Venerdì, 13 dicembre 2019
Ci sono cristiani che hanno « una certa allergia per i predicatori della parola »: accettano « la verità della rivelazione » ma non « il predicatore », preferendo « una vita ingabbiata ».
È accaduto ai tempi di Gesù e purtroppo continua ad accadere ancora oggi in coloro che vivono chiusi in se stessi, perché hanno paura della libertà che viene dallo Spirito Santo.
È questo per Papa Francesco l'insegnamento che viene dalle letture della liturgia celebrata venerdì mattina, 13 dicembre, nella cappella di Santa Marta.
Il Pontefice si è soffermato soprattutto sul brano del vangelo di Matteo ( Mt 11,16-19 ) in cui Gesù paragona la generazione dei suoi contemporanei « a quei fanciulli seduti sulle piazze che si rivolgono agli altri compagni e dicono: vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto ».
In proposito il vescovo di Roma ha ricordato che Cristo nei Vangeli « parla sempre bene dei bambini », offrendoli come « modello della vita cristiana » e invitando a « essere come loro per entrare nel regno dei cieli ».
Invece - ha fatto notare - nel brano in questione « è l'unica volta che non parla tanto bene di loro ».
Per il Papa si tratta di un'immagine di fanciulli « un po' speciali: maleducati, malcontenti, screanzati pure »; bambini che non sanno essere felici mentre giocano e che « rifiutano sempre l'invito degli altri: nessuna cosa va loro bene ».
In particolare Gesù usa questa immagine per descrivere « i dirigenti del suo popolo », definiti dal Pontefice « gente che non era aperta alla parola di Dio ».
Per il Santo Padre c'è un aspetto interessante in questo atteggiamento: il loro rifiuto, appunto, « non è per il messaggio, è per il messaggero ».
Basta proseguire nella lettura del brano evangelico per averne conferma.
« È venuto Giovanni, che non mangia e non beve - ha fatto notare il Papa - e hanno detto: ha un demonio.
È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori ».
In pratica, da sempre gli uomini trovano motivi per delegittimare il predicatore.
Basti pensare alla gente di quel tempo, che preferiva « rifugiarsi in una religione un po' elaborata:
nei precetti morali, come i farisei;
nel compromesso politico, come i sadducei;
nella rivoluzione sociale, come gli zeloti;
nella spiritualità gnostica, come gli esseni ».
Tutti, ha aggiunto, « con il loro sistema ben pulito, ben fatto », ma che non accetta « il predicatore ».
Ecco perché Gesù rinfresca loro la memoria ricordando i profeti, che sono stati perseguitati e uccisi.
Accettare « la verità della rivelazione » e non « il predicatore » rivela per il Pontefice una mentalità frutto di « una vita ingabbiata nei precetti, nei compromessi, nei piani rivoluzionari, nella spiritualità senza carne ».
Papa Francesco ha fatto riferimento in particolare a quei cristiani « che si permettono di non ballare quando il predicatore ti dà una bella notizia di gioia, e si permettono di non piangere quando il predicatore ti dà una notizia triste ».
A quei cristiani, cioè, « che sono chiusi, ingabbiati, che non sono liberi ».
E il motivo è la « paura della libertà dello Spirito Santo, che viene tramite la predicazione ».
Del resto, « questo è lo scandalo della predicazione del quale parlava san Paolo; lo scandalo della predicazione che finisce nello scandalo della croce ».
Infatti « scandalizza che Dio ci parli tramite uomini con limiti, uomini peccatori; e scandalizza di più che Dio ci parli e ci salvi tramite un uomo che dice di essere il figlio di Dio, ma finisce come un criminale ».
Così per Papa Francesco si finisce per coprire « la libertà che viene dallo Spirito Santo », perché in ultima analisi « questi cristiani tristi non credono nello Spirito Santo; non credono in quella libertà che viene dalla predicazione, che ti ammonisce, ti insegna, ti schiaffeggia pure, ma è proprio la libertà che fa crescere la Chiesa ».
Dunque l'immagine del Vangelo, con « i bambini che hanno paura di ballare, di piangere », che hanno « paura di tutto, che chiedono sicurezza in tutto », fa pensare « a questi cristiani tristi, che criticano sempre i predicatori della verità, perché hanno paura di aprire la porta allo Spirito Santo ».
Da qui l'esortazione del Pontefice a pregare per loro e a pregare anche per noi stessi, affinché « non diventiamo cristiani tristi », di quelli che tolgono « allo Spirito Santo la libertà di venire a noi tramite lo scandalo della predicazione ».