Necrologi |
B268-A9
( *18.3.1921 - + 23.05.1995 )
Il catechista associato dott. Alfredo Orlandi ci ha lasciati, ma lo sentiamo tuttora presente in spirito.
Questa non è un'impressione scontata: direi che percepiamo più nettamente l'altezza della sua statura morale, proprio ora che Egli non è più tra noi.
Sposo e padre esemplare, con cinque figli - Paolo, Luca, Giovanni, Maurizio e Maria - e dodici nipoti ( l'ultimo è nato dopo la sua morte ), è stato un valido medico, ma per il suo zelo apostolico è stato anche scrittore e si è dedicato altresì ad attività di volontariato, presso la parrocchia S. Massimo di Torino, come ministro straordinario dell'Eucaristia e come animatore di un gruppo dedicato all'assistenza dei malati, da lui fondato.
Svolse la sua attività professionale come medico generico mutualista, e poi come pneumologo ed igienista presso il Dispensario Centrale di Igiene Sociale di Torino, prima in qualità di Assistente, poi di Aiuto e poi di Primario.
Come Catechista segnaliamo il costante intervento con la moglie, sig.ra Floriana Gilodi, ai ritiri mensili, toccante esempio di partecipazione di una coppia di sposi alla spiritualità dell'Unione.
Preziosa e costante è stata la sua collaborazione alla Messa del Povero, sin quando le sue condizioni di salute glielo hanno permesso.
Sempre compatibilmente con tali condizioni, interveniva, quando gli era possibile, alle riunioni del Gruppo Famiglia.
Vanno ricordati altresì alcuni suoi interventi formativi per i giovani della Casa di Carità sull'educazione all'amore.
La sua missione catechistica si è espressa con particolare impegno nell'attività pubblicistica, su problemi di medicina sociale e morale.
Di particolare rilievo è il libro « L'unzione degli infermi. Un sacramento per la vita », pubblicato dall'editore Gribaudi, in cui si intrecciano tematiche liturgiche e pastorali per un'assistenza spirituale ai malati, nella prospettiva di speranza e di vita quale scaturisce dal Vangelo.
Altro libro, pubblicato postumo, è « Una bioetica per l'uomo », edito dalla LDC, in cui sono trattate le delicate questioni relative agli interventi genetici alla luce della morale.
Vi è poi una collana di opuscoli su argomenti di medicina di particolare rilevanza morale ed educativa, di cui diamo l'elenco, anche perché potrebbero risultare di interesse per i nostri lettori.
0) La medicina di fronte al malato. Problemi dì etica applicata alla medicina
1) Problemi di bioetica. Le manipolazioni e gli interventi della tecnologia medica sulla persona umana
2) La legislazione dell'aborto in Italia dieci anni dopo ( ottobre 1978-ottobre 1988 )
3) Amore e sessualità nella persona umana
4) La risposta di un medico ai problemi sessuali degli adolescenti
5) L'eutanasia
6) La donazione di organi e tessuti
7) Il tabagismo
8) L'alcolismo
In queste opere colpisce il taglio spiccatamente catechistico, per il carattere divulgativo ed esortativo con cui l'autore interpella il lettore, dialogando con lui, per aiutarlo nelle soluzioni dei problemi alla luce della dottrina cristiana.
Si nota questo atteggiamento segnatamente nei testi per i giovani, dai quali trapela il suo grande cuore di padre.
I frutti più vitali il dott. Orlandi li ha raccolti nella sua attività professionale, meglio diremmo nella sua missione sanitaria, attraverso la cura e l'amore riservati ai suoi pazienti, che hanno trovato in lui oltre che il medico, il buon Samaritano che li assisteva, in spirito di carità, nei difficili momenti della malattia, lasciando una traccia benefica nelle loro anime, oltre all'aiuto nel fisico.
Ma il frutto più eccellente è stato senza dubbio la sua esemplare famiglia, in unione alla sig.ra Floriana, alla quale rinnoviamo la più sentita partecipazione al suo dolore, certamente profondo ma rasserenato dalla speranza cristiana della permanente unione spirituale in Cristo.
Grazie, carissimo Alfredo, per l'aiuto e l'esempio che ci hai dato.
