Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 8 Febbraio 1919

Oggi alle 16 fui da Fra Leopoldo.

Mi aspettava nel pianerottolo, dicendosi lieto di vedermi, e mi fa passare.

Il francescano sorride soddisfatto, e comincia subito con una confidenza.

Mi dice che ormai io sono il suo amico più intimo che ha al mondo, che mi vuole tanto tanto bene unito a lui nel sacro Costato di Gesù Crocifisso e che quindi non ha più per me nessun segreto.

Mi racconta della rivelazione fattagli dal Signore a favore dei Fratelli delle Scuole Cristiane pochi giorni fa.

Si tratta di una cosa importantissima.

Il Prof. Teodoreto era venuto a nome dei Superiori per vedere se Fra Leopoldo pregando avesse avuto dal Signore una risposta.

Non appena Fra Leopoldo si mise a fare la Santa Adorazione il Signore disse chiaramente ciò che i Fratelli dovevano fare e come potevano comportarsi.

"È una cosa meravigliosa, continua soddisfatto Fra Leopoldo, ma vede, il Signore quando si tratta dei Fratelli, è tutto bontà, per testimoniare loro di prendere a cuore la Santa Adorazione, e aiutare i giovani della Pia Unione".

Io domando spiegazioni circa il biglietto avuto ieri riguardante un detto del Signore a mio riguardo.

Fra Leopoldo mi domanda se sono contento, ed io rispondo affermativamente, soltanto mi occorrevano delucidazioni su qualche punto.

Fra Leopoldo sorride, e mi fa leggere due volte il detto.

Esso dice: "Mentre raccomandavo a Dio Gesù Crocifisso il caro confratello terziario Enrico Blondet nella Santa Adorazione, Gesù ci rispose: "Se lui farà la Santa Adorazione, Io tuo Gesù, disse, ti farò provare una bella cosa, e nel momento mi fece provare tanto amore e se lei l'avesse a provare, lui non potrebbe più proseguire più nessun lavoro, tanto lo terrei incatenato nel suo diletto e santo amore"".

- La mattina del giorno 6 Febbraio 1919 - ore 5.

Gli chiedo qual è il detto proprio del Signore, e Fra Leopoldo dice la prima parte, ed io insisto di spiegarmelo non intendendo bene l'ultima parte.

Fra Leopoldo sorride e mi dice che è impossibile.

Pensa un momento, e poi dice che quando il Signore gli disse le prime parole, gli fece provare un tale amore, una gioia tale di paradiso impossibile a spiegarsi, ed intese che avrebbe fatto provare altrettanto a me se avessi fatto la Santa Adorazione, poiché mi vide in quel momento tanto stretto al Signore.

"Gesù Crocifisso, ripeté, le vuole tanto e tanto bene".

Io rimango confuso da tanta bontà del Signore, e dico che non capisco ciò che il Signore voglia da me che sono tanto peccatore.

Fra Leopoldo sorride, guarda in alto, rivolge gli occhi su di me, e sorridendo con tanta carità mi dice: "Il Signore vuole, vuole, e la sua voce diventa seria, vuole grandi cose da lei, vuole che si faccia Santo".

Io ho un fremito che Fra Leopoldo percepisce, sorride, e mi dice se ho paura di dar del lavoro al Santo Padre, e di far delle grazie.

Fra Leopoldo con la massima serietà e semplicità sua mi risponde di non dirlo, ma mi ripete:

"Lei si farà Santo. Il Signore aggiungerà ancora qualche cosa, me è già sulla via, e continui così, e stia tranquillo, lei sarà Santo".

Non scrivo le impressioni di queste parole, né ciò che ripetei a Fra Leopoldo.

Fra Leopoldo, per tre volte prima di congedarmi, mi fa questa dichiarazione con una sicurezza da far tremare.

Il Santo Francescano mi ripete che è felice quando può parlare così da solo con me perché se c'è qualcun altro sente di non poter dire tutto ciò che con tanta confidenza mi dice da solo.

E non mi nasconde il suo desiderio che nessuno venga durante la mia visita.

Fra Leopoldo mi dice con tristezza della mancanza di fede nel mondo, anche in mezzo ai Sacerdoti e religiosi.

Mi dice che anche nei conventi bisogna vivere molto stretti al Crocifisso, avere molta pazienza e carità per vivere felici.

Mi cita una cifra abbastanza rilevante di Sacerdoti che abbandoneranno il sacerdozio dopo la guerra, e se ne mostra addolorato ( 4.000 ).

Gli domando come mai il Signore permetta ciò, e mi risponde che Gesù ha dato a ciascuno la volontà di fare il bene e il male, ed ha dotato principalmente i Sacerdoti di intelligenza e di cultura per saper distinguere e praticare.

Io ringrazio Fra Leopoldo di tutto il bene che mi ha fatto, ed il francescano guardandomi con tanta carità sorride, mi dice che davvero è una fortuna e di ringraziare il Signore.

Rievoca le prime visite, e si compiace di tutto.

