Il dialogo e l'annuncio |
La dichiarazione del Concilio Vaticano Secondo sui rapporti tra la chiesa e altre religioni è stata promulgata 25 anni dopo la "Nostra Aetate".
Il documento ha sottolineato l'importanza del dialogo interreligioso.
Allo stesso tempo, esso ha ribadito il fatto che la chiesa è moralmente vincolata al dovere di annunciare senza esitazioni Cristo, la via, la verità e la vita, in cui ogni persona trova il suo compimento ( cfr NA 2 )
Per incoraggiare la crescita del lavoro del dialogo, Papa Paolo VI ha creato nel 1964 il Segretariato per i Non - Cristiani, che ha assunto recentemente il nome di Consiglio Pontificio per il Dialogo Interreligioso.
Dopo la sua Assemblea Plenaria del 1984, il Segretariato ha pubblicato un documento intitolato: "L'atteggiamento della Chiesa nei confronti dei seguaci delle altre religioni: riflessioni e orientamenti sul dialogo e sulla missione".
Questo documento sancisce la missione evangelizzatrice della chiesa è una "realtà singola ma complessa e articolata".
Esso indica le componenti principali di tale missione:
presenza e testimonianza;
impegno per lo sviluppo sociale e la liberazione sociale dell'uomo;
vita liturgica, preghiera e contemplazione;
dialogo interreligioso;
infine, annuncio e catechesi.2
L'annuncio e il dialogo sono considerati entrambi, ciascuno nel suo campo specifico, componenti fondamentali e forme autentiche della stessa missione evangelizzatrice della chiesa.
Essi sono entrambi orientati verso la comunicazione della verità salvifica.
Il presente documento fornisce un'ulteriore trattazione di queste due componenti.
In primo luogo, esso espone le caratteristiche di ciascuna, per poi esaminare le loro mature relazioni.
Il dialogo viene trattato per primo non perché abbia la priorità sull'annuncio, ma semplicemente perché esso è l'interesse principale del Consiglio Pontificio per il Dialogo Interreligioso che ha iniziato la preparazione del documento.
Il documento in questione è stato discusso per la prima volta durante l'Assemblea Pubblica del Segretariato nel 1987.
Le osservazioni che sono state fatte allora, insieme ad ( ulteriori ) consultazioni successive, hanno portato a questo testo, che è stato ultimato e adottato dall'Assemblea Plenaria del Consiglio Pontificio per il Dialogo Interreligioso e della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.
Entrambi i dicasteri offrono queste riflessioni alla Chiesa Universale.
Tra le ragioni che hanno reso il rapporto tra il dialogo e l'annuncio un tema rilevante per lo studio, possono essere citati i seguenti:
a) Nel mondo di oggi, caratterizzato dalla velocità delle comunicazioni, dalla mobilità delle persone e dall'interdipendenza, vi è una nuova presa di coscienza di un pluralismo religioso.
Non si può affermare che le religioni esistono o sopravvivono: in certi casi, esse forniscono una chiara dimostrazione di rinascita.
Esse continuano a ispirare e a guidare le vite di milioni dei loro aderenti.
Nell'attuale contesto di pluralità religiosa, il ruolo importante che viene svolto dalle tradizioni religiose non può essere ignorato.
b) Il dialogo interreligioso tra i Cristiani e seguaci di altre tradizioni religiose, come era stato previsto dal Concilio Vaticano Secondo, viene compreso soltanto gradualmente.
La sua pratica effettiva rimane esistente in alcuni luoghi.
La situazione è diversa da Paese a Paese.
Questa diversità può essere determinata dalla consistenza numerica della Comunità Cristiana da quali altre tradizioni religiose siano presenti nel luogo, e da tanti altri fattori culturali, sociali e politici.
Un'analisi più approfondita della questione può aiutare a stimolare il dialogo.
c) La pratica del dialogo suscita fraintendimenti in molte persone.
Vi sono alcuni che sembrerebbero pensare, erroneamente, che nella missione della Chiesa di oggi il dialogo debba semplicemente rimpiazzare l'annuncio.
All'altro estremo si trovano quanti non riescono a riconoscere il valore del dialogo interreligioso.
Alcuni, perplessi, chiedono: se il dialogo interreligioso è diventato così importante, l'annuncio del vangelo ha perso la sua urgenza?
Lo sforzo di introdurre le persone all'interno della comunità della Chiesa è divenuto secondario o addirittura superfluo?
Vi è pertanto la necessità di una guida dottrinale e pastorale, cui questo documento vuole contribuire, senza pretendere di rispondere completamente alle complesse domande che sorgono in questo contesto.
