Ecclesiam suam |
43 Poi, Noi siamo presi dal desiderio che la Chiesa di Dio sia quale Cristo la vuole: una, santa, tutta rivolta verso la perfezione alla quale egli l'ha chiamata ed abilitata.
Perfetta nella sua concezione ideale, nel pensiero divino, la Chiesa deve tendere alla perfezione nella sua espressione reale, nella sua esistenza terrestre.
È questo il grande problema morale che sovrasta alla vita della Chiesa, la misura, la stimola, la accusa, la sostiene, la riempie di gemiti e di preghiere, di pentimenti e di speranze, di sforzo e di fiducia, di responsabilità e di meriti.
È un problema inerente alle realtà teologiche da cui dipende la vita umana; non si può concepire il giudizio su l'uomo stesso,
sulla sua natura,
sulla sua originaria perfezione e
sulle rovinose conseguenze del peccato originale,
sulla capacità dell'uomo al bene e
sull'aiuto di cui ha bisogno per desiderarlo e per compierlo,
sul senso della vita presente e delle sue finalità,
sui valori di cui l'uomo ha desiderio o disponibilità,
sul criterio di perfezione e di santità e
sui mezzi ed i modi per dare alla vita il suo grado più alto di bellezza e di pienezza,
senza riferirsi all'insegnamento dottrinale di Cristo e del conseguente magistero ecclesiastico.
L'ansia di conoscere le vie del Signore è e dev'essere continua nella Chiesa, e la discussione, sempre tanto feconda e varia, che sulle questioni relative alla perfezione si va alimentando, di secolo in secolo, in seno alla Chiesa, Noi vorremmo che riprendesse l'interesse sovrano ch'essa merita avere, e non tanto per elaborare nuove teorie, quanto per generare nuove energie, rivolte appunto a quella santità che Cristo c'insegnò e che, con il suo esempio, la sua parola, la sua grazia, la sua scuola, sorretta, dalla tradizione ecclesiastica, fortificata dalla sua azione comunitaria, illustrati dalle singolari figure dei santi, rende a noi possibile conoscere, desiderare ed anche conseguire.
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