Accogliere Cristo nei rifugiati |
118. Il presente documento si attiene alle numerose indicazioni date dal Magistero nel corso del secolo scorso, dopo aver sperimentato due terribili guerre mondiali, seguite da una guerra fredda e da ulteriori conflitti in tutte le regioni del mondo, che provocarono ondate migratorie di persone sofferenti a causa di privazioni e di persecuzione.
Esso contiene anche l'eco del successivo ministero che, in continuità con il passato, aggiorna la pastorale specifica a favore delle persone forzatamente sradicate.
119. Se c'è carità in noi, è impossibile rimanere in silenzio di fronte alle immagini inquietanti che mostrano scorci di campi di rifugiati e di sfollati in tutto il mondo.
Siamo di fronte a persone che hanno cercato di sfuggire a un destino insopportabile, solo per finire a vivere in sistemazioni di fortuna e ancora bisognose di tutto.
Anch'essi sono esseri umani, nostri fratelli e sorelle, i cui figli hanno diritto alle stesse legittime aspettative di felicità degli altri bambini.115
120. Ciascuno di noi deve perciò avere il coraggio di non distogliere lo sguardo dai rifugiati e dalle persone forzatamente sradicate, ma dobbiamo permettere ai loro volti di penetrare nei nostri cuori, accogliendoli nel nostro mondo.
Se ascolteremo le loro speranze e la loro disperazione capiremo i loro sentimenti.
121. Il ricordo di quanto l'umanità ha sofferto a seguito di guerre e conflitti che hanno costretto milioni di individui a fuggire, abbandonando le loro case e le loro terre, rende le persone particolarmente sensibili a questo riguardo, specialmente in quei luoghi ove questi eventi si verificarono.
Incoraggiamo dunque tutti ad agire instancabilmente affinché ogni discordia e divisione possa finire.
Ciò permetterà di edificare la civiltà della verità e dell'amore in un contesto di solidarietà fra nazioni di tutto il mondo.116
122. Il problema dei rifugiati e delle altre persone forzatamente sradicate può essere risolto soltanto se ci sono le condizioni per un'autentica riconciliazione.
Questo implica riconciliazione tra nazioni, tra vari settori di una determinata comunità nazionale, all'interno di ciascun gruppo etnico e tra i gruppi etnici.
Perché questo avvenga è necessario perdonare ciò che ebbe luogo nel passato, ed essere capaci di lavorare assieme per costruire un futuro migliore.117
C'è bisogno di una purificazione della memoria poiché "prima che qualsiasi processo di riconciliazione con altre persone o comunità possa iniziare è necessario innanzitutto riconciliarsi con il passato".118
123. In effetti, tutti coloro che generosamente e altruisticamente si adoperano a favore dei rifugiati e delle persone forzatamente sradicate sono "operatori di pace" e meritano di essere considerati benedetti da Dio, poiché hanno riconosciuto il volto di Gesù Cristo in quello di migliaia di persone forzatamente sradicate e di quelle sofferenti che hanno incontrato nel corso del loro impegno.
Il loro compito non sarà terminato fino a quando vi saranno persone che soffrono, alle quali risponderanno "dando i mezzi per perseverare e riaffermare la loro dignità".119
Ciò è ancora valido ai nostri giorni.
124. Possa la Vergine Madre, che provò il dolore dell'esilio, insieme con il suo Figlio benedetto e San Giuseppe suo Sposo, aiutarci a capire il dramma di coloro che sono costretti a vivere lontano dalle loro case, in mobilità, come i rifugiati, gli sfollati, gli apolidi, le vittime della tratta o del lavoro forzato e i bambini soldato.
Possa Maria insegnarci a prenderci sempre cura di loro con un servizio pastorale di accoglienza che sia veramente umano e fraterno.
Indice |
115 | Cfr Benedetto XVI, Esortazione Apostolica Sacramentum caritatis, n. 90, 22 febbraio 2007 |
116 | Cfr Giovanni Paolo II, Premio intern. per la pace Giovanni XXIII, n. 9, 3 giugno 1986 |
117 | Cfr ID., Governo della Tailandia e al Corpo Diplomatico di Bangkok, n. 6, 11 maggio 1984 |
118 | ID., Messaggio 100° anniversario della morte di Papa Leone XIII, n. 6, 28 ottobre 2003 |
119 | ID., Discorso Premio intern. per la pace Giovanni XXIII, n. 8, 3 giugno 1986 |