Redemptor hominis

Indice

La missione della Chiesa e la sorte dell'uomo

19 La Chiesa responsabile della verità

Così, alla luce della sacra dottrina del Concilio Vaticano II, la Chiesa appare davanti a noi come soggetto sociale della responsabilità per la verità divina.

Con profonda commozione ascoltiamo Cristo stesso, quando dice: « La parola che voi udite non è mia, ma del Padre che mi ha mandato » ( Gv 14,24 ).

In questa affermazione del nostro Maestro non si avverte forse quella responsabilità per la verità rivelata, che è « proprietà » di Dio stesso, se perfino Lui, « Figlio unigenito » che vive « in seno al Padre » ( Gv 1,18 ), quando la trasmette come profeta e maestro, sente il bisogno di sottolineare che agisce in piena fedeltà alla sua divina sorgente?

La medesima fedeltà deve essere una qualità costitutiva della fede della Chiesa, sia quando essa la insegna, sia quando la professa.

La fede, come specifica virtù soprannaturale infusa nello spirito umano, ci fa partecipi della conoscenza di Dio, come risposta alla sua Parola rivelata.

Perciò, si esige che la Chiesa, quando professa ed insegna la fede, sia strettamente aderente alla verità divina143, e la traduca in comportamenti vissuti di ossequio consentaneo alla ragione144.

Cristo stesso, allo scopo di garantire la fedeltà alla verità divina, ha promesso alla Chiesa la particolare assistenza dello Spirito di verità, ha dato il dono dell'infallibilità145 a coloro, ai quali ha affidato il mandato di trasmettere tale verità e di insegnarla ( Mt 28,19 ) - come aveva già chiaramente definito il Concilio Vaticano I147 e, in seguito, ha ripetuto il Concilio Vaticano II148 - ed ha dotato, inoltre, tutto il Popolo di Dio di un particolare senso della fede149.

Di conseguenza, siamo diventati partecipi di questa missione di Cristo-profeta e, in forza della stessa missione, insieme con Lui serviamo la verità divina nella Chiesa.

La responsabilità per tale verità significa anche amarla e cercarne la più esatta comprensione, in modo da renderla più vicina a noi stessi ed agli altri in tutta la sua forza salvifica, nel suo splendore, nella sua profondità ed insieme semplicità.

Questo amore e questa aspirazione a comprendere la verità debbono camminare congiuntamente, come confermano le storie dei Santi della Chiesa.

Essi erano più illuminati dall'autentica luce, che rischiara la verità divina ed avvicina la realtà stessa di Dio, perché si accostavano a questa verità con venerazione ed amore: amore soprattutto verso Cristo, Parola vivente della verità divina e, insieme, amore verso la sua espressione umana nel Vangelo, nella tradizione, nella teologia.

Anche oggi sono necessarie, innanzitutto, tale comprensione e tale interpretazione della Parola divina; è necessaria tale teologia.

La teologia ebbe sempre e continua ad avere una grande importanza, perché la Chiesa, Popolo di Dio, possa in modo creativo e fecondo partecipare alla missione profetica di Cristo.

Perciò, i teologi, come servitori della verità divina, dedicando i loro studi e lavori ad una sempre più penetrante comprensione di essa, non possono mai perdere di vista il significato del loro servizio nella Chiesa, racchiuso nel concetto dell'« intellectus fidei ».

Questo concetto funziona, per così dire, a ritmo bilaterale, secondo l'espressione di S. Agostino « intellege, ut credas; crede, ut intellegas »150, e funziona in modo corretto allorché essi cercano di servire il Magistero, affidato nella Chiesa ai Vescovi, uniti col vincolo della comunione gerarchica col Successore di Pietro, ed ancora quando si mettono a servizio della loro sollecitudine nell'insegnamento e nella pastorale, come pure quando si mettono a servizio degli impegni apostolici di tutto il Popolo di Dio.

Come nelle epoche precedenti, così anche oggi - e forse ancora di più - i teologi e tutti gli uomini di scienza nella Chiesa sono chiamati ad unire la fede con la scienza e la sapienza, per contribuire ad una loro reciproca compenetrazione, come leggiamo nella preghiera liturgica per la memoria di Sant'Alberto, dottore della Chiesa.

Questo impegno si è oggi enormemente ampliato per il progresso della scienza umana, dei suoi metodi e delle conquiste nella conoscenza del mondo e dell'uomo.

Ciò riguarda tanto le scienze esatte, quanto anche le scienze umane, come pure la filosofia, i cui stretti legami con la teologia sono stati ricordati dal Concilio Vaticano II151.

