La catechesi nella vita della Chiesa, oggi |
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Il cristiano che vuole essere veramente tale e perciò si studia di seguire le direttive della S. Chiesa, attento alle istruzioni che vengono date dalla S. Gerarchia, avrà certamente notato l'insistenza con cui questa ritorna sulla catechesi, sottolineandone l'importanza e la necessità.
1) S.S. il papa Giovanni Paolo II nei suoi consueti discorsi del mercoledì ritorna più volte sulla catechesi.
Il 29 agosto u.s. Egli disse: « Il lavoro dell'ultima assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi del 1977 riguardava la catechesi con particolare riferimento alla catechesi dei fanciulli e dei giovani.
La sessione sinodale, come di solito, aveva riunito i rappresentanti delle Conferenze Episcopali di tutto il mondo, e il ricco scambio di esperienze ha trovato la sua risonanza, almeno parzialmente, nel documento finale informativo ed anche nel messaggio indirizzato dal Sinodo a tutta la Chiesa.
Nello stesso tempo i partecipanti si erano rivolti a Papa Paolo VI affinché, servendosi del ricco materiale del Sinodo stesso, preparasse e pubblicasse un documento personale, come era già avvenuto dopo il Sinodo sull'evangelizzazione.
La morte di Paolo VI e, in séguito, l'improvvisa dipartita di Giovanni Paolo I, hanno ritardato sino ad ora la pubblicazione del documento.
D'altra parte, il problema della "catechesi" è per se stesso vivo ed urgente.
La catechesi, infatti, è, per così dire, infallibile segno della vita della Chiesa ed inesauribile sorgente della sua vitalità.
Tutto ciò ha trovato la propria espressione nel complesso dei lavori del Sinodo, e si manifesta soprattutto nella vita quotidiana della Chiesa: delle parrocchie, delle famiglie, delle comunità.
Non vorrei qui ripetere ciò che su questo tema è stato detto, scritto e pubblicato con tanta competenza.
Intendo solamente sottolineare e porre in evidenza che, attraverso la catechesi dei fanciulli e dei giovani, si realizza continuamente l'appello così eloquente di Cristo: « Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite … » ( Mc 10,14 ).
Tutti i successori degli apostoli, la Chiesa intera nella sua coscienza evangelizzatrice, debbono lavorare dappertutto affinché quel desiderio e quell'appello di Cristo si adempia nella misura richiesta dai molteplici bisogni dei nostri tempi.
Di pari passo con tale appello va l'ammonimento del Signore contro lo scandalo.
La catechesi dei fanciulli e dei giovani tende ovunque e sempre a far crescere nelle anime giovanili, ciò che è buono, nobile, degno.
Essa diventa scuola di migliore e più maturo senso di umanità, il quale si sviluppa nel contatto con Cristo.
Non vi è infatti, strumento più efficace per proteggere dallo scandalo, dal radicarsi del male, dalla demoralizzazione, dal senso della inutilità della vita, dalla frustrazione, che quello di innestare il bene, infondendolo profondamente e vigorosamente nelle anime giovanili.
Vigilare, affinché tale bene sbocci e maturi, appartiene al compito formativo della catechesi.
Uno dei frutti di maggior rilievo delle varie esperienze pastorali, davanti alle quali si è trovato il Sinodo dei Vescovi, è la constatazione del carattere evolutivo ed insieme organico della catechesi.
Questa non può essere limitata soltanto alla comunicazione di informazioni religiose, ma deve aiutare ad accendere nelle anime quella luce che è Cristo.
Tale luce deve rischiarare efficacemente tutto il cammino della vita umana.
La catechesi deve essere quindi l'oggetto di un lavoro sistematico e di una collaborazione.
Sebbene essa debba raggiungere primariamente coloro ai quali è soprattutto indirizzata, cioè i fanciulli e i giovani, tuttavia non può limitarsi soltanto ad essi.
Condizione di una catechesi efficace dei fanciulli è e rimane la catechesi degli adulti, in varie forme, a diversi livelli e in differenti occasioni.
