Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 21 Gennaio 1919

Ieri sera fui da Fra Leopoldo.

La sua figura già per me tanto degna di ammirazione, ieri mi apparve degna di venerazione, dopo la lettura dei detti meravigliosi del Signore e la compiacenza di Gesù verso quell'anima.

Gli feci subito notare che mentre ringraziavo il Signore del favore e privilegio concessomi, riconoscevo la sua santa disposizione benché soltanto oggi riuscissi a conoscere le sue rivelazioni e che ora mi sentivo indegno di visitarlo con tanta confidenza.

Fra Leopoldo sorrise e con la sua semplicità che è virtù tutta sua, mi disse che ora voleva che avessi maggiore confidenza in lui e mi chiese l'impressione avuta.

Io gli narrai quanto potei, soltanto mi era impossibile dire con parole l'immenso bene ricavato da quella santa lettura.

Egli si compiaceva del bene che ne aveva avuto e con umiltà serafica, come se lui non facesse parte di ciò, quando dissi che io lo credevo un'anima molto in alto, ma che perdonasse la mia franchezza, non lo ritenevo ciò che il Signore lo chiama diverse volte Santo, e che fra i Santi avrebbe un posto privilegiato, egli, con un atto che io non dimenticherò mai, non volle che continuassi, mi disse di no, che tutto è opera del Signore, che egli è niente e così via.

Nella sua voce, nel suo gesto, nell'atteggiamento del suo viso non vi era ostentazione, ma una profonda, sicura certezza della sua nullità, non una umiltà morbosa che è più colpevole della superbia, ma socchiudendo gli occhi e direi quasi con disgusto lessi in lui una tale serafica umiltà che compresi davvero a quale alto grado fosse la sua santità.

Fra Leopoldo si compiacque nel sentirmi felice di aver letto tante meraviglie e mi ripeteva di ringraziare il Signore perché ero il primo, dopo il prof. Teodoreto e il Prof. Rostagno, che ero messo a parte di tali bellezze.

"Nemmeno Sua Santità, mi soggiunse, soltanto Lei, ha avuto questo vero privilegio e rendiamone lode al Signore".

Fra Leopoldo ascolta quello che io dico intorno ai detti del Signore ed alle sue elevazioni mistiche, come non si trattasse di lui, solo si compiace quando gli accerto che quel libro farà tanto bene nel mondo.

Gli chiedo poi una spiegazione circa il Santo Crocifisso miracoloso, perché avevo trovato una differenza da quanto avevo notato io.

Ma differenza non c'è.

Nei miei scritti è trascritto più esteso, e devo aggiungere una cosa che manca.

Quel Crocifisso che venne da Padre Fedele di Mirabello, allora curato di S. Tommaso, permesso di prendersi Fra Leopoldo, prima era stato esposto alla adorazione dei fedeli e detto Padre glielo fece notare, pregandolo di fare la prima adorazione a beneficio della sua anima.

Chiedo a Fra Leopoldo se mi sarà concesso di rileggere ancora una volta questo santo quaderno e Fra Leopoldo mi risponde subito affermativamente, spiacente che non sia trascritta che una piccola parte, perché negli anni successivi Gesù si era rivelato molto di più.

É entrato in questo momento il mio amico Cambiaghi con un altro ragazzo ( Grosso, nostro collega ).

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