È l'ora dei laici |
B287-A4
Assemblea della famiglia Lasaliana - Roma, Casa Generalizia, 4-5 ottobre 2003
Laicato e Chiesa del terzo millennio. - Implicanze per la Famiglia Lasalliana
Riccardo Mottigliengo
Nel Padre Nostro preghiamo "venga il Tuo Regno". Le nostre preghiere sono certamente ascoltate e infatti vediamo crescere molto rapidamente, in un tempo accelerato, una interdipendenza planateria esplicita. ( si cominciano davvero a vedere tutti gli altri )
La tecnologia satellitare, mentre spia, serve a collegare il mondo in video.
Ormai possiamo pensare che ogni angolo della terra sia visto e veda potenzialmente ogni realtà in tempo reale.
Sappiamo che questa potenzialità è sfruttata a fini economici-speculativi da centri di potere monopolizzanti… tuttavia la trasparenza indotta credo sia incontrollabile … anche Internet e la telefonia cellulare in tutte le sue dinamiche ne sono segni.
La conoscenza chiusa dentro le difficoltà di comunicazione che la Chiesa, soprattutto nella Sua parte istituzionale, ha cercato nel tempo di risolvere con la Sua capillarità missionaria, oggi vede gradualmente ridotta la Sua esclusiva.
Il Papa ,con l'organizzazione Vaticana, continua a rappresentare sul piano planetario con il Suo Santo dinamismo un esempio per ognuno di noi.
Anche la Lettera Pastorale di Fratel Alvaro indica una dimensione planetaria e una logica dinamica di riferimento.
Siamo per questo… La miscela che respiriamo per molti motivi soprattutto imposti volutamente da un sistema fondato e governato da, e su, un economia speculativa favorisce le convenienze dell'individualità e non la solidarietà caritatevole necessaria a sviluppare la comprensione.
La misericordia, il perdono, la carità che Gesù Cristo ci insegna a vivere sono elementi destabilizzanti per questi poteri economici settari e in fondo disumani.
Il nostro mondo è un sistema di interdipendenze che ha come attori tutti gli esseri umani tutte le persone che hanno vissuto e vivranno l'essenziale transito terreno.
Il rischio che corriamo è che ci guidino all'individualismo che frammenta e relativizza tutto, favorendo un etica altrettanto individuale che può essere più facilmente raggirata dalla pubblicistica.1
L'evidenza dell'interdipendenza necessaria che il titolo espone lo dimostra.
Tempo Persone Ecclesialità Istituzioni Famiglie sono attori di questo tempo che in accelerazione si va conformando alla Preghiera che Gesù ci ha insegnato.
Seguo volentieri la sua "Legge dell'Amore".2
Non sono in grado di dire meglio di Olivier Clement le cose che in questo passo condivido, allora lo cito integralmente:
"La laicità è la condizione normale in cui siamo tutti immersi.
Potremmo dire che la società secolare è l'aria, l'ambiente che riempie i nostri polmoni anche quando dormiamo.
Essere cristiani, oggi, parte da qui.
Ogni laico - dal greco laìkos - è membro del laós, del popolo, in questo caso del popolo di Dio.
Come battezzato, unto ( chrismé ) dallo Spirito, egli è "re, sacerdote e profeta". Re, per tentare di governare il suo destino nella luce di Dio, di ordinarlo nel senso più pieno della parola; sacerdote per fare l'offerta degli esseri, delle cose del mondo; profeta per imprimere un "altrove" nel quotidiano degli uomini e aprire così il futuro.
Non possono esserci "professionisti" del cristianesimo, anche se così si credeva nei tempi della cristianità, con il ruolo di direzione affidato al clero, e quello di ispirazione ed esempio ai monaci.
Oggi tuttavia, nei nostri paesi, ci si accorge che il clero non. è un'oligarchia privilegiata, ma si definisce come servizio, piuttosto al di sotto che al di sopra degli altri uomini.
Quanto al monachesimo, esso costituisce sempre, come diceva San Giovanni Crisostomo, una "santa deviazione", resa necessaria dall'inaridimento del mondo cristiano.
