Impegno educativo-ecclesiale dei genitori della Scuola …

B243-A7

2. L'AGESC come confluenza di famiglia e scuola cattolica

La famiglia e la scuola cattolica sono gli elementi costitutivi del nostro impegno educativo di genitori, riuniti nell'Associazione Genitori della Scuola Cattolica, e perciò sono altresì i riferimenti di questa relazione.

Ambedue tali realtà sono inserite nella comunità ecclesiale: la famiglia, per i cristiani, in virtù del sacramento del matrimonio, la scuola cattolica perché appartiene alla missione salvifica della chiesa nel campo educativo.

Il nostro impegno è pertanto ecclesiale, e ciò per sua intrinseca natura, vorrei dire anche al di là di un espresso assenso degli interessati.

Ovviamente mancando tale assenso l'atteggiamento sarebbe di disimpegno, ma in una situazione di incoerenza, perché la scelta della scuola cattolica da parte della famiglia cristiana ha comunque un riflesso nella comunità dei fedeli.

Basti pensare all'accusa di pretesa controtestimonianza che ci viene indirizzata da chi contesta il nostro impegno nella scuola cattolica.

Prescindendo per ora dal merito di tale rilievo, preme però sottolineare come esso sia formulato con riguardo alla ecclesialità.

Ripensando alle riflessioni svolte su tali tematiche sin dall'origine dell'AGESC, oggi senza dubbio ci troviamo in una condizione privilegiata, poiché, oltre ad avvalerci delle fatiche di coloro che hanno tracciato il cammino, abbiamo i testi del Magistero che si sono susseguiti in questi anni, in applicazione e a sviluppo della dottrina della Chiesa e, in particolare, del Concilio Vaticano II.

Il nostro approccio al tema tenterà comunque di non limitarsi a una riesposizione di tali principi, ma possibilmente di verificarne l'attuazione, e pertanto il loro recepimento, sia con riguardo alla situazione della società in cui viviamo, che con attenzione all'adesione delle famiglie e delle scuole.

Il tutto per rinnovare il nostro impegno per il secondo decennio associativo che stiamo iniziando.

2. Luci e ombre nella famiglia e nella scuola

La situazione generale con riguardo ai valori morali, nel cui ambito si pone l'impegno educativo, non è sostanzialmente cambiata dagli anni in cui è sorta l'AGESC, anzi sotto certi aspetti è peggiorata.

La famiglia e la scuola sono tuttora in crisi.

Il processo di secolarizzazione in atto nel nostro tempo, di cui una delle espressioni più manifeste è il consumismo, congiunto alla evoluzione sempre più rapida della tecnologia, con tutte le implicazioni a questa connesse, protrae e in certa misura aggrava la crisi di identità e di ruolo che investe la vita dei singoli, dei gruppi, della società.

Che non sia un luogo comune il parlare di crisi, emerge da un pur superficiale richiamo alla realtà, che sperimentiamo giorno su giorno.

Tralasciando i massimi problemi dell'umanità, ormai in prevalenza di portata internazionale e universale, e considerando più da vicino quelli della famiglia e della scuola, non può non preoccupare l'instabilità e l'inquietudine serpeggianti in queste.

Il divorzio e l'aborto, vere piaghe della famiglia e della società, oltre alle devastanti lacerazioni sui matrimoni e sulla vita, si inculcano sempre più nella mentalità, specialmente dei giovani, come modelli di comportamento.

Molte unioni coniugali sono insicure e provvisorie.

Il ruolo educativo dei genitori è incerto e talora contestato.

Nella scuola questo stato d'animo si riflette nella crisi dei valori - anche quelli in cui si riponevano tante speranze, come la solidarietà democratica, forse non bastano più, per il crollo di tanti miti - sicché si protrae una situazione di conflittualità, per ultimo occasionata, qui in Italia, dalle strumentazioni provocatorie con cui alcuni hanno voluto intendere l'insegnamento della religione nella scuola statale, il che viceversa andava considerato come maturazione per una scelta di responsabilità e di pluralismo.

Come cristiani, più che rammaricarci e deplorare gli eventi, dobbiamo sapere scorgere in essi i segni dei tempi, le vestigia del disegno di Dio nella storia, e operare di conseguenza.

