Evangelii nuntiandi |
69 I religiosi, a loro volta, trovano nella vita consacrata un mezzo privilegiato per una evangelizzazione efficace.
Con la stessa intima natura del loro essere si collocano nel dinamismo della Chiesa, assetata dell'Assoluto di Dio, chiamata alla santità.
Di questa santità essi sono testimoni.
Incarnano la Chiesa in quanto desiderosa di abbandonarsi al radicalismo delle beatitudini.
Con la loro vita sono il segno della totale disponibilità verso Dio, verso la Chiesa, verso i fratelli.
In questo essi rivestono un'importanza speciale nel contesto di una testimonianza che, come abbiamo affermato, è primordiale nell'evangelizzazione.
Questa silenziosa testimonianza di povertà e di distacco, di purezza e di trasparenza, di abbandono nell'ubbidienza, può diventare, oltre che una provocazione al mondo e alla Chiesa stessa, anche una predicazione eloquente, capace di impressionare anche i non cristiani di buona volontà, sensibili a certi valori.
In questa prospettiva, si intuisce il ruolo svolto nell'evangelizzazione da religiosi e religiose consacrati alla preghiera, al silenzio, alla penitenza, al sacrificio.
Altri religiosi, in grandissimo numero, si dedicano direttamente all'annuncio del Cristo.
La loro azione missionaria dipende evidentemente dalla gerarchia e deve essere coordinata con la pastorale che questa vuol mettere in opera.
Ma chi non considera l'apporto immenso che essi hanno dato e che continuano a dare all'evangelizzazione?
Grazie alla loro consacrazione religiosa, essi sono per eccellenza volontari e liberi per lasciare tutto e per andare ad annunziare il Vangelo fino ai confini del mondo.
Essi sono intraprendenti, e il loro apostolato è spesso contrassegnato da una originalità, una genialità che costringono all'ammirazione.
Sono generosi: li si trova spesso agli avamposti della missione, ed assumono i più grandi rischi per la loro salute e per la loro stessa vita.
Sì, veramente, la Chiesa deve molto a loro.
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