Contro Fausto manicheo |
Fausto. " Però non avrebbe potuto morire tranne nel caso che fosse nato ".
E io rispondo: neppure avrebbe potuto nascere, tranne nel caso che non fosse Dio.
O se poté essere Dio e nascere, perché non poteva anche non nascere e morire?
Vedi dunque che su questo tema non è molto utile cercare la consequenzialità, o appoggiarsi alle argomentazioni quando si tratta di cose che riguardano Gesù; si deve piuttosto cercare ciò che egli stesso proclamò di sé, e gli apostoli di lui.
Bisogna studiare con attenzione la sua genealogia e vedere se è coerente con se stessa, e non cercare la verità sulla sua nascita partendo dalla congettura della sua passione, visto che avrebbe potuto patire senza essere nato e, essendo nato, non patire, soprattutto perché voi stessi riconoscete che a Dio nulla è impossibile: cosa che sarebbe anch'essa falsa, se si constatasse che, non essendo nato, non poté morire.
Agostino. Ancora una volta, come fai spesso, enunci una cosa che non senti dire da quelli che ti confutano.
Nessuno ti dice: " Non poteva morire se non era nato ", visto che Adamo morì, sebbene non fosse nato, ma ti si dice: " Nacque, perché così afferma il santo Vangelo e non un eretico qualsiasi; morì, perché così si legge nel santo Vangelo e non nel libro di qualche eretico ".
Ma tu, che proibisci di argomentare quando si tratta di cose che riguardano Gesù, e ritieni che si debba cercare ciò che egli stesso proclamò di sé, e gli apostoli di lui, quando comincerò a leggere il Vangelo di Matteo suo apostolo, in cui si tesse tutto il racconto della sua nascita, dirai subito che quella narrazione non è di Matteo, mentre la Chiesa intera afferma che è di Matteo, essa che con successione sicura discende dalle sedi apostoliche sino ai vescovi attuali.
E tu, cosa mi leggerai contro? Magari un libro di Mani, dove si nega che Gesù nacque da una vergine.
Come dunque io credo che quel libro è di Mani, poiché a partire dall'epoca in cui Mani viveva nella carne esso è stato custodito e trasmesso sino ai vostri tempi per opera dei suoi discepoli, mediante la successione sicura dei vostri capi, credete dunque anche voi che è di Matteo questo libro, che la Chiesa ha trasmesso senza alcuna interruzione dall'epoca in cui Matteo visse nella carne sino a oggi, mediante una sicura successione di passaggi.
Dimmi a quale libro dovremmo piuttosto credere: a quello dell'apostolo, che aveva aderito a Cristo quando egli ancora era sulla terra, o a quello di un non so quale Persiano, che nacque tanto tempo dopo?
Ma forse tirerai fuori un altro libro che porta il nome di qualche apostolo che si sa che fu scelto da Cristo, e in esso leggerai che Cristo non nacque da Maria.
Poiché necessariamente uno di questi due libri è menzognero, a quale pensi che dobbiamo accordare la nostra fiducia?
A quello che la Chiesa, fondata da Cristo, portata avanti per opera degli apostoli mediante una serie sicura di successioni sino ai nostri giorni e diffusa in tutto il mondo, riconosce e approva come trasmesso e custodito sin dall'inizio, oppure a quello che la stessa Chiesa disapprova come sconosciuto, e che per di più è presentato da uomini così veritieri che vantano il fatto che Cristo mentì?
A questo punto dirai: " Si esamini la genealogia contenuta in due libri del Vangelo, per vedere se è coerente ".
Su questo abbiamo già detto quel che c'era da dire in un altro punto dell'opera.
L'unica cosa che vi preoccupa è come Giuseppe potesse avere due padri.
Se pure riflettendo non vi fosse venuto in mente che uno è quello che lo generò e l'altro quello che lo adottò, nemmeno in tal caso avreste dovuto emettere con tanta facilità una sentenza così precipitosa contro un'autorità tanto grande.
Se almeno adesso, ammoniti, pensate che ciò sia potuto accadere, credete con tutta semplicità al Vangelo e cessate di argomentare in una maniera così scorretta e perversa!
Quanto poi al fatto che Fausto ritiene che si debba investigare su cosa Gesù proclamò di se stesso, a chi non sembrerà giusto?
Ma questo può forse essere appreso diversamente che dal racconto dei suoi discepoli?
E se non si crede loro quando annunziano che nacque da una vergine, come si darà loro credito quando annunziano ciò che proclamò di se stesso?
