Attività del gruppo familiare |
B215-A8
Ha avuto luogo domenica 25 novembre, presso il Centro La Salle, un incontro del Gruppo Famiglia dell'Unione Catechisti, sul tema: « Settori di apostolato catechistico familiare ».
La relazione iniziale è stata tenuta da fr. Egidio, il quale ha impostato la materia articolandola in vari punti, concernenti il fine ultimo dell'uomo, il ruolo svolto dalla comunità, e quello della famiglia in particolare, per la crescita nella fede, e la,necessità per il cristiano di estendere il regno di Cristo.
In ordine al primo punto, è stato rilevato che la formazione della persona umana va impostata in vista del suo fine ultimo, che è l'unione con Dio nella vita eterna.
Una intensa riflessione si pone al riguardo circa l'atteggiamento che concretamente assumono i genitori credenti in ordine all'avvenire dei propri figli.
Qual è il fine ultimo che viene indicato ai ragazzi?
Solo una crescita ed un successo terreno, oppure l'offerta di se stessi nell'amore di Dio e del prossimo?
Purtroppo in alcune famiglie si pone una vera e propria avversione all'itinerario spirituale dei figli, ad esempio nel caso di vocazione alla vita sacerdotale o religiosa.
Tale atteggiamento dei genitori è molto importante, poiché è rivelativo della effettiva consistenza dello spirito religioso e di fede, e dell'ascolto della parola di Dio.
Esso inoltre è di grande rilievo per la sussistenza, o meno, di un autentico clima di pace e di amore nella famiglia.
Circa il secondo punto, è stato sottolineato come la fede in concreto sgorghi e si sviluppi nella comunità, per cui le famiglie hanno necessità di un aiuto reciproco anche sul piano spirituale.
Ci sono vari momenti di articolazione della comunità dal punto di vista religioso.
Così, ad esempio, il gruppo famiglia può essere un'occasione di grazia; così pure la comunità parrocchiale, segnatamente durante la celebrazione eucaristica.
Ma vi sono altri momenti comunitari che dovremmo favorire e sviluppare, dall'ambiente di lavoro ai rapporti con i vicini di casa.
Nei confronti di questi ultimi, è necessario che si allaccino relazioni di conoscenza, e magari di amicizia, mentre invece sovente si è in una posizione di estraneità, se non di litigio per questioni condominiali.
Come sarebbe bello promuovere incontri di preghiera nel proprio stabile, magari con una S. Messa celebrata in casa, o con altre forme analoghe!
Si promuoverebbero in tal modo iniziative di evangelizzazione e di catechesi, condotte da laici, da affiancare a quelle attuate dai sacerdoti e dai religiosi.
Le opere di catechesi e di apostolato possono essere rivelative della carità che palpita nei nostri cuori, quale frutto della parola di Dio ascoltata e messa in pratica.
In ordine al terzo punto, è stato rilevato che la famiglia, operante in una comunità di fede, ed a sua volta comunità ecclesiale, deve svolgere l'opera formativa verso i ragazzi, per conformarli e per confermarli nella loro identità umana e religiosa.
Se i genitori effettivamente credono, allora lo Spirito di Dio agisce in essi, e l'opera di formazione da essi svolta può rivestire un carattere di continuità poiché sia nel comportamento che nelle parole, con riguardo alle più varie vicissitudini della vita, non dovrebbe mancare il riferimento ai valori fondamentali:
In questo orientamento, anche l'attenzione alle circostanze usuali e apparentemente banali, può avere valore di testimonianza religiosa, se si è animati da un effettivo fuoco interiore di amore di Dio.
Nell'ultimo punto sono stati indicati alcuni settori operativi dell'azione apostolica, sia per l'evangelizzazione che per la promozione umana, nei quali la famiglia ha un titolo particolare per operare.
In primo luogo si è ricordato l'insegnamento catechistico ai fanciulli ed ai ragazzi, la cui importanza è intuitiva, specie se si considera che esso costituisce talora l'unica forma di istruzione religiosa impartita in modo sistematico, tale da restare impressa per tutta la vita.
Oggi però il catechismo va insegnato anche agli adulti, e vi è una profonda elaborazione al riguardo, che si innesta, tra l'altro, nella educazione permanente dagli adulti.
Vi è poi l'urgenza di una assistenza agli anziani, ai malati, ai poveri, e ciò indipendentemente dal fatto che nei confronti di tali categorie siano già svolte iniziative pubbliche, poiché in molti casi è necessaria un'opera di assistenza spirituale, e di formazione religiosa.
La vicinanza a chi soffre è una forma privilegiata di carità, che la famiglia può condurre in modo egregio, per tutta la carica di umanità che le è propria.
Alla relazione sono seguite alcune testimonianze su concrete esperienze di solidarietà e di apostolato catechistico.
Da parte dei sigg. Enrici è stato illustrato l'« affidamento familiare », consistente nel temporaneo inserimento di un minore in una famiglia, per assistenza ed educazione.
Sono stati presentati alcuni casi di affidamento di minori protrattisi per un biennio, con l'illustrazione di tutte le circostanze, ed evidenziando il vantaggio che il ragazzo affidato e la stessa famiglia affidante ricevono.