Nel Duecento, per esempio, quando tutti, in Occidente, erano battezzati, convertirsi significava farsi monaco.
Mentre oggi significherebbe provare a diventare cristiano, cioè impegnarsi seriamente, nella Chiesa, al servizio di Cristo, e di conseguenza nella forza della resurrezione, al servizio degli altri.
La distanza tra laici e monaci, squalificante per i primi, è diventata oggi la distanza ( che non è più squalificante per nessuno ) tra gli atei, gli agnostici, i gnostici e così via, ed i cristiani che tentano di vivere il loro cristianesimo.
Un laico cristiano è, perciò, pienamente responsabile, insieme agli altri, "una voce nel coro" come diceva Siniavski -, della Chiesa e della sua diffusione.
È bene, perciò, -anche se è difficile - che egli sia immerso nella secolarità.
Infatti gli compete, in qualche misura, esorcizzare le tendenze distruttrici proprio della secolarità e di approfondirne i semi di vita vera."
oppure analogamente Viva Gesù nei nostri cuori …
Un discorso sulla laicità ha anche questi contenuti, ma nel quotidiano siamo ancora al punto che un mio amico e confratello non si da pace di aver lavorato una vita facendo i turni alla "Fiatte", di aver allevato figli nella testimonianza di una seria devozione religiosa e nessuno di loro va in Chiesa e sono in situazioni critiche …
Ma anche un altro, dirigente altolocato, cristianissimo marito di cristianissima donna entrambi figli dell'Azione Cattolica, si trovano ottantenni ad avere davanti 8 figli di cui sette convivono.
Non posso e non so allargarmi alle situazioni che mi raccontano Don Ciotti o Zanotelli o il cistercense reduce dalla tragedia algerina o i fratelli che vivono e lavorano in Perù o ai sussurri di Apfthe sull'Eritrea.
Ma ho seguito la Quaresima di Fraternità negli ultimi anni e tutto concorre a farmi pensare che i laici di tutto il mondo, nord o sud, oriente o occidente che sia, che lavorano seriamente per vivere guardando in alto, hanno una battaglia epocale da combattere.
Il maggior bene possibile che possiamo fare per rispondere al desiderio di Dio non è un'aspirazione che non si incarna mai esaurendosi nella ricerca dell'aspirazione perfetta … in buona fede o come scelta politica scorretta.
Non possiamo non ricordare a questo proposito il lavoro fatto e il pensiero di H. U. Von Balthasar che ( tra l'altro fondò l'Istituto Secolare Joannes ) e la sua logica dell'impossibile- possibile che spetta al Cristiano che condivide il Crocifisso e la Sua Croce come certezza del suo tempo.
Neanche secondo sagge visioni politiche dove il possibile è un'arte3
La vocazione4 è una dimensione coscienziale che ci richiama in ogni modo e quindi anche a modo nostro a amare di più Dio e il prossimo, sulla scia di Gesù Cristo e delle sue poliedricità che lo rendono pane per tutti.
Io sono un laico o un cristiano?
È una riflessione che sento di dover proporre perché l'aspetto fin troppo evidente del nostro discorso è che I laici sono una evidente risorsa per sostituire nelle funzioni secondarie e consultive Chierici e religiosi in crisi di numeri e di risorse ( purtroppo non ancora economiche ).
Il problema è uscire dalla fase "consultiva" e farci chiedere e richiamarci autorevolmente e canonicamente, una dedicazione proporzionale a questo.
È evidente che dei Laici abbiamo un idea e ne facciamo spesso un uso all'antica, senza mettere in secondo piano il piacere che i laici provano ad essere considerati sudditi interessati.
A questo proposito il presidente dei Teologi Italiani, Mons. Giacomo Canobbio ha scritto un saggio, Laici o Cristiani? che ci aiuta a farci innanzitutto comunione missionaria nel mondo anche attraverso la coltivazione di orti sempre che siano finalizzati a questo scopo e non "conclusi".
