Dialogo della Divina Provvidenza |
- Sappi che veruno può escire delle mie mani: però che Io so' Colui che so'; e voi non sète per voi medesimi se non quanto sète facti da me, il quale so' Creatore di tucte le cose che participano essere, excepto che del peccato che non è, e però non è facto da me e, perché non è in me, non è degno d'essere amato.
E però offende la creatura: perché ama quel che non debba amare, cioè il peccato; e odia me che è tenuto e obligato d'amarmi, che so' sommamente buono e hogli dato l'essere con tanto fuoco d'amore.
Ma di me non possono escire: o eglino ci stanno per giustizia per le colpe loro, o essi ci stanno per misericordia.
Apre dunque l'occhio de l'intellecto e mira nella mia mano, e vedrai che egli è la veritá quel ch'Io t'ho decto.
- Alora ella, levando l'occhio per obedire al sommo Padre, vedeva nel pugno suo rinchiuso tucto l'universo mondo, dicendo Dio: - Figliuola mia, or vedi e sappi che veruno me ne può essere tolto, però che tucti ci stanno o per giustizia o per misericordia, come decto è, perché sonno miei e creati da me, e amoli ineffabilemente.
E però, non obstanti le iniquitá loro, Io lo' farò misericordia col mezzo de' servi miei, e adempirò la petizione tua, che con tanto amore e dolore me l'hai adimandata.
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