Catechismo della Chiesa Cattolica |
1472 Le pene del peccato |
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Per comprendere questa dottrina e questa pratica della Chiesa bisogna tener presente che il peccato ha una duplice conseguenza. |
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Il peccato grave ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui privazione è chiamata la « pena eterna » del peccato. D'altra parte, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato Purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta « pena temporale » del peccato. Queste due pene non devono essere concepite come una specie di vendetta, che Dio infligge dall'esterno, bensì come derivanti dalla natura stessa del peccato. Una conversione, che procede da una fervente carità, può arrivare alla totale purificazione del peccatore, così che non sussista più alcuna pena.71 |
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1473 Il perdono del peccato e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne del peccato. |
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Rimangono, tuttavia, le pene temporali del peccato. Il cristiano deve sforzarsi, sopportando
pazientemente le sofferenze e le prove di ogni genere e, venuto il
giorno,
affrontando serenamente la morte, di accettare come una grazia queste
pene
temporali del peccato; deve impegnarsi, attraverso le opere di
misericordia e di
carità, come pure mediante la preghiera e le varie pratiche di
penitenza, a
spogliarsi completamente dell'« uomo vecchio » e a rivestire « l'uomo
nuovo ». |
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71 | Concilio di Trento |