Anno Mariano |
B248-A3
7 giugno 1987: Pentecoste
15 agosto 1988: Assunzione della SS. Vergine
( Continuazione )
Pittore Mario Caffaro Role
Nel profondo del loro animo viva è l'attesa, pur nella normalità degli impegni quotidiani: Giuseppe al lavoro, Maria alle faccende domestiche.
E giunge il momento! Ma già fin da allora contrastato e carico di sacrificio.
Dio è esigente con quelli che ama e che lo amano: l'amore da tutto senza misura e senza riserve.
La pace familiare è rotta dall'editto dell'imperatore Augusto.
Nelle vicende di ogni giorno si inserisce un avvenimento storico che travolge la tranquillità della loro vita.
Il censimento degli abitanti dell'Impero Romano obbliga tutti ad andare a far scrivere il loro nome, ciascuno nella città della propria origine.
Giuseppe e Maria accettano la nuova disposizione che giunge in un momento delicato: Maria è già avanzata nella sua maternità.
Preparano il necessario e Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme a Maria sua sposa che era incinta;
Il viaggio è lungo: Betlemme è a circa 10 chilometri a sud di Gerusalemme: Maria ripercorre il cammino che già l'aveva portata da Elisabetta.
Giungono a Betlemme: la loro situazione è quella di due poveri giovani sposi che arrivano nella città di origine, ma che nessuno riconosce: sono senza accoglienza, senza casa.
In Maria e Giuseppe ritornano forse alla mente le parole dell'annunzio di un « grande Figlio, del Figlio di Dio, del re che sarà posto sul trono di Davide e il cui regno non finirà mai »: questa era la sua città, la città di Davide.
La realtà è ben diversa: solo la loro grande fede li aiuta a credere nonostante tutto e contro tutto alla parola di Dio, ora ancora più misteriosa.
Giunge « per Maria il tempo di partorire e da alla luce un figlio ».
Commovente la semplicità dell'annuncio di questa nascita prodigiosa.
Commovente e scarna la descrizione delle cure materne di Maria: quelle di una povera madre a cui mancano tante cose per quella creatura, quel piccolo essere indifeso e bisognoso di tutto: lo avvolge in fasce e lo mette a dormire nella mangiatoia di una stalla.
Sono sufficienti queste piccole note per lasciarci intuire quali furono le materne premure di Maria e la preoccupazione di Giuseppe per procurare a Maria e a quel loro figlio, quanto era necessario.
Dio aveva parlato: in questa nascita - non è più ricordato: è la nascita di un figlio dell'uomo nato da donna.
Dio ha scelto Giuseppe per farsi presente.
Il primo presepio, quello vero lo costruì Giuseppe.
Non c'era posto per loro in Betlemme.
Trovò come rifugio una grotta, come culla una mangiatoia.
Tutta l'umanità si innamorerà e volgerà il pensiero e il cuore al presepio di Giuseppe e Maria.
Nel quieto silenzio che avvolge ogni cosa, mentre la notte giungeva a metà del suo corso, il Verbo era sceso dal suo trono regale. ( Liturgia ).
« È bambino nel presepio, è immenso nel cielo; è povero nelle fasce, è regale nella gloria » ( S. Fulgenzio ).
La divinità è nascosta nell'umanità.
La voce di Dio e un nuovo segno di annuncio ritornano a farsi sentire.
Nella solitudine e nel silenzio di una grotta, nella gioia e nella serenità di due giovani sposi che vivono per la loro prima ed unica creatura, si manifesta una nuova luce che rischiara le tenebre della notte, che rompe la solitudine.
È prima la visita dei pastori e poi l'arrivo degli uomini sapienti dell'Oriente.
Per Maria e per Giuseppe si rinnova il messaggio di Dio della Annunciazione.
Per i pastori è l'affermazione della nascita di un Salvatore, di Cristo, il Signore.
Per i magi d'Oriente è la rivelazione di un avvenimento che rivoluzionerà la storia, la vita dell'umanità.
Per tutti gli uomini è il canto che unisce la terra al cielo nella « Gloria a Dio nel più alto dei cieli » nella « Pace in terra agli uomini che egli ama ».
Andarono i pastori senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.
Nell'anima di Maria, la mamma, questi avvenimenti lasciano un segno: da una parte il ricordo di promesse di grandezza, dall'altra delle realtà che poco si convengono al loro avveramento.
« Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore ».
È il tesoro dei ricordi della nascita e della prima infanzia che ogni mamma conserva in sé: il primo pianto, il primo sorriso, il primo stringere delle dita, le prime smorfiette, il ricordo del rito della circoncisione e dell'imposizione del nome: « Gesù » come era stato chiamato dall'angelo.
