Dialogo della Divina Provvidenza

Indice

Capitolo CXX

Repetizione in somma del precedente capitolo; e de la reverenzia che si debba rendere a’ sacerdoti, o buoni o rei che siano.

- Ora t’ho mostrato, carissima figliuola, una sprizza de l’excellenzia loro: una sprizza, dico, per rispecto di quello che ella è; e narrato della dignitá nella quale Io gli ho posti, perché gli ho electi e facti miei ministri.

E per questa auctoritá e dignitá che Io ho dato a loro, Io non voleva né voglio che sieno toccati, per veruno loro difecto, per mano di secolari; e, toccandoli, offendono me miserabilemente.

Ma voglio che gli abbino in debita reverenzia: non loro per loro, come decto t’ho, ma per me, cioè per l’autoritá che Io l’ho data.

Unde questa reverenzia non debba diminuire mai perché in loro diminuisca la virtú, né nei virtuosi de’ quali Io t’ho narrato delle virtú loro e postiteli ministratori del Sole, cioè del Corpo e del Sangue del mio Figliuolo e degli altri sacramenti, però che questa dignitá tocca a’ buoni e a’ gattivi: ogniuno l’ha a ministrare, come decto è.

Dixiti che questi perfecti avevano la condiczione del sole; e cosí è, illuminando e scaldando, per la dileczione della caritá, e’ proximi loro, e con questo caldo facevano fructo e germinare le virtú ne l’anime de’ subditi loro.

Hocteli posti che essi sono angeli; e cosí è la veritá: dati da me a voi per vostra guardia, perché vi guardino e spirino le buone spirazioni ne’ cuori vostri per sancte orazioni e doctrina con specchio di vita, e che vi servano ministrandovi e’ sancti sacramenti, sí come fa l’angelo che vi serve e guardavi e spira le buone e sancte spirazioni in voi.

Sí che vedi che, oltre alla dignitá nella quale Io gli ho posti, essendovi l’adornamento delle virtú ( sí come di questi cotali Io t’ho narrato, e come tucti sonno tenuti e obligati d’essere ), quanto essi sonno degni d’essere amati!

E doveteli avere in grande reverenzia questi, che sonno dilecti figliuoli ed uno sole messo nel corpo mistico della sancta Chiesa per le loro virtú.

Però che ogni uomo virtuoso è degno d’amore, e molto maggiormente costoro per lo ministerio che Io l’ho dato in mano.

Sí che, per virtú e per la dignitá del sacramento, gli dovete amare: e odiare dovete e’ difecti di quegli che vivono miserabilmente; ma non però farvene giudici, ché Io non voglio, perché sonno e’ miei cristi, e dovete amare e reverire l’auctoritá che Io ho data a loro.

Voi sapete bene che, se uno immondo e male vestito vi recasse uno grande tesoro del quale traeste la vita, che per amore del tesoro e del signore che vel mandasse voi non odiareste però el portatore, non obstante che egli fusse stracciato e inmondo.

Dispiacerebbevi bene, e ingegnarestevi, per amore del signore, che si levasse la immondizia e si rivestisse.

Cosí dunque dovete fare per debito, secondo l’ordine della caritá, e voglio che voi el facciate, di questi cotali miei ministri poco ordinati, che con inmondizia e col vestimento de’ vizi, stracciati per la separazione della caritá, vi recano e’ grandi tesori, cioè i sacramenti della sancta Chiesa; da’ quali sacramenti ricevete la vita della grazia, ricevendoli degnamente ( non obstante che essi siano in tanto difecto ) per amore di me, Dio etterno, che ve li mando, e per amore della vita della grazia che ricevete dal grande tesoro ministrandovi tucto Dio e uomo, cioè il Corpo e ’l Sangue del mio Figliuolo, unito con la natura mia divina.

Debbanvi dispiacere e dovete odiare i difecti loro e ingegnarvi, con affecto di caritá e con l’orazione sancta, di rivestirli, e con lagrime lavare la immondizia loro, cioè offerirli dinanzi a me con lagrime e grande desiderio che Io gli rivesta, per la mia bontá, del vestimento della caritá.

Voi sapete bene che lo’ voglio fare grazia, pure che essi si dispongano a ricevere e voi a pregarmi.

Però che di mia volontá non è che essi vi ministrino el Sole in tenebre, né che sieno dinudati del vestimento della virtú, né immondi, vivendo disonestamente: anco gli ho posti e dati a voi perché siano angeli terrestri e sole, come decto t’ho.

Non essendo, mi dovete pregare per loro e non giudicarli, e il giudicio lassate a me.

E Io, con le vostre orazioni, volendo eglino ricevere, lo’ farò misericordia; e, non correggendosi la vita loro, la dignitá, che essi hanno, lo’ sará in ruina.

E con grande rimproverio da me, sommo giudice, ne l’ultima extremitá della morte non correggendosi né pigliando la larghezza della mia misericordia, saranno mandati al fuoco etternale.

Indice