Grata recordatio |
Col prossimo ottobre si compie il primo anniversario del piissimo transito del Nostro predecessore Pio XII di v.m., la cui esistenza rifulse di tanti e così grandi meriti.
Venti giorni dopo, senza Nostro alcun merito, per arcano disegno di Dio, siamo stati elevati al supremo pontificato.
Due sommi pontefici si tendono la mano, come a trasmettersi la sacra eredità del mistico gregge e a conclamare la continuità della loro ansiosa sollecitudine pastorale e del loro amore per tutte le genti.
Non sono forse queste due date, l'una di mestizia, l'altra di giubilo, la chiara dimostrazione davanti a tutti, che, nel perpetuo susseguirsi delle umane vicende, il romano pontificato sopravvive lungo il corso dei secoli, anche se ogni capo visibile della chiesa cattolica, scaduto il tempo stabilito dalla Provvidenza, è chiamato a lasciare questo esilio terrestre?
Volgendo lo sguardo sia a Pio XII, sia al suo umile successore, nei quali si perpetua l'ufficio di supremo pastore affidato a san Pietro, i fedeli elevino a Dio la stessa preghiera: « Proteggi il papa, i vescovi e tutti i ministri dell'evangelo, noi ti preghiamo, ascoltaci, Signore! ».3
E Ci piace inoltre qui ricordare, che anche il Nostro immediato predecessore con l'enciclica Ingruentium malorum4 già una volta esortò i fedeli di tutto il mondo, come Noi ora facciamo, alla pia pratica del santo rosario specialmente nel mese di ottobre.
In quell'enciclica vi è un ammonimento che qui ben volentieri ripetiamo:
« Volgetevi con sempre maggior fiducia alla vergine Madre di Dio a cui i cristiani sempre e principalmente sono ricorsi nelle avversità, in quanto essa ‹è stata costituita fonte di salvezza per tutto il genere umano› ».5
Indice |
3 | Litaniae Sanctorum |
4 | Die 15 sept. 1951: AAS 43 ( 1951 ), p. 577ss; EE 6/873ss |
5 | S. Irenaeus, Adversus haereses, III, 22: PG 7, 959. – AAS 43 ( 1951 ), pp. 578-579; EE 6/876 |