Fr. Teodoreto educatore |
B291-A3
Fratel Mario Presciuttini
Il termine educatore, applicato a Fratel Teodoreto, assume delle connotazioni particolari.
Certamente, sotto questo aspetto, sarebbe da considerare la sua attività primaria di insegnante elementare ( dal 1889 al 1897 ), di insegnante di disegno nei corsi post-elementari, di direttore e di responsabile didattico della rete di scuole della ROMI ( Regia Opera Mendicità Istruita ) per lungo periodo fino al 1937.
Attività in cui ha espresso tutta la sua disponibilità, capacità educativa e dedizione apostolica.
Le fonti, però, non si dilungano molto su questi settori legati più direttamente all'insegnamento scolastico.
Invece sono molto ricche, specialmente le lettere, su dei versanti che ritengo più meritevoli di essere considerati come ricca ed originale espressione del suo essere educatore.
Ne considero brevemente alcune angolature più essenziali.
È la caratteristica più accentuata nella vita di Fratel Teodoreto, specialmente a partire dal 1906.
In consonanza con quanto afferma il Padre Ambrogio Eszer, relatore nella causa di beatificazione: aveva la "consapevolezza di avere una missione particolare che lo fece anche divenire più di un qualsiasi maestro di scuola che si accontenta di insegnare l'una o l'altra disciplina.
Egli volle soprattutto formare la coscienza cristiana degli allievi, e così la sua pedagogia si riferiva sempre all'intero uomo, nella sua ‚totalità personale, non ad una sola parte di lui".
Durante il suo secondo noviziato a Lembecq-Lez-Hal, a seguito di una conferenza sulle opere di perseveranza, ebbe la prima intuizione di una chiamata specifica a coltivare dei discepoli particolarmente formati dal punto di vista religioso, spirituale ed apostolico, nella scuola ed al di là della scuola.
Questa intuizione si incontrerà poi con le rivelazioni del Crocifisso a Fra Leopoldo Maria Musso, da cui prenderà il via l'idea dell'Unione di Gesù Crocifisso e Maria Immacolata.
Questo sarà il campo educativo, oltre e a partire dall'attività scolastica, a cui Fratel Teodoreto dedicherà le sue energie e le sue capacità educative fino alla fine della vita.
Lui stesso racconta, in una lettera del 1931 ( B36 ): "In un pomeriggio del mese d'Aprile del 1913 il Direttore dei Fratelli esprimeva, in un colloquio con Fra Leopoldo, il desiderio di istituire, tra i numerosi alunni delle Scuole Cristiane, un'Associazione di giovani scelti tra i migliori per aiutarli a condurre una vita intensamente cristiana".
E Fra Leopoldo rispose a nome di Gesù Crocifisso: "Dirai al Fratello Teodoreto che faccia ciò che ha nella mente".
Vediamo brevemente gli aspetti educativi connessi a questo programma.
In tutta la sua corrispondenza, eccetto due veloci biglietti di servizio, questa connotazione è sempre insistentemente presente.
È l'asse del suo atteggiamento educativo verso qualunque interlocutore.
Le citazioni potrebbero essere infinite.
Dalla prima del 1893, in una lettera al nipote Bartolomeo, che sta divenendo Fr. Bonaventura: "Sì, Bartolomeo caro, procura di corrispondere a tanta grazia e mira a farti santo, perché Iddio ti vuol santo, questo è certo, e ti dà tutti i mezzi per divenirlo.
Sia la santità l'unico nostro scopo" ( P1 ), fino alla fine della vita.
"Facciamoci santi finché ne abbiamo tempo, perché quando vorremmo tempo non lo potremo più avere" ( C178, del 20 agosto 1927 ).
Si tratta di una vita interiore fondata su salde convinzioni di fede e vissuta con tranquillo abbandono nelle mani di Dio.
Alcune frasi raccolte nella conversazione con Fr. Teodoreto da parte del Can. Michele Peyron durante l'Udienza pontificia dell'8 ottobre 1942, ne danno l'ossatura portante: "Guardata con gli occhi della fede, la vita è bella: bisogna mantenersi tranquilli, non affrettarsi né affliggersi mai di niente; mettere tutto nella mani del Signore – Lui farà il resto – noi abbiamo fatto umanamente quello che si è potuto".
