La vita religiosa e l'insegnamento della Chiesa |
49. Il governo dei religiosi dediti alle opere di apostolato - come tutti gli altri aspetti della loro vita - è basato sulla fede e sulla realtà della loro risposta di consacrati a Dio in una comunità e per una missione.
Queste persone sono membri di istituti religiosi, le cui strutture riflettono la gerarchia cristiana il cui capo è Cristo stesso.
Essi hanno scelto di vivere il voto di obbedienza come un valore di vita ed è, pertanto necessario che ci sia una forma di governo che esprima questi valori e una particolare forma di autorità.
Tale autorità, propria degli istituti religiosi, non deriva dagli stessi membri.
Essa è conferita da Dio mediante il ministero della Chiesa quando essa riconosce l'istituto ed approva le sue costituzioni.
È un'autorità di cui sono investiti i superiori per un periodo della loro di vita ed è, pertanto, necessario che ci sia una forma di governo che esprima questi valori e una particolare forma di autorità.
Occorre favorire perciò la cooperazione di tutti per il bene dell'istituto, salvo sempre il diritto del superiore, al quale spetta alla fine di discernere e decidere il da farsi ( ET 25 ).
Strettamente parlando, l'autorità religiosa non è partecipata.
Può essere delegata per un particolare motivo, se ciò è previsto dalle costituzioni; ma normalmente è ex officio e ne è investita la persona del superiore.
50. I superiori, comunque, non esercitano da soli l'autorità.
Ognuno deve essere assistito da un consiglio, i cui membri collaborano con il superiore secondo le norme stabilite nelle costituzioni.
I consiglieri non esercitano l'autorità ex officio, come i superiori, ma collaborano con loro mediante il voto consultivo o deliberativo, in conformità al diritto ecclesiastico e alle costituzioni dell'istituto.
51. L'autorità suprema di un istituto è esercitata, benché in forma straordinaria, dal capitolo generale in atto.
Ciò avviene sempre in conformità alle costituzioni che devono stabilirne l'autorità in modo che sia ben distinta da quella del superiore generale.
Il capitolo generale è un'istituzione ad hoc.
È composto di membri ex officio e delegati eletti che ordinariamente si riuniscono per un solo capitolo.
In quanto segno di unità nella carità, la celebrazione del capitolo generale deve costituire un momento di grazia e di azione dello Spirito Santo nella vita di un istituto.
È un'esperienza gioiosa, pasquale ed ecclesiale, da cui trae vantaggio l'istituto e la Chiesa intera.
Il capitolo generale si propone di rinnovare e proteggere il patrimonio spirituale dell'istituto.
Ne elegge i superiori maggiori e i consiglieri; tratta gli affari di maggior importanza, emana le norme per tutto l'istituto.
I capitoli sono di tale importanza, che il diritto particolare dell'istituto deve determinare accuratamente le sue competenze, sia a livello generale che a livello particolare: la natura, l'autorità, la composizione, la procedura e la frequenza della celebrazione.
52. Il Concilio Vaticano II e l'insegnamento post-conciliare insistono su alcuni principi del governo religioso, che hanno dato origine a considerevoli cambiamenti in questi ultimi venti anni.
È stata posta in luce chiaramente la necessità basilare di un'autorità religiosa effettiva e personale, a tutti i livelli ( generale, intermedio e locale ), se si vuole che l'obbedienza religiosa sia realmente vissuta ( cfr. PC 14; ET 25 ).
Si è sottolineato, inoltre, la necessità della consultazione, di un opportuno coinvolgimento dei membri nel governo dell'istituto, di una responsabilità partecipata e della sussidiarietà ( cfr. ES II,18 ).
Molti di questi principi sono ora inseriti nelle costituzioni rivedute.
È importante che siano compresi e applicati per realizzare la finalità del governo religioso: costruire una comunità unita in Cristo, nella quale Dio è cercato e amato al di sopra di tutto, dove la missione di Cristo è adempiuta con generosità.
È soprattutto in Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, che la vita religiosa comprende più profondamente se stessa e trova il segno di sicura speranza ( LG 68 ).
Ella, concepita immacolata perché scelta tra il popolo di Dio a portare Dio stesso nel modo più intimo e a darlo al mondo, fu totalmente consacrata dallo Spirito Santo che l'avvolse con la sua ombra.
Maria fu
l'arca della nuova alleanza,
l'ancella del Signore nella povertà degli « anawim »;
la Madre del bell'amore da Betlemme al Calvario e anche più in là;
la Vergine obbediente il cui « sì » a Dio ha cambiato la nostra storia;
la donna contemplativa che custodì « tutto nel suo cuore »;
la missionaria che si affrettò a Hebron;
la sola persona attenta alle necessità di Cana;
la ferma testimone ai piedi della croce;
centro di unità che sostenne la giovane Chiesa raccolta nell'attesa dello Spirito Santo:
Maria ha riflesso nella sua vita tutti questi valori a cui tende la consacrazione religiosa.
Ella è Madre dei religiosi in quanto è Madre di colui che fu consacrato e mandato dal Padre.
Nel suo « fiat » e nel suo « magnificat » la vita religiosa trova la totalità del suo abbandonarsi a Dio, il palpito della sua gioia nell'azione consacrante di Dio.
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