxiste-leniniste non porta sempre a una vittoria totale e rapida.
Ma essa porta quasi sempre a creare una "dialettica" nell'ambiente sociale in cui sono applicate, vi portano la divisione e ne consumano le forze in uno sterile combattimento:
- nella Chiesa, tra progressisti e tradizionalisti;
- nelle forze armate: tra ufficiali "di sinistra" e ufficiali "fascisti";
- nelle università: tra studenti "moderati" e studenti "marxisti";
- nel sindacalismo: tra sindacati "apolitici" e sindacati "rivoluzionari".
Questa divisione si approfondisce, si diffonde e crea una situazione instabile.
Un paese è, allora, in condizioni di minore resistenza quando un fatto grave scoppiato improvvisamente, lo scuote.
In un tempo incredibilmente rapido, si ritrova allora sotto una dittatura comunista, anche se questa non rappresenta che il 15 % della popolazione.
Esempi anche recenti ne sono la testimonianza.