"Chi si aggrappa alla Croce, non fa naufragio.
Se l'interno è fatto, l'esterno verrà – Con la Pazienza si abbatteranno tutte le difficoltà.
Vedere con gli occhi di Dio. Fare tutto per Iddio, prendere tutto da Dio.
Queste cose si capiscono con la meditazione"
"L'Unione dei Catechisti – è ferma da parecchi anni su 17 membri ed ha un solo postulante; la causa non sarà la mancanza in me dello spirito di sacrificio? Dell'umiltà? Della penitenza?" ( P174, 9 del 20 dicembre 1948 ).
"Preparare bene le piccole esortazioni da farsi ai giovani nelle adunanze, perché da queste dovrebbe incominciare la trasformazione della loro condotta" ( P47, del 7 marzo 1935 ).
"I giovani del campeggio si sono comportati molto bene; furono veramente ben scelti.
Speriamo che i frutti siano abbondanti. Qui non si risparmiò nulla di quello che si poteva fare per trattarli bene e per incamminarli verso l'Unione" ( P63, del 1° agosto 1938 ).
"Scegliere i migliori Zelatori per formare il gruppo degli Allievi Catechisti – non troppo numeroso per poter dare un'impronta religiosa particolare che si trasformi poi in tradizione o consuetudine.
In questi primi anni curi bensì lo studio della Religione con ampiezza e chiarezza, ma soprattutto abbia di mira la formazione di una vita profondamente cristiana convinta, portando gli Allievi catechisti a un'ascesa continua proporzionata alla loro età.
Si faccia aiutare dai giovani nella distribuzione dei foglietti della Divozione e nella tenuta del registro degli Ascritti, degli Zelatori e nel compilare gli elenchi" ( P128, del 29 novembre 1946 ).
Pur essendo attento a tutte le necessità dei ragazzi, la sua preoccupazione centrale resta sempre la spiritualità: "Faccia pure giocare prima dell'adunanza e anche dopo se non disturba l'Istituto; il gioco è necessario ai giovani, l'essenziale è che non si esageri e non entri la passione" ( P170 ).
Infatti, ricorda pure che "In quel tempo si era dovuto chiudere nella Comunità di S. Pelagia il Circolo e la Società sportiva perché non davano risultati di vita cristiana" ( B36 ).
La lettera P190, del 31 luglio 1950, dopo il saluto al destinatario passa a rivolgersi a tutti i presenti presso di lui: "Mi permetterei di rivolgere una parola di saluto a ciascuno.
Comincio da Conti Domenico – Ed eccomi alla cartolina di Pietro Bagna – Carissimo Tullio – E per il mio carissimo Oreste Solero – Ritorno a te, carissimo Carlo ".
"Lei intanto stia tranquillo, faccia buone gite e imbaroni molta salute perché ne ha bisogno Lei, la Scuola e l'Unione" ( P59, del 20 luglio 1937 a Fr. Anastasio ).
"Se fossi lì vorrei dire a tutti e a ciascuno un bravo ma proprio di cuore, ed esortarli a continuare nel portare il peso del buon andamento, in modo che tu possa trascorrere i pochi giorni di ferie nella massima tranquillità, per acquistare quella salute di cui hai tanto bisogno – A tutti i cari giovani dico di continuare ad esercitarsi nella pietà, nella carità fraterna e nell'obbedienza; di stare allegri, ma di amare molto Nostro Signore Gesù Cristo e la sua e nostra Madre Maria SS.ma" ( P70, del 27 luglio 1941 ).
"Sono lontano da voi col corpo, ma con l'anima vi sono molto vicino e vi seguo nella Cappella e nella casa dispersi nei diversi angoli.
La vostra buona volontà supplirà alle manchevolezze inerenti alle circostanze attuali e vi porterà a fare degli esercizi spirituali eccezionali atti a portarvi a una vera santità" ( P94, del 27 giugno 1943 ).