Da parte dei sigg. Picciriello è stata presentata una esperienza di insegnamento catechistico nella Parrocchia, con riguardo sia alla formazione e alla preparazione dei catechisti, che allo svolgimento delle lezioni ed all'assistenza ai ragazzi.
Nel ritiro sono state svolte due meditazioni da parte di fr. Egidio sul tema: « Avvento, attesa di Gesù che deve venire », ed il nucleo centrale è stato costituito dall'annuncio della nascita del Salvatore.
La certezza di questo avvenimento deve sovrastare su ogni altro pensiero e su ogni altro sentimento, e per quanto assillanti possano essere le nostre preoccupazioni, che talvolta pare ci debbano sopraffare, tuttavia la fede viva e operosa in Cristo Salvatore deve essere l'elemento vivificante e consolatore della nostra vita e apportatore di frutti.
In questo orientamento, le preoccupazioni e i dolori della vita potranno persistere, magari acutissimi, ma troverebbero un ridimensionamento, e comunque non potrebbero mai avere il sopravvento nel nostro spirito.
L'annuncio e la realizzazione della salvezza da parte di Gesù è la grande liberazione dell'uomo e della storia.
Per cui anche a fronte delle prove, delle preoccupazioni, delle calamità e delle sventure della vita, il credente, atteggiandosi ad un comportamento di fede, e operando in pieno abbandono in Dio, si trova completamente liberato, nella convinzione che Iddio compone il tutto nel suo amore.
Purtroppo noi adulti siamo attanagliati dal dubbio, e ci chiediamo se tutto ciò sia vero, mentre la fede viva si fa sentire nella certezza, e attraverso la sua luce ci porta il risultato della consolazione interiore.
Il Signore ci libera, ma noi dobbiamo credere ed abbandonarci in Lui, e lasciare che operi.
« Getta nel Signore il tuo affanno », leggiamo nella lettera di San Pietro, per cui tutto si risolve mettendo ogni cosa nelle mani di Dio, comportandoci come bambini.
Ripetiamolo: « È nato il Salvatore ».
Sentiamo questo evento come una esperienza viva, consapevoli che il Signore ci salva, e che dobbiamo credere alla sua parola.
Il cristiano manifesta la sua liberazione con la gioia, per cui anche Patteggiamento esterno deve essere sereno, possibilmente ilare e sorridente, quale scaturisce da chi abbia la pace nel cuore.
Teniamo presente quanto è raccomandato dai maestri di spirito, in particolare da San Giovanni Battista de La Salle, sulla necessità di manifestare la gioia; se invero abbiamo l'animo angustiato e inacidito, non rendiamo testimonianza a Cristo, il quale ha dichiarato di sé che il suo giogo è soave e il suo peso è leggero.
Non dimentichiamo l'importanza di atteggiarci con la semplicità dei fanciulli, che accettano liberamente il messaggio senza pregiudizi critici.
Valutiamo l'importanza che nel Vangelo è attribuito alla innocenza e alla semplicità dei fanciulli.
La convinzione di essere stati salvati da Gesù trova nutrimento e conforto nella vita sacramentale e netta Sacra Scrittura.
Così, per esempio, emerge la perennità della salvezza nella lettera agli Ebrei, dove è dichiarato che « Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre » ( Eb 13,8 ).
Così pure nel 9° capitolo di Isaia ( Is 9,1-6 ), in cui è annunciata la venuta del Salvatore attraverso la rivelazione di una grande luce al popolo che camminava nelle tenebre, attraverso l'avvento del diritto e della giustizia, la diffusione della gioia, e così via.
Noi dobbiamo nutrirci di queste realtà, e testimoniarle, affinché manifestiamo che Dio è Padre, che ci ama e ci segue da vicino.
In tal modo opereremo perché il mondo comprenda e viva sempre più nella pace di Cristo.
Se ci nutriamo della parola di Dio, sotto la guida del Magistero della Chiesa, lo Spirito Santo ci rivelerà la verità.
Potremo così pervenire a profonde convinzioni e formarci degli abiti di vita, nella misura in cui sapremo penetrare nella verità rivelataci, e captare l'amore che Dio ha per noi.
Si determina in tal modo una conversione di vita che deve riflettersi in ogni modo di essere e in ogni comportamento.
Così, per esemplificare, se vogliamo evitare di compiere il male, procuriamo piuttosto di gustare profondamente il bene che Dio ci dona.
Parimenti, invece di angustiarci all'idea della morte, preoccupiamoci di vivere la vita nella Sua pienezza, intendendolo come dono di eternità, che Dio ci fa, dandoci Se stesso.
Per raggiungere questo orientamento, poniamo mente ad alcune delle verità rivelateci da Gesù, quali, ad esempio, « Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio Unigenito perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna », oppure: « Chi ha sete venga a me e beva »; e ancora: « Sono venuto non per condannare ma per salvare », e così via.
Per convertirci dobbiamo innamorarci di Dio, ma per innamorarci di Lui dobbiamo conoscerlo, e conoscere Gesù che è la sua parola vivente.
