Martedì, 4 dicembre 2018
Con lo stile umile degli artigiani « vivere in pace nella nostra anima, a casa con la famiglia, a scuola, nel lavoro, nel quartiere »: ecco l'impegno pratico per l'Avvento - un vero e proprio manuale per costruire la pace nella quotidianità con tanto di esame di coscienza per tutti, bambini compresi - suggerito da Francesco nella messa celebrata martedì 4 dicembre a Santa Marta.
Per questa riflessione sulla pace il Papa ha subito fatto presente che nella prima lettura, tratta da Isaia ( Is 11,1-10 ), « c'è una promessa, una promessa dei tempi, quando verrà il Signore: il popolo aspettava la venuta del salvatore, del liberatore, del Signore - ha spiegato - e il profeta dice come sarà quel tempo, quando lui verrà ».
E « dice che tutto sarà in pace, il Signore farà la pace ».
In particolare, ha fatto notare Francesco, il profeta « descrive questa pace con immagini che sembrano un po' bucoliche ma belle: tanta sarà la pace che "il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà.
La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.
Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte" ».
Davanti a questo testo, ha proseguito il Papa, ci si chiede se ciò « sarà possibile ».
In realtà, ha affermato, Isaia « vuol dire che la pace del Signore è capace di trasformare la vita, di trasformare la storia, e Gesù è chiamato proprio principe della pace perché viene a portare questa pace, a offrirci questa pace ».
« Questo tempo di Avvento è un tempo per prepararci a questa venuta del principe della pace » ha rilanciato il Pontefice.
È, dunque, « un tempo per pacificarsi: prima di tutto, pacificarci con noi stessi, pacificare l'anima », perché « tante volte noi non siamo in pace; siamo in ansia, siamo in angoscia, senza speranza e la domanda che ci fa il Signore è: "Come è la tua anima, oggi, è in pace?" - "Eh, non so" –
"Ma, guarda, se non è in pace incomincia questa strada per pacificarla" - "Ma io non posso" ».
Ma « lui può », ha affermato il Papa, invitando a chiedere « a lui di pacificarti: il principe della pace pacifica l'anima ».
Ecco che, ha fatto presente Francesco, « il primo passo di questo tempo di Avvento è pacificare l'anima di ognuno ».
In realtà, « noi siamo abituati a guardare l'anima altrui: "Ma guarda quello, guarda quella, cosa fa" ».
Dobbiamo invece guardare la nostra anima e chiedere e a noi stessi: « Come stai?
Il tuo cuore cosa sente?
È in pace?
Sei arrabbiato?
Sei arrabbiata?
Sei ansioso, ansiosa? ».
Così, ha insistito il Papa, « chiedi al Signore la grazia di pacificare l'anima, per prepararti all'incontro con lui ».
« Poi un'altra cosa da pacificare è la casa » ha detto ancora il Pontefice, suggerendo di domandarci: « a casa come va la pace? ».
Bisogna sempre « pacificare la famiglia: ci sono tante tristezze nelle famiglie, tante lotte, tante piccole guerre, tanta disunione delle volte ».
E così « non c'è pace: uno contro l'altro o sfida l'altro ».
Perciò, ha proposto Francesco, « ognuno si domandi: come è la mia famiglia?
È in pace o è in guerra?
È unita o c'è la disunione?
Ci sono tutti ponti fra noi o ci sono muri che ci separano? ».
Con l'obiettivo di « pacificare la famiglia ».
Occorre anche allargare gli orizzonti per « guardare il mondo - ha invitato il Papa - e vedere che c'è più guerra che pace: c'è tanta guerra, tanta disunione, tanto odio, tanto sfruttamento.
Non c'è pace ».
Ma « cosa faccio io per aiutare la pace nel mondo? ».
Ci si potrebbe giustificare dicendo che « il mondo è troppo lontano ».
E allora il Pontefice ha invitato a verificare « cosa faccio io per aiutare la pace nel quartiere, nella scuola, nel posto di lavoro: prendo sempre qualche scusa per entrare in guerra, per odiare, per sparlare degli altri?
Questo è fare la guerra!
Sono mite?
Cerco di fare dei ponti?
Non condanno? ».
È una questione che riguarda anche i bambini, ai quali bisogna chiedere: « A scuola, quando c'è un compagno, una compagna che non ti piace, è un po' odioso o è debole, tu fai il bullismo o fai la pace, cerchi di fare pace?
Perdono tutto? ».
Lo stile deve essere quello degli « artigiani di pace » e « ci vuole questo tempo di Avvento, di preparazione alla venuta del Signore che è il principe della pace ».
« E la pace - ha spiegato Francesco - sempre va avanti, mai è ferma, arriva a un punto e dà un altro passo di pace, un altro passo di pace: è feconda ».
Di più, « la pace incomincia dall'anima e poi torna all'anima dopo aver fatto tutto questo cammino di pacificazione ».
Perciò « fare la pace è un po' imitare Dio quando ha voluto fare la pace con noi e ci ha perdonati, ci ha inviato suo Figlio a fare la pace, a essere il principe della pace ».
Tutti sono chiamati a essere artigiani di pace.
Forse, ha suggerito il Pontefice, « qualcuno può dire: "padre, io non ho studiato come si fa la pace, non sono una persona colta, non so, sono giovane, non so" ».
Ma è Gesù stesso, nel passo evangelico di Luca proposto dalla liturgia ( Lc 10,21-24 ), a dirci « quale deve essere l'atteggiamento: "Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli" ».
Magari, ha ripetuto il Papa, « tu non hai studiato, non sei sapiente », ma « fatti piccolo, fatti umile, fatti servitore degli altri: fatti piccolo e il Signore ti darà la capacità di capire come si fa la pace e la forza di farla ».
« Vivere in pace nella nostra anima, a casa con la famiglia, a scuola, nel lavoro, nel quartiere, vivere in pace, questa sarà la preghiera di questo tempo di Avvento » ha suggerito Francesco.
Si tratta di « pacificare, fare la pace, con umiltà ».
E « ogni volta che noi vediamo che c'è la possibilità di una piccola guerra, sia a casa sia nel mio cuore sia a scuola, a lavoro, fermarsi e cercare di fare la pace ».
Soprattutto « mai, mai ferire l'altro, mai ».
E il primo passo « per non ferire l'altro » è proprio « non sparlare degli altri, non buttare la prima cannonata ».
Con la certezza che « se tutti noi facessimo solo questo - non sparlare degli altri - la pace andrebbe più avanti ».
« Che il Signore ci prepari il cuore per il Natale del principe della pace » ha concluso il Papa.
Ma, ha aggiunto, « ci prepari facendo noi del tutto la nostra parte per pacificare: pacificare il mio cuore, la mia anima, pacificare la mia famiglia, la scuola, il quartiere, il posto di lavoro ».
Ed essere così veramente « uomini e donne di pace ».