Ciò è importante soprattutto se si tiene presente il compito di catechizzazione proprio della famiglia, e se si considera lo sviluppo della problematica della fede e della morale.
Essa, infatti, deve essere affrontata particolarmente dagli adulti, quali veri e maturi cristiani ».
Il 5 settembre, parlando del suo predecessore, Giovanni Paolo I, disse che questi si accingeva a pubblicare un documento sulla catechesi, utilizzando le ricche indicazioni scaturite dal Sinodo dei Vescovi, che si era celebrato proprio su quel tema nel 1977.
E soggiunse: « Sebbene non sia riuscito a pubblicarlo, tuttavia Egli è riuscito certamente a manifestare e confermare che la catechesi è quel fondamentale e insostituibile compito dell'apostolato e della pastorale, al cui svolgimento tutti debbono contribuire e per il quale tutti nella Chiesa debbono sentirsi responsabili ».
Si noti la forza delle espressioni.
2) L'Arcivescovo di Torino, card. A. Ballestrero, intervenendo al Convegno Catechistico del 27 maggio 1979 si rivolse ai catechisti con queste parole: « Sono venuto anzitutto per dimostrarvi la riconoscenza e la compiacenza che il Vescovo ha per tutti coloro che assumono il ministero della catechesi …
Vorrei che la mia gratitudine vi animasse nel proseguire questo ministero tanto prezioso, non sempre facile, sempre invece faticoso …
Mi preme poi sottolineare con il mio intervento personale l'importanza che ha la catechesi nella vita delle vostre comunità parrocchiali.
Sappiate che forse nessuna altra cosa è tanto importante nella vita della comunità, come una giusta e adeguata catechesi … ».
Questa insistenza dei Pastori della Chiesa sulla necessità dell'istruzione religiosa non è certamente nuova, anche se oggi, per le accresciute necessità spirituali della società, vi ritornano con particolare premura.
La vita cristiana, non consiste tutta nella conoscenza della verità, è vero, ma dipende in primo luogo da essa, perché il principio degli atti umani è nella mente: "nil volitum quin praecognitum".
Gesù stesso diceva: « Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi » ( Gv 8,32 ).
Si tratta, com'è ovvio, non di una conoscenza astratta e fredda, ma di una luce vitale, che investe tutta l'anima, intelligenza e volontà; una specie di fuoco che illumina e riscalda, come quello della Pentecoste, e guida a vivere cristianamente.
Si tratta di una materia impegnativa al massimo grado, che non è solo da intendere, ma da vivere, informando di essa tutti gli atti umani e risolvendo sulla sua base tutti i problemi della vita.
« Facendo la verità nella carità cresciamo in ogni cosa verso di Lui, che è il capo, Cristo ( Ef 4,15 ).
La prima esigenza di una vita retta è quindi la conoscenza della verità.
La seconda è quella di esservi fedele.
La coerenza della vita con le idee non è solo un dovere morale, ma anche il postulato di una autentica catechesi.
Di qui scaturisce una norma fondamentale per i catechisti: educare istruendo.
Ora la conoscenza autentica di una dottrina così alta come quella cristiana e l'educazione a tradurla nella vita pratica esige un'esposizione sistematica ed un metodo adeguato, come avviene appunto nella catechesi.
Senza parlare, per ora, dei mezzi soprannaturali, sui quali si deve basare ogni apostolato.
Nella società odierna il bisogno della catechesi è assai più sentito che in passato perché il livello culturale medio è notevolmente più alto, dopo lo sviluppo delle scuole di ogni ordine e grado e la diffusione dei mass-media; ma più ancora per l'enorme diffusione di movimenti ideologici che Pio XI definiva "intrinsicamente perversi".
La fede tradizionale che bastava ai nostri antenati crolla ben presto se non è difesa da una buona cultura religiosa.
Oggi ogni cristiano deve conquistarsi le proprie convinzioni, custodirle e difenderle anche a base di studi.
