Lunedì, 13 maggio 2013
Verrebbe da dire « lo Spirito Santo, questo sconosciuto », pensando ai tanti che ancora oggi « non sanno spiegare bene chi sia Spirito Santo » e « dicono: "Non so cosa fare!" con lui, o ti dicono: "Lo Spirito Santo è la colomba, quello che ci dà sette regali".
Ma così il povero Spirito Santo è sempre ultimo e non trova un buon posto nella nostra vita ».
Ancora una volta questa mattina, lunedì 13 maggio, Papa Francesco - durante l'omelia della messa celebrata nella cappella della Domus Santae Marthae - ha centrato la sua riflessione sulla figura dello Spirito Santo, mettendo in evidenza la scarsa conoscenza che ne hanno ancora oggi, molti cristiani.
Il Pontefice a preso spunto dal racconto dell'incontro di Paolo con alcuni apostoli a Efeso, durante il quale - così come riferito negli Atti degli apostoli ( At 19,1-8 ) - alla domanda se avessero ricevuto lo Spirito Santo, essi risposero di non aver mai sentito nemmeno parlare della sua esistenza.
Per spiegare l'episodio il Santo Padre ha fatto ricorso, come di consueto, al racconto di un momento della sua esperienza personale: « Ricordo una volta, quando ero parroco alla parrocchia del patriarca San José, a San Miguel, durante la messa per i bambini, nel giorno di Pentecoste, ho fatto la domanda: "Chi sa chi è lo Spirito Santo?".
E tutti i bambini alzavano la mano ».
Uno di questi, ha proseguito sorridendo, aveva risposto: « "Il paralitico!". M'ha detto così. Lui aveva sentito "paraclito", e aveva capito il "paralitico"!
È così: lo Spirito Santo sempre è un po' lo sconosciuto della nostra fede.
Gesù dice di lui, dice agli apostoli: "Vi invierò lo Spirito Santo: lui ci insegnerà tutte le cose e vi ricorderà tutto quello che ho detto".
Pensiamo a quest'ultimo: lo Spirito Santo è Dio, ma è Dio attivo in noi, che fa ricordare.
Dio che fa svegliare la memoria.
Lo Spirito Santo ci aiuta a fare memoria ».
Ed « è tanto importante, fare memoria », ha ripetuto il Papa, perché « un cristiano senza memoria non è un vero cristiano: è un uomo o una donna » prigioniero del momento, che non ha storia.
Ne ha, ma non sa come fare tesoro della sua storia.
Lo Spirito Santo ce lo insegna.
La memoria che « viene dal cuore - ha puntualizzato il Pontefice - è una grazia dello Spirito Santo ».
E lo è anche la memoria « delle nostre miserie, dei nostri peccati », la memoria « della nostra schiavitù: il peccato ci fa schiavi.
Ricordare la nostra storia, e come il Signore ci ha salvati, è bello.
E questo spingeva Paolo a dire: "Ma la mia gloria sono i miei peccati.
Ma non mi vanto di loro: è l'unica gloria che ho.
Ma lui, nella sua Croce, mi ha salvato" ».
La memoria fa bene anche quando uno è assalito dalla vanità « e crede di essere un po' il "premio Nobel" della santità » ha detto il Pontefice.
Anche la memoria ci fa bene, « ma … ricordati da dove ti ho preso: dalla fine del gregge.
Tu eri dietro, nel gregge ».
La memoria è una grazia grande e « anche la Chiesa ha la sua memoria, la Passione del Signore », quella memoria che toglie i peccati.
« Io vorrei oggi - ha detto il Santo Padre - chiedere la grazia di questa memoria, per tutti noi », chiedere « allo Spirito Santo che ci faccia tutti "memoriosi", cioè uomini e donne "memoriosi" ».
Un'intenzione affidata alla Vergine Maria, « donna della memoria ».
Al termine della messa Papa Francesco ha fatto « una comunicazione parrocchiale », come ha detto egli stesso, e ha rivolto il suo augurio di buon compleanno a monsignor Peter Bryan Wells, assessore alla Segreteria di Stato, presente alla messa insieme con il padre e il fratello, ringraziandolo « per tutto quello che lei fa per il bene della Chiesa ».
Oltre a monsignor Wells, hanno concelebrato tra gli altri il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, con il segretario, il vescovo Joseph Kalathiparambil, i quali accompagnavano un gruppo di dipendenti del dicastero.
Tra i presenti anche alcuni colleghi della Radio Vaticana.