Dialogo della Divina Provvidenza |
Alora quella anima, come ebbra veramente, pareva fuore di sé, e, alienati e' sentimenti del corpo suo, per l'unione de l'amore che facta aveva nel Creatore suo, levata la mente e specolando nella Veritá etterna con l'occhio de l'intellecto suo, avendo cognosciuta la veritá, s'era innamorata della veritá, e diceva:
- O somma ed etterna bontá di Dio, e chi so' io, miserabile, che tu, sommo ed etterno Padre, hai manifestata a me la veritá tua e gli occulti inganni del dimonio; e lo 'nganno del proprio sentimento, che io e gli altri potiamo ricevere in questa vita della perregrinazione, acciò che io non sia ingannata né dal dimonio né da me medesima?
Chi t'ha mosso? L'amore.
Però che tu m'amasti senza essere amato da me.
O fuoco d'amore, grazia, grazia sia a te, Padre etterno.
Io, imperfecta, piena di tenebre; e tu, perfecto e luce, hai mostrato a me la perfeczione e la via lucida della doctrina de l'unigenito tuo Figliuolo.
Io ero morta, e tu m'hai risuscitata; io ero inferma, e tu m'hai data la medicina: e non tanto la medicina del Sangue che tu desti allo 'nfermo de l'umana generazione col mezzo del tuo Figliuolo, ma tu m'hai data una medicina contra una infermitá occulta, la quale io non cognoscevo, dandomi tu la doctrina che in neuno modo io posso giudicare alcuna creatura che abbi in sé ragione, e singularmente verso de' servi tuoi, de' quali spesse volte, come cieca e inferma di questa infermitá, sotto spezie e colore de l'onore tuo e salute de l'anime, davo giudicio.
E però io ti ringrazio, somma ed etterna bontá, che, nel manifestare la tua veritá e lo inganno del dimonio e la propria passione, m'hai facto conoscere la infermitá mia.
Unde io t'adimando per grazia e misericordia che oggi sia posto termine e fine che io mai non esca della doctrina tua, data a me da la tua bontá e a chiunque la vorrá seguitare, però che senza te neuna cosa è facta.
A te dunque ricorro e rifugo, Padre etterno, e non te l'adimando per me sola, Padre, ma per tucto quanto el mondo, e singularmente per lo corpo mistico della sancta Chiesa: che questa veritá e doctrina riluca ne' ministri tuoi, data da te, Veritá etterna, a me miserabile.
Ed anco t'adimando spezialmente per tucti coloro e' quali m'hai dati che io ami di singulare amore, e' quali hai facti una cosa con meco; però che essi saranno el mio refrigerio per gloria e loda del nome tuo, vedendoli còrrire per questa dolce e dricta via schiecti e morti ad ogni loro volontá e pareri, e senza alcuno giudicio o scandalo o mormorazione del proximo loro.
E pregoti, dolcissimo amore, che neuno me ne sia tolto delle mani dal dimonio infernale, sí che ne l'ultimo giongano a te, Padre etterno, fine loro.
Anco ti fo un'altra petizione per le due colonne de' padri che m'hai posti in terra a guardia e doctrina di me, inferma, miserabile, dal principio della mia conversione infino a ora: che tu gli unisca e di due corpi facci una anima, e che neuno actenda ad altro che a compire in loro, e nei misterii che tu l'hai posti nelle mani, la gloria e loda del nome tuo in salute de l'anime.
E io, indegna e miserabile, schiava e non figliuola, tenga quel modo, con debita reverenzia e sancto timore verso di loro, per amore di te, che sia tuo onore, pace e quiete loro ed edificazione del proximo.
So' certa, Veritá etterna, che tu non dispregiarai el desiderio mio né le petizioni che Io t'ho adimandate, però che io cognosco per veduta, secondo che t'è piaciuto di manifestare, e molto maggiormente per pruova, che tu se' acceptatore de' sancti desidèri.
Io, indegna tua serva, m'ingegnarò, secondo che mi darai la grazia, d'observare il comandamento e la doctrina tua.
O Padre etterno, ricordato m'è d'una parola che tu dicesti quando mi narravi alcuna cosa de' ministri della sancta Chiesa, dicendo tu che piú distinctamente in un altro luogo me ne parlaresti: de' difecti che al dí d'oggi essi commectono.
Unde, se piacesse a la tua bontá di dirne alcuna cosa, acciò che io avesse materia di crescere il dolore e la compassione e l'ansietato desiderio per la salute loro ( ché mi ricordo che giá tu dicesti che, col sostenere e lagrime, dolori, sudori e orazioni de' servi tuoi, ci daresti refrigerio, riformandola di sancti e buoni pastori ); sí che, acciò che questo cresca in me, però te l'adimando.
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