Le Mansioni o Castello Interiore

Capitolo 9

- In che modo Iddio si comunichi all'anima nella visione immaginaria

- Raccomanda istantemente di non desiderare questa via, e ne dice le ragioni

- Capitolo assai utile

1 - Veniamo ora alle visioni immaginarie, nelle quali dicono - e dev'essere vero - che il demonio può intromettersi più facilmente che non nelle precedenti.

Ma se vengono da Dio, credo che ci siano più utili, perché più conformi alla nostra natura: eccetto quelle che Dio accorda nell'ultima mansione, alle quali non ve n'è una che possa essere somigliante.

2 - Ecco come nostro Signore si presenta nella visione descritta nel capitolo precedente.

Supponiamo di tener chiusa in un astuccio d'oro una pietra preziosa di grandissimo valore e di ammirabili qualità.

Non l'abbiamo mai vista, ma siamo sicuri di averla, e portandola con noi non lasciamo di sperimentarne gli effetti e d'apprezzarne il valore, avendoci essa guariti da certe infermità per le quali è appropriata.

Tuttavia non osiamo guardarla, né aprirne l'astuccio.

Anzi, non lo possiamo neppure, perché il modo di aprirlo è noto solo al suo padrone, il quale ce l'ha imprestata perché ce ne gioviamo, ma se ne è tenuta la chiave.

Quando vorrà mostrarci la pietra, aprirà l'astuccio, come sua cosa propria; e quando gli piacerà, se la porterà via, così come suol fare.

3 - Supponiamo ora che di tanto in tanto apra improvvisamente l'astuccio in beneficio di colui a cui l'ha imprestata.

Questi ne avrà un ricordo più vivo, e non potrà pensare all'ammirabile splendore di quella pietra senza provarne una gioia particolare. Così qui.

Quando il Signore si compiace di favorire alcuno con maggior affetto, gli mostra svelatamente la sua sacratissima Umanità sotto la forma che vuole, o come era quando viveva sulla terra o come dopo la sua resurrezione, sia pure con tanta rapidità da fare pensare a un lampo.

Tuttavia la sua immagine s'imprime nella mente così al vivo da non poter essere cancellata fino al giorno in cui lo si godrà senza fine.

4 - Ho detto immagine, ma non già nel senso che debba parere una pittura, bensì come un Essere veramente vivo, che alle volte parla con l'anima e le svela dei sublimi segreti.

Tuttavia, anche se l'apparizione si protrae per qualche tempo non si può in essa fermare lo sguardo più di quello che lo si possa nel sole, per cui la sua vista ne è sempre rapidissima, nonostante che il suo splendore non offenda gli occhi dell'anima, come lo splendore del sole quelli del corpo.

Parlo degli occhi dell'anima, perché, qui non si percepisce che con essi.

Quanto a vedere con gli occhi del corpo non ne so nulla perché la persona suddetta, da cui ho appreso tanti particolari, non ne fu mai favorita: e parlare con esattezza di ciò che non si conosce per esperienza, è assai difficile.

Lo splendore di quell'immagine è come una luce infusa, simile a quella che avrebbe il sole se lo si coprisse di una cosa trasparente, come il diamante; e le sue vesti sembrano di tela d'Olanda.

Ma quando il Signore accorda questa grazia l'anima entra quasi sempre nel rapimento, perché uno spettacolo così tremendo dall'umana debolezza non può essere sopportato.

5 - Dico tremendo, in quanto è di una maestà così grande che l'anima ne va piena di spavento, benché sia il più bello e il più dilettevole spettacolo che una persona sappia immaginare, la quale non riuscirebbe a rappresentarselo così, neppure se vi lavorasse intorno mille anni di vita, perché superiore di gran lunga alla capacità della nostra immaginazione e del nostro intelletto.

Qui non vi è bisogno di chiedere come si conosca chi Egli sia.

Non occorre che alcuno ce lo dica, perché si dà a conoscere da sé molto bene come Signore del cielo e della terra: contrariamente ai re di questo mondo, i quali, se non sono accompagnati dalla loro corte, o non si dice chi siano, passano spesso inosservati.

6 - Oh, Signore! …. Come vi conoscono poco i cristiani!