Giuseppe, assistito da Maria, prende nella vita del bambino il ruolo che il Padre gli ha assegnato e in suo nome agisce.
Fu forse la visita dei pastori, la premura di Giuseppe che consentì alla piccola famiglia di lasciare la grotta e di trovare ospitalità in una casa, dove li trovarono i Magi, che guidati da una stella, fonte di grandissima gioia, entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre e prostratisi lo adorarono.
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Era questo l'inizio dell'avverarsi di una promessa di regalità, della promessa di un trono?
L'opera della grazia, l'azione di Dio è quasi sempre inaspettata, improvvisa, imprevedibile.
Sempre lungo la via dell'obbedienza della fede, Maria ode poco più tardi altre parole, quelle pronunciate da Simeone al tempio di Gerusalemme.
Si era già al quarantesimo giorno dopo la nascita di Gesù, quando, secondo la prescrizione della Legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore.
Un uomo giusto e timorato di Dio, di nome Simeone, appare in quell'inizio dell'itinerario della fede di Maria.
Le sue parole suggerite dallo Spirito Santo, confermano la verità dell'annunciazione: « I miei occhi han visto la tua salvezza preparata da tè davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti, gloria del tuo popolo Israele ».
Quell'incontro rappresenta per lui il raggiungimento dell'ideale di tutta una vita che ormai può concludersi in pace ( R.M. 16 ).
Per il padre e la madre di Gesù è una nuova rivelazione che trova nella fede soltanto, la risposta al loro stupore per le cose che si dicevano di Gesù.
È un nuovo ripetuto annunzio di grandezza, di gloria, di luce a cui fa eco il ringraziamento a Dio della ottantaquattrenne profetessa Anna, che parla di quel bambino a tutti quelli che aspettavano la liberazione di Gerusalemme.
Ma sull'annuncio di grandezza già si profila l'ombra della contraddizione, sull'annuncio di gioia si stende l'ombra di una spada che trafigge l'anima.
Il dolore ritorna con insistenza a bussare alla porta: il Figlio compirà la sua missione nell'incomprensione e nel dolore, la sua fede la porterà a vivere la sua obbedienza nella sofferenza a fianco del Salvatore sofferente, la sua maternità sarà oscura e dolorosa: è il cammino per una strada faticosa che, anche se non ancora tutta svelata, porterà al Calvario.
E già cominciano ad avverarsi le parole che ha udito quando, fin da bambino lo deve sottrarre a una minaccia di morte.
Come conciliare il suo regno per sempre, la sua luce con l'oscurità di una notte in cui un angelo dice a Giuseppe: « Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto.
Erode sta cercando il bambino per ucciderlo »?
Il suo trono è dunque già insidiato, la sua vita già incontra l'ombra della morte.
Non è ancora finito quel lungo pellegrinare per le vie della Palestina?
Ancora dovranno percorrere nel più completo abbandono e tra tante privazioni le strade di una terra straniera?
Andare verso l'ignoto, che solo Dio conosce, lasciare la loro casa così poco goduta finora, affidarsi ancora e sempre alla compassione e all'aiuto di altri, stendendo la mano per quel figlio che Dio ha affidato alle loro cure?
Quali gli intimi pensieri di Maria e di Giuseppe in quella situazione?
Quali gli argomenti delle loro conversazioni lungo il faticoso cammino o durante le interminabili notti?
Qualcosa ne possiamo intuire pensando a tante mamme che, fin dalla nascita del figlio vivono nell'angoscia e nella preoccupazione di fattori dolorosi che hanno colpito o colpiscono la loro creatura innocente: anche per loro è la spada che trafigge l'anima.
Anche per loro, come per tutti noi, l'esempio e la parola di Maria è sempre una parola di fede, di fiducia, di speranza in Dio, pur nell'incomprensione del « perché » accadono queste cose, perché « la sua misericordia resta con quelli che lo servono e Dio è fedele nella sua misericordia e santo è il suo nome ».
Ancora è Giuseppe che riceve da Dio la missione di fare quanto il Padre ha disposto: « Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele ».
Egli alzatesi prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele, nelle regioni della Galilea, in una città chiamata Nazareth.
Dal momento che Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi, uomo tra gli uomini, entra nel tessuto di una famiglia concreta.
La sua storia diventa quella di una famiglia povera: il suo cammino è cosparso di gioie e di dolori.
Ha provato l'umiliazione del rifiuto, quando a Betlemme non trovò nessuna casa disposta ad accoglierla, ha provato la violenza quando venne ricercata e perseguitata a morte: ha provato l'esilio per sfuggire alla minaccia.
Ora la vita pare ritrovare il suo ritmo calmo di serenità.
