Venerdì, 5 settembre 2014
Nessuna paura di cambiare le cose secondo la legge del Vangelo: « La Chiesa chiede a tutti noi alcuni cambiamenti.
Ci chiede di lasciare da parte le strutture caduche; non servono ».
Spazio invece alla « legge delle beatitudini », alla « gioia » e alla « libertà che ci porta la novità del Vangelo ».
Lo ha affermato Papa Francesco durante la messa celebrata venerdì mattina, 5 settembre, nella cappella della Casa Santa Marta.
Per la sua meditazione il Papa ha preso spunto dal passo evangelico di Luca ( Lc 5,33-39 ), proposto dalla liturgia.
« Questi scribi, questi farisei - ha detto - hanno voluto mettere Gesù in difficoltà e farlo cadere in trappola ».
Ricordandogli che Giovanni e i suoi discepoli digiunano, gli pongono una domanda: « Ma tu che sei tanto amico di Giovanni, e i tuoi discepoli che sono amici, che sembrano essere i giusti, perché non fate lo stesso? ».
Interrogativo al quale « Gesù risponde parlando di due cose: ci parla di festa e ci parla di novità ».
Anzitutto, ha spiegato il Pontefice, « ci parla di festa, festa sponsale, e dice: ma noi siamo in tempo di festa!
C'è qualcosa di nuovo qui, c'è una festa!
Qualcosa che è caduto e qualcosa che viene rinnovata, fatta nuova ».
Ed è « curioso », ha fatto notare il Papa, che Gesù « alla fine prenda l'immagine del vino », tanto che « quando si legge questo brano non si può non collegare questa festa sponsale al vino nuovo di Cana ».
In fondo « è tutto un simbolo », che « ci parla di novità ».
Soprattutto quando Gesù dice: « Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi ».
Dunque « a vini nuovi, otri nuovi ».
Ecco « la novità del Vangelo ».
Del resto, si è chiesto Francesco, « cosa ci porta il Vangelo? Gioia e novità ».
Invece, ha proseguito, « questi dottori della legge erano rinchiusi nei loro comandamenti, nelle loro prescrizioni ».
Tanto che « san Paolo, parlando di loro, ci dice che prima che venisse la fede - cioè Gesù - noi tutti eravamo custoditi come prigionieri sotto la legge ».
Ma questa legge non era cattiva: « custoditi ma prigionieri, in attesa che venisse la fede ».
Appunto « quella fede che sarebbe stata rivelata in Gesù stesso ».
« Il popolo - ha affermato il Papa - aveva la legge che aveva dato Mosé.
E poi tante di queste consuetudini e piccole leggi che avevano codificato i dottori, i teologi ».
Ecco che « la legge li custodiva, ma come prigionieri.
E loro erano in attesa della libertà, della definitiva libertà che Dio avrebbe dato al suo popolo col suo Figlio ».
Ancora san Paolo, ha ricordato il Pontefice, ci dice che « quando giunse la pienezza dei tempi Dio inviò il Figlio suo, nato da donna, nato sotto la legge per riscattare ».
E « la novità del Vangelo è questa: è per riscattare dalla legge ».
In proposito il Pontefice ha osservato: « Qualcuno di voi può dirmi: ma, padre, i cristiani non hanno legge? Sì!
Gesù ha detto: io non vengo a chiudere la legge, ma a portarla alla sua pienezza ».
E « la pienezza della legge, per esempio, sono le beatitudini, la legge dell'amore, l'amore totale, come lui, Gesù, ci ha amato ».
Così, ha proseguito il vescovo di Roma, « quando Gesù rimprovera questa gente, questi dottori della legge, li rimprovera di non aver custodito il popolo con la legge » ma di averlo reso « schiavo di tante piccole leggi, di tante piccole cose che si dovevano fare ».
E di averlo fatto « senza la libertà che lui ci porta con la nuova legge, la legge che lui ha sancito col suo sangue ».
Questa dunque « è la novità del Vangelo, che è festa, è gioia, è libertà ».
È « proprio il riscatto che tutto il popolo attendeva quando era custodito dalla legge, ma come prigioniero ».
E questo è anche « quello che Gesù vuol dirci: che cosa facciamo, Gesù, adesso? ».
La risposta è: « Alla novità, novità; a vini nuovi, otri nuovi ».
Per questa ragione, ha spiegato il Papa, non si deve « avere paura di cambiare le cose secondo la legge del Vangelo, che è una legge della fede ».
San Paolo « distingue bene: figli della legge e figli della fede.
A vini nuovi, otri nuovi ».
Per questo « la Chiesa ci chiede, a tutti noi, alcuni cambiamenti.
Ci chiede di lasciare da parte le strutture caduche: non servono!
E prendere otri nuovi, quelli del Vangelo ».
Papa Francesco ha fatto quindi notare che « non si può capire la mentalità, per esempio, di questi dottori della legge, di questi teologi farisei, con lo spirito del Vangelo.
Sono cose diverse ».
Infatti « lo stile del Vangelo è uno stile diverso, che porta alla pienezza la legge » ma « in un modo nuovo: è il vino nuovo, in otri nuovi ».
Alla domanda di quei farisei e degli scribi, ha osservato ancora il Pontefice, Gesù risponde in pratica: « Non possiamo digiunare come voi mentre siamo in festa.
Verranno giorni, quando lo sposo sarà loro tolto ».
E dicendo questo « pensava alla sua passione, pensava ai tempi di passione di tanti cristiani, anche delle nostre passioni, dove ci sarà la croce ».
Resta comunque il fatto che « il Vangelo è novità, il Vangelo è festa.
E soltanto si può vivere pienamente il Vangelo in un cuore gioioso e in un cuore rinnovato ».
In questa prospettiva il Papa ha chiesto al « Signore la grazia di questa osservanza alla legge: osservare la legge - la legge che Gesù ha portato alla sua pienezza - nel comandamento dell'amore, nei comandamenti che vengono dalle beatitudini: quei comandamenti della legge rinnovata dalla novità del Vangelo ».
Il Signore, ha concluso, « ci dia la grazia di non rimanere prigionieri, ma ci dia la grazia della gioia e della libertà che ci porta la novità del Vangelo ».