Guai se il livello culturale religioso non è almeno pari a quello profano e peggio ancora se ci si vuole impegolare in questioni sociali o politiche senza specifiche preparazioni.
É una constatazione comune che la vita si fa sempre più difficile: e dunque l'addestramento dev'essere più rigoroso.
Ma c'è di più. Per una serie di circostanze storiche in Italia una gran parte della popolazione, compreso il cosiddetto ceto colto, giace in una ignoranza crassa delle cose di religione, che la rende persino apatica di fronte a grossi mali, come si è visto nei casi delle leggi sul divorzio e sull'aborto.
Non si vuoi negare qui che tra il popolo ci siano delle anime semplici, che ad una condizione umile sanno unire un'anima limpida e fervorosa.
Ce ne sono sicuramente molte e speriamo che siano legione, perché lo Spirito Santo sa illuminare interiormente le anime in modo ineffabile, ma è legge ordinaria che Dio si serve dei mezzi umani.
Anche chi studia ha bisogno della luce inferiore dello Spirito Santo per poter intendere e uno dei requisiti fondamentali per lo studio della religione è la fedeltà, cioè quell'atteggiamento umile di chi cerca di sapere per poter fare, cioè vivere più perfettamente secondo Dio.
Quei presuntuosi che si informano per curiosità o per vanità non si illudano di conoscere il Vangelo: Dio resiste ai superbi.
Del resto basta vedere le fesserie che vengono stampate ad ogni pie sospinto su libri, giornali e riviste, anche a firma di pezzi grossi, e anche le obiezioni contro la fede e contro la Chiesa in generale, che la stampa cattolica riceve e pubblica e che fanno cadere le braccia, tanta è l'ignoranza che manifestano e spesso anche della mala fede.
In un contesto così pieno di tenebre è urgente intensificare ed ampliare l'attività catechistica con cui tutto il popolo cristiano deve sentirsi solidale e partecipare mediante la formazione di un ambiente propizio, il sostegno diretto e indiretto, la catechesi in famiglia, e perfino l'azione politica, con la difesa dell'insegnamento religioso nelle scuole e della scuola cattolica, a cui è resa la vita così dura.
Soprattutto è auspicabile che si rinvigorisca nel popolo cristiano la coscienza del dovere di conoscere e irradiare il Vangelo, che si moltiplichino i catechisti e si dia loro una seria formazione.
La catechesi non è un'attività dilettantesca, ma esige spirito di sacrificio, prima per prepararsi e poi per affrontare un pubblico per lo più giovanile, assai poco propenso alle cose serie, come sa bene chi conosce la gioventù di oggi.
Ma il catechista deve ricordarsi di essere strumento della grazia di Dio e tendere l'orecchio per mettersi in sintonia con la voce dello Spirito che mai non ristà, e sussurra continuamente la verità all'orecchio e sospinge dolcemente ogni anima verso il bene.
Spesso deve rassegnarsi a non vedere il frutto delle sue fatiche.
Ce ne ha preavvisati Gesù stesso: altri semina ad altri raccoglie.
Il catechista si sforzi di rendere efficace il suo lavoro mettendosi lui stesso, prima di tutto, nelle dovute condizioni:
1) la retta intenzione, e cioè la pura ricerca del Regno di Dio, con l'esclusione di ogni egoistico interesse;
2) la seria preparazione, sia remota, con gli studi dovuti, che prossima, con la preparazione diligente di ogni lezione;
3) la fedeltà alla grazia di Dio e cioè lo sforzo costante di adeguare la propria vita alla verità che insegna, per non meritare la condanna di Gesù ai Farisei: dicono e non fanno;
4) la preghiera, anzi una vita di preghiera, non solo per essere veramente cristiano ( bisogna pregare sempre e non desistere mai: Gesù lo diceva a tutti i suoi discepoli ), ma per essere apostoli e cioè voce dello Spirito Santo.
Non vi scoraggiate, cari catechisti, la grazia di Dio vi investirà e vi porterà del resto la via del male richiede non minori sacrifici.
E dove porta?