Che sarà quando verrete a giudicarci, se qui, mentre venite con tanta affabilità per trattare con la vostra sposa, si prova un così vivo terrore a guardarvi?

Ah, figliuole! Che sarà mai quando con voce terribile pronunzierà le parole: Via, maledetti dal Padre mio?

7 - Sia questo il pensiero che lasci ora nella nostra mente la grazia di cui parlo, e ci sarà di non poco profitto.

S. Girolamo, benché santo, l'aveva sempre presente.

E con esso ci sembrerà poco quello che dovremo soffrire per il rigore della Regola abbracciata.

Anche se le sue austerità durassero a lungo, paragonate a quelle dell'eternità non sarebbero che di un istante.

Quanto a me, vi assicuro, benché tanto miserabile, di non aver mai avuto così paura dei tormenti dell'inferno da stimarli anche solo qualche cosa di fronte al terrore dei dannati nel vedere pieni d'ira gli occhi tanto belli, dolci e misericordiosi del Signore.

Mi pare che il mio cuore non li potrebbe sopportare.

E tale è sempre stato il mio pensiero.

Ah, quanto dovrà più temere chi ha ricevuto questa grazia, se l'emozione che in essa si prova basta da sola per far uscire dai sensi!

Questo dev'essere il motivo per cui l'anima rimane allora sospesa.

Ma il Signore soccorre alla debolezza di lei, acciocché si unisca alla sua grandezza in questa divina e tanto sublime comunicazione.

8 - Se l'anima può indugiarsi a lungo nella contemplazione del Signore, credo che non si tratti di visione, ma di una qualche figura formatasi nell'immaginazione in seguito a una considerazione molto intensa: figura che, paragonata a quella di cui parlo, sarà come una cosa morta.

9 - Ecco quanto avviene ad alcune persone.

So che è vero perché ne han trattato con me, e non tre o quattro, ma molte.

Costoro, in seguito alla debolezza della loro fantasia o all'attività del loro intelletto o non so per quale altro motivo, s'immergono in tal modo nelle loro immaginazioni da essere sicurissime di vedere tutto quello che pensano.

Ma esse comprenderebbero tosto il loro errore, se avessero avuto una qualche vera visione, perché, non solo non ne risentono alcun effetto, ma siccome sono loro stesse a fabbricare quel che vedono con l'immaginazione, rimangono molto più fredde che se vedessero un'immagine devota.

Perciò non se ne deve far caso.

Del resto esce pure di mente molto più presto di un sogno.

10 - Non così nel caso nostro.

Mentre l'anima è molto lontana e non pensa neppure di aver da vedere qualche cosa, ecco che d'improvviso le si presenta la visione, la quale mette sossopra le potenze e i sensi con gran timore e turbamento, per poi lasciarli in una pace deliziosa.

A quel modo che quando S. Paolo fu rovesciato per terra avvennero nel cielo alcuni tuoni e movimenti, così in questo nostro mondo interiore.

Vi succede come una gran commozione, ma poi subito si fa tutto tranquillo, e l'anima si ritrova in possesso di così grandi verità da non aver più bisogno di alcun maestro, perché la vera Sapienza l'ha liberata dalla sua ignoranza, senza che ella si affaticasse.

Per qualche tempo l'anima conserva una tale certezza della divina provenienza di questa grazia che, per quanto le dicano in contrario, nulla può indurla a temere d'essere stata in inganno.

Ma in seguito, quando il confessore cerca d'intimorirla, Dio permette che ne dubiti, pensando che ciò possa essere in castigo dei suoi peccati.

Tuttavia non ne è convinta.

Vi si trova come nelle tentazioni contro la fede: il demonio può inquietarla, ma non per questo lascia ella di credere.

Anzi, quanto più il maligno la combatte, tanto più si convince che beni così grandi non le vengono da lui.

Egli non può far molto sull'interiore dell'anima: le sue rappresentazioni non sono mai con tanta verità, maestà ed effetti.

11 - Siccome è una cosa che i confessori non possono vedere, e la persona che ne è favorita non sa alle volte spiegarsi, essi han tutti i motivi di temere.