Mi dice che il Signore ha voluto servirsi di lui per portare un po' di pace e tranquillità nella mia anima, e farmi conoscere tante cose belle per incoraggiarmi nel bene.

Riguardo ai miei mi dice con una sicurezza ispirata di star tranquillo che sarebbero andati salvi e che andando a casa avrei trovato un gran miglioramento.

Non si pronunzia sul mio stato, perché il Signore non si è ancora espresso, ma dice che il Santo Crocifisso mi guida Lui.

Io gli faccio notare che nei quattro detti che il Signore si è degnato rivelare a mio riguardo vi è un interesse direi graduale, e spero ne seguiranno altri.

Così spera Fra Leopoldo.

Fra Leopoldo mi dice le preghiere che fa al mattino prima di scendere, alzandosi sempre prima delle quattro.

Anche stamani, ricevendo la Santa Comunione, il Signore gli ha detto una sola parola, ma è stata sufficiente a renderlo contento tutta la giornata.

Entra il Prof. Rostagno, e Fra Leopoldo se ne compiace perché da molto tempo desiderava che io lo conoscessi.

Dopo la presentazione, e scambiate delle idee sul lavoro da farsi, mi consiglia ad istituire nella parrocchia i "Paggetti del SS. Sacramento".

Si discorre di azione sociale, e poi io cerco di congedarmi, temendo di impedire loro un colloquio.

Fra Leopoldo si oppone e rimango.

Il Prof. Rostagno rimane ancora qualche momento e poi si congeda desiderando avere il mio indirizzo per corrisponderci.

Fra Leopoldo lo accompagna, e ritorna soddisfatto che il Prof. aveva riportato della mia conoscenza ottima impressione.

Alle mie proteste sorride sempre.

Essendo appena le 16,30 Fra Leopoldo se ne compiace per poter rimanere ancora un po' insieme.

Gli domando come posso fare ritornando a casa, in un ambiente diverso, in un brutto ufficio, e non gli nascondo la mia tema di non poter continuare.

Fra Leopoldo si raccoglie, alza gli occhi, e poi mi dice: "Guardi, per un po' di tempo si troverà spostato, ma non si turbi.

Adagio, adagio, si metterà a posto, e coll'aiuto del Signore sarà contento.

Subito continui a fare ciò che faceva prima della guerra, procurando di migliorare sempre.

Per qualche anno non si metta in vista, e faccia il bene a mano a mano che le si presenta l'occasione.

Le occasioni non mancheranno, stia tranquillo.

Soprattutto in casa e fuori lavori coll'esempio che fa tanto bene.

Non si metta in vista, aspetti che il Signore lo metta Lui.

Stia tranquillo, il Signore lo aiuterà in tutti i modi per lei e per i suoi".

Fra Leopoldo mi dice della sua felicità di essere religioso, dell'amore completo, totale che in quello stato si ha per il Signore, e la sua contentezza traspare dagli stessi occhi.

Mi ripete che trovando l'altra mattina l'unica fotografia ha pensato subito di donarla a me quale suo più intimo e caro amico.

Io lo ringrazio dicendo che per me sarebbe un grande regalo, e la metterò nella mia camera insieme al Santo Crocifisso.

Gli dico sorridendo, ma con sicurezza, che quando sarò a casa mi rivolgerò a lui per ottenere grazie, e che quando sarà in cielo, sono certo mi proteggerà in modo speciale e mi aiuterà nella via della virtù.

Fra Leopoldo congiunge le mani, alza gli occhi al cielo, poi li china e mi dice: "Sicuro, se il Signore ci farà questa bella grazia, sicuro che lo aiuterò e proteggerò sempre".

Fra Leopoldo mi raccomanda di non dire a nessuno del privilegio avuto di leggere le rivelazioni del Signore.

Mi dice che quando vado scrivendo e leggendo servano a me di meditazione per mia edificazione e per gloria al Signore.

Mi dice che il Signore mi ha concessa una grande grazia, e me la continua a cedere mettendomi vicino un buon amico di modo di poterlo visitare ogni giorno.

"Il Signore ha i suoi disegni, che noi non conosciamo".

Fra Leopoldo mi ripete per la terza volta che il Signore mi vuole Santo.

Gli domando il permesso di far vedere il detto al Prof. Teodoreto, e Fra Leopoldo mi dice di farlo pure che ne sarà contento.

Così gli notifico di averlo fatto leggere a Cambiaghi, il quale non lo comprendeva.

Fra Leopoldo sorride e dice che è davvero misterioso, come lo sono altri per i quali ricorre ad una interpretazione del Prof. Teodoreto.

Fra Leopoldo mi parla ancora di altre cose, e quando sono le cinque esclama: "Come vola il tempo!".

Mi accompagna prendendomi sotto braccio alla porta, mi ripete le solite cose di ogni giorno di pregare a vicenda, ed io gli raccomando i miei, me, Cambiaghi, e ci si congeda col saluto a Gesù Crocifisso.

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