L'enciclica « Dives in misericordia »

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Il termine « misericordia » significa letteralmente « cuore per i miseri ».

Ora tutto questo mondo è popolato di miseri, di ogni specie, che sono tali anche se, come dice il papa, talvolta non lo sanno, cioè non ne hanno la piena consapevolezza.

I destinatari dell'enciclica e oggetto della stessa sono dunque innumerevoli, anzi sono tutti gli uomini, perché Dio è il creatore di tutti e vuol salvare tutti, conducendoli al fine beatifico per cui li ha creati.

All'ampiezza del bisogno corrisponde, anzi la supera, l'ampiezza del cuore divino, che perciò è detto ricco di misericordia.

Notiamo subito che tale espressione non è del papa, ma è della Sacra Scrittura ( Ef 2,4 ) cioè è Dio stesso che afferma di sé; « Dio che è ricco in misericordia, portato dal suo infinito amore con cui ci ha amati, quando ancora noi eravamo morti a causa dei nostri peccati, ci ha vivificati con Cristo ».

Le miserie che affliggono l'umanità, sono senza fine e di esse sono piene le pagine dei giornali e i programmi di tutti i mass-media, che però si limitano ai mali della vita temporale, come la fame, le malattie, i cataclismi e le guerre.

Ma i mali più gravi sono quelli che danneggiano lo spirito e cioè la vita morale, e questi sono anche, più o meno remotamente, la causa prima di tutti i mali, e ciò significa che l'uomo stesso è la causa delle proprie miserie.

Dio però non lo abbandona e la Divina Provvidenza si manifesta in tutte le calamità, guidando gli eventi verso il fine ultimo, che è la partecipazione dell'uomo alla stessa vita e beatitudine eterna di Dio.

Il papa Giovanni Paolo II dopo di aver rivelato l'uomo all'uomo con la sua enciclica « Redemptor hominis », lo illumina sulla sua situazione attuale, che non è disperata, come affermano i pessimisti di ogni tempo e paese, ma non è neppure da prendere alla leggera, come vogliono altri sviati, non meno numerosi, e ha bisogno della misericordia divina.

La storia dell'uomo non è né una tragedia, né una commedia, ma certo un dramma.

Iddio non si lascia prendere in giro, come dice S. Paolo, ma non è neanche insensibile ai mali delle sue creature.

Egli è padre: ecco la rivelazione del Nuovo Testamento.

La parabola del figliuol prodigo lo descrive un padre tenerissimo e generosissimo, ma la realtà supera la parabola.

Quel padre che vede il figlio arrivare da lontano e gli corre incontro doveva essere in attesa e scrutare spesso l'orizzonte, ma non poteva far nulla perché il figlio ritornasse.

Dio invece non si limita ad attendere.

Egli insegue il fuggitivo, lo richiama in mille modi e lo aiuta a ritornare.

Senza la grazia preveniente l'uomo non potrebbe nemmeno pentirsi, ed arriva alla conversione solo assecondando questa grazia la quale può agire unicamente all'interno, oppure manifestarsi in fatti esterni, magari impressionanti; come nel caso di S. Paolo.

La misericordia è una manifestazione dell'amore.

É la forma che l'amore assume di fronte alla miseria, e più particolarmente di quella grande miseria che è la colpa.

La storia dell'uomo è purtroppo una storia di colpe, ma l'amore di Dio si dimostra più forte di tutte le colpe.

Si può dire che questa è la sintesi della storia sacra.

Dice il papa: « Gesù, soprattutto con il suo stile di vita - e con le sue azioni, ha rivelato, come nel mondo in cui viviamo è presente l'amore, l'amore operante, l'amore che si rivolge all'uomo ed abbraccia tutto ciò che forma la sua umanità.

Tale amore si fa particolarmente notare nel contatto con la sofferenza, l'ingiustizia, la povertà, a contatto con tutta la "condizione umana" storica che in vari modi manifesta la limitatezza e la fragilità dell'uomo, sia fisica che morale.

Appunto il modo e l'ambito, in cui si manifesta l'amore, viene denominato nel linguaggio biblico misericordia.

Cristo quindi rivela Dio che è Padre, che è "amore" … "ricco di misericordia".

Il rendere presente il Padre come amore e misericordia è, nella coscienza di Cristo stesso, la fondamentale verifica della sua missione di Messia ».

L'opera della Chiesa attraverso i secoli è la continuazione e l'attuazione dell'opera di Cristo, chiamando, esortando, assolvendo, soccorrendo con tutti i trovati meravigliosi della divina misericordia, che sono i sacramenti.

Che cos'è più facile ad un peccatore pentito, che ricuperare la grazia perduta, con una buona confessione?

Si può dire, anzi, che non c'è condizione o situazione umana che non abbia a disposizione un soccorso per superare le sue difficoltà.

É necessario che gli uomini acquistino piena consapevolezza della misericordia di Dio, che non agisce con la meschinità e la grettezza degli uomini, ma con lo stile divino, che supera sempre i giudizi umani.

