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79. - Fra Leopoldo dimostrò la sua fortezza eroica col dominio costante di sè stesso come attestarono tutti quelli che lo conobbero.
Un suo conservo di Viale d'Asti scrisse: « Non lo vidi mai in collera, ma accettava con serenità e rassegnazione le avversità della vita, ed era sempre di buon umore, e sorridente ».
Una persona di Terruggia scrisse: « Era edificante nella pratica della pazienza, e mai ebbe a lagnarsi delle sue croci che accettava con spirito di sacrificio sorridendo e quasi con gioia.
Mentre cercava di attirare anime a Dio ebbe come avversari diversi compaesani, e anche qualche partente, che deridevano il suo tenore di vita.
Tali avversari aumentarono di numero e di ardire quando il Parroco gli proibì le riunioni per la recita del Rosario.
Egli sopportò con fortezza quella prova.
Ubbidì senza lagnarsi e seppe comportarsi così bene che lo stesso Parroco cambiò idea su di lui e gli affidò l'organizzazione dei giovani e degli uomini cattolici e l'incarico di formare il Comitato Parrocchiale ».
Un amico di Torino scrisse: « Era sempre paziente tanto che io non vidi mai il caro "Luis" di cattivo umore.
Non si lamentava mai di nessuno, ed era sempre sereno di fronte alle croci e alle avversità ».
- Come proveranno ecc.
80. - La fortezza eroica del Servo di Dio fu ammirata non solo dal mondo ma anche nei conventi.
Un Religioso Camilliano scrisse: « Vi erano a Casale due vecchi Padri Camilliani, uno di 83 e l'altro di 93 anni che avevano gusti opposti e che andavano in cucina dal Servo di Dio per obbligarlo a fare la cucina secondo i propri gusti.
Egli non dimostrò mai nè con parole nè con segni di essere seccato per tale insistenza.
Li trattò sempre con bei modi, e, non potendo accontentarli tutti e due nello stesso tempo, li accontentava uno per volta ».
Un suo aiutante di cucina nel convento di San Tommaso scrisse: « Possedeva una speciale virtù di pazienza e il suo detto solito era: - Sia fatta la volontà di Dio.
Non si vide mai alterato ( in 18 anni di convivenza ) e nessun ostacolo, nessuna ingiuria riusciva a turbarlo; ma sempre sereno perdonava senza lamentarsi mai di nessuno ».
Un suo superiore nel convento di San Tommaso scrisse: « Non lo vidi mai in collera ( in 19 anni di convivenza ), ma sapeva comandare a se stesso frenando i movimenti dell'ira, nei momenti di contradizione.
Sopportava con la pazienza dei santi le tribolazioni della vita e le punture di lingue poco benevoli.
Con uno sguardo al cielo e un sorriso sfiorante sul labbro ripeteva: - Tutto per Te, o Signore.
Aveva una vita regolare, senza alti e bassi, ma sempre uguale, in prosperis dandone lode a Dio, e in adversis implorandone l'aiuto necessario a portare la croce ».
Un Padre Francescano scrisse: « Che abbia avuto da soffrire da parte di certa gente, l'ho saputo da altri, ma non da lui, che sapeva scusate e difender tutti ».
- Come proveranno ecc.
81. - La fortezza eroica di Fra Leopoldo spiccò anche nelle lotte contro il demonio e contro le malattie.
Un suo aiutante di cucina scrisse: « Io so che Fra Leopoldo ebbe speciali lotte col demonio.
Quel dannato spirito veniva a disturbarlo anche in cucina, come egli dichiarava candidamente.
Un giorno mentre pregava nella sua cella il demonio lo scosse e percosse fortemente ed egli per liberarsi diè di mano alla disciplina, raddoppiò le preghiere, si percosse il proprio corpo, e fu libero ».
Un Sacerdote che lo conobbe intimamente scrisse: « All'inizio della vita religiosa il demonio visibilmente lo tormentava ».
Egli però rimetteva nel Signore la sua fiducia e con la preghiera la penitenza riuscì vittorioso.
Nei sette anni che il Servo di Dio passò nella cucina sotterranea dei Conti di Chiusano, in via Bogino 12, aveva preso i reumi che lo fecero soffrire assai.
Egli con la febbre addosso continuamente, specialmente negli ultimi anni della sua vita, ebbe la fortezza di compiere l'ufficio di cuoco nel convento fino all'ultima settimana dei suoi 72 anni, quando fu preso dalla polmonite che lo portò alla tomba.
- Come proveranno ecc.
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