In memoriam: Ing. Mario Gerini |
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Nel prossimo mese di Febbraio si compiranno 25 anni dalla morte dell'ing. Mario Cerini, che fu insegnante apprezzatissimo, anzi ottimo educatore, alla Casa di Carità Arti e Mestieri quando questa aveva ancora dei corsi festivi e serali in via Feletto.
Erano tempi eroici, in cui non solo bisognava attendere dalla Provvidenza Divina i mezzi finanziari indispensabili, ma occorreva anche aprire una strada alla scuola professionale, preparando dei programmi che rispondessero alle vere esigenze delle industrie e tutti gli insegnanti erano invitati a collaborare, ciascuno per la propria materia.
Uno di quelli che diedero un contributo più ricco ed efficace fu certamente l'ing. Gerini, anche se sempre nella maniera più modesta, con quel suo fare umile e silenzioso che lo caratterizzava.
Nei confronti degli allievi egli non aveva problemi.
Il suo insegnamento era chiaro ed esauriente e i giovani lo ricevevano con gioia e lo seguivano con attenzione.
Con lui non sorgevano mai problemi disciplinari, ed è tutto dire.
Ancor oggi se si potesse interpellare quella massa di persone che segui il suo insegnamento se ne sentirebbero le lodi più vive e certo sono ancora vivi molti dei suoi ex-allievi e tutti ne conservano una viva e grata memoria.
Il suo insegnamento non comprendeva solamente la matematica, ma anche la religione e possiamo certo affermare che tutta la testimonianza della sua vita le dava un'efficacia particolare, non inferiore a quella dei religiosi.
Aveva ricevuto la sua formazione dai Padri Gesuiti e si tenne sempre in contatto con essi per la sua vita spirituale.
Per l'insegnamento aveva scelto le scuole dei catechisti e dei fratelli delle Scuole Cristiane.
Una straordinaria modestia copriva ( ma non riusciva a nascondere ) il suo grande valore professionale e la sua grande vita inferiore e Dio solo conosce l'efficacia del suo apostolato, che tutta una generazione di giovani potrebbe testimoniare.
Egli non si era sposato, ma aveva scelta la vita di perfezione, con l'osservanza dei consigli evangelici e l'esercizio dell'apostolato: tutta una vita di virtù e di opere buone.
Gli uomini come lui sono quelli che silenziosamente, ma efficacemente bonificano la vita sociale, spandendo attorno a sé una viva luce per tutti coloro che la vogliono vedere.
L'ing. Gerini era nato a Torino il 6 Luglio 1835 e morì a Grugliasco presso i Fratelli delle Scuole Cristiane il 3 Febbraio 1959.
Riportiamo in questa occasione il riassunto di una conferenza che l'ing. Gerini tenne alla vecchia sede della Casa di Carità Arti e Mestieri verso il termine dell'anno scolastico 1949-1950 dei corsi festivi, che illumina bene il suo pensiero e che ci pare ancora di attualità.
« Nessuno è che pensi di aver esaurito, nei pochi anni in cui ha studiato, tutti quegli argomenti che lo interessano come tecnico; il cibo è continuamente necessario alla vita del corpo e la verità lo è alla vita della mente e dello Spirito; verità nella sua grande varietà e nella, sua unitaria origine in Dio.
Non è più oggi il tempo dell'empirismo, né ci si può accontentare di poche e superficiali nozioni, ma si richiede, in tutti i campi della attività umana, molta scienza.
Né si può avere molta scienza senza molto studio.
Qui però è bene fare una osservazione, che ritengo essenziale, specialmente per chi fa parte del grande esercito del tecnici: non è da credere che si debba studiare esclusivamente sui libri, anzi bisogna studiare anche, e molto, sul lavoro e sugli strumenti del lavoro.
L'officina, il laboratorio sono i grandi libri sempre aperti, nei quali si deve saper leggere attentamente, ogni giorno, ogni minuto.
I grandi scienziati, da Galileo a Newton, da Leonardo da Vinci a Marconi, a Fermi, hanno saputo essere osservatori attenti, indagatori pazienti; perciò hanno trovato quanto altri - di loro meno attenti e meno pazienti, anche se egualmente intelligenti - non avevano saputo vedere.
Di questo fatto si hanno continui esempi: la recente e benefica scoperta della penicillina è altra prova appunto di questa stessa affermazione.
Ma, mi si dirà, non abbiamo né l'aspirazione né i mezzi per divenire degli scienziati; al che rispondo che il compito dei tecnici è egualmente importante, poiché essi sono il braccio destro degli scienziati.
Gli scienziati segnano una via, i tecnici la percorrono: gli scienziati propongono, i tecnici realizzano.
Nel grande mare della vita si naviga come sugli oceani, dove accanto all'ufficiale di rotta sono i marinai, tutti concordi e tutti necessari nell'unico comune scopo di raggiungere il porto prefissato.
Naturalmente, per non fallire la meta, è necessario che i tecnici abbiano profonda ed ampia conoscenza del proprio ramo; la specializzazione è una necessità dell'odierno progresso, pur senza essere obbligati a rinchiudersi in un guscio, perché è pure conveniente conoscere le relazioni che il proprio lavoro ha con quello degli, altri: reciproca conoscenza vale reciproca stima.
Osservo però che l'impulso a perfezionare la conoscenza del proprio ramo risiede nell'amore del proprio lavoro.
Bisogna dunque amare il lavoro, perché ci fa vivere; amarlo perché fa vivere i nostri prossimi; amarlo perché è il mezzo offertoci da Dio per espiare ed elevarci fino a Lui; amarlo, ma non idolatrarlo, mai perdendo di vista il monito divino " lo sono il Signore Dio tuo ne avrai altro Dio fuori che me ".
No! Le officine non potranno sostituire e rendere inutili le chiese, dove la mente si stacca dalla materia per elevarsi in Dio!
Guai a chi, dimentico della propria natura, umana e cristiana, si confonde con la macchina e con la materia, e se ne fa assorbire: bisogna saper vedere oltre il metallo, oltre il soddisfacimento dei bisogni materiali: " di solo pane non vive l'uomo ".
Indispensabile al tecnico lo spirito di riflessione e di osservazione, il tecnico deve saper osservare e riflettere.
Riconoscerà allora i difetti e riuscirà ad eliminarli, suggerendo e sperimentando anche perfezionamenti, che andranno a vantaggio di tutti; il che risponde alle funzioni eminentemente sociali del lavoro, espressione particolare del più ampio e grande precetto divino dell'amore del prossimo.
Nello sforzo generoso e costante del proprio lavoro sappia così il tecnico imitare il poverello di Assisi, che nelle creature di Dio, l'acqua, il fuoco e il vento, sapeva vedere le manifestazioni della divina bontà alla quale scioglieva il mirabile cantico di lode e riconoscenza.
La tecnica come la scienza " a Dio quasi è nepote ", e l'uomo che può chiamare Dio con il nome di padre, sappia del Creato essere veramente il re, dominando la materia e le proprie passioni, non schiavo rassegnato di ciò che gli è inferiore, ma libero della vera libertà di cui godono i figli di Dio.
Ing. Mario Gerini