Mentre questo testo si trovava nelle sue ultime fasi di preparazione, il Santo Padre, Papa Giovanni Paolo II, ha donato alla Chiesa la sua enciclica "Redemptoris Missio", nella quale egli affianca queste domande e altre ancora.
Il presente documento espone in un dettaglio particolareggiato l'insegnamento dell'Enciclica sul dialogo e sulle relazioni con l'annuncio ( cfr RM 55-57 ).
Esso deve essere per tanto letto alla luce di questa Enciclica.
La Giornata Mondiale di Preghiera per la pace, tenutasi ad Assisi il 27 ottobre 1986 su iniziativa di Papa Giovanni Paolo II, fornisce un altro spunto di riflessione.
In quel giorno in quello successivo e in maniera particolare nel suo discorso rivolto nel mese di dicembre ai cardinali e alla Curia Romana, il Santo Padre ha spiegato il significato della celebrazione di Assisi.
Egli ha sottolineato la necessità fondamentale del genere umano tanto nelle sue origini quanto nel suo destino ultimo e il ruolo della Chiesa come segno effettivo di questa unità.
Egli ha mostrato chiaramente e con clemenza il significato del dialogo interreligioso, riaffermando allo stesso tempo il dovere morale della Chiesa di annunciare Gesù Cristo al mondo.3
L'anno successivo, nel suo discorso ai membri dell'Assemblea Plenaria del Consiglio Pontificio per il Dialogo Interreligioso, Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato: "Tanto il dialogo interreligioso quanto l'annuncio dell'opera salvifica di Dio per mezzo del Nostro Signore Gesù Cristo è componente della missione della Chiesa ... Non si pone assolutamente la questione di sceglierne una ignorando o tralasciando l'altra".4
La linea guida data dal Papa ci esorta a non prestare ulteriore attenzione a questo tema.
Questo documento è rivolto a tutti i Cattolici, in maniera particolare a tutti quelli che hanno un ruolo di guida all'interno della propria comunità o che sono impegnati nell'opera della formazione.
Esso è offerto altresì alla considerazione dei Cristiani appartenenti alle altre Chiese o Comunità Ecclesiastiche che si trovano a riflettere sugli stessi argomenti che esso abbraccia.5
Ci si augura che esso riceverà attenzione anche da parte dei seguaci di altre tradizioni religiose.
Prima di procedere, sarà utile chiarificare i termini che vengono utilizzati in questo documento.
La missione di evangelizzazione, o più semplicemente evangelizzazione, si riferisce alla missione della Chiesa nella sua totalità.
Nell'Esortazione Apostolica "Evangelii Nuntiandi" il termine evangelizzazione ricopre molteplici significati.
Esso significa "portare la Buona Novella in tutte le aree dell'umanità e, tramite il suo impatto, trasformare l'umanità stessa dall'interno, rendendola nuova" ( EN 18 ).
Così, per mezzo dell'evangelizzazione, la Chiesa " mira a convertire, soltanto attraverso il potere divino del Messaggio che essa proclama, le coscienze sia personali sia collettive degli uomini, le attività in cui essi sono impegnati, i loro modi di vita, e i situazione attuali in cui essi vivono " ( EN 18 ).
La Chiesa realizza la sua missione evangelizzatrice mediante una serie di attività: è per questo motivo che il concetto di evangelizzazione è molto vasto.
Già nell' "Evangelii Nuntiandi", il termine evangelizzazione si presta anche più specificatamente a designare "l'annuncio chiaro e privo di ambiguità del Signore Gesù" ( EN 22 ).
L'Esortazione sancisce che "questo annuncio - kerygma, predicazione o catechesi - occupi un ruolo così importante nell'evangelizzazione da divenire spesso sinonimo di essa, anche se esso rimane soltanto un aspetto dell'evangelizzazione" ( EN 22 ).
In questo documento il termine missione evangelizzatrice è utilizzato per indicare l'evangelizzazione nel senso più vasto del termine, mentre il suo significato più specifico è espresso dal termine annuncio.
Il termine dialogo può essere compreso in differenti modi.
In primo luogo, a livello puramente umano, esso significa "comunicazione reciproca", che conduce ad un obiettivo comune o a un livello più profondo, alla comunione interpersonale.
Secondo poi, il dialogo può essere considerato un atteggiamento di rispetto e amicizia, permea o dovrebbe permeare tutte quelle attività della Chiesa che costituiscano la sua missione evangelizzatrice, ciò può essere appropriatamente definito "lo spirito del dialogo".