( * 30.5.1920 - + 11.3.1995 )
Nella grande fucina di fermenti di vita cristiana intensamente vissuti nelle scuole di Santa Pelagia dei Fratelli delle Scuole Cristiane di via delle Rosine, sotto la paterna guida del ven. Fr. Teodoreto e la luce che giungeva ancora dal servo di Dio fra Leopoldo di S. Tommaso, molte furono le anime di giovani che sentirono in qualche modo una chiamata di Dio verso una via di cristianesimo vissuto e praticato.
Quanti, non più giovani, incontrandosi oggi ricordano quegli anni: « Ti ricordi Fr. Teodoreto? ».
Tra questi sicuramente ci fu il nostro Luciano Massia che frequentò la scuola negli anni 1930-36.
E fu uno tra i più assidui, sostenuto in questo anche da una santa mamma che fino ai suoi ultimi anni fu « veramente mamma » per tanti compagni del suo Luciano, anche e soprattutto nei campeggi estivi ( ricordiamo quelli di Martassina, Valprato Soana e Chateau-Beaulard ).
Anche Luciano trovò la sua particolare via di santità nel mondo e per mezzo del mondo.
Sempre legato e affezionatissimo all'Unione Catechisti, ne seguì le varie vicissitudini e manifestazioni con particolare dedizione alla Messa del Povero a cui diede il suo valido aiuto fino all'ultimo momento delle sue possibilità e a cui lasciò, in felice eredità, un successore come egli stesso lo definì.
Diplomato, perito industriale, fu valente tecnico meccanico e insegnò alla Casa di Carità.
Coniugato, con due figlie, partecipò alle attività del Gruppo Famiglia.
Tra le segnalazioni che ci lasciò, molto efficace è la narrazione di due fatti straordinari di assistenza in cui sentì la costante e viva presenza del ven. Fr. Teodoreto.
Succintamente ne diamo relazione qui di seguito.
Catechista nella sua vita, fu all'insegna del « Gesù Crocifisso » negli ultimi lunghi anni di sofferenza.
Essi costituiscono un altro valido patrimonio per la fecondità dell'Unione Catechisti da lui tanto amata.
Fr. Gustavo
Per un profondo e sentito dovere di riconoscenza, pur a distanza di molti anni, e a guarigione ormai collaudata, desidero portare a conoscenza la tangibile ed efficace assistenza del Servo di Dio Fr. Teodoreto, in occasione di due periodi travagliati della mia vita.
Di essi con servo dettagliata documentazione che attesta la veridicità di quanto espongo.
Il primo episodio si riferisce al lontano 1947.
Il 18 ottobre mi giunge l'invito a presentarmi al Distretto Militare per frequentare il Corso alla Scuola di Motorizzazione alla Cecchignola di Roma.
In seguito a visita medica fui ricoverato il 7 novembre 1947, fino al 23 novembre 1948, all'ospedale Celio di Roma con la seguente diagnosi: « Complesso primario calcificato sottoclaveare con adenopatìa cavo-ascellare ».
Ritornato a Torino fui ricoverato al San Luigi il 23 febbraio 1949 nel reparto del prof. Jachia.
La diagnosi era di TBC ghiandolare.
Operato il 24 febbraio 1949, vennero asportate « in totalità le ghiandole del cavo ascellare e sottoclaveare » che furono inviate per esame istologico.
La diagnosi cito logica, eseguita dal prof. Ravenna, diede il terribile responso: « Linfogranuloma maligno », come risulta dalla mia cartella clinica n. 9514.
Fui dimesso il 5 marzo 1949 con invito a presentarmi ogni mese per controllo.
Il 2 agosto 1949 e il 19 luglio 1950 in due successive visite all'Ospedale Militare di Torino la diagnosi venne confermata.
In quel tempo ricevetti una visita del servo di Dio Fr. Teodoreto, che pur in tarda età aveva voluto venirmi a trovare.
Alle parole di conforto egli aggiunse: « Stai tranquillo, parlo io a fra Leopoldo; tu mi prometti di recitare la Devozione a Gesù Crocifisso tutte le sere ».
Cosa a cui io mi impegnai.
Da allora i sintomi e i disturbi della malattia non si fecero più sentire.