Fratel Teodoreto educa con profondo rispetto verso le persone, rispettando sempre i ruoli.
Secondo uno stile fortemente lasalliano, Fratel Teodoreto voleva formare discepoli in grado di gestirsi anche con forte autonomia. Lui ne era la guida rispettosa.
"Nell'Unione del SS. Crocifisso c'è un gruppo di giovani che hanno superato i venticinque anni di età e che sono in grado di dirigere l'Associazione con un capo eletto tra loro" ( P22, del 4 maggio 1926 ).
"Ora tutti i membri del Consiglio sanno che io ritengo necessario decidere ogni cosa nelle adunanze Consigliari, sempre precedute da preghiere, per essere sicuri di non errare.
Quindi sebbene io abbia potuto esprimere la mia preferenza per l'uno o per l'altro progetto, non ho inteso di decidere da solo quello che il Consiglio aveva riservato a sé dopo la presentazione dei dati precisi sulle spese per l'uno o per l'altro" ( P33, del 18 luglio 1932 ).
"Mi astengo, per ora, da esprimere la mia idea a tale riguardo, perché ritengo essere necessaria al Presidente Generale libertà intera di proporre, o no, ai Consiglieri, le cose da discutere" ( P53, del 28 luglio 1936 ).
"Se io dicessi a Lei di frenare la fantasia, di essere un po' più ottimista o altre cose simili, sentirei che molte ragioni, e soprattutto molti fatti, sono favorevoli a Lei e non a me.
Però vi è una correzione che io potrò sempre fare a me stesso e a Lei.
Il rimprovero di non fare per Iddio quello che dovremmo fare.
Su questo punto sento che il rimprovero principale devo farlo a me che dopo aver predicato agli altri lascio raffreddare me stesso nel fervore" ( P11, del 10 novembre 1914 ).
"Mi raccomando alle sue preghiere per fare anch'io quello ( che ) raccomando a lei" ( C590, del 14 luglio 1935 ).
"Desidero esporre a Lei un'idea riguardante la formazione culturale degli Allievi Catechisti per averne il suo parere, prima di scriverla al Fr. Ambrogio incaricato dell'Unione a Piacenza" ( P153, del 4 novembre 1947 ).
"Grazie per le preghiere che fanno per me e per i Catechisti i quali vedono, nei settecento alunni, gli effetti delle grazie di Dio.
Sono tutti operai o figli di operai e quindi esposti a grandi pericoli" ( P199 del 9 aprile 1952 ).
Per questo nacque la Casa di Carità Arti e Mestieri, "una proposta tipicamente lasalliana, tutta intesa a promuovere umanità, a valorizzare i talenti, preparando giovani e lavoratori per un valido inserimento e una efficace presenza di animazione cristiana nel mondo delle attività produttive di beni e di servizi" ( Causa p. 12 ).
L'assillo educativo di Fratel Teodoreto era legato alla prospettiva di vita cristiana ed apostolica degli alunni al di là del periodo trascorso a scuola, con una tensione verso un futuro coerente e impegnato.
"Volendosi iniziare l'Unione, dove non esiste altra opera di perseveranza, basta scegliere sei o sette alunni per ogni classe, e riunirli una volta la settimana, seguendo il programma delle adunanze contenuto nel Regolamento.
Conviene quindi aggiungere gradatamente ai primi scelti, gli altri alunni che fanno qualche sforzo per meritare, con la buona condotta e la diligenza nello studio, di essere accettati nell'Unione, in modo da terminare l'anno scolastico con l'iscrizione alla medesima di un buon numero di allievi" ( P44, 1° venerdì di ottobre 1934 ).
"Cerchi di fare dei veri amanti di Gesù Crocifisso e di Maria Immacolata, per quanto comporta la loro età, che piglino l'abitudine di praticare la divozione alle cinque Piaghe tutti i giorni
Stia in guardia contro il pericolo di formare dei catechisti all'acqua di rose che alla prima difficoltà si ritirano dall'apostolato" scriveva a Fr. Saturnino il 12 gennaio 1951 ( P193 ).
