San G.B. de La Salle nel. 3° cent. fondazione Istituto F.S.C. |
B216-A1
San Giovanni Battista de La Salle è ancora il Maestro attuale, moderno, vivo, non superato perché ancorato alla perenne pedagogia evangelica di Gesù che non conosce tramonto, lui che nella preparazione alla vita non sognava di essere Maestro.
Egli fu uno di quegli uomini che non volle precedere la via della Provvidenza, ma seguì con tenacia il sentiero che essa gli tracciava dinanzi.
La sua famiglia, la sua posizione sociale, i suoi studi non lo indirizzavano certamente verso la scuola e per di più verso la scuola popolare dei suoi tempi, ma ognuno di questi elementi, nelle vie della Provvidenza contribuì a completare e perfezionare la sua opera nella scuola.
Primogenito di Luigi de La Salle e di Nicoletta de Brouillet nasce a Reims il 30 aprile 1651, in una casa signorile di quella città.
Il Padre è consigliere al presidiale e la famiglia è tra le prime della cittadina ricca di storia, di arte e nota anche per i suoi ricchi e famosi vigneti che producono l'autentico Champagne.
Giovanni Battista de La Salle è il primo di 10 fratelli: quale primogenito può scegliere tra la magistratura e il sacerdozio.
Segue la via del sacerdote.
A 21 anni perde la Madre il 19 luglio 1671 e l'anno seguente, otto mesi dopo, il 9 aprile, il Padre e rimane a capo dei suoi 6 fratelli sopravvissuti di cui il più piccolo ha 6 anni.
Continua pur fra molte difficoltà i suoi studi e nel 1678 è ordinato sacerdote; nel 1679 si laurea in teologia alla Sorbona di Parigi.
Pare che ormai la sua via sia tracciata: dovrà interessarsi della famiglia ed esercitare il suo ministero sacerdotale; ma un incontro provvidenziale muta completamente questa via.
É lui stesso che, in una memoria, riportataci dal suo primo biografo, il Blain ce ne parla: « Fu per l'incontro di Nyel che io cominciai a occuparmi di scuole per fanciulli, lo non vi pensavo neppure lontanamente.
Se anche solo avessi dubitato che l'interesse di pura carità che io prendevo dai maestri avrebbe dovuto condurmi a vivere con essi, l'avrei subito tralasciato ».
Giovanni Battista de La Salle e Adriano Nyel: due vie che si incontrano: un'opera che sorge, e che ha la sua data di nascita il 15 aprile 1679: 280 anni fa.
Adriano Nyel si interessa di scuole per fanciulli poveri e passa ovunque gli si presenta l'occasione a stabilire tali scuole senza eccessive preoccupazioni di stabilizzarle.
Da Rouen dove ha fondato una scuola, giunge a Reims, inviatevi da una ricca signora, la signora Maillefer, originaria di Reims, che desidera che anche nella sua città di origine sorgano delle scuole per il bene dei fanciulli poveri.
A Reims già esistono scuole per fanciulle povere e sono dirette dalle Suore del Santo Bambino Gesù fondate dal Can. Roland che è pure Direttore Spirituale del La Salle.
Il Roland prima di morire affida le sue scuole al La Salle che, con la sua influenza riesce ad ottenere le lettere di approvazione per tali scuole.
A questo punto l'Arcivescovo da all'istituzione un altro superiore e il La Salle, a mala pena, acconsente di continuare a celebrarvi la Messa e a confessarvi.
Ed è sul limitare della scuola delle Suore che si incontrano il La Salle e il Nyel.
Senza accorgersi entra così nell'opera che dovrà riempire tutta la sua vita: ne uscirà invece il Nyel che volubile quale è non riesce a dare stabilità a nessuna delle sue realizzazioni.
Inizia per il nostro Santo una lunga via di attività, via fertilissima in realizzazioni ma anche in prove dolorose, in rinunce eroiche.
Se ricordiamo i pregiudizi che separavano le classi sociali nella società del XVII secolo in Francia, facilmente indoviniamo quanto di rischioso e di eroico avesse il progetto del de La Salle.
Tutti gli si mettono contro: la famiglia che lo accusa di degradare la nobiltà del suo casato, l'alta società di Reims, il capitolo della cattedrale di Reims di cui è membro: le persone più ponderate credono semplicemente che il La Salle abbia perso la testa.
É un contestatore nel senso vero della parola: alla sua società contrappone un'altra testimonianza, la sua, pagando di persona perché la testimonianza autentica, quella evangelica pone sempre quella condizione.