Allora non avrebbero più ragione di disperare in nessun caso.

Ma occorre un atteggiamento di fede e di fiducia.

La mancanza di questo atteggiamento è un ostacolo grave all'opera della Provvidenza Divina, e priva anche l'uomo di quella serenità e di quell'ottimismo che sono necessari per affrontare la vita in tutte le sue circostanze e che sono doverosi, perché la diffidenza fa torto alla bontà infinita del Signore.

« Siamo nelle mani di Dio » ricordava spesso quel grande papa che fu Pio XI, « e quindi in buone mani » soggiungeva con particolare enfasi.

Si sente spesso ricordare che siamo nelle mani di Dio, ma è raro che si afferri la profondità di questa espressione e che si agisca di conseguenza.

La sollecitudine divina verso l'uomo è anche una manifestazione della dignità della natura umana, dignità che, appunto risalta dalla vocazione dell'uomo alla vita eterna e da tutto quell'insieme di grazie che Dio ha preparato per condurvelo, fino a sacrificare il Suo Figlio Unigenito sulla croce.

« L'uomo e la sua vocazione suprema si svelano in Cristo mediante la rivelazione del mistero del Padre e del suo amore.

La Chiesa, seguendo il Cristo, cerca di congiungere in maniera organica e profonda teocentrismo e antropomorfismo, che sono mirabilmente sintetizzati in Gesù Cristo.

La misericordia di Dio verso l'uomo, il gran conto in cui Egli tiene questa sua creatura, fino a parere incredibile, risplende soprattutto in Gesù Crocifisso.

Il Padre, che poteva salvare l'umanità col più semplice gesto, ha voluto addirittura mandare suo Figlio nel mondo, fargli assumere la natura umana ( cosa questa già sbalorditiva ) renderlo responsabile di tutte le umane iniquità e fargliele espiare nel modo più terribile.

« Non ha perdonato al Figlio per perdonare a noi ».

Sul Calvario è tipico l'episodio del buon ladrone il quale rivolge un'umile supplica: « Ricordati di me … » e ottiene l'immediata risposta, certo superiore all'aspettativa: « oggi sarai con me in paradiso ».

É celebre il commento di S. Agostino: « quello fu ladro fino alla fine, perché all'ultimo momento rubò ancora il paradiso ».

Eppure quello fu un episodio tipico, destinato ad essere il primo di una serie senza fine.

Il malfattore che, come dice il popolo, ne ha fatte più che Bertoldo in Francia un bel giorno non ne può più dal rimorso ( ed è già effetto della misericordia divina ) entra nella prima chiesa che trova aperta, sì inginocchia davanti al più umile prete di questo mondo e gli rovescia in grembo il suo fardello.

« Fatti coraggio » gli dice il confessore, « io ti assolvo dai tuoi peccati, ecc. ecc. ».

E questo non è rubare il paradiso?

No, non è rubare, ma entrarvi con biglietto gratuito.

Il prezzo è già stato pagato da qualcun altro.

Se potessero parlare i preti!

Ma intanto bisogna affrontare la vita con tutti i suoi problemi, e uno dei più difficili è il rapporto con gli altri uomini, dove occorre praticare prima di tutto la giustizia, ma poi anche l'amore, perché, dice il papa, la sola giustizia non basta.

L'uomo di oggi è particolarmente sensibile al concetto di giustizia, intesa non nel senso biblico di compendio di ogni virtù e quindi sinonimo di santità, ma come oggetto di quella virtù cardinale che inclina l'uomo a rendere a ciascuno il suo.

Il dovere di tendere alla santità, che è inerente alla professione cristiana e a cui esorta Gesù in persona: « siate perfetti come il Padre vostro che è nei cieli », non pare molto sentito dai cristiani, e tanto meno praticato dalla generalità.

I santi ci sono sempre, ma sono sempre il solito pizzico di fermento nella massa.

Invece le rivendicazioni per una più equa ripartizione dei beni terrestri riempiono la cronaca di tutti i giorni, in tutti i paesi del mondo.

E non si può dire che tali rivendicazioni siano senza fondamento. Fosse vero!

Il mondo è pieno d'ingiustizie d'ogni genere, a partire talvolta dagli stessi gruppi familiari, fino ai rapporti tra le nazioni, dove ad onta di tutte le conquiste sociali, ha il sopravvento la forza in molti casi e in macroscopiche realizzazioni.

La ricerca della giustizia è necessaria senza dubbio.

Ma, avverte il papa, essa non è sufficiente, ed è necessario l'amore, perché solamente l'amore sa rendere la vita veramente umana.

Paolo VI auspicava il sorgere di una civiltà dell'amore.

Siamo lontani, ma speriamo di essere per la strada.

Ad ogni modo affrettiamone l'ora con la nostra condotta, invocando l'aiuto della divina misericordia.