La casa, vuota per tanto tempo, viene resa più accogliente per le cure di Maria e per i lavori di Giuseppe.
La stanza risuona delle loro voci a cui si è aggiunta ora la voce infantile di Gesù.
Si rianimano le conversazioni e forse talvolta anche vi si mescolano le grida di gioia o di pianto del piccolo che cresce, si irrobustisce, pieno di sapienza e di grazia, perché la benedizione di Dio è su di lui.
Il figlio di Dio conduce una vita umile e nascosta e il suo essere Dio non gli impedisce di condividere la vita di tutti.
Tutta la famiglia prende parte attivamente alla vita comune e religiosa.
Maria e Giuseppe seguono Gesù nella sua crescita fisica, nella conoscenza delle cose di ogni giorno e nella sapienza di Dio: è la famiglia a cui ogni famiglia può ispirarsi nello scandire, forse monotono, del ritmo della vita quotidiana.
Un breve ma denso accenno ce ne fa il Vangelo: « Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui ».
Così trascorrono gli anni: ed è difficile penetrare nel mistero di questa famiglia, perché l'unica notizia che abbiamo dal Vangelo è quella della sua residenza: Nazareth.
Tuttavia possiamo dire con assoluta certezza che vi regnavano la concordia, la pace e l'amore, che non mancarono i momenti di dolore come quando Giuseppe, compiuta la sua missione, li lasciò.
L'ultimo episodio che lo vede presente è anche l'unico che il Vangelo ci riporta di quegli anni di vita nascosta.
Anche la vita di Maria è nascosta con Cristo in Dio, mediante la fede.
Anche la vita di Giuseppe trascorre nel nascondimento, nel lavoro e nell'amore per quelle due Creature che Dio gli ha affidate e presso la quale fa le veci dal Padre.
A rompere il ritmo della vita ordinaria veniva ogni anno l'adempimento della legge che obbligava a recarsi a Gerusalemme per una delle tre grandi feste ebraiche: di Primavera, la Pasqua; d'estate, la Pentecoste; d'autunno, la festa delle raccolte o delle capanne.
Fu per la festa di Pasqua che Giuseppe, Maria e Gesù parteciparono al pellegrinaggio a Gerusalemme perché quando si abitava lontano più di 100 chilometri, come a Nazareth, era ammesso andarvi una volta sola, per la festa di Pasqua.
È questo l'unico episodio della vita familiare di Gesù che il Vangelo ci narra ma apre uno spiraglio per meglio conoscere lo scorrere di questa vita.
Ci rivela che tutta la famiglia prende viva parte alla vita comune e religiosa, che la famiglia è aperta alle relazioni con le altre famiglie di conoscenti e di parenti e che nulla trapela tra la gente della grandezza e dell'eccezionalità di questa famiglia.
Luca che ci accompagna, riportandoci forse l'episodio come l'ha ascoltato dalla viva voce di Maria:
« I genitori di Gesù andavano ogni anno in pellegrinaggio a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
Quando Gesù ebbe dodici anni, lo portarono per la prima volta con loro secondo l'usanza.
Finita la festa, ripresero il viaggio di ritorno con gli altri ».
Furono tre giorni di frequenza del Tempio, di partecipazione alle manifestazioni religiose e alle feste come per ogni altra famiglia.
Per Maria fu forse anche il ricordo di un'altra visita al Tempio: quella in cui le fu predetto il dolore che l'avrebbe colpita come colpisce una spada.
« Finita la festa, ripresero il viaggio di ritorno con gli altri.
Ma Gesù rimase in Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero.
Credevano che anche lui fosse in viaggio con la comitiva ».
Quanta naturalezza in questa descrizione!
Una famiglia comune con delle amicizie coltivate e corrisposte: anche a Nazareth accadeva che Gesù andasse in casa di coetanei, che avesse anche lui la sua cerchia di amici, che Maria e Giuseppe si trovassero con altre famiglie per incontri, per feste, per conversare.
Ma: « Dopo un giorno di cammino, si misero a cercarlo tra parenti e conoscenti.
Non riuscendo a trovarlo, ritornarono a cercarlo in Gerusalemme ».
Lo scarno racconto di un avvenimento che ha profondamente colpito e sconvolto lo spirito di Giuseppe e di Maria ci lascia intuire tutta la ressa di pensieri e di supposizioni che sorge nel loro cuore.
Un'angoscia che dura tre giorni, quando, dopo tante ricerche, finalmente « lo trovarono nel tempio: era là, seduto in mezzo ai maestri della legge; li ascoltava e discuteva con loro.
Tutti quelli che lo udivano erano meravigliati per l'intelligenza che dimostrava con le sue risposte ».