Anch'egli esita all'inizio, ma per poco e nella primavera del 1680 si reca a Parigi a consultare uno specialista di opere di insegnamento, il Padre Barre dei Minimi.
La risposta è chiara e viene accolta come una indicazione della Provvidenza: « Volete formare dei maestri? Dovete vivere con loro, ospitarli in casa vostra ».
Il La Salle obbedisce: ha compreso che il sostegno di una buona scuola sono i Maestri ed è di lì che deve partire: formarli.
Nel giugno dello stesso anno ospita presso di sé il primo piccolo gruppo di improvvisati e poveri maestri che vi si trovano con un certo disagio e il La Salle si trova ormai impegnato: l'opera delle Scuole Cristiane ha preso il suo avvio.
Ogni giorno più, quasi insensibilmente, l'opera acquista la sua fisionomia attraverso la soluzione dei problemi che via via si presentano.
Ha richiesto ai suoi discepoli fin dai primi tempi delle abitudini regolari e crede logico darne per primo l'esempio vivendo con essi, dirigendo la loro attività pedagogica e la loro vita comunitaria.
Caratteristica di tutta la sua vita fu, che non disse mai: Fate, ma facciamo!
Per questo vuol mettersi anche nelle stesse condizioni dei suoi: rinuncia al canonicato ed è rinuncia non solo ad un titolo ma ad una prebenda, rinuncia al suo patrimonio distribuendolo ai poveri nella carestia del rigoroso inverno del 1684-85.
Ora può finalmente dedicarsi completamente alla missione a cui la Provvidenza l'ha destinato.
Diventa non solo più il Direttore Spirituale dei maestri che il Nyel gli ha lasciato, ma il Superiore dei maestri.
All'insegna della contrarietà, delle difficoltà, delle incomprensioni l'opera si sviluppa in estensione e in attività e prima della scuola e accanto ed essa sorge il Seminario per la formazione dei Maestri di campagna, vera scuola magistrale dei nostri tempi.
Si esce così dal provvisorio e si organizza una comunità regolare di maestri.
Il senso della comunità educativa con tutte le ricchezze dinamiche che comporta si afferma sempre più.
Alla Comunità occorre un regolamento di vita: sorgono le prime Regole dei Fratelli delle Scuole Cristiane che questo è il nome programmatico che assume la nuova istituzione: Fratelli e cioè appartenenti alla stessa famiglia per una missione comune, la scuola qualificata dal termine cristiana.
Il legame tra i Fratelli viene codificato in un primo voto di obbedienza per un anno e viene cementato nell'affidare il cammino della nuova istituzione alla materna protezione della Santissima Vergine nel pellegrinaggio al suo Santuario di Liesse a cui la Comunità si reca.
L'opera di questi maestri preparati viene sempre più apprezzata e le istituzioni vengono richieste da varie città della Francia in cui si sviluppa fra numerose difficoltà e tra manifestazioni ostili, talvolta violente, provocate dai maestri delle piccole scuole che si credono lesi nei loro privilegi, tra ingerenze varie che tentano di snaturare l'istituzione, tra lusinghe e tradimenti, non ultime quelle dei giansenisti che, desiderosi di attirare il La Salle e la sua opera nel loro ambito, favoriscono parecchie volte le sue iniziative e poi lo perseguitano senza pietà quando si accorgono della sua fedeltà al Papa di Roma, fedeltà che lo induce a firmarsi Giovanni La Salle, prete romano e che gli fa inviare a Roma nel 1700 due Fratelli per piantare l'albero dell'Istituto nel centro stesso della cattolicità.
Tra tanto fervore di iniziative riesce a trovare il tempo per dedicarsi alla composizione di numerose opere per i suoi Fratelli e per le scuole.
Per i suoi Fratelli scrive le Regole Comuni, le Meditazioni per le domeniche e feste dell'anno, le Meditazioni per il tempo del ritiro, il Metodo di orazione e altri vari trattatelli.
Per le scuole compone le Regole della buona educazione e della gentilezza cristiana, libro di lettura e trattato di galateo ad uso delle scuole di cui si conoscono più di cento edizioni; i Doveri del cristiano, specie di catechismo in tre parti di cui la prima a domande e risposte e di cui in 200 anni furono fatte 260 edizioni: sono tre volumi di complessive 1100 pagine; la Condotta delle scuole, manuale particolareggiato di consigli per il buon andamento della scuola che dimostra un genio organizzatore e una consumata esperienza di maestro di pedagogia.
