Maria, Icona della dignità umana

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( Seguito della meditazione di don Paolo Ripa di Meana, svolta l'8 dicembre 2011, solennità dell'Immacolata Concezione, già in parte pubblicata nel precedente bollettino )

Dono totale di Maria nella maternità

Quella di Maria, nel tempo della gestazione, fu una relazione di dono totale.

Gesù non ebbe padre nel senso genetico della parola.

Nel suo caso la recezione dei lineamenti fisiologici e psicologici avvenne attraverso un unico canale, provenne da un'unica fonte: la Madre.

La somiglianza fisica tra la Madre e il Figlio, dovette essere enorme; le reazioni e il comportamento generale dovettero somigliarsi molto nella Madre e nel Figlio, come traspare chiaramente nei vangeli.

Com'era Maria?

Basta guardare Gesù!

Il Figlio doveva essere l'immagine di sua madre, sia nell'aspetto fisico, sia nelle caratteristiche psichiche, sia in quelle spirituali.

Tutto questo Gesù se lo trovò come dono di quella relazione intima che avviene tra la madre e il bimbo nel grembo materno.

L'essere umano in divenire è così dipendente dall'essere-insieme ad altre persone che, attraverso la madre, incomincia a prendere coscienza di sé.

Nel sorriso materno il bimbo s'accorge che esiste un mondo in cui egli è accolto, è il benvenuto, e in questa primordiale esperienza egli prende coscienza di sé.

Il che vale anche per le successive funzioni della crescita e dell'educazione.

A lungo, ancor prima dell'apprendimento della lingua, tra madre e bambino s'intreccia un dialogo senza parole sulla base di quell'essere insieme che è costitutivo dell'autocoscienza d'ogni uomo.

Questo significa che Gesù deve soprattutto a sua Madre la propria autocoscienza umana, a meno che non vogliamo ritenerlo un bambino prodigio soprannaturale che non deve a nessuna creatura tale coscienza di sé.

Ma ciò metterebbe in pericolo l'autenticità della sua vera natura umana.

Di nuovo dunque la figura di Maria ci illumina sulla dignità altissima dell'uomo, creatura che Dio fa crescere e prepara per Sé attraverso la relazione con altri esseri umani.

C'è un'unica condizione perché ciò avvenga: che sia, come quella tra Maria e Gesù, una relazione di dono.

Ciascuno è chiamato a fare della propria esistenza un dono per gli altri.

Se ciò si realizza armonicamente, allora l'uomo e la donna crescono su quel modello che sono Cristo stesso e Maria e passano dalla chiamata ricevuta con l'esistenza alla realizzazione sempre più piena e felice di essa.

Maternità spirituale

C'è infine un altro aspetto per cui la maternità divina di Maria è icona della dignità dell'uomo e della donna.

Maria, da Gesù in croce, riceve la missione di una "maternità spirituale" nei confronti degli uomini: "Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: - Donna, ecco il tuo figlio.

Poi disse al discepolo: - Ecco la tua madre!

E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa" ( Gv 19,26-27 ).

Ebbene, la maternità spirituale consiste soprattutto nel fattoche Maria continua a partorire Gesù Cristo in noi.

Ella genera Cristo e lo dà alla luce, in noi e attraverso di noi. Gesù Cristo vive e cresce nella misura in cui i suoi sentimenti, comportamenti, reazioni e stili di vita, appaiono nella Chiesa e nel mondo, attraverso la nostra vita.

Il nostro è un destino "materno": formare e dare alla luce Gesù Cristo!

La Chiesa è Cristo.

Essa ha una dimensione interiore che è facile perdere di vista: è il Corpo di Cristo o Cristo totale.

La Chiesa cresce dall'interno, con forza endogena, per assimilazione interiore.

Non la si può ridurre a statistiche o proporzioni matematiche: tanti battesimi, tanti matrimoni, tante missioni …

Nella misura in cui incarniamo il comportamento e gli atteggiamenti di Cristo, il Cristo totale avanza verso la sua pienezza.

E noi diamo un impulso a una crescita costante di Lui, con la nostra vita piuttosto che con le nostre istituzioni.

Dio non ci chiama a trasformare il mondo principalmente con l'efficacia dell'organizzazione, ma attraverso la conformità "all'immagine di Cristo suo Figlio" ( Rm 8,29 ).

Sì, come Maria, abbiamo anche noi un destino materno, siamo chiamati ad essere "madri" gli uni per gli altri.

Come? Accogliendo, al nostro livello, il compito di maternità spirituale di Maria e cioè il compito di generare Cristo nel fratello e nella sorella.

Quanti altri aspetti si potrebbero approfondire, ma il discorso si farebbe troppo lungo.

Ci dobbiamo fermare qui.

Certo, è davvero grande la luce che riceviamo dalla contemplazione della figura di Maria.

Per comprendere l'uomo e l'altissima dignità di cui l'ha insignito la Santa Trinità, lo Spirito - che l'ha abitata e che abita anche noi - non cessa d'invitarci a guardare a Maria, nostro specchio ed icona.

Don Paolo Ripa di Meana