Perciò si deve procedere con circospezione e attendere che il tempo ne mostri i frutti, osservando se l'anima ne esca più umile e più fortificata in virtù.

Il demonio, se è lui, darà presto dei segni e si lascerà sorprendere in mille falsità.

Il confessore che ha esperienza, ed ha provato queste cose, non tarderà molto ad accorgersi.

Dalla relazione che gliene faranno, vedrà prontamente se è l'opera di Dio, dell'immaginazione o del demonio, specialmente se avrà ricevuto dal Signore il dono del discernimento degli spiriti.

Se avrà questa dono e sarà fornito di dottrina, lo conoscerà molto bene anche senza esperienza.

12 - Importa molto, sorelle, che vi comportiate con il confessore con grande verità e schiettezza, non soltanto quanto a manifestargli i vostri peccati, com'è doveroso, ma anche nel dargli conto della vostra orazione.

Altrimenti non vi potrei assicurare né della vostra via, né che sia Dio quegli che v'insegna.

Piace molto al Signore che usiamo con i suoi rappresentanti la stessa verità e chiarezza che useremmo con Lui, desiderosi di far loro conoscere tutti i nostri pensieri e soprattutto le nostre opere, anche più piccole.

Se fate così, bandite ogni timore e mettetevi in pace.

Anche se le visioni non fossero da Dio, avendo voi umiltà e buona coscienza, non vi farebbero alcun danno.

Il Signore saprebbe cavar bene dal male, in quanto che, nella persuasione di esser da Dio favorite, fareste di tutto per maggiormente contentarlo, mantenendovi continuamente occupate nella sua immagine: e così avreste un guadagno là dove il demonio pretendeva rovinarvi.

Diceva un gran teologo che se il demonio, bravo pittore com'è, gli rappresentasse un'immagine del Signore molto espressiva, egli invece di averne pena, se ne servirebbe per ravvivarsi in devozione e muovere guerra al maligno con le stesse sue armi.

Per quanto un pittore possa essere malvagio, non per questo si deve disprezzare l'immagine che egli faccia, quando sia di Colui che è il nostro solo Bene.

13 - Inoltre quel teologo biasimava molto coloro che al sopraggiungere di qualche visione consigliano di farle le corna, perché, diceva, dobbiamo onorare l'immagine del nostro Re in qualunque luogo si veda. E trovo che ha ragione.

Anche fra noi, del resto, se una persona ama un'altra e viene a sapere che quest'altra copre d'ingiurie il suo ritratto, non ha certo piacere.

A maggior ragione si deve rispettare un crocifisso o un'immagine del nostro Imperatore in qualunque luogo si veda.

Benché io abbia scritto su questo argomento anche in altre parti, mi è piaciuto ripetermi perché ho conosciuto una persona a cui avevano imposto un tal rimedio, ed era molto afflitta.

Non so chi possa essere l'autore di un tale espediente non buono ad altro che a tormentare l'anima, la quale, credendo di andar perduta se non ascolta il confessore, si sforza di obbedirgli.

Ma se di questi consigli ne daranno anche a voi, il mio è che non li abbiate a seguire, esprimendo queste ragioni con umiltà.

Per ciò che mi riguarda, le buone ragioni apportatemi da colui che in tale circostanza trattò con me, mi convinsero pienamente.

14 - Un gran vantaggio di questa grazia è che l'anima, pensando al Signore, alla sua vita e alla sua passione, ricorda il suo dolcissimo e bellissimo volto e ne prova vivissima consolazione, a quel modo che anche tra noi si sente più piacere nel pensare ai benefici di una persona conosciuta che non di un'altra mai vista.

Vi dico che è un ricordo soave, di gran conforto e vantaggio.

Porta con sé molti altri beni, ma siccome ho già parlato degli effetti che queste cose producono e che avrò a dire anche altrove, non voglio ora che ci stanchiamo, né io né voi.

Vi raccomando solo instantemente che, venendo a conoscere o a udire che Dio accorda ad alcuno queste grazie, non abbiate a pregare né a desiderare che ne favorisca pure voi.

Benché ciò vi sembri assai buono e degno di grande stima, tuttavia non conviene, per le ragioni che qui vi dico.