Se fossero venuti alla luce scritti che si dicesse essere di Cristo stesso e di nessun altro autore, come poteva avvenire che, se erano veramente suoi, non venissero letti, non venissero accettati, non trovassero posto al culmine sommo dell'autorità nella sua Chiesa, che a partire da lui stesso, attraverso gli apostoli e i vescovi loro successori, si propaga e si dilata fino al tempo presente, essa nella quale si sono già compiute molte cose predette anteriormente, e le rimanenti senza dubbio accadranno e arriveranno sino alla fine?
Se quegli scritti venissero addotti, bisognerebbe considerare chi li presenta: se fosse Cristo stesso, senza dubbio avrebbero potuto essere offerti sin dall'inizio a quelli che allora aderivano a lui, e tramite costoro pervenire ad altri.
Se così fosse avvenuto, essi risplenderebbero di autorità incontrovertibile, mediante quelle successioni di capi e di popoli che ho ricordato.
Chi è dunque tanto folle da credere oggi che esista una lettera di Cristo, portata alla luce da Mani, e da non credere che siano di Cristo i fatti e i detti che Matteo scrisse?
O che, se anche dubita che a scriverli fu Matteo stesso, non creda piuttosto che Matteo trovò nella Chiesa ciò che dai tempi suoi sino ad oggi viene proclamato con una serie sicura di successioni, e creda invece a non so quale tizio venuto attraverso la Persia dopo duecento o più anni, che esorta ad aver fiducia in lui in merito a ciò che Cristo disse o fece, quando la Chiesa non avrebbe creduto affatto allo stesso apostolo Paolo, chiamato dal cielo dopo l'ascensione del Signore, ( At 9 ) se egli non avesse trovato apostoli ancora in vita, con i quali, comunicando e confrontando il Vangelo, apparisse che apparteneva alla loro medesima società?
Ma quando la Chiesa ebbe accertato che egli annunziava ciò che anche quelli annunziavano, che viveva in comunione e in unità con loro e che anche per opera sua avvenivano segni pari a quelli che essi operavano, in virtù di tale predilezione del Signore lo rivestì di autorità a tal punto che le sue parole vengono oggi udite nella Chiesa come se in lui si udisse parlare Cristo, come egli stesso affermò veracissimamente. ( 2 Cor 13,3 )
E Mani pensa che la Chiesa di Cristo debba credere a lui, che parla contro Scritture confermate da un'autorità tanto grande e ordinata!
Scritture che gli rammentano con chiarezza che, chiunque annunzi qualcosa di diverso da ciò che ha ricevuto, deve essere scomunicato. ( Gal 1,8-9 )
" Ma adduco " - dice - " la ragione per cui dimostro che non si deve credere a quelle Scritture ".
Davvero non stai ricorrendo ad argomentazioni?
Comunque, anche nella tua stessa argomentazione vieni sconfitto.
Alla fin fine, infatti, tutta la tua argomentazione tende a questo: che l'anima creda che la sua infelicità in questo mondo derivi dal fatto che, nella sua miseria, andò in aiuto del suo dio affinché non venisse privato del regno; che creda che la natura e la sostanza di Dio sia mutevole, corruttibile, violabile e insozzabile al punto che una parte di lui non riesce a purificarsi ed egli - che la mescolò a tanta contaminazione pur sapendola innocente in quanto procedeva dalle sue viscere, e priva di peccato nei suoi confronti - la punisce con il supplizio eterno del globo.
Questa è la finale di tutte le vostre argomentazioni e favole: magari ne fosse la fine, però nel vostro cuore e nella vostra bocca, così che una volta per tutte smettiate di credere e pronunciare bestemmie così esecrabili!
" Ma sulla base di quegli stessi scritti " - dice - " io provo che non sempre si deve credere ad essi, poiché si contraddicono ".
Perché non dici piuttosto che non bisogna mai credere ad essi, perché sono testimoni incostanti e contraddittori?
" Ma io " - dice - " scelgo ciò che vedo conforme alla verità ". A quale verità?
Alla tua favola, s'intende, che all'inizio pone la guerra di dio, a metà la contaminazione di dio e alla fine la condanna di dio.
" Mai " - continua - " si presta fede a scritti tra loro contraddittori e contrari ".
Ma è ciò che sembrano a te, perché non li comprendi: infatti, ciò che hai addotto perché ti sembrava tale, è stato dimostrato sino a che punto tu non lo comprenda, e sarà dimostrato anche di tutto ciò che ancora addurrai.
Non c'è dunque alcun motivo per non credere a Scritture provviste di tanta autorità; e questo è chiaramente il motivo più grande per scomunicare quelli che ci annunziano altro.
Indice |