Anche i suoi genitori, appena lo videro, rimasero stupiti, e sua madre gli disse: « Figlio mio, perché ti sei comportato così con noi? Vedi, tuo padre e io ti abbiamo tanto cercato e siamo stati molto preoccupati per causa tua ».
È ancora la mamma che prende la parola: non c'è rimprovero: c'è tutto l'affetto materno di chi si è tanto preoccupato per la perdita del figlio e c'è una richiesta di spiegazione per un fatto che non riesce a comprendere in un figlio sempre così premuroso e legato ai genitori.
Esprime l'angoscia di un papa e di una mamma che ben si può immaginare, rivela la lunga ricerca accompagnata da tanti pensieri preoccupati.
Resta a noi tutti e in particolare ai genitori un insegnamento per il comportamento verso i figli o verso quanti ci hanno arrecato una pena: non aggressione, ma apertura di dialogo per una comprensione, per un chiarimento.
Quante volte un discorso di questo genere può dissipare dei sospetti o delle congetture dettate da risentimento e ristabilire un reciproco rapporto di intesa.
La risposta di Gesù è illuminante: rivela ai genitori un « perché » a cui non riescono a dare risposta e ancora ricorda a Maria e Giuseppe quale è la sua missione: « Egli sarà grande e Dio, l'Onnipotente, lo chiamerà suo Figlio.
Tu l'hai messo davanti a tutti i popoli luce per illuminare le nazioni e gloria del tuo popolo, Israele ».
Egli rispose loro: « Perché cercarmi tanto? Non sapevate che io devo essere nella casa del Padre mio? »
Anche Gesù risponde con una domanda « Ma essi non capirono il significato di quelle parole ».
Ancora una volta come già tante volte precedentemente viene chiamata in causa la Fede che Dio richiede da coloro che ama e che ha scelto per il compimento del suo disegno di amore e di redenzione.
A tanti nostri « perché » che siamo tentati di rivolgere a Dio non troviamo sovente risposta, soprattutto quando il cuore è serrato nella morsa del dolore.
Gesù ci fa conoscere quale è la risposta: la fede!
« Gesù poi tornò a Nazareth con i genitori e ubbidiva loro volentieri.
Sua madre custodiva gelosamente dentro di sé il ricordo di tutti questi fatti.
Gesù intanto cresceva, progrediva in sapienza e godeva il favore di Dio e degli uomini ».
Riprende così la consueta vita di una famiglia inserita nella storia dei poveri: una mamma che attende alle faccende domestiche, va ad attingere l'acqua, provvede alle necessità della casa e come ogni mamma aggiunge al ricordo dei fatti della prima infanzia il ricordo dei nuovi avvenimenti di una vita semplice; un padre che si impegna nel lavoro quotidiano di falegname e sostiene con la sua presenza, con le sue premure, con le sue fatiche la famiglia; un figlio che aiuta il padre, guidato da lui per l'apprendimento del mestiere, e che è chiamato il figlio del carpentiere e poi, forse alla morte di Giuseppe, è lui stesso chiamato « il carpentiere ».
Sembra, anche da questo, che Giuseppe sia morto prima che Gesù iniziasse la sua vita pubblica.
Di Gesù poi è detto che cresceva, si arricchiva umanamente della scienza, e soprattutto « godeva il favore di Dio e degli uomini »: la sua posizione di mediatore, di ponte tra Dio e gli uomini ci è indicata da queste parole: Figlio di Dio manteneva il suo rapporto figliale con il Padre, figlio dell'uomo attirava a sé l'umanità con la sua dolcezza con le sue parole, con il suo esempio.
Maria è in contatto con la verità del suo Figlio solo nella fede, mediante la fede e crede ogni giorno, tra tutte le prove e contrarietà: in questo modo Maria, per molti anni, rimase nell'intimità col mistero del suo figlio: la prima fra tutte le creature umane ammesse alla scoperta di Cristo fu la mamma che, con Giuseppe, viveva nella stessa casa di Nazareth una vita di povertà, di serenità, di attesa.
L'episodio delle nozze di Cana ci viene raccontato da Giovanni che, nel suo 'Vangelo, finora nulla ci ha raccontato della fanciullezza e della giovinezza di Gesù.
Si comprende facilmente questo racconto se lo si collega con quanto Giovanni ha detto poco prima, circa la chiamata dei primi discepoli, tra cui c'è anche lui.
Significativo e proprio di Giovanni il riferimento a date e ore precise: esse sono rimaste nel suo cuore quali tappe del suo cammino verso Gesù fino al Calvario.
È nella sequela dei giorni, che si svolgono questi avvenimenti.