In questo campo dell'umana conoscenza, che di continuo si allarga ed insieme si differenzia, anche la fede deve costantemente approfondirsi, manifestando la dimensione del mistero rivelato e tendendo alla comprensione della verità, che ha in Dio l'unica suprema sorgente.

Se è lecito - e bisogna perfino augurarselo - che quell'enorme lavoro da svolgere in questo senso prenda in considerazione un certo pluralismo di metodi, tuttavia tale lavoro non può allontanarsi dalla fondamentale unità nell'insegnamento della Fede e della Morale, quale fine che gli è proprio.

È, pertanto, indispensabile una stretta collaborazione della teologia col Magistero.

Ogni teologo deve essere particolarmente cosciente di ciò che Cristo stesso ha espresso, quando ha detto: « La parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato » ( Gv 14,24 ).

Nessuno, dunque, può fare della teologia quasi che fosse una semplice raccolta dei propri concetti personali; ma ognuno deve essere consapevole di rimanere in stretta unione con quella missione di insegnare la verità, di cui è responsabile la Chiesa.

La partecipazione all'ufficio profetico di Cristo stesso plasma la vita di tutta la Chiesa, nella sua dimensione fondamentale.

Una speciale partecipazione a questo ufficio compete ai Pastori della Chiesa, i quali insegnano e, di continuo e in diversi modi, annunciano e trasmettono la dottrina della fede e della morale cristiana.

Questo insegnamento, sia sotto l'aspetto missionario che sotto quello ordinario, contribuisce ad adunare il Popolo di Dio attorno a Cristo, prepara alla partecipazione all'Eucaristia, indica le vie della vita sacramentale.

Il Sinodo dei Vescovi nel 1977 ha dedicato la sua specifica attenzione alla catechesi nel mondo contemporaneo, e il frutto maturo delle sue deliberazioni, esperienze e suggerimenti troverà, fra breve, la sua espressione - conformemente alla proposta dei partecipanti al Sinodo - in un apposito documento pontificio.

La catechesi costituisce, certamente, una perenne e insieme fondamentale forma di attività della Chiesa, in cui si manifesta il suo carisma profetico: testimonianza e insegnamento vanno di pari passo.

E benché qui si parli in primo luogo dei sacerdoti, non è possibile però non ricordare anche il grande numero di religiosi e di religiose, che si dedicano all'attività catechistica per amore del Maestro divino.

Sarebbe, infine, difficile non menzionare tanti laici, che in questa attività trovano l'espressione della loro fede e della responsabilità apostolica.

Inoltre, bisogna sempre più procurare che le varie forme della catechesi ed i diversi suoi campi - a cominciare da quella forma fondamentale, che è la catechesi « familiare », cioè la catechesi dei genitori nei riguardi dei loro propri figli - attestino la partecipazione universale di tutto il Popolo di Dio all'ufficio profetico di Cristo stesso.

Bisogna che, in dipendenza da questo fatto, la responsabilità della Chiesa per la verità divina sia sempre più, e in vari modi, condivisa da tutti.

E che cosa dire qui degli specialisti delle diverse discipline, dei rappresentanti delle scienze naturali e delle lettere, dei medici, dei giuristi, degli uomini dell'arte e della tecnica, degli insegnanti dei vari gradi e specializzazioni?

Tutti loro - come membri del Popolo di Dio - hanno la propria parte nella missione profetica di Cristo, nel suo servizio alla verità divina, anche con l'atteggiamento onesto di fronte alla verità, a qualsiasi campo essa appartenga, mentre educano gli altri nella verità e insegnano loro a maturare nell'amore e nella giustizia.

Così, dunque, il senso di responsabilità per la verità è uno dei fondamentali punti d'incontro della Chiesa con ogni uomo, ed è parimenti una delle fondamentali esigenze, che determinano la vocazione dell'uomo nella comunità della Chiesa.

La Chiesa dei nostri tempi, guidata dal senso di responsabilità per la verità, deve perseverare nella fedeltà alla propria natura, alla quale spetta la missione profetica che proviene da Cristo stesso: « Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi … Ricevete lo Spirito Santo » ( Gv 20,21s ).

Indice

143 Dei verbum 5;
Dei verbum 10;
Dei verbum 21
144 Conc. Ecum. Vat. I, Dei Filius 3;
Conc. Ecum. Vat. I, Conciliorum Oecumenicorum decreta
145 Conc. Ecum. Vat. I, Pastor Aeternus;
Lumen gentium 25
147 Conc. Ecum. Vat. I, Pastor Aeternus
148 Lumen gentium 18-27
149 Lumen gentium 12;
Lumen gentium 35
150 S. Agostino, Sermo 43,7-9
151 Gaudium et spes 44;
Gaudium et spes 57;
Gaudium et spes 59;
Gaudium et spes 62;
Optatam totius 15