Lunedì, 11 novembre 2013
Papa Francesco, durante la messa celebrata questa mattina, lunedì 11 novembre, nella cappella di Santa Marta, è tornato a parlare della corruzione, meglio dei corrotti la cui « doppia vita » li rende simili « a una putredine verniciata ».
La riflessione del Pontefice ha preso spunto dalla lettura di un brano del Vangelo di Luca ( Lc 17,1-6 ): « Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli.
E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: "Sono pentito", tu gli perdonerai - ha confidato - vedo sempre un ritratto di Gesù.
Lo abbiamo sentito tante volte: lui non si stanca di perdonare.
E ci consiglia di fare lo stesso ».
Il vescovo di Roma si è poi soffermato sulla figura del peccatore che chiede perdono, ma pur essendo davvero pentito cade ancora e cade più volte nel peccato.
Egli, ha spiegato il Papa, « si pente ma non può uscire da questo; è debole.
È la debolezza del peccato originale ».
C'è la buona volontà, ma c'è anche la debolezza e « il Signore perdona ».
L'unica condizione è quella di « andare da lui - ha aggiunto - e dire: "Ho peccato, perdonami.
Vorrei non farlo più, ma io sono debole".
Questo è il peccatore ».
E l'atteggiamento di Gesù è sempre quello del perdono.
Nel brano del Vangelo è contenuto un altro passaggio in cui, ha notato il Vescovo di Roma, Gesù dice: « Guai a colui a causa del quale vengono gli scandali ».
Gesù, ha spiegato, « non parla del peccato ma dello scandalo » e dice: « È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli.
State attenti a voi stessi! ».
Il Pontefice si è quindi chiesto: « Ma che differenza c'è tra il peccare e lo scandalizzare?
Che differenza c'è tra fare un peccato e fare qualche cosa che dà scandalo e fa male, tanto male? ».
La differenza, ha detto, è che « chi pecca e si pente chiede perdono, si sente debole, si sente figlio di Dio, si umilia e chiede la salvezza di Gesù.
Ma chi dà scandalo non si pente e continua a peccare e fa finta di essere cristiano ».
È come se conducesse « una doppia vita » e, ha aggiunto, « la doppia vita di un cristiano fa tanto male ».
A questo proposito il Pontefice ha richiamato come esempio colui che mette la mano in tasca e fa vedere che aiuta la Chiesa mentre con l'altra mano ruba « allo Stato, ai poveri ».
Questi « è un ingiusto » per il quale sarebbe stato meglio - « e non lo dico io ma Gesù » ha sottolineato il Papa - che gli mettessero una macina da mulino e lo gettassero in mare.
Non si parla di perdono qui, « perché questa persona inganna », ha detto il Papa facendo poi riferimento alla prima lettura, tratta dal libro della Sapienza ( Sap 1,1-7 ), dove si legge: « Il santo spirito, che ammaestra, fugge ogni inganno, si tiene lontano dai discorsi insensati e viene scacciato al sopraggiungere dell'ingiustizia ».
« Dove c'è l'inganno - ha commentato Papa Francesco - non c'è lo Spirito di Dio.
Questa è la differenza tra peccatore e corrotto.
Quello che fa la doppia vita è un corrotto.
Quello che pecca invece vorrebbe non peccare, ma è debole o si trova in una condizione a cui non può trovare una soluzione ma va dal Signore è chiede perdono.
A questo il Signore vuole bene, lo accompagna, è con lui.
E noi dobbiamo dire, noi tutti che siamo qui: peccatori sì, corrotti no ».
I corrotti, ha spiegato ancora il Papa, non sanno cosa sia l'umiltà.
Gesù li paragonava ai sepolcri imbiancati: belli di fuori ma dentro pieni di ossa marce.
« E un cristiano che si vanta di essere cristiano ma non fa vita da cristiano - ha rimarcato - è un corrotto ».
Tutti conosciamo qualcuno che « è in questa situazione e tutti sappiamo - ha aggiunto - quanto male fanno alla Chiesa i cristiani corrotti, i preti corrotti.
Quanto male fanno alla Chiesa!
Non vivono nello spirito del Vangelo, ma nello spirito della mondanità.
E san Paolo lo dice chiaramente ai romani: Non conformatevi a questo mondo ( cfr. Rm 12,2 ).
Ma nel testo originale è ancora più forte: non entrare negli schemi di questo mondo, nei parametri di questo mondo, perché sono proprio questi, questa mondanità, che portano alla doppia vita ».
Avviandosi a conclusione il Santo Padre ha detto: « Una putredine verniciata: questa è la vita del corrotto.
E Gesù semplicemente a questi non li chiamava peccatori.
Ma gli diceva ipocriti ».
Gesù, ha ricordato ancora, perdona sempre, non si stanca di perdonare.
L'unica condizione che chiede è che non si voglia condurre questa doppia vita: « Chiediamo oggi al Signore di fuggire da ogni inganno, di riconoscerci peccatori.
Peccatori sì, corrotti no ».