Il giorno dopo l'annuncio del Battista v'è l'incontro di Gesù col Battista; il giorno seguente la testimonianza resa dal Battista: « Ecco l'Agnello di Dio » e la sequela di Gesù da parte di due dei suoi discepoli tra cui Giovanni che indica anche l'ora precisa del suo incontro con Gesù: « Erano circa le quattro del pomeriggio ».
Il racconto del cammino di queste vocazioni ricorda a noi il nostro cammino di vocazione: il giorno in cui una parola, un esempio, una persona ci hanno fatto pensare e, con l'aiuto di Dio, ci hanno fatto decidere della nostra vita con Gesù.
La prima riunione di Gesù e della sua Mamma, l'ispiratrice di ogni vocazione, con i chiamati, avviene due giorni dopo, in occasione di una festa: « Due giorni dopo ci fu un matrimonio a Cana, una città della Galilea.
C'era anche la madre di Gesù, e Gesù fu invitato alle nozze con i suoi discepoli ».
Maria vi appare come Madre di Gesù all'inizio della sua vita pubblica.
Dal testo risulterebbe che Gesù e i suoi discepoli vennero invitati insieme a Maria, quasi a motivo della madre. ( R.M. )
Da Nazareth, seguendo una strada fiancheggiata da folte siepi di cactus, si giunge alla fontana di Cana, quella forse a cui venne attinta l'acqua che Gesù tramutò in vino.
Maria è presente a Cana come Madre di Gesù e in modo significativo contribuisce a quell'inizio dei segni che rivelano la potenza messianica del suo Figlio. ( R.M. )
« A un certo punto mancò il vino ».
Si può intuire lo sguardo premuroso di Maria, pur essa padrona di casa, la sua compassione di fronte a quella carenza e la sua sollecitudine per i due giovani sposi.
È la fine della festa e della gioia!
Che cosa suggerisce Maria? Intercede? Nella sua forma discreta, umile, animata dallo slancio di una fede pura e di un amore pronto a cogliere e a servire i desideri di Dio e degli uomini si limita a presentare la situazione incresciosa che il suo cuore di Mamma ha rilevato: « Allora la madre di Gesù gli dice: " Non hanno più vino ".
La sua tenerezza per quella famiglia nascente l'ha resa attenta e vigile come una madre e prima che i giovani sposi vengano a trovarsi nell'imbarazzo si rivolge al figlio in cui ha fiducia.
Risponde Gesù: « Donna, che vuoi da me? L'ora mia non è ancora giunta ».
Anche se la risposta di Gesù sembra suonare come un rifiuto ( soprattutto se si guarda, più che all'interrogativo a quella recisa affermazione ) Maria non si scoraggia e continua ad aspettare un suo intervento per la soluzione di quella incresciosa situazione.
Con le sue parole trasmette agli altri la sua fede perché sa che facendo la volontà di Dio ed eseguendo quello che egli ci chiede, Dio nulla può rifiutare all'umile invocazione e alla presentazione delle nostre necessità.
Ciò che emerge è che Maria non si scoraggia.
Nonostante il rifiuto di Gesù lei ha fiducia, è sicura che il figlio l'ascolta e dice ai servitori: « Fate tutto quello che vi dirà ».
Il Vangelo di Cana ci riporta così le ultime parole di Maria che sarà silenziosa sia sotto la croce, sia a Pentecoste.
Quelle parole sono significative e complementari.
La prima è rivolta a Gesù per intercedere.
L'ultima ai servitori per indirizzarli ad ascoltare e a fare quello che Gesù dirà.
L'evangelista sembra aver scelto questi atteggiamenti perché esprimono la vocazione di Maria nella Chiesa.
Ella continua a ripetere a Gesù, di fronte alla triste situazione degli uomini: « Non hanno più vino! ».
E a noi: « Fate tutto quello che vi dirà » ( Rene Laurentin ).
Gesù allora interviene: « C'erano lì sei recipienti di pietra di circa cento litri ciascuno.
Servivano per i riti di purificazione degli Ebrei.
Gesù dice ai servi: Riempiteli d'acqua!
Essi li riempirono fino all'orlo.
Poi Gesù disse loro: « Adesso prendetene un po' e portatelo ad assaggiare al capotavola ».
Glielo portarono.
Gesù ha parlato: i servi fiduciosi nella parola di Maria eseguiscono: la Mamma ancora una volta ha saputo salvare una situazione con la sua discreta azione rispettosa delle diverse responsabilità.
« Il capotavola assaggiò l'acqua che era diventata vino.
Ma egli non sapeva da dove veniva quel vino.
Lo sapevano solo i servi che avevano portato l'acqua.
