Documento finale |
La condizione attuale è caratterizzata da una crescente complessità dei fenomeni sociali e dell'esperienza individuale.
Nella concretezza della vita i cambiamenti in atto si influenzano reciprocamente e non possono essere affrontati con uno sguardo selettivo.
Nel reale tutto è connesso: la vita familiare e l'impegno professionale, l'utilizzo delle tecnologie e il modo di sperimentare la comunità, la difesa dell'embrione e quella del migrante.
La concretezza ci parla di una visione antropologica della persona come totalità e di un modo di conoscere che non separa ma coglie i nessi, apprende dall'esperienza rileggendola alla luce della Parola, si lascia ispirare dalle testimonianze esemplari più che dai modelli astratti.
Ciò richiede un nuovo approccio formativo, che punti all'integrazione delle prospettive, renda capaci di cogliere l'intreccio dei problemi e sappia unificare le diverse dimensioni della persona.
Questo approccio è in profonda sintonia con la visione cristiana che contempla nell'incarnazione del Figlio l'incontro inseparabile del divino e dell'umano, della terra e del cielo.
Vi è stata durante il Sinodo una particolare insistenza sul compito decisivo e insostituibile della formazione professionale, della scuola e dell'università, anche perché si tratta dei luoghi in cui la maggior parte dei giovani passa molto del proprio tempo.
In alcune parti del mondo l'educazione di base è la prima e più importante domanda che i giovani rivolgono alla Chiesa.
Per la comunità cristiana è importante dunque esprimere una presenza significativa in questi ambienti con docenti qualificati, cappellanie significative e un impegno culturale adeguato.
Una riflessione particolare meritano le istituzioni educative cattoliche, che esprimono la sollecitudine della Chiesa per la formazione integrale dei giovani.
Si tratta di spazi preziosi per l'incontro del Vangelo con la cultura di un popolo e per lo sviluppo della ricerca.
Esse sono chiamate a proporre un modello di formazione che sia capace di far dialogare la fede con le domande del mondo contemporaneo, con le diverse prospettive antropologiche, con le sfide della scienza e della tecnica, con i cambiamenti del costume sociale e con l'impegno per la giustizia.
Un'attenzione particolare va riservata in questi ambienti alla promozione della creatività giovanile nei campi della scienza e dell'arte, della poesia e della letteratura, della musica e dello sport, del digitale e dei media, ecc.
In tal modo i giovani potranno scoprire i loro talenti e metterli poi a disposizione della società per il bene di tutti.
La recente Costituzione Apostolica Veritatis gaudium sulle università e le facoltà ecclesiastiche ha proposto alcuni criteri fondamentali per un progetto formativo che risulti all'altezza delle sfide del presente:
la contemplazione spirituale, intellettuale ed esistenziale del kerygma,
il dialogo a tutto campo,
la transdisciplinarità esercitata con sapienza e creatività e la necessità urgente di "fare rete"
( cfr. Veritatis gaudium, n. 4, d ).
Tali principi possono ispirare tutti gli ambiti educativi e formativi; la loro assunzione andrà anzitutto a vantaggio della formazione dei nuovi educatori, aiutandoli ad aprirsi a una visione sapienziale e capace di integrare esperienza e verità.
Un compito fondamentale giocano a livello mondiale le Università Pontificie e a livello continentale e nazionale le Università Cattoliche e i centri di studio.
La verifica periodica, la qualificazione esigente e il rinovamento costante di queste istituzioni è un grande investimento strategico per il bene dei giovani e della Chiesa intera.
Il cammino sinodale ha insistito sul desiderio crescente di dare spazio e corpo al protagonismo giovanile.
È evidente che l'apostolato dei giovani verso altri giovani non può essere improvvisato, ma deve essere frutto di un cammino formativo serio e adeguato: come accompagnare questo processo?
Come offrire migliori strumenti ai giovani affinché siano autentici testimoni del Vangelo?
Questa domanda coincide anche con il desiderio di molti giovani di conoscere meglio la propria fede: scoprirne le radici bibliche, cogliere lo sviluppo storico della dottrina, il senso dei dogmi, la ricchezza della liturgia.
Ciò rende possibile ai giovani riflettere sulle questioni attuali in cui la fede viene messa alla prova, per saper rendere ragione della speranza che è in loro ( cfr. 1 Pt 3,15 ).
Per questo il Sinodo propone la valorizzazione delle esperienze di missione giovanile attraverso l'istituzione di centri di formazione per l'evangelizzazione destinati ai giovani e alle giovani coppie attraverso un'esperienza integrale che si concluderà con l'invio in missione.
Vi sono già iniziative di questo tipo in vari territori, ma si chiede a ogni Conferenza Episcopale di studiarne la fattibilità nel proprio contesto.
Molte volte è risuonato nell'aula sinodale un accorato appello a investire con generosità per i giovani passione educativa, tempo prolungato e anche risorse economiche.
Raccogliendo vari contributi e desideri emersi durante il confronto sinodale, insieme all'ascolto di esperienze qualificate già in atto, il Sinodo propone con convinzione a tutte le Chiese particolari, alle congregazioni religiose, ai movimenti, alle associazioni e ad altri soggetti ecclesiali di offrire ai giovani un'esperienza di accompagnamento in vista del discernimento.