Per questo considerava di centrale importanza i momenti di ritiro spirituale: "Spero che riprendano i ritiri spirituali, siano illuminate le menti e scaldati i cuori da progredire sempre più nella via della santità.
Ciò che ha contribuito a mantenere i Catechisti uniti sono stati i ritiri mensili i quali hanno illuminato le menti e scaldati i cuori e ottenuto per i meriti di Gesù Crocifisso la perseveranza nella Vocazione" ( C9290, del 18 ottobre 1953 ).
Tutta l'azione educativa di Fratel Teodoreto è impostata sulla proposta di ideali di forte intensità e di elevato orizzonte.
"I tempi attuali richiedono dei Santi e Dio cerca degli uomini di buona volontà, che si offrano a Lui con cuor generoso, per santificarli" ( P94, del 27 giugno 1943 ).
"Avete scelto un ideale sublime: Amare illimitatamente Gesù Crocifisso e farlo conoscere dall'umanità.
Mantenetelo sempre vivo dinanzi ai vostri occhi e per riuscirvi meditate almeno ogni venerdì sulle formule delle preghiere alle cinque Piaghe di Gesù Crocifisso e non dite nessun no alle ispirazioni del suo divin Cuore" ( P201, 1° venerdì d'agosto 1952 ).
"Continui a portare i Soci alla massima santità possibile a ragazzi e sia fermo a non ammettere o a escludere quelli che abbassano il livello della vita cristiana" ( C113, del 27 dicembre 1920 ).
L'educazione alla perseveranza, attraverso la formazione dell'Unione, costituisce un impegno primario per l'Istituto e un mandato particolare ai Fratelli delle Scuole Cristiane.
"Ricordi ciò che le feci leggere di quel Santo: Dirai ai Superiori del Fr. Teodoreto d'aver maggiore fiducia ecc.
Quelle sono proprio parole di Nostro Signore Gesù Cristo, ne sono certo e sicuro" ( B16, del 5 maggio 1913, al Visitatore ).
"Beati saranno quei Fratelli delle Scuole Cristiane che si interesseranno per la Pia Unione e coopereranno in favore di essa secondo il cuor di Dio" ( B42, del 2 novembre 1935 e B51, Circolare ai Fratelli del 1939 ).
"Ogni Fratello delle Scuole Cristiane parli a scuola e fuori di scuola della Divozione a Gesù Crocifisso e insista perché i propri allievi diano il loro nome all'Unione Catechisti almeno come Ascritti o come Zelatori" ( B55 del gennaio 1940 ).
"Dico a tutti i Fratelli delle Scuole Cristiane che io con la pia Unione li ho chiamati ad una missione molto alta; perciò si ricordino ogni giorno di tanto bene che si va facendo e nessuno di loro venga meno, né faccia difetto col denigrarla; si ricordino che è opera mia e quelli che non si sentono di aiutarla, si guardino bene dal biasimarla" ( B86 del 10 luglio 1915; dal diario di Fra Leopoldo, parole ispirate da Gesù ).
Termino ribadendo una chiara convinzione espressa dal Card. Anastasio Ballestrero quando, insieme a tutti i Vescovi del Piemonte, scrive la Lettera postulatoria per la causa di beatificazione: "Per convinzione intima e personale sono persuaso che l'introduzione della Causa risponderà alle attese di molti, ripresenterà ai giovani l'ideale di una consacrazione anche nelle attività umane e di impegno apostolico, proporrà agli insegnanti religiosi e laici un modello di azione educativa nella scuola, di squisita ispirazione evangelica che tende a consolidare e a far perseverare nel servizio della Chiesa e della società i giovani in essa educati" ( 20 febbraio 1981 ).
E quanto afferma il Relatore della Causa nell'appoggiare la eventuale beatificazione di Fratel Teodoreto: "La terza ragione è che il Servo di Dio fu un ottimo pedagogo pratico, degno di ottenere un posto d'onore accanto a S. Giovanni Bosco.
Le sue opere provano che la Chiesa cattolica era ed è sul campo della pedagogia particolarmente florida" ( Causa p. 51 ). S. G. B. de La Salle che fa scuola.