Evangelii nuntiandi |
21 Ed essa deve essere anzitutto proclamata mediante la testimonianza.
Ecco: un cristiano o un gruppo di cristiani, in seno alla comunità d'uomini nella quale vivono, manifestano capacità di comprensione e di accoglimento, comunione di vita e di destino con gli altri, solidarietà negli sforzi di tutti per tutto ciò che è nobile e buono.
Ecco: essi irradiano, inoltre, in maniera molto semplice e spontanea, la fede in alcuni valori che sono al di là dei valori correnti, e la speranza in qualche cosa che non si vede, e che non si oserebbe immaginare.
Allora con tale testimonianza senza parole, questi cristiani fanno salire nel cuore di coloro che li vedono vivere, domande irresistibili: perché sono così?
Perché vivono in tal modo? Che cosa o chi li ispira? Perché sono in mezzo a noi?
Ebbene, una tale testimonianza è già una proclamazione silenziosa, ma molto forte ed efficace della Buona Novella.
Vi è qui un gesto iniziale di evangelizzazione.
Forse tali domande saranno le prime che si porranno molti non cristiani, siano essi persone a cui il Cristo non era mai stato annunziato, battezzati non praticanti, individui che vivono nella cristianità ma secondo principii per nulla cristiani, oppure persone che cercano, non senza sofferenza, qualche cosa o Qualcuno che essi presagiscono senza poterlo nominare.
Altre domande sorgeranno, più profonde e più impegnative; provocate da questa testimonianza che comporta presenza, partecipazione, solidarietà, e che è un elemento essenziale, generalmente il primo, nella evangelizzazione.51
A questa testimonianza tutti i cristiani sono chiamati e possono essere, sotto questo aspetto, dei veri evangelizzatori.
Pensiamo soprattutto alla responsabilità che spetta agli emigranti nei Paesi che li ricevono.
Indice |
51 | Tertulliani Apologeticum, 39: CCL 1, pp. 150.153; Minucii Felicis Octavius, 9 et 31: CSLP, Augustae Taurinorum 19632, pp. 11.13, 47.48 |