15 - Primo; perché è mancanza di umiltà volere che vi si dia quello che non avete meritato: e credo che chi lo desidera, di umiltà ne abbia ben poca.

A quel modo che un povero contadino è lungi dal desiderare di essere re, perché la cosa gli sembra impossibile e non crede di meritarla, così l'umile di fronte a queste grazie.

Le quali, a mio parere, non sono concesse che agli umili, perché il Signore, prima di accordarle, invia sempre un qualche grande sentimento della propria nullità.

Chi ha tali desideri, come può essere persuaso che il Signore gli usi una ben grande misericordia nel non tenerlo già nell'inferno?

Secondo, perché è certissimo che con quei desideri, o si è già in inganno o si è in gran pericolo di esserlo.

Al demonio basta vedersi aperta la più piccola porta per tenderci mille insidie! …

Terzo, perché quando il desiderio è veemente, vi entra di mezzo l'immaginazione, e allora la persona si dà a credere di vedere e di sentire ciò che desidera, come avviene a coloro che sognano di notte quello che di giorno han molto pensato e desiderato.

Quarto, perché assai temerario è volermi scegliere da me stessa la via, quando non so distinguere quella che più mi conviene, invece di abbandonarmi a Dio, il quale, conoscendomi, mi condurrebbe per quella che più si addice al caso mio, dandomi modo di compiere in tutto la sua santa volontà.

Quinto, credete forse che siano leggeri i travagli delle anime che così Dio favorisce?

No, ma grandissimi e di vario genere.

E allora, come sapete di essere capaci di sopportarli?

Sesto, perché può essere che troviate la vostra perdita dove pensavate di guadagnare, come avvenne a Saul per essere re.

16 - Oltre a queste, vi son altre ragioni.

Per cui, credetemi, il più sicuro è di non volere se non quello che Dio vuole, il quale ci conosce più di noi e ci ama.

Mettiamoci fra le sue mani, affinché compia in noi la sua santa volontà: mantenendoci in essa con animo risoluto, non cadremo mai in errore.

Dovete inoltre avvertire che il fatto di ricevere tali grazie non significa che si abbia pure maggior merito.

Anzi, ricevendo di più, si rimane obbligati.

Ciò che importa maggiore o minor merito è alla portata di tutti, e Dio non ne priva nessuno.

Vi sono molte anime sante che non hanno mai saputo che cosa sia ricevere una di queste grazie; altre invece le ricevono, e non sono sante.

Non dovete poi credere che questi favori siano continui.

Anzi, per uno solo di essi che il Signore conceda, si han travagli in gran numero, per cui l'anima, nonché preoccuparsi per sapere se tali grazie le verranno ripetute, non pensa che al modo di meglio corrispondervi.

17 - È vero che devono essere di grande aiuto per avere virtù più perfette; ma le virtù acquistate con le proprie fatiche sono degne di maggior premio.

Io conosco una persona, anzi due - una delle quali è uomo - a cui il Signore aveva concesso queste grazie.

Eppure esse desideravano così ardentemente di servire Iddio a proprie spese, senza tanti favori, ed avevano una brama così viva di patire per amor suo, che si lamentavano con Lui perché così le favoriva, disposte pure a resistere se avessero potuto.

Parlo solo delle delizie che Dio comparte nella contemplazione, non delle visioni, perché queste sono degne di molta stima, e se ne ricava sempre gran vantaggio.

18 - Secondo me, questi desideri sono soprannaturali e propri di anime altamente innamorate, le quali vorrebbero mostrare a Dio che non lo servono per il salario.

Se si sforzano di servirlo con maggiore attenzione, non è per la gloria che ne avranno in ricompensa, a cui non pensano neppure, ma soltanto per soddisfare all'amore, la cui natura è di sempre operare, in tutte le maniere.

L'anima, se lo potesse, escogiterebbe nuovi mezzi per consumarsi in amore.

E se la maggior gloria di Dio richiedesse il suo perpetuo annientamento, vi si assoggetterebbe volenteri.

Sia Egli per sempre benedetto che vuol mostrare la sua grandezza nel comunicarsi con sì miserabili creature! Amen.

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