In memoriam |
B202-A7
Pensionato di banca e catechista anziano dell'Unione SS. Crocifisso, nonché fervido devoto del Fr. Teodoreto, morì a Torino il 19 ottobre 1976 all'età di 73 anni.
Eccelse nella pratica della prima beatitudine, vivendo poveramente e dedicando se stesso e le sue sostanze all'assistenza dei più poveri fra i poveri: i mendicanti.
Da quando i canonici Bertola e Merino affidarono all'Unione Catechisti l'opera della Messa del Povero, iniziata da Suor Luisa Montaldo, Gioachino Ronco e Domenico Mussino se ne presero cura con ammirevole zelo e prudenza, in perfetta armonia con le suore, e non solo ne assicurarono la continuazione, ma ne promossero lo sviluppo sia programmatico che in estensine, raggiungendo praticamente tutti i mendicanti della città e attuando varie iniziative attorno a quella della Messa.
Quando il Signore chiamò Mussino al premio.
Ronco seguitò con immutato spirito l'iniziativa, divenuta ormai la sua porzione apostolica, ed assunse la responsabilità della Sezione di via Colombini.
La natura dell'opera richiede non solo carità, ma prudenza, abnegazione e iniziativa: impegno gravoso che Ronco assolse generosamente ed egregiamente.
Lo spirito da cui era animato era spirito di fede e di pietà, che gli faceva trascorrere lungo tempo in chiesa ogni giorno, nell'intimità con il suo Signore, trattando con Lui delle necessità dei suoi assistiti e attingendo il più genuino amore per i fratelli diseredati.
Sapeva pazientare, compatire, comprendere; sapeva scorgere, anche in certi relitti umani, gli ultimi resti di nobiltà e di bontà e fare appello ad essi per il ricupero della dignità umana e cristiana.
Sapeva infondere coraggio e propositi di bene, non mirando solamente ad un sollievo temporale dei miseri, ma a reinserirli nel loro destino soprannaturale.
Non era certo gretto nelle sue elemosine e sapeva anche accogliere certi desideri di cose, superflue in sé, ma vivamente desiderate.
Ogni anno organizzava un pellegrinaggio a qualche bei santuario, che rappresentasse un sollievo, un premio, un'occasione di maggiore incontro con Dio e di fraternità con il prossimo.
Non guardava i poveri dall'alto, come semplicemente degli assistiti, ma senza retorica, come dei fratelli.
E questa è davvero carità cristiana.
Per questo anche i poveri lo amavano ed affluirono in massa, tristi come degli orfani, ai suoi funerali, preparandogli un originale trionfo, simbolo di quello che Gesù riserva in cielo a coloro che l'avranno soccorso nelle sue membra: « avevo fame e mi avete dato da mangiare … ».
Morto al Collegio S. Giuseppe di Torino all'età di 69 anni, il 22 dicembre 1976.
Cuore aperto e generoso, dedicò se stesso e tutte le sue energie, non solo alla mirabile missione della scuola, ma anche e particolarmente agli ex allievi, che seguiva con paterno affetto e di cui partecipava con grande sensibilità alle vicende della vita.
La sua cordialità gli attirava molta simpatia e filiale fiducia da parte degli ex allievi e delle loro famiglie.
Con l'intera sua vita egli fu veramente un messaggero della bontà di Dio.