In terzo luogo, nel contesto del pluralismo religioso, dialogo significa "ogni tipo di relazione interreligiosa positiva e costruttiva con individui e comunità appartenenti ad altre fedi, che sia mirato alla muta comprensione e al mutuo arricchimento",6 nel pieno rispetto della verità e della libertà.
Esso comprende sia la testimonianza, sia l'esplorazione delle rispettive convinzioni religiose.
È in questo terzo senso che il presente documento utilizza il termine dialogo come una delle componenti fondamentali della missione evangelizzatrice della Chiesa.
L'annuncio è la comunicazione del messaggio del Vangelo, del Mistero della salvezza realizzato da Dio per tutti in Gesù Cristo per mezzo dello Spirito Santo.
Esso è un invito ad abbracciare la fede in Gesù Cristo e ad entrare tramite battesimo, nella comunità di credenti che è la chiesa.
L'annuncio può essere ( cfr At 2,5-41 ), o una semplice conversazione privata ( cfr At 8,30-38 ).
Esso confluisce naturalmente nella catechesi che mira a rendere più profonda la fede.
L'annuncio è il fondamento, il centro e il vertice dell'evangelizzazione ( cfr EN 27 ).
Nell'idea della conversione è racchiuso generalmente il concetto di un movimento verso Dio, "il ritorno umile e penitente del cuore a Dio nel desiderio di sottomettere più generosamente a Lui la propria vita".7
Più specificatamente, la conversione può far riferimento a un cambiamento di appartenenza religiosa, in maniera particolare all'adesione alla fede cristiana.
Quando il termine "conversione" verrà utilizzato in questo documento, il contesto mostrerà in quale senso debba essere inteso.
I termini religioni o tradizioni religiose sono utilizzati qui in senso generico e analogico.
Essi comprendono quelle religioni che, insieme a quella cristiana, fanno risalire la loro fede a quella di Abramo,8 come anche le tradizioni religiose dell'Asia, dell'Africa e di ogni altro luogo.
Il dialogo interreligioso deve estendersi a tutte le religioni e ai loro seguaci.
Questo documento, tuttavia, non tratterà il dialogo con i seguaci "Nuovi Movimenti Religiosi", a causa della grande diversità di situazioni che questi movimenti presentano e la necessità di un ulteriore discernimento dei valori umani e religiosi che essi contengono.9
Indice |
2 | L'atteggiamento della Chiesa nei confronti dei seguaci delle altre religioni: Riflessioni e Orientamenti su
Dialogo e Missione; anche Bollettino del Segretariato per i non-Cristiani 56 (1984/2), No. 13. |
3 | Insegnamenti 1986, IX/2, pp. 1249-1273; 2019-2029. Cf. Bollettino No. 64 (1987/1), contenente tutti i discorsi del Papa prima, durante il giorno di preghiera in Assisi. |
4 | Insegnamenti 1987, X/1, pp. 1449-1452. Cf. Bollettino No. 66 (1987/3), pp. 223-225. |
5 | Guidelines on Dialogue with People of Living Faith and Ideologies, World Council of Churches, Geneva 1979; "Mission and Evangelism - an Ecumenical Affirmation", in International Review of Mission 71 (1982), pp. 427-451. |
6 | DM 3. |
7 | DM 37. |
8 | Poiché il patrimonio spirituale comune a Cristiani ed Ebrei è molto grande (
NA 4 ), il dialogo tra Cristiani ed Ebrei ha le sue proprie peculiarità. Esse non sono affrontate in questo documento. Per una completa trattazione, cf. Commissione per le Relazioni Religiose con gli Ebrei, Guidelines on Religious Relations with Jews, 1 Dicembre 1974 ( in Austin P. Flannery, O.P., ed. Documents of Vatican II, 1984, pp. 743-749 ); "Sussidi per una Corretta Presentazione degli Ebrei e dell'Ebraismo nella predicazione e nella catechesi cattolica", 24 giugno 1985, in Origins vol. 15, No. 2 ( 4 luglio 1985 ), pp. 102-107. |
9 | La questione dei Nuovi Movimenti Religiosi è stata trattata nel recente documento pubblicato in collaborazione dai seguenti Consigli Pontifici: PC per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, PC per il Dialogo Interreligioso, PC per il Dialogo con i Non-Credenti e PC per la Cultura. Il testo completo può essere trovato in Origins vol. 16, No. 1 ( 22 maggio 1986 ); l'originale Francese in La Documentation Catholique, No. 1919 ( 1 giugno 1986 ). |