Il tema che ritengo molto interessante in relazione alla famiglia Lassaliana è quello derivante dal dibattito postconciliare che Canobbio "media" in una considerazione ampia della forma laicale di vita cristiana come figura di valore.
"Tale prospettiva sembra riproporre, nonostante il tentativo di superare la rigida catalogazione dei gruppi di fedeli, la dottrina degli `stati di vita'.
Questa era servita nei secoli passati a precisare e gerarchizzare le modalità fondamentali della sequela di Cristo che lo Spirito suscita nella chiesa.
La medesima riproposizione sembra manifestarsi in alcuni avvenimenti ecclesiali recenti.
Le prassi ecclesiali, in effetti, al di là della esplicita intenzionalità di coloro che le attuano o le promuovono, rispecchiano e producono una visione teologica.
Si allude alle ultime tre Assemblee ordinarie del Sinodo dei vescovi, che nella scelta dei temi seguono la disposizione della Lumen Gentium a proposito dei vari gruppi di fedeli che compongono la chiesa:
« Vocazione e missione dei laici nella chiesa e nel mondo » ( 1987 );
« La formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali » ( 1990 );
« La vita consacrata e la sua missione nella chiesa e nel mondo » ( 1994 ).
Queste Assemblee con il dibattito che le ha accompagnate e le rispettive Esortazioni apostoliche che hanno provocato ( Christifideles laici [1988], Pastores lobo vobis [1992], Vita consecrata [1996] ) hanno infatti lasciato trasparire l'idea che la chiesa sia costituita da tre 'stati di vita'.
L'idea appartiene al comune modo di pensare: nella elencazione dei gruppi o delle forme di vita cristiana si ripropone continuamente l'articolazione della chiesa secondo la tradizionale triplice ripartizione di chierici, religiosi e laici.
In modo particolarmente chiaro si esprime al riguardo l'Esortazione apostolica Vita consacrata che, in risposta a un quesito dei Padri sinodali, parla esplicitamente di « fondamentali stati di vita » ai quali « è affidato il compito di esprimere, nel suo proprio ordine, l'una o l'altra dimensione dell'unico mistero di Cristo » ( n. 32 ).
Alla luce del dibattito teologico sviluppatosi in coincidenza con l'Assemblea del Sinodo del 1987 e descritto nel chiarificazione capitolo nono, tale tripartizione risulta però problematica.
Sembra infatti far retrocedere alla teologia precedente al Vaticano II, cioè a una concezione secondo la quale le diverse condizioni vitali, o vocazioni, indicherebbero una diversa collocazione in rapporto alla santità.
L'ultimo concilio, invece, dichiarando che tutti i fedeli sono chiamati alla perfezione della carità, non permetterebbe più di ripartire i fedeli in stati di vita, qualora con tale espressione si voglia indicare che alcuni sono posti in una condizione privilegiata rispetto ad altri in rapporto alla perfezione cristiana."
Si preoccupano in tanti di questi temi , come non provare a capirci bene anche approfondendo cosa scrive Bruno Forte nel suo saggio "Laici nella Chiesa e nella Società civile"5 o Giorgio Campanini6 con la sua "scommessa sulla laicità "cenerentola del nostro tempo ecclesiale…?7
Citando la premessa di Fratel Bruno …con il dono della vita siamo chiamati a realizzare il piano di Dio su ognuno di noi … mi pongo e chiamo altri ( chiamanti e chiamati si scambiano sempre i ruoli ) a non avere aspirazioni se non come reale movente definitivo, risolvendo i dubbi nella preghiera, di una cristiana realizzazione personale integrale8 che serva sempre.
Sono convinto che mettere ogni cosa in rapporto a Gesù Cristo, ma proprio tutte, senza riservarne qualcuna al nostro banale interesse giudicante, aiuti qui e adesso la venuta del Regno che viene.
1 Abbiamo sostegni "tecnici" dagli studiosi di Teoria dei Sistemi"…
La frammentazione del pensiero è come un virus che può infettare ogni sforzo dell'uomo.
Piuttosto che pensare insieme e all'insieme le persone preferiscono definire il loro ambito di pensiero, di lavoro ,cercando di vincere sugli altri.
