Giovedì, 5 giugno 2014
« Uniformisti, alternativisti e vantaggisti »: sono i tre neologismi che Papa Francesco ha coniato - « martirizzando un po' la lingua italiana » come lui stesso ha ammesso - per descrivere le tre categorie di cristiani che creano divisioni nella Chiesa.
Il Pontefice ne ha parlato stamane, giovedì 5 giugno, durante la messa nella cappella della Casa Santa Marta.
Prendendo spunto dal vangelo di Giovanni ( Gv 17,20-26 ), il Pontefice si è soffermato sull'immagine « di Gesù che prega: prega per i suoi discepoli; prega per tutti quelli che arriveranno, che verranno alla predicazione degli apostoli; prega per la Chiesa.
E cosa chiede il Signore al Padre? » si è domandato.
La risposta è stata: « l'unità della Chiesa: che la Chiesa sia una, che non ci siano divisioni, che non ci siano liti ».
Per questo, ha commentato, « è necessaria la preghiera del Signore, perché l'unità nella Chiesa non è facile ».
Ecco allora il riferimento ai « tanti » che « dicono di essere nella Chiesa, ma sono dentro soltanto con un piede », mentre l'altro resta « fuori ».
« Per questa gente - ha spiegato Papa Francesco - la Chiesa non è la propria casa ».
Si tratta di persone, ha aggiunto, che vivono come gli affittuari: « un po' qui, un po' là ».
Anzi « ci sono alcuni gruppi che affittano la Chiesa, ma non la considerano la loro casa ».
Tra questi, il vescovo di Roma ha individuato appunto tre categorie, cominciando da « quelli che vogliono che tutti siano uguali nella Chiesa »: gli « uniformisti », il cui stile è « uniformare tutto: tutti uguali ».
Essi sono presenti sin « dall'inizio », cioè da « quando lo Spirito Santo ha voluto far entrare nella Chiesa i pagani », ha ricordato il Papa facendo riferimento a quanti pretendevano che i pagani prima di far parte della Chiesa diventassero ebrei.
Questo dimostra che l'uniformità va di pari passo con la rigidità; e non a caso Francesco ha definito questi cristiani « rigidi », perché « non hanno quella libertà che dà lo Spirito Santo.
E fanno confusione fra quello che Gesù ha predicato nel Vangelo » e « la loro dottrina di uguaglianza », mentre « Gesù mai ha voluto che la sua Chiesa fosse rigida ».
Costoro, dunque, a causa del loro « atteggiamento non entrano nella Chiesa.
Si dicono cristiani, si dicono cattolici, ma il loro atteggiamento rigido li allontana dalla Chiesa ».
Quanto al secondo gruppo, gli « alternativisti », il vescovo di Roma li ha catalogati tra quanti pensano: « Io entro nella Chiesa, ma con questa idea, con questa ideologia ».
Pongono delle condizioni « e così la loro appartenenza alla Chiesa è parziale ».
Anch'essi « hanno un piede fuori della Chiesa; affittano la Chiesa » ma non la sentono propria; e anch'essi sono presenti sin dal principio della predicazione evangelica, come testimoniano « gli gnostici, che l'apostolo Giovanni bastona tanto forte: "Siamo … sì, sì … siamo cattolici, ma con queste idee" ».
Cercano un'alternativa, perché non condividono il sentire comune della Chiesa.
Infine il terzo gruppo è quello di coloro che « cercano i vantaggi ».
Essi « vanno alla Chiesa, ma per vantaggio personale e finiscono facendo affari nella Chiesa ».
Sono gli affaristi, presenti anch'essi sin dalle origini: come Simone il mago, Anania e Saffira, che « approfittavano della Chiesa per il proprio profitto ».
Attualizzando il discorso, Papa Francesco ha denunciato come personaggi del genere si trovino regolarmente « nelle comunità parrocchiali o diocesane, nelle congregazioni religiose », celandosi dietro le sembianze di « benefattori della Chiesa ».
Ne abbiamo visti tanti, ha detto in sostanza: « si pavoneggiavano di essere benefattori e alla fine, dietro il tavolo, facevano i loro affari ».
E anch'essi, naturalmente, « non sentono la Chiesa come madre ».
Ma il messaggio di Cristo è tutt'altro: a tutte queste categorie, ha proseguito il Pontefice, Gesù dice che « la Chiesa non è rigida, è libera!
Nella Chiesa ci sono tanti carismi, c'è una grande diversità di persone e di doni dello Spirito.
Gesù dice: nella Chiesa tu devi dare il tuo cuore al Vangelo, a quello che il Signore ha insegnato, e non avere per te un'alternativa!
Il Signore ci dice: se vuoi entrare nella Chiesa », fallo « per amore, per dare tutto, tutto il cuore e non per fare affari a tuo profitto ».
Infatti « la Chiesa non è una casa da affittare » per quanti « vogliono fare la loro volontà »; al contrario « è una casa per vivere ».
E a quanti obiettano che « non è facile » stare con entrambi i piedi nella Chiesa, perché « le tentazioni sono tante », il vescovo di Roma ha ricordato colui che « fa l'unità nella Chiesa, l'unità nella diversità, nella libertà, nella generosità », cioè lo Spirito Santo, il cui « compito » specifico è proprio fare « l'armonia nella Chiesa ».
Perché « l'unità nella Chiesa è armonia.
Tutti - ha commentato con una battuta - siamo diversi, non siamo uguali, grazie a Dio », altrimenti « sarebbe un inferno! ».
Ma « tutti siamo chiamati alla docilità allo Spirito Santo ».
Ed è proprio questa la virtù che ci salverà dall'essere rigidi, dall'essere « alternativisti » e dall'essere « vantaggisti » o affaristi nella Chiesa: la docilità allo Spirito Santo, colui « che fa la Chiesa ».
È questa docilità che trasforma la Chiesa da una casa "in affitto" in una casa che ciascuno sente come propria.
« Io sono a casa - ha spiegato il Papa - perché è lo Spirito Santo che mi fa questa grazia ».
Da qui l'invito a domandare durante la messa « la grazia dell'unità nella Chiesa: essere fratelli e sorelle in unità », sentendosi « a casa propria.
Unità nella diversità di ognuno » ma « diversità libera », senza porre condizioni.
« Che il Signore ci invii lo Spirito Santo - è stata l'invocazione conclusiva di Papa Francesco - e faccia questa armonia nelle nostre comunità parrocchiali, diocesane, dei movimenti, perché come diceva un padre della Chiesa: "Lo Spirito, lui stesso è l'armonia" ».