Quando lo ebbe assaggiato, il capotavola chiamò lo sposo e gli disse: « Tutti servono prima il vino buono e poi, quando si è già bevuto molto, servono il vino più scadente.
Tu invece hai conservato il vino buono fino a questo momento ».
La situazione ha trovato una soluzione: non solo la festa non è stata rovinata, ma ha una conclusione eccezionale che riporta la felicità e addirittura i complimenti al giovane sposo.
L'intervento della Mamma è stato efficace e rivela la sensibilità del suo cuore per le necessità di chi si trova in difficoltà.
Quale intesa profonda c'è stata tra Gesù e sua madre?
Come esplorare il mistero della loro intima unione spirituale?
Ma il fatto è eloquente.
È certo che in quell'evento si delinea già abbastanza chiaramente la nuova dimensione, il nuovo senso della maternità di Maria ossia la sollecitudine di Maria per gli uomini, il suo andare incontro ad essi nella vasta gamma dei loro bisogni e necessità.
Cana di Galilea viene mostrato solo un aspetto concreto dell'indigenza umana, apparentemente piccolo e di poca importanza.
Ma esso ha un valore simbolico: quell'andare incontro ai bisogni dell'uomo significa, al tempo stesso, introdurli nel raggio della missione messianica e della potenza salvifica di Cristo.
Si ha dunque una mediazione.
Maria si pone tra suo figlio e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze e sofferenze.
La sua mediazione ha un carattere di intercessione.
Maria intercede per gli uomini.
Il compito materno di Maria si coglie anche nelle parole rivolte ai servitori: « Fate tutto quello che egli vi dirà ».
La Madre di Cristo si presenta davanti agli uomini come portavoce della volontà del Figlio, indicatrice di quelle esigenze che devono essere soddisfatte, affinché la potenza salvifica del Messia possa manifestarsi.
A Cana, grazie all'intercessione di Maria e all'ubbidienza dei servitori, Gesù da inizio alla « sua » ora. ( R.M. )
Sul Calvario sarà Gesù che si porrà tra la sua Madre e gli uomini in un affidamento reciproco.
Importante è la conclusione.
Quel primo segno sollecitato da Maria ha fondato la fede dei discepoli: « Così Gesù fece il primo dei suoi segni miracolosi nella città di Cana, in Galilea, e manifestò la sua grandezza, e i suoi discepoli credettero in lui ».
« Dopo questo fatto andarono tutti a Cafarnao, Gesù, sua madre, i fratelli e i suoi discepoli, e ci rimasero qualche giorno ».
Trascorrono presto i brevi giorni a Cafarnao e Gesù « sale a Gerusalemme ».
Inizia la separazione sino all'ora in cui Gesù ha dato appuntamento a Maria: l'ora del Calvario, l'ora della Redenzione.
Maria ritorna a Nazareth: ritrova la sua casa doppiamente vuota dopo la vedovanza e la partenza di Gesù.
Ella prova l'esperienza di molte mamme: impara a vivere ancora più profondamente nel servizio di Dio e del prossimo, attenta e consapevole dei commenti e delle voci che le riferivano sul suo figlio e in un clima di diffidenza perché come dice Giovanni: « neppure i suoi fratelli credevano in lui ».
Durante i tre anni del ministero di Gesù ci saranno soltanto rari incontri.
Matteo ci dice che « Gesù non rimase a Nazareth, ma andò ad abitare nella città di Cafarnao, sulla riva del Lago di Galilea ».
La Mamma rivede Gesù nelle sue rare visite a Nazareth o nelle rarissime volte in cui Maria si recò da Gesù.
Una sola volta Gesù parla di sua Mamma alla folla che ne proclamava la dignità.
Ma quale fosse il posto di Maria in quegli incontri non ci è dato sapere.
Marco, Matteo e Luca così ci narrano uno di questi incontri: « Gesù tornò in casa, ma si radunò di nuovo tanta folla che lui e i suoi discepoli non riuscivano più nemmeno a mangiare.
Quando i suoi parenti vennero a sapere queste cose si mossero per andare a prenderlo, perché dicevano che era pazzo ».
Pensiamo a quanto abbia sofferto la Mamma di fronte a questa affermazione che già ci arreca tanta tristezza.
La sua solitudine si fece ancora più fortemente sentire e l'ansia per quel suo figlio non accolto trovò sollievo solo nella fede.
Un secondo ritorno a Nazareth ricordano i tre evangelisti: « Poi Gesù andò a Nazareth, il villaggio nel quale era cresciuto.
Era sabato, il giorno del riposo.
Come al solito Gesù entrò nella Sinagoga e si alzò per fare la lettura della Bibbia.