Nell'agosto del 1949 ero andato a Lourdes pellegrino e vi ritornai nell'agosto del 1960.
Alla visita del dott. Olivieri, direttore del Bureau Medicai, del dott. Roberto Rodriguez di Portogruaro, e quella collegiale del Bureau Medicai alle ore 13 del 16 agosto 1961, non risultò più nulla della terribile diagnosi primitiva e fui giudicato guarito.
Fratel Teodoreto mi aveva veramente seguito e con la sua intercessione in Cielo, dove era salito il 13 maggio 1954, presso la Vergine Santa, mi aveva ottenuto la insigne grazia che io considero « miracolo ».
Il secondo episodio si verifica nel 1976.
Ricoverato all'Ospedale Mauriziano il 3 dicembre per esami all'apparato digerente, durante la colonscopia del 10 dicembre si verifica la lacerazione dell'intestino.
Entrai in coma alle ore 11 per soffocamento.
Fui operato d'urgenza dal prof. Listorto.
Al termine dell'operazione, per sopravvenuta embolia polmonare fui trasferito al reparto rianimazione per 5 giorni.
Il 26 dicembre subii una nuova operazione per sutura e fui dimesso dall'ospedale il 4 gennaio 1977.
Anche in questa circostanza invocai la protezione di Fr. Teodoreto e portai sempre con me il Rosario che il servo di Dio mi aveva dato e la sua immagine, ne dimenticai di recitare la Devozione a Gesù Crocifisso come avevo promesso a lui in vita.
E anche questa volta potei sperimentare come il suo intervento e la sua intercessione presso la Vergine Santa mi abbiano ottenuto la grazia, che ancora considero « miracolo », da Gesù Crocifisso.
Grazia che mi consente di continuare nel mio lavoro e di sostenere la mia famiglia.
Luciano M., settembre 1980
( * 2.11.1946 - + 26.1.1995 )
Nel pieno della maturità, stroncato da un male inesorabile, è ritornato alla Casa del Padre Giovanni Cibrario, insegnante pratico nel settore elettromeccanico alla Casa di Carità.
La consapevolezza di questo ritorno, che è il gioioso messaggio che ci da la fede, cioè la parola di Gesù, addolcisce il dolore della sua prematura dipartita, che ha colpito i familiari, i colleghi, i conoscenti e i suoi allievi.
La sua appartenenza alla Casa di Carità risale all'adolescenza, poiché Giovanni fu allievo dei corsi diurni: per cui ha tratto la sua formazione dalla stessa Casa in cui poi ha operato per formare altri giovani.
Perfezionò la sua istruzione conseguendo il diploma di perito elettronico all'Istituto S. Ottavio.
Per un certo periodo lavorò con il padre, non sottraendosi a impegni anche duri e faticosi, dopodiché ritornò alla Casa di Carità per svolgere la sua funzione tecnico-educativa.
Era un uomo dignitoso nel comportamento, preciso, molto gentile, conciso ed essenziale nel comunicare, aperto con gli allievi, con cui instaurava un ottimo rapporto, e dai quali è stato vivamente rimpianto alla sua dipartita.
Affezionatissimo verso i suoi familiari, ai quali lascia una luminosa testimonianza di vita, temprata in particolare dalla lunga sofferenza per la estenuante malattia, sopportata con cristiana pazienza e dignità.
Alla vedova, sig.ra Antonietta, e ai figli Felice e Roberto, la nostra sentita partecipazione.
( * 22.3.1917 - + 27.6.1995 )
Fr. Josè Pablo Basterrechea aveva terminato da pochi giorni il suo lavoro di Segretario dell'Unione dei Superiori Generali ( USG ) e il 27 giugno u.sc. stava ritirandosi definitivamente a San Asensio, nei pressi di Madrid, quando la vettura sulla quale viaggiava, per cause imprecisate, usciva fuori strada incendiandosi.
Egli trovava una orribile morte, mentre il suo accompagnatore, Fr. Jaume Mas Rafois, benché gravemente ustionato, riusciva a mettersi in salvo.
Fr. Josè Pablo era stato per un quarto di secolo ai vertici della sua congregazione, prima come Vicario ( 1966-1976 ) e poi come Superiore Generale ( 1976-1986 ).
