Giovedì, 21 gennaio 2016
Dall'invidia, un peccato che arriva a uccidere le persone, Francesco ha messo in guardia durante la messa celebrata giovedì 21 gennaio nella cappella della Casa Santa Marta.
Tratta dal primo libro di Samuele ( 1 Sam 18,6-9; 1 Sam 19,1-7 ), la prima lettura - ha fatto subito notare il Papa - « racconta l'entrata del re Saul in città, dopo la vittoria contro i filistei », ottenuta con il « duello tra Davide e Golia ».
Davvero « è la vittoria di tutto il popolo ».
E per questo il popolo « faceva festa: era quasi una festa rituale ».
La Bibbia, ha spiegato Francesco, racconta « che quando è morto il re Saul in battaglia, l'esercito è entrato dopo il tramonto, in silenzio: vittorioso, ma non aveva fatto festa perché il re era morto ».
Invece stavolta « si fa la festa, secondo la tradizione ».
E così, si legge nella Scrittura, « uscirono le donne di tutte le città », cantando e danzando per festeggiare la vittoria.
È anche « un rituale di gioia: ricordiamo - ha detto Francesco - il re Davide quando danzava davanti all'arca: cantavano tutti, accompagnandosi con i tamburelli, con grida di gioia e con sistri ».
La Bibbia aggiunge anche che le donne danzando cantavano: « Ha ucciso Saul i suoi mille e Davide i suoi diecimila ».
Ed erano parole « che improvvisavano al momento, forse perché entrava nel canto così ».
Dunque, ad aver « vinto era il re: Davide aveva ucciso il filisteo - è vero! - era stato lo strumento, e il popolo aveva quel senso che il re era l'unto del Signore ».
Così « cantavano: sapevano quella storia di Davide e lo mettevano nel canto ».
Ma « Saul, invece di essere felice per questa festa, ne fu molto irritato ».
Evidentemente « il cuore di Saul aveva qualcosa di storto » - ha spiegato Francesco - perché « ha fatto il calcolo: hanno dato a Davide diecimila e a me ne hanno dati mille! ».
Insomma, « era solo un canto, ma lo ha preso male: perché? ».
La questione, ha proseguito il Pontefice, è che il cuore di Saul « aveva qualcosa che ha aiutato a prendersela: era geloso ».
Egli « ha sentito un attacco di gelosia lì », per via di quel canto.
Tanto che la Bibbia ci dice, appunto, che « ne fu molto irritato ».
Così il suo cuore « ha cominciato a funzionare in quella direzione ».
E « finisce peggio », tanto da indurlo a pensare: a Davide « non gli manca altro che il regno ».
Perciò « da quel giorno guardava sospettoso Davide », immaginando di continuo: « Questo mi tradirà! ».
Per tale ragione, ha affermato il Papa, Saul « prese la decisione di uccidere » Davide.
E « il motivo non era il canto in quanto canto; il motivo era il cuore ammalato di gelosia, che porta Saul all'invidia ».
« Cosa brutta è l'invidia! » ha rimarcato Francesco.
Si tratta, infatti, di « un atteggiamento, un peccato brutto ».
E « nel cuore la gelosia o l'invidia cresce come l'erba cattiva: cresce e soffoca l'erba buona ».
E così « tutto quello che gli sembra fare ombra, gli fa male: non è in pace.
È un cuore tormentato, è un cuore brutto ».
E « il cuore invidioso - lo abbiamo sentito - porta ad uccidere, alla morte ».
Del resto, la Scrittura lo dice chiaramente: « Per l'invidia del diavolo è entrata la morte nel mondo ».
Non a caso, ha ricordato il Papa, « l'invidia è anche una delle opere della carne che gli apostoli elencano nelle loro lettere, quando dicono: "le opere dello Spirito Santo sono queste; le opere della carne sono queste …" ».
« L'invidia uccide - ha ribadito Francesco - e non tollera che un altro abbia qualcosa che io non ho ».
E sempre crea sofferenza, « perché il cuore dell'invidioso o del geloso soffre: è un cuore sofferente ».
Proprio « quella sofferenza lo porta avanti a desiderare la morte degli altri ».
« Quante volte nelle nostre comunità - non dobbiamo andare troppo lontano per vedere questo - per gelosia si uccide con la lingua » ha ammonito Francesco.
Succede così che « uno ha invidia di quell'altro e incominciano le chiacchiere: e le chiacchiere uccidono ».
Il passo biblico racconta inoltre che il re Saul, consigliato dal figlio Giònata, decide di non uccidere più Davide.
Però poi, « passato il tempo, in un eccesso di ira, ha cercato » davvero di ucciderlo, « mentre suonava l'arpa ».
Insomma l'invidia « è una malattia che viene, che torna ».
« Pensando e riflettendo su questo passo della Scrittura », il Pontefice ha aggiunto: « Io invito me stesso - e tutti - a cercare se nel mio cuore ci sia qualcosa attribuibile alla gelosia o all'invidia, che sempre porta alla morte e mi impedisce di essere felice ».
Perché, ha proseguito, « sempre questa malattia porta a guardare quello che di buono ha l'altro come se fosse a scapito tuo ».
E « questo è un peccato brutto: è l'inizio di tanti, tanti crimini ».
« Chiediamo al Signore - ha proseguito il Papa - che ci dia la grazia di non aprire il cuore alle gelosie, di non aprire il cuore alle invidie, perché sempre queste cose portano alla morte ».
E ha ricordato in proposito l'atteggiamento di Pilato: era un uomo « intelligente e Marco, nel Vangelo, dice che Pilato se ne era accorto che i capi degli scribi gli avevano consegnato Gesù per invidia ».
Dunque « l'invidia - secondo l'interpretazione di Pilato, che era molto intelligente, ma codardo! - è quella che ha portato alla morte Gesù ».
È stata « lo strumento, l'ultimo strumento: glielo avevano consegnato per invidia ».
Prima di riprendere la celebrazione, Francesco ha chiesto « al Signore la grazia di non consegnare mai, per invidia, alla morte un fratello, una sorella della parrocchia, della comunità, neanche un vicino del quartiere: ognuno ha i suoi peccati, ognuno ha le sue virtù.
Sono proprie di ognuno ».
E ha invitato infine a « guardare il bene e a non uccidere con le chiacchiere per invidia o per gelosia ».