É opera assai pratica per le indicazioni precise che vi da degli esercizi che si fanno in classe e dei mezzi per stabilire l'ordine.
Risponde ad una volontà precisa di fare regnare l'ordine nella scuola, di impiegarvi integralmente tutto il tempo e di inculcare ai fanciulli, con delle nozioni precise e vissute, una preparazione pratica alla vita e un profondo spirito cristiano.
A poco a poco la vita crea le sue strutture e l'apertura del Fondatore alle esigenze educative del suo tempo lo portano a nuove istituzioni.
A Saint Yon, presso Rouen, dove si è trasferito da Parigi, dà vita a opere originali e precorritrici dei tempi.
Accanto ad un piccolo Noviziato per la formazione dei suoi Fratelli crea una Pension libre o collegio per giovani benestanti che, nell'intenzione delle famiglie, devono essere avviati non a studi classici ma all'industria e al commercio.
Fonda la Pension de Correction, una specie di casa di rieducazione dove, a richiesta dei genitori, sono internati giovani discoli; il risultato vi è così notevole che il Primo Presidente del Parlamento di Normandia chiede ed ottiene dal De La Salle di aprire anche una Pension de Force, destinata ad adulti, spesso di ceto sociale elevato, internata per ordine del tribunale: li chiamavano Messieurs grands pensionnaires.
Già il La Salle si era interessato dell'educazione degli adulti: a Parigi nel 1698 aveva aperto per essi una scuola domenicale frequentata da gran numero di artigiani, a cui oltre la lettura, la scrittura e il calcolo, venivano impartite corsi di disegno professionale e di scrittura commerciale.
Come pure a Parigi, nello stesso anno, aveva aperto, con adeguati programmi di istruzione tecnico-commerciale, un Collegio per i figli dei nobili irlandesi che avevano seguito nell'esilio in Francia il re Giacomo II spodestato dal Grange: non durò che un anno ma l'esperienza preparò il collegio di Saint Yon.
Per il perfezionamento dei suoi Maestri, oltre al tirocinio che essi praticavano nelle scuole di Rouen, aveva stabilito una sorta di esercitazione comune detta « Academie » in cui a turno essi offrivano una lezione di saggio, seguita da dibattito sia sul contenuto della lezione, sia sul metodo seguito, sia sul modo di presentarla.
É tutto un fiorire di opere e di iniziative: germi di tante opere che anche in seguito e oggi, pur in tanto rinnovamento, dimostrano tutta la loro validità e la loro attualità.
É facile e sbrigativo ora farne un elenco sommario, come è facile scorrere l'elenco delle opere da lui scritte; ma la storia ci dice che tutto fu realizzato in mezzo a enormi difficoltà che gli provenivano da ogni parte non esclusi i suoi stessi Fratelli e l'Autorità ecclestiastica.
Tanto fervore di realizzazioni fu compiuto nei 68 anni di vita: il 7 aprile 1719, venerdì santo, 251 anni fa, dopo aver raccomandato ai suoi Fratelli ancora una volta l'unione fraterna e la fuga del mondo quello condannato da Gesù nel suo ultimo incontro con i suoi apostoli, alle 4 del mattino, circondato dai suoi Fratelli raccoglie quanto gli resta di forza per tendere il volto e le braccia verso Qualcuno che gli si fa improvvisamente presente non più nella fede e nella attesa della speranza ma nella realtà della carità.
Il 24 maggio 1900 la Chiesa lo proclamava Santo e il 15 maggio 1950 il Papa XII lo assegnava quale Patrono celeste a tutti gli educatori.
Nell'opera lasalliana è tutto un soffio potente di aria nuova, di iniziativa, di speranza ardita eppur contenuta.
Il De La Salle ancora una volta rivela la sua adattabilità, e la sua versatilità in tutto il campo organizzativo pedagogico.
Il problema sociale non è assente nel de La Salle senza per altro agire da elemento perturbatore della sua sintesi.
Le ragioni economiche che determinano il De La Saile a muoversi verso la borghesia - quelle di ricavare, dalle proprie fatiche, di che sostenere le scuole popolari gratuite - anziché scemare il merito, come a taluno è parso, a noi sembra che l'accrescano.
Una delle funzioni della ricchezza è di muovere verso il povero.
E l'Istituto tenne fede a questo impegno.
