Martedì, 4 aprile 2017
Farsi « il segno della croce » distrattamente e ostentare « il simbolo dei cristiani » come fosse « il distintivo di una squadra » o « un ornamento », magari con « pietre preziose, gioielli e oro », non ha nulla a che vedere con « il mistero » di Cristo.
Tanto che Papa Francesco ha suggerito un esame di coscienza proprio sulla croce, per verificare come ciascuno di noi porta nella quotidianità l'unico vero « strumento di salvezza ».
Ecco le linee di riflessione che il Pontefice ha proposto nella messa celebrata martedì mattina, 4 aprile, a Santa Marta.
« Attira l'attenzione - ha fatto notare subito, riferendosi al passo dell'evangelista Giovanni ( Gv 8,21-30 ) - che in questo breve passo del Vangelo per tre volte Gesù dice ai dottori della legge, agli scribi, ad alcuni farisei: "Morirete nei vostri peccati" ».
Lo ripete « tre volte ».
E « lo dice - ha aggiunto - perché non capivano il mistero di Gesù, perché avevano il cuore chiuso e non erano capaci di aprire un po', di cercare di capire quel mistero che era il Signore ».
Infatti, ha spiegato il Papa, « morire nel proprio peccato è una cosa brutta: significa che tutto finisce lì, nella sporcizia del peccato ».
Ma poi « questo dialogo - nel quale per tre volte Gesù ripete "morirete nei vostri peccati" - continua e, alla fine, Gesù guarda indietro alla storia della salvezza e fa ricordare loro qualcosa: "Quando avrete innalzato il figlio dell'uomo, allora conoscerete che io sono e che non faccio nulla da me stesso" ».
Il Signore dice proprio: « quando avrete innalzato il figlio dell'uomo ».
Con queste parole - ha affermato il Pontefice, riferendosi al brano tratto dal libro dei Numeri ( Nm 21,4-9 ) - « Gesù fa ricordare quello che è accaduto nel deserto e abbiamo sentito nella prima lettura ».
È il momento in cui « il popolo annoiato, il popolo che non può sopportare il cammino, si allontana dal Signore, sparla di Mosè e del Signore, e trova quei serpenti che mordono e fanno morire ».
Allora « il Signore dice a Mosè di fare un serpente di bronzo e innalzarlo, e la persona che subisce una ferita del serpente, e che guarda quello di bronzo, sarà guarita ».
« Il serpente - ha proseguito il Papa - è il simbolo del cattivo, è il simbolo del diavolo: era il più astuto degli animali nel paradiso terrestre ».
Perché « il serpente è quello che è capace di sedurre con le bugie », è « il padre della menzogna: questo è il mistero ».
Ma allora « dobbiamo guardare il diavolo per salvarci?
Il serpente è il padre del peccato, quello che ha fatto peccare l'umanità ».
In realtà « Gesù dice: "Quando io sarò innalzato in alto, tutti verranno a me".
Ovviamente questo è il mistero della croce ».
« Il serpente di bronzo guariva - ha detto Francesco - ma il serpente di bronzo era segno di due cose: del peccato fatto dal serpente, della seduzione del serpente, dell'astuzia del serpente; e anche era segnale della croce di Cristo, era una profezia ».
E « per questo il Signore dice loro: "Quando avrete innalzato il figlio dell'uomo, allora conoscerete che io sono" ».
Così possiamo dire, ha affermato il Papa, che « Gesù si è "fatto serpente", Gesù si "è fatto peccato" e ha preso su di sé le sporcizie tutte dell'umanità, le sporcizie tutte del peccato.
E si è "fatto peccato", si è fatto innalzare perché tutta la gente lo guardasse, la gente ferita dal peccato, noi.
Questo è il mistero della croce e lo dice Paolo: "Si è fatto peccato" e ha preso l'apparenza del padre del peccato, del serpente astuto ».
« Chi non guardava il serpente di bronzo dopo essere ferito da un serpente nel deserto - ha spiegato il Pontefice - moriva nel peccato, il peccato di mormorazione contro Dio e contro Mosè ».
Allo stesso modo, « chi non riconosce in quell'uomo innalzato, come il serpente, la forza di Dio che si è fatto peccato per guarirci, morirà nel proprio peccato ».
Perché « la salvezza viene soltanto dalla croce, ma da questa croce che è Dio fatto carne: non c'è salvezza nelle idee, non c'è salvezza nella buona volontà, nella voglia di essere buoni ».
In realtà, ha insistito il Papa, « l'unica salvezza è in Cristo crocifisso, perché soltanto lui, come il serpente di bronzo significava, è stato capace di prendere tutto il veleno del peccato e ci ha guarito lì ».
« Ma cosa è la croce per noi? » è la questione posta da Francesco.
« Sì, è il segno dei cristiani, è il simbolo dei cristiani, e noi facciamo il segno della croce ma non sempre lo facciamo bene, alle volte lo facciamo così … perché non abbiamo questa fede alla croce » ha evidenziato il Papa.
La croce, poi, ha affermato, « per alcune persone è un distintivo di appartenenza: "Sì, io porto la croce per far vedere che sono cristiano" ».
E « sta bene », però « non solo come distintivo, come se fosse una squadra, il distintivo di una squadra »; ma, ha detto Francesco, « come memoria di colui che si è fatto peccato, che si è fatto diavolo, serpente, per noi; si è abbassato fino ad annientarsi totalmente ».
Inoltre, è vero, « altri portano la croce come un ornamento, portano croci con pietre preziose, per farsi vedere ».
Ma, ha fatto presente il Pontefice, « Dio disse a Mosè: "Chi guarda il serpente sarà guarito"; Gesù dice ai suoi nemici: "Quando avrete innalzato il figlio dell'uomo, allora conoscerete" ».
In sostanza, ha spiegato, « chi non guarda la croce, così, con fede, morirà nei propri peccati, non riceverà quella salvezza ».
« Oggi - ha rilanciato il Papa - la Chiesa ci propone un dialogo con questo mistero della croce, con questo Dio che si è fatto peccato, per amore a me ».
E « ognuno di noi può dire: "per amore a me" ».
Così, ha proseguito, è opportuno domandarci: « Come porto io la croce: come un ricordo?
Quando faccio il segno della croce, sono consapevole di quello che faccio?
Come porto io la croce: soltanto come un simbolo di appartenenza a un gruppo religioso?
Come porto io la croce: come ornamento, come un gioiello con tante pietre preziose d'oro? ».
Oppure « ho imparato a portarla sulle spalle, dove fa male? ».
« Ognuno di noi oggi - ha suggerito il Pontefice a conclusione della sua meditazione - guardi il crocifisso, guardi questo Dio che si è fatto peccato perché noi non moriamo nei nostri peccati e risponda a queste domande che io vi ho suggerito ».