Venerdì, 20 settembre 2013
Bisogna guardarsi dal cedere alla tentazione di idolatrare il denaro.
Significherebbe indebolire la nostra fede e correre così il rischio di assuefarsi all'inganno di desideri insensati e dannosi, tali da portare l'uomo sul punto di affogare nella rovina e nella perdizione.
Da questo pericolo ha messo in guardia Papa Francesco durante l'omelia della messa celebrata questa mattina, venerdì 20, nella cappella di Santa Marta.
« Gesù - ha detto il Santo Padre commentando le letture - ci aveva detto chiaramente, e anche definitivamente, che non si possono servire due signori: non si può servire Dio e il denaro.
C'è qualcosa tra questi due che non va.
C'è qualcosa nell'atteggiamento di amore verso il denaro che ci allontana da Dio ».
E citando la prima lettera di san Paolo a Timoteo ( 1 Tm 6,2-12 ), il Papa ha detto: « Quelli che vogliono arricchirsi cadono nella tentazione dell'inganno di molti desideri insensati e dannosi, che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione ».
L'avidità infatti - ha proseguito - « è la radice di tutti i mali.
Presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti.
È tanto il potere del denaro che ti fa deviare dalla fede pura.
Ti toglie la fede, l'indebolisce e tu la perdi ».
E, sempre restando alla lettera paolina, ha fatto notare che più avanti l'apostolo afferma che « se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina conforme alla vera religiosità è accecato dall'orgoglio, non comprende nulla ed è un maniaco di questioni oziose e discussioni inutili ».
Ma san Paolo va ancora oltre e, ha notato il Pontefice, scrive che è proprio da questo « che nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità che considerano la religione come fonte di guadagno ».
Il vescovo di Roma si è poi riferito a quanti dicono di essere cattolici perché vanno a messa, a quelli che intendono il loro essere cattolici come uno status e che « sotto sotto fanno gli affari loro ».
A questo proposito il Papa ricorda che Paolo usa un termine particolare, che « troviamo tanto, tanto frequentemente sui giornali: Uomini corrotti nella mente!
Il denaro corrompe.
Non c'è via d'uscita.
Se tu scegli questa via del denaro alla fine sarai un corrotto.
Il denaro ha questa seduzione di portarti, di farti scivolare lentamente nella tua perdizione.
E per questo Gesù è tanto deciso: non puoi servire Dio e il denaro, non si può: o l'uno o l'altro.
E questo non è comunismo, questo è Vangelo puro.
Queste cose sono parola di Gesù ».
Ma « cosa succede dunque con il denaro? » si è domandato il Papa.
« Il denaro - è stata la sua risposta - ti offre un certo benessere: ti va bene, ti senti un po' importante e poi sopraggiunge la vanità.
Lo abbiamo letto nel Salmo [ Sal 49 ]: ti viene questa vanità.
Questa vanità che non serve, ma ti senti una persona importante ».
Vanità, orgoglio, ricchezza: è ciò di cui si vantano gli uomini descritti nel salmo: quelli che « confidano nella loro forza, e si vantano della loro grande ricchezza ».
Ma allora qual è la verità?
La verità, ha spiegato il Papa, è che « nessuno può riscattare se stesso, né pagare a Dio il proprio prezzo.
Troppo caro sarebbe il riscatto di una vita.
Nessuno può salvarsi con il denaro », anche se è forte la tentazione di inseguire « la ricchezza per sentirsi sufficiente, la vanità per sentirsi importante e, alla fine, l'orgoglio e la superbia ».
Il Papa ha poi inserito il peccato legato alla bramosia del denaro, con tutto ciò che ne consegue, nel primo dei dieci comandamenti: si pecca di « idolatria » ha detto: « Il denaro - ha infatti spiegato - diventa idolo e tu gli dai culto.
E per questo Gesù ci dice: non puoi servire all'idolo denaro e al Dio vivente.
O l'uno o l'altro ».
I primi Padri della Chiesa « dicevano una parola forte: il denaro è lo sterco del diavolo.
È così, perché ci fa idolatri e ammala la nostra mente con l'orgoglio e ci fa maniaci di questioni oziose e ti allontana dalla fede.
Corrompe ».
L'apostolo Paolo ci dice invece di tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza.
Contro la vanità, contro l'orgoglio « serve la mitezza ».
Anzi « questa è la strada di Dio, non quella del potere idolatrico che può darti il denaro.
È la strada dell'umiltà di Cristo Gesù che essendo ricco si è fatto povero per arricchirci proprio con la sua povertà.
Questa è la strada per servire Dio.
E che il Signore aiuti tutti noi a non cadere nella trappola dell'idolatria del denaro ».