Paramenti

… sacri

Le particolari vesti che i ministri indossano per le celebrazioni liturgiche.

È a partire dai secc. IV-V che si cominciò a usare nel culto un vestiario apposito, distinto da quello della vita quotidiana.

… usati nella liturgia

Camice

Lunga veste di stoffa bianca che copre tutto il corpo e scende fino al calcagno.

Come abito liturgico ( proveniente dall'abbigliamento comune e consueto ) e ricordato fin dal IV sec.

Viene indossato dal diacono, dal prete e dal vescovo per tutte le celebrazioni liturgiche; su di esso si pongono poi gli altri paramenti.

Può essere di fattura semplice, oppure guarnito di pizzi alle estremità.

La cotta e il rocchetto prelatizio altro non sono che la riduzione ( l'accorciamento ) del camice.

Casula

Abito che il prete e il vescovo usano sopra il camice e la stola quando presiedono la celebrazione eucaristica.

Deriva dal vestiario comune della Roma antica: una sorta di soprabito a forma di mantello chiuso da tutte le parti, con una sola apertura alla sommità per passarvi la testa.

L'indumento può essere confezionato con stoffe diverse, dalle più semplici a quelle più preziose e ornate, scelte in conformità ai diversi colori liturgici.

Questo paramento fu anche chiamato, e per lungo tempo, "pianeta".

Dalmatica

Abito liturgico che - insieme alla stola portata trasversalmente - distingue il diacono.

Deriva dall'abito proprio dei senatori e delle persone autorevoli nell'antica Roma.

Come indumento liturgico ha assunto la forma di una tunica con maniche che giunge fino alle ginocchia.

È confezionata in seta o in altre stoffe preziose ( sovente con ricami ) scelte in conformità ai diversi colori liturgici.

Piviale

Veste liturgica ( di stoffe diverse e di diversi colori ) che ha la forma di un ampio mantello aperto sul davanti e lungo fino ai piedi.

Deriva dall'antico mantello romano usato per difendersi dal freddo e dalle intemperie ( vestis pluvialis, abito per la pioggia ).

Il piviale è utilizzato dal prete e dal vescovo nel corso di celebrazioni diverse dalla messa, quali le processioni, i vespri, il conferimento di sacramenti.

Stola

Fascia che i diaconi portano diagonalmente, dalla spalla sinistra al fianco destro, mentre i presbiteri e i vescovi la cingono attorno al collo, lasciando cadere diritte sul davanti le due estremità.

È insegna del "potere d'ordine".

Può essere usata da sola ( sopra il camice o la cotta ) oppure sotto la dalmatica o la casula durante le diverse celebrazioni.

Colori

Alcuni paramenti liturgici - per esempio, la stola, la dalmatica, la casula, il piviale - possono avere colori diversi, ciascuno dei quali ha un significato simbolico.

Bianco

Il bianco è - a un tempo - un "non colore" e la sintesi di tutti i colori.

Richiama la luce, lo splendore, la purezza, l'innocenza: lo si usa, dunque, per alludere alla festosità, alla solennità e a qualità morali.

Ecco perché è il colore liturgico per le grandi solennità ( Natale, Pasqua, Ascensione… ) e per il ricordo dei santi che non hanno subito il martirio ( la Madonna, le vergini, i "confessori" della fede… ).

Nero

Questo colore ha sovente assunto il valore simbolico dell'assoluto.

In opposizione al bianco significa oscurità, buio, lutto.

Il suo uso nella liturgia è antico, veniva adottato nei giorni di penitenza e di afflizione.

In seguito esso restò assegnato alle celebrazioni funebri, mentre per quelle di carattere penitenziale si introdusse il violetto.

Rosso

Questo colore richiama il fuoco e il sangue, e, dunque, la vita.

Il rosso purpureo è il colore delle vesti di chi ha autorità ( rosse erano le vesti imperiali ).

Il rosso esprime anche l'amore che giunge fino al dono della vita, indica l'effusione del sangue, il martirio.

Ecco perché nella liturgia è usato a Pentecoste ( il dono dello Spirito Santo, spirito di vita e di amore ), alla Domenica delle Palme, al Venerdì Santo e in tutte le feste dei martiri.

Verde

È il colore del mondo vegetale, che "muore" in autunno e rinasce ( "verdeggia" ) in primavera.

È forse per questo che nella simbologia popolare il verde significa la speranza.

Nella liturgia questo colore è presente fin dall'antichità per tutto quel periodo liturgico designato oggi come "tempo ordinario".

Violetto

È un colore misto di azzurro e rosso e richiama la spiritualità connessa all'amore e al sangue del sacrificio ( si direbbe: saggezza e amore ).

Ha sostituito il nero per i tempi di penitenza ( soprattutto la Quaresima e l'Avvento ); dopo la riforma liturgica può essere usato anche per le celebrazioni funebri.