Dialogo della Divina Provvidenza |
- Ora ti dico che alquanti sonno che, sentendosi speronare dalle tribulazioni del mondo ( le quali Io do acciò che l'anima cognosca che 'l suo fine non è questa vita e che queste cose sonno imperfecte e transitorie, e desideri me che so' suo fine, e cosí le debba pigliare ), questi cominciano a levarsi la nuvila con la propria pena che essi sentono, e con quella che veggono che lo' debba seguitare doppo la colpa.
Con questo timore servile cominciano a escire del fiume, bomicando el veleno el quale l'era stato gictato dallo scarpione in figura d'oro, e preso l'avevano senza modo e non con modo, e però ricevettero el veleno da lui.
Cognoscendolo, el cominciano a levare e dirizzarsi verso la riva per actaccarsi al ponte.
Ma non è sufficiente d'andare solo col timore servile; però che spazzare la casa del peccato mortale, senza empirla di virtú fondate in amore e non pure in timore, non è sufficiente a dare vita etterna, se esso non pone amenduni e' piei nel primo scalone del ponte, cioè l'affecto e il desiderio, e' quali sonno e' piei che portano l'anima ne l'affecto della mia veritá, della quale Io v'ho facto ponte.
Questo è il primo scalone del quale Io ti dissi che vi conveniva salire, dicendoti come Egli aveva facta scala del corpo suo.
Bene è vero che questo è quasi uno levare generale che comunemente fanno e' servi del mondo, levandosi prima per timore della pena.
E perché le tribolazioni del mondo alcuna volta lo' fa venire a tedio loro medesimi, però lo' comincia a dispiacere.
Se essi exercitano questo timore col lume della fede, passaranno a l'amore delle virtú.
Ma alquanti sonno che vanno con tanta tepidezza che spesse volte vi ritornano dentro, però che poi che sonno gionti a la riva, giognendo e' venti contrari, sonno percossi da l'onde del mare tempestoso di questa tenebrosa vita.
Se giogne il vento della prosperitá, non essendo salito, per sua negligenzia, el primo scalone ( cioè con l'affecto suo e con l'amore della virtú ), egli vòlle il capo indietro a le delizie con disordinato dilecto.
E se viene il vento d'aversitá, si vòlle per impazienzia, perché non ha odiata la colpa sua per l'offesa che ha facta a me, ma per timore della propria pena la quale se ne vede seguitare, col quale timore s'era levato dal vomito: perché ogni cosa di virtú vuole perseveranzia; e non perseverando, non viene in effecto del suo desiderio, cioè di giognere al fine per lo quale egli cominciò, al quale, non perseverando, non giogne mai.
E però è bisogno la perseveranzia a volere compire il suo desiderio.
Hocti decto che costoro si vòllono secondo e' diversi movimenti che lor vengono: o in loro medesimi, impugnando la loro propria sensualitá contra lo spirito; o dalle creature, vollendosi a loro o con disordinato amore fuore di me, o per impazienzia per ingiuria che ricevono da loro; o da le dimonia, con molte e diverse bactaglie.
Alcuna volta con lo spregiare per farlo venire a confusione, dicendo:
- Questo bene che tu hai cominciato non ti vale per li peccati e difecti tuoi.
- E questo fa per farlo tornare indietro e farli lassare quello poco de l'exercizio che egli ha preso.
Alcuna volta col dilecto, cioè con la speranza che egli piglia della misericordia mia, dicendo:
- A che ti vuogli affadigare?
Gòdeti questa vita, e nella extremitá della vita, cognoscendo te, riceverai misericordia.
- E per questo modo el dimonio lo' fa perdere il timore col quale avevano cominciato.
Per tucte queste e molte altre cose vòllono el capo indietro e non sonno constanti né perseveranti.
E tucto l'adiviene perché la radice de l'amore proprio non è punto divelta in loro, e però non sonno perseveranti; ma ricevono con grande presumpzione la misericordia con la speranza, la quale pigliano ma non come la debbono pigliare, ma ignorantemente; e come presumptuosi sperano nella misericordia mia, la quale continuamente è offesa da loro.
Non ho data né do la misericordia perché essi offendano con essa, ma perché con essa si difendano dalla malizia del dimonio e disordinata confusione della mente.
Ma essi fanno tucto el contrario, ché col braccio della misericordia offendono; e questo l'adiviene perché non hanno exercitata la prima mutazione che essi fecero levandosi, con timore della pena e impugnati dalla spina delle molte tribulazioni, dalla miseria del peccato mortale.
Unde, non mutandosi, non giongono a l'amore delle virtú; e però non hanno perseverato.
L'anima non può fare che non si muti; unde, se ella non va innanzi, si torna indietro.
Sí che questi cotali, non andando innanzi con la virtú ( levandosi da la imperfeczione del timore e giognendo a l'amore ), bisogno è che tornino adietro.
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