L'approccio sistemico ci ha dimostrato che questo è un modo riduzionistico di sezionare il mondo.
Il concetto che tutti questi frammenti esistano in modo separato è evidentemente un'illusione che conduce a un conflitto e a una confusione senza fine" …
Pensare in modo sistemico significa sviluppare un insieme di competenze che ci consente di cogliere le interrelazioni esistenti tra gli elementi che compongono un sistema facendo emergere i mo i modelli o schemi di comportamento piuttosto che analizzare singolarmente gli eventi stessi.
L'eccessiva focalizzazione su singole variabili spesso non ci consente di cogliere il modo con cui le variabili interagiscono tra loro originando i comportamenti osservati.
È proprio in questo cambiamento, nel modo di leggere la realtà, di esplicitare il nostro pensiero, di dialogare e di approfondire gli schemi e le strutture che hanno origine e che daranno vita ai risultati futuri che sta l'essenza dell'approccio sistemico e delle organizzazioni che apprendono…
Pensare in modo sistemico significa vedere il sistema come la causa del comportamento dinamico e non come l'effetto.
Vedere quale causa principale dell'evoluzione di un fenomeno l'insieme delle politiche e dei processi che compongono la sua struttura ci consente di focalizzarci maggiormente su come creare il nostro futuro piuttosto che su come cercare di prevederlo.
2 Così sono chiamate le Costituzione del mio Istituto Secolare. ( Unione Catechisti di Gesù Crocifisso e di Maria Immacolata )
3 ( da Nuovo Patto-H.U.Von Balthasar-pag.470 )
IMPOSSIBILITA' POSSIBILE
…come si e' gia visto cristiano e utopico stanno faccia a faccia.
Entrambi sanno che l'impossibile deve essere reso possibile affinché l'uomo possa essere ciò che è.
È inutile unificare a tal punto possibile e impossibile che entrambi scompaiano nella vuota libertà dell'uomo di essere sia Dio sia diavolo;ciò è fallimentare quanto al compito della solidarietà umana; l'uomo è custode di suo fratello.
a il fratello è un "impossibile" come io lo sono;perciò soltanto insieme,in uno sforzo sostenuto dalla speranza utopica, possiamo impegnarci a camminare verso il punto in cui l'impossibile si rovescia nel possibile,reale e necessario.
L'utopia ha la gloria davanti a sé;è sospinta dalla forza di scatto dell'impossibilita' di oggi.
Non può più esistere la morte,e più nessun dolore lamento e pena ogni lacrima deve essere astersa,le cose di prima sono passate ( Ap 21,4 ).
Qualcosa nell'uomo e nel mondo ci autorizza a una tale speranza: il sapere che,controvoglia ( Rm 8,20 ), soggiaciamo ad una dominazione estranea ( Rm 5,14 ),e che sull'orizzontale "vanità del nostro tempo qualcosa pende,qualcosa DEVE intervenire lungo la verticale , se l'adesso può in genere esistere nella sua impossibilità.
Ma gli araldi dell'utopia si ripromettono di poter diventare padri del futuro senza essere stati figli del passato.
Essi vogliono creare senza aver ricevuto , e questo significherebbe essere Dio stesso.
Contro di loro parla il fatto che essi pretendono per se,in vista del futuro assoluto , quello stesso paternalismo contro cui si rivoltano….
Ma come può generare un tale amore chi non l'ha ricevuto ?
Soltanto chi lo incontra lo riconosce ; soltanto chi è dall'amore -incompren- sibilmente - interpellato può ( per la sua grazia e la sua forza ) rendergli risposta. Per questo Gesù rimanda gli adulti che vogliono entrare nel regno alla improblematica disponibilità a ricevere dei bambini il cui stato è proprio di coloro a cui si dona per amore.
Il potere dell'Innalzato comincia così , nel tempo del mondo, l'odore e il sapore della croce.