Soprattutto dobbiamo sapere anche scorgere il bene che è scaturito, e continuamente scaturisce nei nostri giorni.

Come osserva Maritain, la storia del mondo progredisce nello stesso tempo nella linea del male e in quella del bene.

Per quanto ci riguarda, anche la famiglia e la scuola sono interessate da un rinnovamento vitale: basti pensare, per la prima, alla maggiore consapevolezza della spiritualità familiare, talché la famiglia è considerata come piccola chiesa.

Per la seconda, ricordiamo, tra i vari fatti positivi che la riguardano, la partecipazione dei genitori, di cui la nostra presenza per celebrare il decennale associativo, è testimonianza.

3. Superamento del difensivo

Ma gli elementi di crisi rimangono.

E dobbiamo misurarci con essi di continuo.

Una prima tentazione da fuggire per risolvere la crisi della famiglia e della scuola, è quella di chiudersi in una posizione difensivistica, intesa unicamente a salvaguardare il proprio ambito e le proprie cose.

Per cui si sceglierebbe la scuola cattolica per una difesa dei nostri figli.

Se questa per noi è tentazione, per altri assume la veste di accusa per una scelta ritenuta, in definitiva, di comodo, di immunizzazione e perciò di rigetto del mondo e pertanto non cristiana: e sappiamo che alcuni dei nostri fratelli di fede la pensano ancora oggi così.

Più che replicare a questa accusa riportando i testi del Magistero che valorizzano la scuola cattolica come comunità di fede, e perciò come momento di apertura e di testimonianza al mondo, occorre che rispondiamo con i fatti, rendendo attuale questa testimonianza, in primo luogo con il superamento della mentalità difensivistica.

La nostra stessa associazione potrebbe non essere immune da tale suggestione, perché sin dal suo primo sorgere, e ogni volta che si sono manifestati fatti e provvedimenti, specialmente pubblici, contro la scuola cattolica, essa ha avuto l'obiettivo della sua difesa.

Ma non ci siamo mai fermati su queste posizioni, siamo sempre andati oltre, cercando più gli elementi di unione, che quelli di divisione, soprattutto procurando di fare emergere ciò che nella scuola cattolica è patrimonio di tutti, pertanto anche di chi ci avversa.

Per quanto riguarda l'atteggiamento dei genitori, sono senz'altro comprensibili i motivi di salvaguardia verso i propri figli, nella ricerca di un ambiente in cui i valori morali siano tutelati, e di per sé la ricerca di una istruzione per una formazione cristiana non è certo un aspetto difensivistico.

Tuttavia occorre operare perché l'inserimento nella scuola cattolica sia visto in una prospettiva di dialogo con il mondo, nella convinzione che non è possibile salvare la propria famiglia e la propria scuola, se non operando per tutte le famiglie e tutta la scuola, attraverso specifici collegamenti e opportune iniziative, specialmente con le altre scuole, statali e non.

Vi è certamente un cammino da compiere sotto questo profilo, per cui l'AGESC deve perseverare nell'opera di sensibilizzazione.

4. Insufficienza della delega ai pubblici poteri

Un'altra tentazione da fuggire per risolvere la crisi, è quella di pretendere di affidare i problemi della scuola e della famiglia ai pubblici poteri, nella direzione politica della società, in pratica svilendo la famiglia e riducendo la scuola ad un semplice strumento in funzione di un cambiamento strutturale delle società, per realizzare un nuovo modello di consorzio umano.

Si potrà osservare che questa seconda tentazione non è propria di chi abbia scelto una scuola non statale, quanto di chi avversi l'iniziativa privata nel campo dell'istruzione. E questo è vero.

Però ritengo che essa intacchi anche noi, nella misura in cui nell'opzione per la nostra scuola non si sia pienamente coscienti della sua valenza pubblica, dell'interesse generale che essa riveste.

Siamo sinceri: quante nostre famiglie ritengono un fatto puramente privatistico la frequenza della scuola cattolica?

Vi è una sorta di stato di inferiorità nell'affermare le ragioni profonde della scelta scolastica, dato che personalmente ritengo che, pur con diversa gamma di intensità, gli elementi della religiosità e della libertà siano impliciti nella opzione.