Sono di oggi le varie iniziative che i Fratelli continuano a favore dei poveri, con i mezzi che ricavano dalle scuole per i più abbienti: nella sola Provincia Religiosa dell'Alta Italia ricordo le varie scuole serali gratuite di Torino e di Biella, in cui giovani operai, già immessi nel lavoro, completano la loro formazione professionale; ricordo i doposcuola gratuiti per ragazzi poveri; ricordo la Casa di Carità Arti e Mestieri di Torino sostenuta e diretta dai migliori Ex-Allievi dei Fratelli che sulla scia dei loro educatori e trascinati dal Servo di Dio Fr. Teodoreto, si costituirono in Istituto Secolare, l'Unione Catechisti.
In essa 1600 allievi, completamente gratuiti, sono formati a qualifiche professionali meccaniche in corsi diurni e serali; e tralascio tutte le altre varie iniziative caritative e apostoliche a cui i Fratelli tendono a far confluire energie, dedizione, mezzi dei loro alunni di ceto borghese.
La fertilità e la validità delle intuizioni del de La Salle trovano la loro ragione nell'avere il Santo vissuto la sua dottrina e le sue indicazioni pedagogiche.
Prima di dettarle le ha vissute Lui.
Sia che si tratti delle Regole per i Fratelli, come della Condotta delle scuole e delle Regole della buona educazione si può affermare che egli ha praticato quanto insegna.
Conducendo a Dio i suoi Fratelli e formando gli allievi egli dà a loro la sua anima e chi lo accosta ben lo comprende.
La sua dottrina pedagogica, in cui il suo genio supera gli sforzi del suo secolo è elaborata lentamente in unione con i suoi Fratelli, osservando il loro comportamento nella scuola, ascoltando le loro osservazioni, provocando i loro interventi: essa è nata dalla vita, è dottrina vissuta, non proviene da studio di tavolino.
Con discrezione il Santo ha limitato il suo compito di scrittore al campo determinato della scuola cristiana: ha sottoposto le sue intuizioni alla prova dei fatti prima di formularle, ha accettato i suggerimenti utili, pur mantenendo con fermezza le linee fondamentali.
Tanto che la sua opera, in definitiva, pur così personale, si rivela come l'espressione di un pensiero collettivo, come frutto della esperienza, come il solido ricordo dell'insegnamento vivo che formò l'animo dei primi suoi Maestri.
E questa dottrina ispira, dopo quasi 300 anni la vita dell'Istituto dei Fratelli.
Nonostante i cambiamenti inevitabili portati dal progresso, i Fratelli di oggi ritrovano nelle pagine classiche del loro Fondatore, con la mentalità dell'Istituto alle sue origini, la figura della loro anima e gli elementi fondamentali per una risposta ai loro problemi attuali.
Un'altra considerazione ha la sua importanza: questa spiritualità e questa dottrina, elaborate a contatto della vita e dei fatti, stilata dal de La Salle in risposta a delle necessità concrete dei suoi figli, si muove attorno ad un unico fine: la missione educatrice.
Per il La Salle la missione del Maestro cristiano, religioso e no, è fondamentalmente la formazione cristiana.
Un continuo richiamo tra i doveri religiosi e i doveri professionali fa sì che non si avverta cambiamento di tono e di stile tra le Meditazioni e la Condotta delle scuole.
Il maestro lasalliano non è concepito che profondamente impregnato di vita interiore.
Ai suoi occhi la pedagogia non ha valore ed efficacia se non è completamente permeata di divino.
Il Patrono degli educatori non separa mai questi tre concetti: santità, apostolato, pedagogia.
Ci troviamo di fronte ad una educazione che mira ad assicurare la felicità eterna del fanciullo preparando il suo avvenire sulla terra.
Un maestro non ha il diritto di prendersi la responsabilità di un'anima e di una intelligenza e volontà senza tenere fisso lo sguardo su questo duplice fine.
L'uno esige da parte sua la santità, l'altro delle profonde conoscenze umane.
L'uno e l'altro gli impongono di essere un vero educatore.
La pedagogia del de La Salle è sì anche una metodologia, una disciplina intellettuale e morale, un'arte di educare la gioventù, ma essa è ancor più una mistica soprannaturale, basata sull'azione divina di cui il maestro è lo strumento; essa esige da lui l'unione con Dio.