La gente che era nella Sinagoga teneva gli occhi fissi su Gesù e, sorpresa per le cose meravigliose che diceva, gli dava ragione, ma si chiedeva: « Non è lui il figlio di Giuseppe? Non è il figlio del falegname? Non è Maria sua madre? Non è lui il falegname, il figlio di Maria? »
Allora Gesù aggiunse: « Sono sicuro che voi mi direte: " Fa' anche qui nel tuo villaggio quelle cose che, a quanto si sente dire, hai fatto a Cafarnao ".
Ma io vi dico: nessun profeta ha fortuna in patria ».
Si rivolge poi in toni di rimprovero alla folla per la incredulità, tanto che « i presenti nella Sinagoga si adirarono e, alzatisi, spinsero Gesù fuori del villaggio.
Lo trascinarono fino in cima al monte di Nazareth e avrebbero voluto farlo precipitare giù.
Ma Gesù passò in mezzo a loro e se ne andò ».
Era presente Maria? Non lo sappiamo.
Certo lo seppe e ritornò nella casa vuota con una nuova spada nel cuore: quel suo figlio " nato per la salvezza del suo popolo da tutti i peccati " e " gloria del suo popolo " era addirittura minacciato di morte violenta.
Una sola volta i tre evangelisti ci riferiscono di Maria che va da Gesù: « La madre e i fratelli di Gesù erano venuti dove egli si trovava, ma erano rimasti fuori e lo avevano fatto chiamare.
In quel momento molta gente stava seduta attorno a Gesù.
Gli dissero: " Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e ti cercano " ».
Gesù rispose loro: « Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? »
Poi si guardò attorno e, osservando la gente seduta in cerchio vicino a lui, disse: « Guardate: mia madre e i miei fratelli sono quelli che ascoltano la parola del Padre mio che nei cieli e la mettono in pratica ».
Questa espressione, che ci pare dura, risuona ancora una volta in un altro episodio narrato solo da Luca: « Mentre Gesù parlava, una donna alzò la voce in mezzo alla folla e gli disse: « Beata la donna che ti ha generato e allattato! »
Gesù rispose: « Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica! ».
Queste espressioni sembrano collocarsi sulla scia di quel che Gesù dodicenne rispose a Maria e a Giuseppe, quando fu ritrovato dopo tre giorni nel tempio di Gerusalemme.
Si direbbe che le parole di quella donna sconosciuta l'abbiano fatta in qualche modo uscire dal suo nascondimento.
Attraverso quelle parole è balenato in mezzo alla folla, almeno per un attimo, il vangelo dell'infanzia di Gesù.
È il vangelo in cui Maria è presente come la madre che concepisce Gesù nel suo grembo, lo dà alla luce e lo allatta maternamente: la madre-nutrice a cui allude quella donna.
Con le sue risposte Gesù si allontana da colei che è stata la sua genitrice secondo la carne?
Vuole forse lasciarla nell'ombra del nascondimento, che ella stessa ha scelto?
Se così può sembrare in base al suono di quelle parole, si deve però rilevare che la nuova e diversa maternità, di cui parla Gesù ai suoi discepoli concerne proprio Maria in modo specialissimo.
Non è forse Maria la prima tra « coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica? »
E dunque non riguarda soprattutto lei quella benedizione pronunciata da Gesù? ( R.M. )
Al momento della Annunciazione ha accolto la parola di Dio, perché vi ha creduto; serbava quella parola e la meditava nel suo cuore e con tutta la sua vita l'adempiva.
E se è vero che tutte le generazioni la chiameranno « beata », si può dire che quell'anonima donna sia stata la prima a confermare inconsapevolmente quel versetto profetico del Magnificat di Maria e a dare inizio al Magnificat dei secoli. ( R.M. )
Nel silenzio e nel nascondimento della casa di Nazareth, sempre più vuota, Maria meditò sulle parole udite dall'angelo: « Dio, l'Onnipotente lo chiamerà suo Figlio.
Il bambino che avrai sarà santo, Figlio di Dio », rinnovò la sua fede in quell'annuncio e comprese più profondamente che quel figlio era destinato a essere « luce per illuminare le nazioni e gloria del popolo di Dio ».
La Mamma, fatta serva del Signore, donò al mondo il figlio suo.
L'eco degli avvenimenti e degli insegnamenti di Gesù nei tre anni di vita pubblica giunge nella povera casa di Nazareth a Colei che serbava in sé tutte le parole del figlio suo.
Parole di esaltazione, parole di disprezzo, racconti di fatti prodigiosi, racconti di tentativi di condanna.
Attorno al figlio suo tutto un fermento, una rivoluzione, un grande movimento di persone, una particolare sorveglianza sospetta delle autorità religiose e di occupazione.