Dove questo non è percepito - per esempio, nei programmi di una rivoluzione cristiana- cristiani e non cristiani potrebbero aver motivo di essere diffidenti
Ciò vale per tutto il popolo di Dio ; " non ci sono tra noi molti sapienti secondo la carne ( il mondo ) ,non molti potenti, non molti nobili"( 1 Cor 1,26 ): questa diagnosi e' sempre valida.
Un popolo è fatto solo in minima parte di uomini abili alla guerra , ma per gran parte di donne ,bambini , vecchi, per non parlare di malati, degli invalidi e dei pazzi.
Il popolo di Dio ha in senso sociologico ma anche cristologico una struttura simile.
Volerlo diverso sarebbe incredulità e fantasticheria.
E gli abili alla lotta , l'elite, per essere forti ,saranno fatti accostare più degli altri all'impotenza:" La forza giunge a compimento nella debolezza".
E affinché sia evitata la confusione tra la forza di Dio e le proprie capacità, a Paolo viene dato l'angelo di satana che lo schiaffeggi.
Nessuna richiesta a un trattamento di maggior riguardo viene esaudita: "Ti deve bastare la mia grazia ,infatti la forza giunge a compimento della debolezza "( 2 Cor 12,10.7-9 ).
Tutte e due le cose dunque , la misera condizione della chiesa come popolo e in particolare la riduzione all'impotenza dei santi, si riferiscono funzionalmente alla potenza del Risorto nel mondo.
Nessun "aggiornamento" di vecchie forme di pensiero, di metodo, di vita dei cristiani, nessuna "azione cattolica",nessuna "teologia politica" ,in qualunque modo vengano prescritte, metterà fuori gioco questa legge fondamentale.
E sarebbe bene che non se ne scordassero mai.
Perciò l'impegno dei santi sfugge a ogni statistica: in quanto impegno nella preghiera pura ,nella notte della croce, nella sofferenza nascosta, esso può essere molto più fruttuoso di ciò che si verifica visibilmente e che più in là può essere storicamente riscontrato. "Voi infatti siete morti e la vostra vita e' nascosta con Cristo in Dio." ( Col 3,3 ).
L'amore fraterno edifica il regno, è già segretamente il regno.
Ma non siamo noi a costruirlo, bensì lui che e' presente in noi e attraverso noi.
L'accanita interminabile fatica del mondo di interpretare la sua presenza come un passato liquidato da lungo tempo, per trasformare il suo evento in una diceria e dissolvere l'unitaria struttura del vangelo in brandelli archeologici, per logorare psicologicamente i cristiani e minarli spiritualmente ( piuttosto che attizzare la loro spiritualità con prigioni e torture ):questo sforzo, cha va crescendo via via, dimostra la forza della sua presenza.
4… La vocazione è una serie di scelte lungo tutta la vita, un itinerario lungo il quale la persona si rende cosciente della chiamata di Dio e delle esigenze radicali che comporta, a cui cerca di rispondere con fedeltà e amore".Fr Alvaro
> "La chiamata deve essere suscitata. Si tratta di ravvivare la capacità di ascolto della voce di Dio e rispondervi positivamente".
Voce di Dio che, precisa Fratel Alvaro, si avverte: "vedendo gli avvenimenti della vita come segni dell'azione di Dio, … sentendosi interpellati dai problemi umani, …scegliendo i valori evangelici che implicano rinuncia e rischio, … manifestando disponibilità agli impegni che Dio chiede". Suscitare vocazioni è formare a questa sensibilità.
5….discepoli di Dio solo nell'"imitatio Christi crucifixí", di fronte alla tragica separazione della maschera dalla verità ci viene chiesto di essere testimoni del senso più grande della vita e della storia, nella fede in Colui che ha compiuto il suo esodo verso il Padre e ci ha aperto le porte del Regno, quale vivente profezia del Dio con noi.
Ciò richiede di arare la verità dell'ultimo e di essere pronti a pagare il prezzo per essa nella quotidiana fatica che ci relaziona a ciò che è penultimo: solo così si potrà essere suoi testimoni per gli altri.
Occorre ritrovare la forza irradiante della passione per la Verità, in cui si fonda nella maniera più vera la dimensione missionaria della vita ecclesiale.