Prova di quanto stiamo dicendo sono le 12 virtù che devono caratterizzare il buon Maestro: la gravita, il silenzio, l'umiltà, la prudenza, la saggezza, la pazienza, il ritegno, la dolcezza, lo zelo, la vigilanza, la pietà, le generosità.
Nulla è più significativo in questo elenco della mescolanza tra virtù specificamente religiose e qualità propriamente pedagogiche; nulla indica meglio quanto le virtù dell'ordine soprannaturale debbano allearsi alle attitudini umane.
Queste d'altronde si appoggiano su quelle e non esiste qualità professionale che non abbia la sua base in una generosa fedeltà ai principi della vita interiore.
Questa concezione della figura del Maestro suppone nel fanciullo l'ordine soprannaturale e le virtualità per il bene, che ne derivano.
Non c'è per il Santo che una formazione integrale: quella di elevare nella grazia del Cristo, quella di generare Cristo nelle anime.
Egli conduce il fanciullo dinanzi alle realtà soprannaturali, apre i suoi occhi alla visione di fede, comunica alle sue intenzioni e ai suoi atti una forza, una dignità superiori, trasportandolo dal terra-terra quotidiano al piano soprannaturale.
La scuola diventa così il vero noviziato del Cristianesimo.
Ne tale visione lo disincarna dalla realtà in cui il fanciullo è chiamato a vivere, anzi è intimamente legata alla preoccupazione di formarlo per la vita presente senza dimenticare il bene della Società al servizio della quale egli dovrà impegnarsi.
« Voi dovete unire, nel vostro lavoro, lo zelo per il bene della Chiesa con quello del bene della società di cui i vostri discepoli cominciano ad essere membri, e dovranno un giorno esserlo più perfettamente.
Voi procurate il bene della Chiesa facendo di essi dei veri cristiani, rendendoli docili alle virtù della fede e alle massime del Santo Vangelo.
Voi procurate il bene della Società insegnando loro a leggere e scrivere e tutto quello che è proprio del vostro ministero, per quanto si riferisce alla loro formazione professionale.
Ma occorre unire la pietà alle conoscenze umane, senza di che il vostro lavoro sarebbe poco utile » ( M. 160 ).
E per rispondere alle esigenze della Società occorreva ideare procedimenti di insegnamenti, stilare programmi semplici, variabili, adattabili, secondo le attitudini individuali e secondo le esigenze ambientali e regionali.
In pratica la pedagogia lasalliana adatta i mezzi usati al fine che vuoi raggiungere.
Questo senso di adattamento si rivela nell'organizzazione dei programmi, nella preparazione dei Maestri; di qui nascono le innovazioni ardite, quale la maggior importanza data alla lettura nella lingua materna anziché nella lingua latina, di qui l'impostazione di programmi a carattere tecnico e commerciale, di qui l'attenzione alla persona e la pedagogia su base psicologica individuale e differenziale.
« É sommamente necessario studiare lo spirito, le abitudini, le inclinazioni degli allievi per potersi comportare nei loro riguardi in maniera che sia loro adatta, e conveniente ».
« Una delle prime attenzioni di coloro che si dedicano all'istruzione dei fanciulli è quella di saperli conoscere e di scoprire la maniera di comportarsi nei loro confronti: infatti ci vuole maggior dolcezza verso gli uni e maggior fermezza verso altri: ve ne sono che esigono molta pazienza e altri che devono esserE spinti e animati; alcuni devono essere corretti e ripresi dei loro difetti; su altri occorre continua vigilanza per impedire loro di perdersi di coraggio o di sbandare.
Questi diversi comportamenti dipendono dalla conoscenza e dal discernimento degli spiriti - oggi noi diremmo dei caratteri - ed è quanto voi dovete sovente e insistentemente chiedere a Dio, come una delle qualità che vi sono più necessarie per ben condurre quelli di cui siete incaricati » ( M. 33 ).
L'allievo non è quindi un numero di una serie omogenea.
Per questo stabilisce la cartella personale di ogni allievo con un « catalogne de reception » da compilarsi all'atto dell'accettazione del fanciullo nel colloquio con i genitori e « le catalogue des qualités bonnes ou mauvaises » da compilarsi alla fine dell'anno per trasmetterlo al Maestro dell'anno seguente.
A titolo di esempio leggo una di queste cartelle: « Francesco De Terieux - anni 8 e mezzo: frequenta da due anni.
É al terzo ordine di scrittura, dal 1° luglio scorso.
Spirito irrequieto; poca pietà.
Difetto principale leggerezza e dissipazione.