Ma se non sono sufficientemente esplicitati, ciò è anche perché vi è la convinzione che la funzione della pubblica istruzione sia di spettanza originaria dello Stato.

Una formazione delle coscienze che affermi la priorità della persona umana e della famiglia, soprattutto negli ambiti naturali del loro sviluppo, tra cui in primo luogo la scuola, va quindi costantemente perseguita.

Con riguardo alla questione che stiamo toccando, va superato il luogo comune del preteso ruolo di supplenza svolto dalla scuola non statale verso lo Stato.

5. Impegno di identità della famiglia e di partecipazione nella scuola

Quale deve essere pertanto il nostro obiettivo per contribuire a superare la crisi?

Ritengo che per nuovamente acquisire l'identità e il ruolo della famiglia e della scuola, l'apporto che noi dobbiamo dare sia su un duplice piano:

- nella piena coerenza e responsabilità nel nostro stato di genitori, e di genitori che hanno scelto la scuola cattolica;

- collateralmente nella convinzione che la famiglia e la scuola debbano essere contemporaneamente valorizzate; tale valorizzazione comporta che tra esse vi siano ampie e qualificate interrelazioni e compenetrazioni, in quel servizio di partecipazione, che ben possiamo considerare come un segno dei tempi.

Si tratta quindi di un impegno di identità e di partecipazione.

La coerenza nel ruolo di genitori suppone uno sforzo psicologico e morale che potrà anche apparire difficile e oneroso, ma che comunque è insito nella nostra vocazione umana.

Ma per il cristiano, esso assume una nuova dimensione, quella soprannaturale, e riceve un aiuto conseguente, per la già richiamata sacramentalità del matrimonio.

Il suo esercizio è pertanto espletamento di un vero ministero ecclesiale, ed esso è chiamato, a ragione, sacerdozio domestico, reso nella famiglia, piccola Chiesa, e per essa nella Chiesa universale.

E tale sacramentalità è l'incontro misterioso, ma reale, degli sposi genitori con Cristo Gesù, mistico sposo e unico maestro.

Con particolare riguardo alla missione educativa dei genitori, ricordiamo che essa attiene alla stessa natura del matrimonio e alla sua indissolubilità, essendo come la generazione perenne dei figli, ed essa comprende tanto la loro formazione umana che quella cristiana.

In tale educazione il magistero ripone la prima fondamentale catechesi di ogni battezzato.

Ed è proprio l'impegno educativo a costituire l'elemento comune tra la famiglia e la scuola cattolica, per cui l'una è complementare all'altra.

Per l'espletamento di questo impegno occorre che i genitori si interessino attivamente della scuola cattolica, e che questa annoveri fra le sue componenti anche le famiglie.

In questa luce acquista più pieno significato l'ampio e profondo lavorio che l'AGESC ha perseguito ad ogni livello di base, specialmente nelle scuole, per la formazione delle coscienze dei genitori, attraverso conferenze, corsi, ritiri, sui temi delle spiritualità familiare, della missione educativa, del dialogo tra genitori e figli.

Talora si poteva essere portati a pensare che tali iniziative, in sé benemerite, non toccassero la specifica tematica della presenza dei genitori nella scuola, ma fossero un doppione di pastorale familiare.

Le considerazioni esposte sulla necessità del recupero dell'identità della famiglia per l'efficacia della collaborazione educativa nella scuola, ci confermano che la strada intrapresa è stata quella giusta e che occorre continuare e semmai intensificare questi interventi.

6. Collaborazione con la scuola. Scelta motivata dalla fede

La collaborazione della famiglia con la scuola cattolica ha un presupposto indefettibile: che questa sia scelta per quello che è, cioè un'istituzione di rilevanza ecclesiale, nella quale si realizza la sintesi tra fede e cultura e tra fede e vita.

Abbiamo già parlato delle motivazioni della scelta, considerando alcuni atteggiamenti che risultano errati.

Ora, invece, esaminiamo i motivi per i quali scegliere la scuola cattolica.

Al riguardo affermiamo che la scelta va ispirata alla fede e deve quindi comportare una conversione inferiore per i genitori.

E ciò per il ministero educativo dei genitori e per il carattere ecclesiale della scuola cattolica.