Tale esperienza – la cui durata va fissata secondo i contesti e le opportunità – si può qualificare come un tempo destinato alla maturazione della vita cristiana adulta.
Dovrebbe prevedere un distacco prolungato dagli ambienti e dalle relazioni abituali, ed essere costruita intorno ad almeno tre cardini indispensabili: un'esperienza di vita fraterna condivisa con educatori adulti che sia essenziale, sobria e rispettosa della casa comune; una proposta apostolica forte e significativa da vivere insieme; un'offerta di spiritualità radicata nella preghiera e nella vita sacramentale.
In questo modo vi sono tutti gli ingredienti necessari perché la Chiesa possa offrire ai giovani che lo vorranno una profonda esperienza di discernimento vocazionale.
Va ribadita l'importanza di accompagnare le coppie lungo il cammino di preparazione al matrimonio, tenendo conto che ci sono diversi modi legittimi di organizzare tali itinerari.
Come afferma Amoris laetitia al n. 207, « non si tratta di dare loro tutto il Catechismo, né di saturarli con troppi argomenti. [ … ]
Si tratta di una sorta di "iniziazione" al sacramento del matrimonio che fornisca loro gli elementi necessari per poterlo ricevere con le migliori disposizioni e iniziare con una certa solidità la vita familiare ».
È importante proseguire l'accompagnamento delle giovani famiglie, soprattutto nei primi anni di matrimonio, aiutandole anche a farsi parte attiva della comunità cristiana.
Il compito specifico della formazione integrale dei candidati al ministero ordinato e alla vita consacrata maschile e femminile rimane una sfida importante per la Chiesa.
Si richiama anche l'importanza di una solida formazione culturale e teologica per consacrate e consacrati.
Per quanto riguarda i seminari, il primo compito è ovviamente l'assunzione e la traduzione operativa della nuova Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis.
Durante il Sinodo sono emerse alcune sottolineature importanti, che conviene menzionare.
In primo luogo la scelta dei formatori: non basta che siano culturalmente preparati, occorre che siano capaci di relazioni fraterne, di un ascolto empatico e di profonda libertà interiore.
In secondo luogo, per un accompagnamento adeguato sarà necessario un serio e competente lavoro in équipe educative differenziate, che includano figure femminili.
La costituzione di queste équipe formative in cui interagiscono vocazioni diverse è una piccola ma preziosa forma di sinodalità, che incide sulla mentalità dei giovani nella formazione iniziale.
In terzo luogo, la formazione deve puntare a sviluppare nei futuri pastori e consacrati la capacità di esercitare il loro ruolo di guida in modo autorevole e non autoritario, educando i giovani candidati a donarsi per la comunità.
Particolare attenzione va prestata ad alcuni criteri formativi quali:
il superamento di tendenze al clericalismo,
la capacità di lavoro in équipe,
la sensibilità per i poveri,
la trasparenza di vita,
la disponibilità a lasciarsi accompagnare.
In quarto luogo è decisiva la serietà del discernimento iniziale, perché troppe volte i giovani che si presentano ai seminari o alle case di formazione vengono accolti senza una conoscenza adeguata e una rilettura approfondita della loro storia.
La questione diventa particolarmente delicata nel caso di "seminaristi vaganti": l'instabilità relazionale e affettiva, e la mancanza di radicamento ecclesiali sono segnali pericolosi.
Trascurare la normativa ecclesiale a questo riguardo costituisce un comportamento irresponsabile, che può avere conseguenze molto gravi per la comunità cristiana.
Un quinto punto riguarda la consistenza numerica delle comunità di formazione: in quelle troppo grandi si corre il rischio della spersonalizzazione del percorso e di una conoscenza non adeguata dei giovani in cammino, mentre quelle troppo piccole rischiano di essere soffocanti e sottomesse a logiche di dipendenza; in questi casi la soluzione migliore è costituire seminari interdiocesani o case di formazione condivise tra più province religiose, con progetti formativi chiari e responsabilità ben definite.
La prima riguarda la formazione congiunta di laici, consacrati e sacerdoti.
È importante tenere in contatto permanente i giovani e le giovani in formazione con la vita quotidiana delle famiglie e delle comunità, con particolare attenzione alla presenza di figure femminili e di coppie cristiane, così che la formazione sia radicata nella concretezza della vita e caratterizzata da un tratto relazionale capace di interagire con il contesto sociale e culturale.
La seconda proposta implica l'inserimento nel curriculum di preparazione al ministero ordinato e alla vita consacrata di una preparazione specifica riguardante la pastorale dei giovani, attraverso corsi di formazione mirati ed esperienze vissute di apostolato e di evangelizzazione.
La terza proposta chiede che, all'interno di un autentico discernimento delle persone e delle situazioni secondo la visione e lo spirito della Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, si valuti la possibilità di verificare il cammino formativo in senso esperienziale e comunitario.
Questo vale specialmente per l'ultima tappa del percorso che prevede il graduale inserimento nella responsabilità pastorale.
Le formule e le modalità potranno essere indicate dalle Conferenze Episcopali di ogni Paese, attraverso le loro Ratio nationalis.
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