Non si tratta solo di compiere una scelta per il senso della nostra vita e della storia rivelato in Gesù Cristo, ma di offrire anche una testimonianza decisa di speranza come servizio agli altri, avendo lo sguardo rivolto al Dio che viene.
Così deve porsi chi crede che la verità si è detta in Gesù Cristo e va annunciata come via e promessa per il regno.
Amare la verità significa avere lo sguardo rivolto al compimento di questa promessa.
Il rilancio missionario connesso alla "nuova evangelizzazione", pensato per la Chiesa italiana specialmente in ordirne al progetto pastorale di valenza culturale, non domanda alcun atteggiamento integralístíco, che voglia propagandare un'ideologia, ma la testimonianza dell'alterità pura e forte di Dio, che si é detta in Gesù Cristo, e che sola riempie il nostro cuore di speranza e di pace. Essere pronti a pagare il prezzo per questa verità in ogni comportamento è la dimensione di carità missionaria richiesta oggi in particolare ai credenti in Cristo, alle soglie del nuovo millennio.
Si tratta di far maturare coscienze adulte, desiderose di piacere a Dio in tutto, e pronte a pagare il prezzo della fedeltà a Lui in ogni scelta.
6 Il Laico nella Chiesa e nel Modo ( Ed.EDB )
7 Alla fine, la prospettiva dell'impegno del cristiano nella storia può essere definita in termini di "scommessa" sulla laicità.
La Chiesa abbandona le antiche sicurezze, esce dal regime di cristianità, supera la figura dello "Stato cattolico", non rivendica una sua "alterità" rispetto alla storia, ma si immerge pienamente e compiutamente in essa, per esercitare ? lì e non altrove ? la sua missione salvifica.
L'attenzione alle strutture della società ? e dunque alla vita della comunità politica, alla famiglia, alla professione, al lavoro ? altro non è che l'espressione di questa riscoperta della laicità.
Così "nulla è profano per il cristiano, salvo quello che egli stesso "profana" col peccato, che altro non è se non mancare di far sì che Dio sia per noi pienamente Dio in tutte le cose"." L'impegno del cristiano nel mondo, fondamentale banco di prova della sua "laicità", altro non è dunque che un cercare e trovare Dio "fuori del tempio", là dove i "segni liturgici" cessano e là dove si manifestano altri misteriosi "segni", i semina Verbi sparsi nel mondo.
"Questa carne ? affermava audacemente uno dei primi scrittori cristiani? è copia dello Spirito.
Nessuno pertanto che corrompe la copia potrà partecipare dell'originale".` in questo senso la "carne" che è il mondo è il campo nel quale si decide, alla fine, il senso dell'esistenza cristiana. …
Il laico è colui che risponde alla sfida e accetta il rischio, cercando di assumere e di vivere sino in fondo le realtà temporali per " ordinarle secondo Dio".
Così, " prestando il proprio responsabile servizio verso il mondo, egli lo conduce, attraverso la storia, verso il suo stato di compimento".
Coltivare la terra, nel suo senso più esteso, è e rimane compito fondamentale dei laici e la risposta a uno specifico mandato di Dio, una chiamata contenuta già nelle prime pagine della Bibbia.
Trasformare il mondo è possibile a molteplici livelli, e, certo, il servizio della Parola, l'assiduità nella preghiera, la testimonianza della carità contribuiscono essi pure, per vie misteriose ma reali, a questa umanizzazione del mondo, ma lo stile laicale di questo servizio è l'impegno a moltiplicare nel mondo i segni dell'amore di Dio per l'uomo.
In questo senso si può parlare, arditamente ma non impropriamente, di una vocazione del cristiano alla liberazione del mondo: "con il proprio impegno il cristiano vive nell'impegno di Dio per la liberazione del mondo".
"Liberare il mondo", anziché limitarsi a " giudicarlo" è i1 senso profondo della laicità cristiana.
8 L'intervento Conciliare di Maritain ( ispirato da Blondel, Peguy e Leon Blois, ) è un esplicito e particolare amorevole dono di Dio ai cristiani .