L'imperfezione |
B247-A3
Tra le innumerevoli contraddizioni che questo mondo presenta c'è anche quella di miserie morali senza fine e quella diametralmente opposta di gente retta e onesta che offre l'esempio di virtù, spesso eroica, e per lo più poco notata ( salvo l'eccezione dei santi canonizzati ) perché se il male fa rumore ( e non può evitare di farlo perché rompe l'ordine costituito ) il bene ama la modestia e il nascondimento.
La virtù che ignora se stessa ( ed è quella più sicura ed autentica ) è uno spettacolo delizioso.
L'uomo deve tenere gli occhi ben aperti sulla propria coscienza e vigilare senza posa, come ce ne invita Gesù medesimo.
La luce interiore non è una sorgente fissa, come quella dei nostri impianti elettrici ( i quali però talvolta ci lasciano al buio, con nostro notevole disturbo ) ma è influenzata dalla nostra condotta e c'è della gente rettissima che teme continuamente di far male, e dell'altra che ingoia imperterrita dei grossi peccati e si stupisce se qualcuno fa loro delle osservazioni.
E lo Spirito Santo che ha dettato allo scrittore sacro quella frase tanto citata: « Il timore di Dio è il principio della sapienza ».
Il timore di Dio, tanto vivo nelle anime pie è questo: la paura di peccare.
Chi ha conosciuto il Fr. Teodoreto ( mi si perdoni se lo cito spesso: il suo esempio mi sorge così spontaneo quando parlo di vita spirituale ) non può dimenticare quel suo atteggiamento così raccolto, vigile, attento ad evitare ogni difetto.
Purtroppo questo atteggiamento non è molto diffuso.
Durante una riunione di quelli che venivano detti « gruppi del Vangelo » si discuteva quella frase di Gesù: « Siate perfetti come il Padre vostro che è nei cieli » e il presidente ne deduceva per tutti i cristiani l'obbligo di tendere alla perfezione.
Uno dei presenti invece confessò candidamente: « a me basta prendere sei, e cioè di non andare all'inferno. E tutto il di più non mi interessa ».
Purtroppo questa mentalità è assai diffusa.
Fra tutti gli inganni che il diavolo può insinuare nelle anime c'è anche questo: non è necessario prendersela tanto calda.
Un biglietto di ingresso per il Paradiso si può acquistare con poca spesa anche all'ultimo momento.
Il guaio è che « Deus non irridetur », come dice S. Paolo. Iddio non si lascia prendere in giro.
Chi non procede retrocede.
La condizione per non mancare è quella di sforzarsi a far sempre meglio.
E una legge psicologica.
I religiosi che si consacrano a Dio non hanno un obbligo diverso dai semplici cristiani, salvo che si obbligano con giuramento ( ecco i voti ) a tendere verso la perfezione.
Ma tutti i cristiani devono tendere alla perfezione.
In tutti i settori della vita naturale l'umanità è impegnata a fondo e fa delle conquiste meravigliose.
E perché non dovrebbe impegnarsi in ciò che è senza paragone più grande e più prezioso?
Iddio invece è disceso dal ciclo, si è fatto uomo, ha voluto vivere la nostra povera vita ma non si è preoccupato di indicarci la più piccola scoperta naturale.
Lui che è l'autore dell'universo e che con una parola risuscitava i morti.
Sono cose che da tanti secoli si dicono e si ripetono.
E non rimangono certo sterili.
Ma perché la maggioranza degli uomini ne rimane fuori?
Forse proprio perché la parte eletta non è abbastanza viva e non ha la voce abbastanza forte per farsi sentire.
Ma non è una domanda che fa pensare?