Iconoclasta
Dottrina che vieta il culto delle immagini sacre e ne predica la distruzione. Nei secc. VIII-IX l'iconoclastia divenne un movimento che causò una crisi di ampie proporzioni nella Chiesa orientale. Fu avviato dall'imperatore bizantino Leone III Isaurico nel 726 ( l'imperatore bizantino aveva infatti anche compiti di sorveglianza dell'ortodossia religiosa ). Con un richiamo alla tradizione ebraica ( e forse anche per influenza manichea ), egli emise disposizioni che tendevano a far considerare idolatrico il culto delle immagini di Cristo, della Madonna e dei santi, particolarmente sviluppato e sovente degenerato nella Chiesa orientale ( v. Icona ). Nella decisione c'era anche un aspetto politico, di lotta di influenti centri monastici contro i produttori di icone. La Chiesa occidentale rifiutò le posizioni iconoclaste, condannate anche dal concilio ecumenico di Nicea del 787. Il movimento iconoclasta continuò però con violenza sotto gli imperatori Barda e Teofìlo, fino alla sua definitiva sconfitta sotto l'imperatrice Teodora nell'843. La vicenda approfondì il solco tra Oriente e Occidente, sebbene un filone iconoclasta moderato, critico del culto delle immagini ma non del loro uso, si sviluppasse anche in Occidente, in accordo con la sensibilità di alcuni filoni della Riforma protestante, come il calvinismo. |
|
Lett. « distruzione delle immagini ». È il nome di un movimento di distruzione delle immagini sacre, che operò nei secoli VI-VII d.C. nell'Oriente cristiano. Esso voleva inizialmente purificare la fede dai troppi elementi materiali sopravvenuti, ma finì col voler eliminare la necessità per la fede cristiana di esprimersi in segni concreti per gli uomini concreti ( Icona ). |