Negli ultimi sei anni, dopo una breve assenza, era stato richiamato a Roma per ricoprire il delicato incarico di Segretario dell'USG, che aveva lasciato soltanto a metà del mese di giugno.
Ricordiamo in particolare l'attenzione che Fr. Josè Pablo ha serbato per l'Unione Catechisti, come in occasione del 40° Capitolo generale dei Fratelli, nel quale il Presidente dell'Unione e un Catechista associato, oltre all'Assessore di allora, Fr. Gustavo, poterono illustrare ai Fratelli capitolari l'Unione e le sue opere.
In particolare emerge la venerazione di Fr. Josè Pablo per il ven. Fr. Teodoreto e per la sua opera spirituale e apostolica, nel suo messaggio del 24.9.1978, al convegno di Torino della Comunità lasalliana, in occasione dell'estensione della Sacra Sindone.
In esso tra l'altro è dichiarato che « Fr. Teodoreto è un profeta per tutti i Fratelli del mondo.
Pur nella sua grande umiltà, egli ne aveva coscienza: sentiva che l'Opera ( l'Unione Catechisti ) doveva dilagare in tutto il mondo e che era affidata totalmente ai Fratelli delle Scuole Cristiane.
Egli è profeta perché ha la missione di portare ai Fratelli quella Adorazione e quell'opera apostolica che Gesù stesso gli ha affidato con la silenziosa mediazione di Fra Leopoldo.
É un profeta soprattutto per i Fratelli di Torino ».
E in un altro punto afferma: « I Fratelli delle Scuole Cristiane sentono che il messaggio del Crocifisso è il centro della loro spiritualità.
É vero che nessun cristiano potrà mai assegnare un posto marginale alla Croce » ( Cfr. L'Amore a Gesù Crocifisso, dicembre 1990, pag. 11 ).
Un'efficace sintesi della figura morale dello scomparso ci è data da Fr. Rodolfo Meoli, con queste parole: « L'immagine che Fr. Josè Pablo lascia di sé è quella di un religioso innamorato della sua vocazione di educatore, dotato di straordinaria carica umana, ottimista ed entusiasta, vigoroso e deciso nel tratto, fedele custode della tradizione lasalliana intesa come servizio al prossimo più umile e indifeso, quale è il fanciullo, ma nel quale è racchiuso l'uomo di domani, sempre sorretto dalle certezze del Credo e di Dio che informò tutta la sua vita e la sua missione ».
( * 10.2.1902 - + 2.9.1995 )
Il prof. Carlo Verri, Fr. Giovannino, è stato un religioso esemplare nella sua lunga vita di educatore, insegnante, studioso, autore di numerosi scritti di pedagogia e di catechetica, fondatore di opere sociali, formative, apostoliche.
Già direttore e preside dell'Istituto Gonzaga di Milano, presidente dell'Associazione Nazionale Scuola Italiana ( ANSI ), promotore vocazionale dei Fratelli delle Scuole Cristiane, negli ultimi anni, nonostante l'avanzata età, era direttore del Centro La Salle.
Circa i suoi rapporti con l'Unione Catechisti, ricordiamo che nell'anteguerra costituì una sede dell'Unione a Genova, all'Istituto Negroni, tenendosi in costante contatto con Fr. Teodoreto.
Siamo grati a Fr. Giovannino per l'ospitalità e l'accoglienza che ha sempre serbato all'Unione al Centro La Salle, in molteplici occasioni, quali gli esercizi spirituali dei Catechisti, o i ritiri e le adunanze del Gruppo Famiglia.
E sappiamo che non sempre risultava agevole riceverci, per la concomitanza di varie riunioni nel frequentato Centro di spiritualità da lui diretto.
Ma Fr. Giovannino risolveva ogni difficoltà con la sua solerzia, il suo vigore ( pur nella sua minuta costituzione ) e il suo dolcissimo sorriso.
Va ricordato, come pensiero finale, questa singolare testimonianza, come ce la racconta Fr. Enrico Trisoglio: « La vigilia della sua morte, ad una signora straziata che gli piangeva la morte del figlio, replicava consolando: 'Domani sarò in Paradiso e mi porrò proprio accanto a lui '.