È naturale peraltro che la conversione possa configurarsi anche come un cammino, purché ce lo si proponga: d'altra parte se l'educazione dei figli è elemento sostanziale della famiglia, essa non può essere disgiunta da un rinnovamento interiore, di tanto avvalorato nell'incontro con la scuola della comunità cristiana.

Questo cammino può essere più o meno lungo, ed essere percorso da un numero più o meno generalizzato di genitori.

Anzi, a questo riguardo si sarebbe tentati di osservare se quanto dichiarato sull'opzione di fede non sia piuttosto un sogno o un inganno, ove si pretenda di estenderlo a tutti, considerando realisticamente l'utenza della scuola cattolica.

Ho già fatto presente che, a mio avviso, nella maggioranza dei casi, la motivazione religiosa, anche se non manifesta, gioca pur sempre un ruolo determinante per la scelta, tanto più che non è agevole sondare il segreto delle coscienze.

Però occorre pure considerare che la scuola cattolica è aperta a tutti, anche a non credenti o a credenti di altre fedi.

Ciò altera il rapporto di collaborazione e l'impegno ecclesiale?

Riterrei di no, a condizione che la scelta da parte dei genitori avvenga per lo meno sulla base di una adesione ideale ai principi informatori del progetto educativo scolastico.

In tal caso saremmo se non proprio su un piano di fede, per lo meno su quello di una attesa, di una speranza, o se vogliamo di un ecumenismo, che sono tutti valori cristiani, idonei pertanto a determinare una conversione di vita.

7. Valori di tale scelta, responsabilità originaria della famiglia

Una opzione della scuola ispirata alla fede, o almeno ad una adesione ideale al progetto educativo, contiene intrinsecamente determinati valori, dei quali si da testimonianza all'interno e all'esterno della scuola, e con i quali viene ad essere connotata la collaborazione svolta.

Di questi valori ne esaminiamo alcuni.

In primo luogo si afferma con i fatti la responsabilità originaria e primaria della famiglia in ordine alla educazione dei figli, secondo quanto si deduce dalla natura dell'uomo, ed è insegnato dal Magistero della Chiesa.

Questa testimonianza è di tanto urgente, considerando che nella mentalità di molti, come già sopra accennato, la legittimazione ad educare proverrebbe dallo Stato.

E tale opera formativa ha una ripercussione generale, poiché concorre a favorire quella più ampia autodeterminazione sull'utenza scolastica, nel rapporto tra la scuola e la famiglia, che è tuttora in sviluppo per ogni scuola, statale e non.

8. Affermazione di libertà e di adesione alla verità

Con una scelta correttamente motivata i genitori affermano altresì l'esigenza di libertà in ordine alla scuola ed alla funzione educatrice.

Si attesta che la persona umana ha il diritto, e anche il dovere, di costruirsi spazi e ambiti di sviluppo, e ciò in vista di una società sempre migliore, e di una comunità ecclesiale sempre viva e feconda.

Si concorre in tal modo allo sviluppo della educazione alla libertà, ad intendere l'educazione come liberazione.

Considerando che per il cristiano la scelta di fede avviene per una adesione alla verità rivelata, anche se con riguardo alla scuola cattolica ovviamente il riferimento alla verità concerne i principi fondamentali, appare chiaramente come l'educazione alla libertà e l'educazione alla verità siano sinonimi, in grado di valorizzare ogni cosa buona e onesta, giungendo ad utilizzare positivamente anche le difficoltà e le contraddizioni.

Emerge in tutta la sua ricchezza l'affermazione di Gesù: « La verità vi farà liberi », da cui si ricava una fecondità di insegnamenti sulla caratteristica di fondamentale libertà della scuola cattolica, in ogni suo aspetto.

Invero per la scuola cattolica vale sia la libertà di scuola, ma anche e soprattutto la libertà nella scuola.

9. Inammissibilità di una delega in bianco alla scuola

Altro valore che scaturisce è l'inammissibilità di una delega in bianco all'istituto scolastico, con latitanza della famiglia nei riflessi educativi insiti nell'istruzione.

Salva restando ovviamente l'autonomia della scuola negli aspetti curricolari e didattici, la famiglia deve però essere presente in tutto quanto concerne l'educazione, secondo gli interventi e le modalità che regolano la partecipazione.