Ed ecco giunge la notizia della celebrazione della Pasqua di quell'ultimo anno.
Alla vigilia della sua passione e morte, Gesù si ritrova con i discepoli nel Cenacolo.
Ne è esclusa la mamma? Le riferiscono soltanto nella notte che Gesù è stato catturato e portato al sommo sacerdote?
Si reca Maria a Gerusalemme, al Cenacolo per la Pasqua?
Si reca alla casa del sommo sacerdote?
Il Vangelo è silenzioso su quei momenti tragici; tutto è lasciato alla nostra sensibilità per accompagnare la mamma o nel nascondimento della casa di Nazareth o nel tumulto del popolo, per condividerne i pensieri, le angosce, lo stato d'animo materno.
Ed è ancora alla nostra sensibilità che è affidata la partecipazione di Maria al pubblico processo, alla condanna urlata dal popolo, alla presentazione di Gesù flagellato e coronato di spine alla folla esaltata, al percorso di Gesù al Calvario sotto la croce.
La pietà popolare, sulla base del racconto evangelico che ci presenta Maria accanto alla Croce, ci scopre il suo incontro col figlio sulla via del Calvario e ne ha fatto una stazione della Via Crucis.
Matteo, Marco, Luca nulla dicono neppure della presenza di Maria sul Calvario: solo Giovanni « il discepolo che Gesù amava » attesta quella presenza.
E forse era anche il solo che aveva seguito Gesù, pur nell'oscurità del mistero di una morte, sorretto dalla fede e dall'amore.
In quel giorno cosi carico di avvenimenti, tre croci sono innalzate nel cielo del Golgota: Gesù sta morendo dopo una atroce passione e agonia.
Ha perso tutto, compresi gli amici e discepoli, che sono fuggiti.
Gli è stato tolto tutto: la libertà, i vestiti che i soldati hanno tirato a sorte.
La sua vita sta per essere stroncata.
Gli rimane solo sua Madre.
Anche il Padre pare averlo dimenticato: « Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato? » è l'angoscioso grido che gli esce dal cuore.
« Accanto alla croce di Gesù stavano alcune donne: la madre di Gesù, sua sorella, Maria di Cleofa e Maria di Magdala.
Gesù vide sua madre e accanto a lei il discepolo preferito.
Allora disse a sua madre: « Donna ecco tuo figlio ».
Poi disse al discepolo: « Ecco tua madre ».
Da quel momento il discepolo la prese in casa sua ».
Come nel Tempio a Gerusalemme, come a Cana di Galilea, come nei pochi incontri della vita pubblica Gesù rivela al mondo che è venuto per fare la volontà del Padre e che Maria è stata scelta da Dio per diventare la mamma degli uomini nella maternità di Gesù.
Al Padre rinnova la sua sottomissione con l'ultimo grido: « Padre, nelle tue mani affido la mia vita ».
Dopo queste parole morì ».
Nella confidenza del discorso dell'ultima cena aveva affermato: « Io ritorno al Padre che mi mandò fra gli uomini » e « Non vi lascerò orfani ».
Sulla croce realizzò le sue parole.
Agli uomini diede una Madre e confermò la promessa: « Il Padre stesso vi ama perché voi avete amato me e avete creduto che provengo dal Padre ».
Con questo estremo atto di amore, Gesù sottolinea non solo la sollecitudine con cui Maria deve circondare il discepolo, ma anche la tenerezza filiale con la quale egli deve corrispondere.
Questa nuova maternità di Maria, generata dalla fede, è frutto del nuovo amore, che maturò in lei definitivamente ai piedi della Croce, mediante la sua partecipazione all'amore redentivo del Figlio. ( R.M. )
« L'amore di Gesù per S. Giovanni e di S. Giovanni per Gesù produsse l'amore reciproco di S. Giovanni per la SS. Vergine e della SS. Vergine per S. Giovanni.
Dopo che Gesù, in punto di morte, ebbe affidato alla sua SS. Madre il discepolo amato come figlio, S. Giovanni tenne sempre presso di sé la SS. Vergine e le diede tutte le manifestazioni di tenerezza che un figlio può avere per sua madre: l'assistè in tutte le sue necessità e, in giusta ricompensa, la SS. Vergine lo ricambiò con la sua protezione presso Dio.
Se amiamo Gesù e siamo da lui amati, è impossibile che non siamo anche amati dalla SS. Vergine; poiché esiste una strettissima relazione tra Gesù e la sua Madre, tutti coloro che amano Gesù e sono particolarmente amati da lui, onorano molto Maria e sono amati in modo tutto particolare dalla Madre di Dio » ( S. Giovanni Battista de La Salle - M. 88,3 ).
( Continua )
F.L.