Condotta abbastanza buona, se vigilata.
Bisogna guadagnarlo e incoraggiarlo a ben fare.
La correzione fa su di lui poca presa …
Raramente assente da scuola …
Ha marinato due giorni la scuola … dicendosi che facilmente avrebbe ripreso il tempo perduto …
Tuttavia è spesso in ritardo.
Se fosse puntuale la mattina, gli si potrebbe affidare qualche ufficio, certi che lo disimpegnerebbe bene; ma i suoi ritardi vi han fatto rinunciare.
Non si applica che mediocremente … Impara facilmente … non è molto sottomesso, se non gli si mostra autorità; ma non ha umor difficile …
É molto amato ( coccolato ) dai genitori, i quali non sono contenti che lo si castighi …
Non ha avuto ufficio alcuno … Ma è molto sveglio e gli si potrebbe affidare più di una incombenza … » ( Cfr. Conduite des écoles - pag. 141 ).
Da questi sommari accenni alla sua pedagogia rileviamo come nell'organizzazione della scuola, dei suoi orari, dei programmi, dei metodi, nei principi educativi che permettono sempre di interpretare, di adattare, di sviluppare senza lasciare tuttavia posto all'anarchia o alla fantasia, S. Giovanni Battista de La Salle si dimostra un iniziatore ardito con il raro genio di una pedagogia della vita e del buon senso.
La grande personalità e il genio del de La Salle fanno di lui una delle figure più notevoli della pedagogia di tutti i tempi, una figura che riunisce le caratteristiche del dotto, del mistico e dell'uomo pratico.
Esiste di lui un aspetto che voglio ricordare a conclusione: la sua delicata bontà, la sua profonda umanità, la sua paterna benevolenza.
Rischiarato dalla fede il de La Salle si china con amore sui fanciulli, figli di Dio.
Raccogliamo dalla sua penna alcune frasi d'una squisita dolcezza e alcune direttive piene di tenera comprensione.
Egli ordina ai suoi discepoli di amare teneramente tutti i loro allievi ( RC ): « Voi dovete avere per essi la tenerezza di una madre, per accoglierli e fare loro tutto il bene che dipende da voi » ( M 101 ), « Si deve poter riconoscere in coloro che istruiscono la gioventù, una grande tenerezza per le anime che sono loro affidate, in modo che quanto può toccare o ferire le loro pecorelle li tocchi nella sensibilità; è questo che conduce le pecorelle ad amare il loro pastore, a stare volentieri in loro compagnia perché trovano in questa il loro riposo e il loro sollievo » ( M 33 ).
« É con la dolcezza e con la saggezza che conducete coloro che vi sono affidati a lasciare il vizio e la vita libertina per darsi alla pietà.
Questi due mezzi, uniti alla preghiera hanno sovente maggior efficacia sulle anime di qualsiasi altro che si possa immaginare » ( M 114 ).
Non soltanto è necessario amare i fanciulli, ma è anche necessario, con la manifestazione di una bontà attiva, di farsi amare da loro e di affezionarseli per attirarli più facilmente a Nostro Signore.
Più voi avrete tenerezza per i fanciulli che vi sono affidati e più Dio produrrà in essi ammirabili effetti della sua grazia. ( M. 134 )
Ed è con questo invito suo che voglio terminare.
Padre amato e venerato dei Fratelli a cui diede il meglio della sua anima e i tesori della sua dottrina, amico sincero della gioventù che gli è debitrice di una Istituzione di maestri dediti al suo servizio, patrono speciale degli educatori a cui indica la via e a cui assicura protezione e assistenza, dopo circa trecento anni egli illumina ancora con la fedeltà della sua fede e il fervore conquistatore del suo zelo alimentato alle fonti della carità.
Spirito di fede e spirito di zelo, luce e fiamma attinte alla luce del mondo, si uniscono armoniosamente per fare coincidere il fine della missione dell'educatore con lo scopo dell'apostolato educativo e procurare la salvezza dei fanciulli elevando i loro Maestri alla più alta dignità ( e uso le sue espressioni ) di missionari del Vangelo, cooperatori e ambasciatori e ministri di Gesù Cristo, ministri di Dio e dispensatori dei suoi misteri.
Fr. Gustavo Luigi f.s.c.
I Fratelli delle Scuole Cristiane oggi sono circa 11.000 con 1337 centri scolastici diffusi in 82 paesi, di tutti i continenti, e con una popolazione scolastica di quasi un milione di allievi.