Una omogeneità educativa della famiglia e della scuola, quanto agli ideali di vita prospettati, ha ampio rilievo sull'efficacia della formazione dei giovani, specialmente per quanto riguarda le qualità del carattere.

Viceversa un'azione disarticolata può risultare meno efficace, o funesta, con la conseguenza di determinare personalità incerte e insicure, qualora vi sia addirittura un'opposizione della famiglia rispetto alla scuola, ma devo ritenere che tali situazioni siano del tutto marginali, almeno così vogliamo sperare.

10. Aiuto vigilante della famiglia alla scuola

È solo in conseguenza di una scelta responsabile che le famiglie possono espletare nella scuola cattolica quell'opera di aiuto e di vigilanza all'azione educatrice che ci è richiesta dalla Gerarchia.

Non dobbiamo dimenticare questa delicata incombenza che la Chiesa ci affida, riponendo essa in noi genitori una garanzia di sostegno allo sforzo educativo della scuola cattolica e di vigilanza alla fedeltà di questa ai principi educativi cristiani che la animano.

Questa responsabilità ci interpella profondamente, specialmente considerando gli inconvenienti non ancora dissipati della latitanza o dell'emarginazione delle famiglie.

Occorre quindi che noi genitori siamo inseriti organicamente nella scuola, come strumenti essenziali alla sua identità.

Questo diciamo per dare la nostra risposta all'appello della Gerarchia, non certo per il gusto di esercitare chissà quale potere.

Anzi sentiamo l'urgenza di dover essere all'altezza di tale compito, per cui occorre perseverare in quel lavoro di conoscenza e di approfondimento dei progetti educativi delle scuole, e l'AGESC ha dato proprio un contributo in tale orientamento, anche con la pubblicazione di un volume.

Ma il presupposto di tutto ciò è che le famiglie scelgano la scuola per il suo progetto educativo, altrimenti se non hanno interesse per questo, non si vede come possano offrire una qualche garanzia sull'osservanza da parte delle scuole.

11. Caratteristiche della collaborazione: la vita e l'educazione

Considerando ora le caratteristiche della collaborazione dei genitori nella scuola, riteniamo che il loro apporto debba consistere soprattutto nel trasmettere le qualità proprie della famiglia, cioè la vita e l'educazione, e queste in un contesto di amore.

Non sarà mai sottolineata abbastanza la reciprocità di sostegno e di aiuto tra la famiglia e la scuola, specialmente in una visuale ecclesiale.

Gli appellativi che competono alla Chiesa, di madre e maestra, si addicono perfettamente alla famiglia, nonché alla scuola.

E come la famiglia non è solo sorgente di vita, ma altresì educatrice, cioè maestra, così la scuola, per essere autenticamente maestra, deve necessariamente essere apportatrice di vita.

L'impegno collaborativo nella scuola pone i genitori in un atteggiamento di verifica sulla validità della loro opera educatrice verso i figli.

Correlativamente, la carica di umanità propria della famiglia, il cui codice di comportamento è, o dovrebbe essere, l'amore, con tutte le sue sfaccettature di condivisione, di solidarietà e di oblazione, non può non modellare la scuola cattolica, se questa, attraverso l'insegnamento delle discipline e delle arti, si vuole prefiggere un'autentica crescita umana degli allievi.

Il discorso si arricchisce ulteriormente in una visuale più strettamente soprannaturale, con riguardo alle scuole gestite dai religiosi e dai sacerdoti.

Ma la prospettiva è estensibile in certo modo a tutta la scuola cattolica.

La consacrazione dell'amore nuziale per il sacramento del matrimonio trova, attraverso la collaborazione educativa con i religiosi, un modello e una verifica nella vita consacrata di questi, che si offrono a Dio attraverso la professione religiosa e l'insegnamento.

Parimenti i religiosi che vivono la consacrazione nella scuola, possono trovare nella famiglia un riferimento concreto di amore oblativo, per la dedizione permanente ed incondizionata ad una persona, sia essa il coniuge o il figlio, che appunto caratterizza la famiglia, e trasferire tale riferimento nell'ambiente scolastico e, più in generale, nell'atteggiamento interiore.

( Continua )

Vito Moccia