Era una fede assimilata e cresciuta che aveva la naturalezza del respiro ».
( 12.9.1906 - + 18.4.1995 )
Fratel Alfredo ha svolto un servizio proficuo e di alto impegno nella congregazione, percorrendo numerose tappe, dalla direzione di vari Istituti, all'incombenza di Visitatore ( incarico espletato proprio nel momento più acuto della questione Filippin nel 1958 ).
Uomo di profonda fede e di intensa preghiera, è stato vicino all'Unione, cui aderì da ragazzo, all'Istituto La Marmerà di Biella.
Diede impulso e appoggio alla causa di beatificazione del ven. Fr. Teodoreto, assecondando e sostenendo il vice postulatore Fr. Gustavo.
Animatore della Casa di Carità Arti e Mestieri, ne favorì l'insediamento nel centro educativo di Grugliasco.
( * 28.11.1903 - + 24.5.1995 )
La feconda attività educativa di Fr. Arrigo si è sviluppata, oltre che nella scuola, nei contatti tenuti con i giovani e con gli adulti nelle associazioni di ex allievi lasalliani di Torino, Biella, Milano e Paderno, pertanto in una prospettiva di perseveranza della scuola cristiana.
Radunava i genitori degli allievi, in particolare le mamme, che ha voluto unite in associazione: in tali riunioni egli dava un impulso formativo, con particolare riguardo al tema della vocazione e facendo recitare l'Adorazione a Gesù Crocifisso.
Egli infatti ne era molto devoto, e propagava i foglietti dell'Adorazione.
Si tenne pertanto costantemente in contatto con l'Unione, come qualificatissimo zelatore.
Era devotissimo anche della Madonna, che invocava come Regina del Monte di Oropa, e sotto il cui manto le sue spoglie attendono la resurrezione, avendo voluto essere tumulato, lui biellese, nel camposanto di Oropa.
( * 12.4.1910 - + 5.5.1995 )
Questo breve ricordo di Fr. Anselmo risponde, oltre che ai legami personali per i contatti da lui tenuti con l'Unione, essenzialmente all'alta competenza e alla testi monianza da lui data nel campo catechistico.
Dalla prima opera del 1944 « Missione educatrice », cui seguirono varie altre pubblicazioni, il lavoro di più ampio respiro che meritò essere riconosciuto come uno dei maggiori contributi alla catechesi italiana, è stato « Catechetica », 1950-56, in tre volumi: L'educazione catechistica - L'organizzazione catechistica - La didattica catechistica.
Diresse la Rivista Lasalliana, diresse e collaborò alla rivista « Sussidi per la catechesi », collaborò a diverse altre pubblicazioni periodiche di carattere catechistico.
Pregevoli furono i suoi studi sulla pedagogia di San Giovanni Battista de La Salle
Rivestì numerose e delicate incombenze, quali Preside del Pontificio Istituto Jesu Magister, Ispettore ministeriale dell'insegnamento della religione nelle scuole statali, Docente alla Scuola di Vallombrosa, Consultore Vaticano per la catechesi, Professor di teologia in vari atenei romani.
La sua luminosa figura resta pertanto per tutti noi un modello nello svolgimento della delicata missione catechistica.
( pensieri di un catechista associato defunto )
É opera di misericordia spirituale e corporale.
É meditazione sulla propria morte.
Per un vedovo, è visita all'altra metà del proprio corpo ( « Non sono più due, ma una sola carne », Mc 10,8 ).
É atto di sottomissione alla giustizia di Dio, che ha così punito il peccato.
É meditazione sulla bruttezza del peccato, il cui stipendio è la morte.
É occasione di preghiera.
É atto di fede sulla resurrezione dei corpi.
É atto di riconoscenza per i benefici ricevuti dalla persona defunta che si visita.
É venerazione per un corpo che è stato tempio dello Spirito Santo, del quale il Signore si era servito per farci del bene.
É atto di pentimento per il proprio comportamento verso la persona defunta durante la vita, non sempre dettato dall'amore.
É conforto e buon esempio per sé e per gli altri.
É fonte di indulgenze elargite dalla Chiesa per tale atto penitenziale.
Pietro Valetti