Dobbiamo trovare il tempo per cercare Gesù, pur tra le molteplici occupazioni della vita, poiché colui che è innamorato trova comunque il tempo per cercare la persona amata, e Gesù è una persona reale, non un fantasma o un'idea.
Gesù desidera che ci prostriamo davanti a Lui con profonda intimità, come ci è suggerito dalla Adorazione a Gesù Crocifisso, e desidera altresì che lo contempliamo come trafitto in Croce, perché è sulla Croce che Egli ci attesta l'abissale profondità del suo amore per noi.
E opportuno che perseveriamo in questi sentimenti in una comunità di fede: percepiremo così più da vicino il Signore, secondo la Sua parola, perché Egli è tra coloro che si uniscono nel suo nome.
Dobbiamo altresì attestare e manifestare tali sentimenti di fede nei confronti dei nostri figli, in primo luogo con il comportamento e altresì mediante la parola, discreta ma appassionata, per fare conoscere il Signore che sta per venire.
Come di consueto, nel periodo invernale gli incontri familiari si svolgono presso la Casa di Carità Arti e Mestieri, e ciò non solo per opportunità stagionali, ma soprattutto per ritrovarsi accanto alla venerata salma del Servo di Dio fr. Teodoreto.
La relazione è stata tenuta da fr. Egidio, il quale ha incentrato il discorso, sviluppando temi già in precedenza trattati, sulla virtù della speranza, che è basilare per il cristianesimo, poiché concretamente si realizza nella Croce di Cristo, su cui Gesù Crocifisso, e perciò Risorto, si è dato a noi e ci ha donato la vita eterna.
Da ciò deriva la serenità, anzi l'ottimismo del cristiano, anche a fronte della morte, poiché egli sa che la vita continua.
L'adorazione a Gesù Crocifisso va vista anche in questa prospettiva, di coltivazione e di incremento della speranza.
Tutti i sacramenti sono in qualche modo incentrati nel segno della Croce, e ciò significa altresì affermazione di salvezza e di speranza, scaturendo tali valori dalla Croce di Gesù.
Si tenga presente, in particolare nella famiglia, l'invocazione un tempo tanto ripetuta: « Ave, o Croce, unica speranza ».
Se si ha tale convinzione, si riceve un senso di pace, di serenità, nella certezza che tutti i problemi trovano soluzione in Cristo: si pensi alla prospettiva dell'Apocalisse, in cui è detto che vi saranno cieli nuovi e terre nuove.
Alla speranza cristiana siamo spinti dalla consapevolezza che Dio è Padre, ed il Padre non abbandona mai i suoi figli, soprattutto nel momento della prova e del dolore.
Invero noi sappiamo che il Padre avrebbe dato il Suo Unigenito, anche per uno solo di noi: a fronte di tanta predilezione da parte di Dio, come non sentirci pieni di fiducia, di serenità, e anche di coraggio e di forza?
Il cristiano invero non è un pusillanime, ma dovrebbe avere una forza formidabile, quella forza e quella sicurezza che scaturiscono quando il cuore è colmo d'amore.
Se il nostro comportamento e la nostra vita familiare saranno pieni di fede, potremo veramente incidere sulle famiglie lontane, per orientarle a Dio, potremo veramente dare conforto a chi soffre, poiché attraverso di noi si manifesterebbe in qualche modo la paternità di Dio.
Come lo sposo che ama la sposa fa avvertire anche agli altri la profondità dei suoi sentimenti, se l'amore è sincero, così anche il cristiano che ama veramente Gesù diffonde nel prossimo la sua carità inferiore, e in qualche modo diffonde altresì la presenza di Dio.
Queste convinzioni vanno alimentate con riferimento a vari testi evangelici, come, ad esempio, la parabola del figliai prodigo, che ci rivela la profondità dell'amore paterno di Dio, oppure l'episodio del buon pastore che da la sua vita per salvare la pecora in pericolo.
Ciò che si oppone alla speranza in Dio e perciò all'abbandono in Lui, è il nostro egoismo, di cui pertanto dobbiamo spogliarci.
È il disordinato amor proprio che genera l'egoismo e determina in noi il dubbio, la crisi, la freddezza, l'isolamento, che sono tutti frutti di morte, scaturenti dall'atteggiamento che pretenderebbe di trovare in se stesso ogni ragione di vita.
Anche in questo orientamento ricaviamo piena luce dagli insegnamenti evangelici, come quelli sul grano di frumento che muore e porta frutto, sul rinnegamento di se stessi per essere discepoli di Cristo, sull'accettazione di portare la propria croce, ecc …
A proposito delle croci quotidiane, teniamo presente che se di per sé sono dure, magari insostenibili e alienanti, esse assumono però ben altra natura se inserite nella Croce di Gesù, poiché quest'ultima è la nostra unica speranza.
Anche sotto questo aspetto l'Adorazione a Gesù Crocifisso, meditata e recitata nella famiglia, costituisce un elemento di elevazione inferiore e di profondo conforto.
V. M.