La Genesi alla lettera - Incompiuto |
E Dio disse: la terra produca erbe per nutrimento, che portino seme secondo la propria specie e somiglianza, e alberi da frutto che portino frutti aventi in se stessi il seme secondo la propria somiglianza. ( Gen 1,11 )
Dopo che furono fatti la terra e il mare e dopo che Dio impose loro il nome e ne riconobbe la bontà - cosa che abbiamo detto spesso non doversi intendere compiuta ad intervalli di tempo, perché all'ineffabile facoltà di Dio nell'agire non s'accompagni alcuna lentezza - l'agiografo non soggiunse immediatamente come nei due giorni precedenti: E fu sera e fu mattina: terzo giorno, ( Gen 1,13 ) ma fa seguire un'altra opera: La terra produca erbe per alimento che portino seme secondo la propria specie e somiglianza, e alberi da frutto che facciano frutti aventi in se stessi il seme secondo la propria somiglianza.
Non è detto così della luce, del firmamento, delle acque, della terraferma, poiché la luce non ha una discendenza che le succeda, né il cielo nasce da un altro cielo, né la terra o il mare generano altri mari o altre terre che succedano loro.
In questo caso dunque in cui la somiglianza degli esseri che nascono conservano la somiglianza con quelli che passano, fu necessario dire: Che portino seme secondo la propria specie e somiglianza, il cui seme è in essi secondo la propria somiglianza.
Tutti questi vegetali però sono sulla terra in modo da rimanere uniti alla stessa terra mediante le radici e attaccati ad essa, ma d'altra parte in modo da esserne per un certo verso separati.
Per questo motivo io penso che in questa narrazione si conserva l'indicazione di questa natura, poiché da una parte i vegetali furono creati nel giorno in cui apparve la terra, ma tuttavia d'altra parte Dio disse di nuovo che la terra producesse germogli, e di nuovo è detto: E così fu e quindi, secondo la norma esposta più sopra, dopo aver detto: E così fu, parla subito dopo dell'esecuzione vera e propria dell'opera: E la terra produsse erbe per alimento che portano ciascuna seme secondo la propria specie, e alberi fruttiferi aventi il seme in loro stessi, ciascuno secondo la propria specie.
E di nuovo dice: Dio vide ch'è una cosa buona. ( Gen 1,12 )
Così queste due azioni da un lato sono unite in un sol giorno e dall'altro vengono separate tra di loro dalle parole di Dio ripetute.
Io credo che ciò sia avvenuto riguardo alla terra e al mare, poiché si doveva distinguere maggiormente la natura di questi vegetali che, in quanto nascono e muoiono, si propagano mediante il seme che li sostituisce.
Si deve forse pensare che la terra e il mare potevano essere creati nello stesso istante non solo quanto alle ragioni della creatura spirituale, nel qual caso tutto fu creato simultaneamente, ma anche quanto alla stessa attività motoria materiale, mentre al contrario gli alberi e qualsiasi altra specie di piante non sarebbero potuti nascere se non fosse già esistita la terra in cui germogliare?
Per questo forse doveva essere ripetuto il comandato di Dio, per indicare che gli alberi erano stati creati differenti eppure non dovevano essere creati in un giorno diverso per il fatto che sono fissi e attaccati alla terra?
Ma può sollevarsi la questione perché mai Dio non pose un nome alle piante; questa omissione è dovuta al fatto che la loro moltitudine non lo permetteva?
Detta questione però sarà esaminata meglio in seguito, quando noteremo altre cose alle quali Dio non pose un nome, come invece lo pose alla luce, al cielo, alla terra e al mare.
E fu sera e fu mattina: terzo giorno. ( Gen 1,13 )
Dio inoltre ordinò: Ci siamo luminari nel firmamento del cielo, e risplendano sulla terra per distinguere il giorno dalla notte e servano di segni anche per i tempi, per i giorni e per gli anni e servano da lampade nel firmamento del cielo per illuminare la terra. ( Gen 1,14-15 )
I luminari furono fatti il quarto giorno e di essi è detto: servano anche per segnare i giorni.
Che significano dunque i tre giorni trascorsi senza i luminari?
Oppure, perché mai serviranno per segnare i giorni, se anche senza di essi poterono esistere i giorni?
Forse perché mediante il moto di questi luminari si può distinguere più chiaramente la durata del tempo e l'intervallo tra i vari periodi di tempo?
O forse queste enumerazioni di giorni e di notti serve ad indicare la distinzione tra la natura non ancora fatta e quelle già fatte?
Sicché venne chiamata mattina per la forma specifica delle nature fatte, sera invece per la mancanza della forma?
Poiché, per quanto riguarda il loro Creatore le nature sono belle nell'aspetto e nelle forme, per quanto invece dipende da esse possono invece venire meno per il fatto d'essere state create dal nulla e, in quanto non vengono meno, non dipende dalla loro materia, che deriva dal nulla, ma da Colui che è l'Essere supremo e fa esistere cose di diversa natura nel loro genere e ordine.
Dio inoltre ordinò: Ci siano dei luminari nel firmamento del cielo, perché risplendano sulla terra; ( Gen 1,14 ) questo è forse detto delle stelle fisse o anche dei pianeti?
Ma i due luminari, il maggiore e il minore, sono annoverati tra i pianeti.
In qual maniera dunque tutti gli astri furono creati nel firmamento, dal momento che ciascun pianeta ha la propria orbita o rivoluzione circolare?
O, forse, poiché nelle Scritture da una parte leggiamo che vi sono molti cieli e da un'altra che vi è il cielo, come ad esempio in questo passo ove anche il firmamento è chiamato "cielo", dobbiamo pensare che si parli di tutta questa compagine del cielo fisico, la quale contiene tutti gli astri, sotto la quale regna la serenità dell'atmosfera pura e tranquilla, al di sotto della quale si agita parimenti l'aria turbolenta e tempestosa del nostro mondo?
Perché risplendano sulla terra e separino il giorno dalla notte. ( Gen 1,14 )
Non aveva forse Dio già separato la luce dalle tenebre e aveva chiamato "giorno" la luce e "notte" le tenebre?
Da ciò risulta chiaro che aveva separato il giorno dalla notte.
Che significa ora quanto è detto dei luminari: E separino il giorno dalla notte?
Questa distinzione è forse fatta ora per mezzo dei luminari in modo da essere conosciuta anche da coloro che usano solo gli occhi carnali per contemplare queste realtà.
Dio al contrario fece fare questa separazione prima ancora che i luminari si muovessero nel loro giro di rivoluzione, in modo da potersi comprendere da poche persone guidate dallo Spirito Santo una ragione perspicua?
O forse si deve pensare che Dio separò un altro giorno da un'altra notte, cioè tra la forma specifica che veniva impressa a quello stato informe e lo stato informe che restava ancora da formare mentre, al contrario, diverso è il giorno di quaggiù e diversa è la notte, l'alternarsi dei quali si osserva nel moto circolare del cielo, e non può avvenire se non col sorgere e tramontare del sole?
E servano da segni per i tempi, per i giorni, per gli anni. ( Gen 1,14 )
A me pare che le parole: servano da segni rendano chiara l'espressione seguente: e per i tempi, perché non s'intenda una cosa per segni e un'altra per tempi.
Adesso infatti parla dei tempi di quaggiù, i quali mediante la distinzione degli intervalli fanno capire che al di sopra di loro c'è l'eternità immutabile, affinché il tempo appaia un segno, ossia un'orma - per così dire - dell'eternità.
Così pure, quando soggiunge: per i giorni e per gli anni, mostra di quali tempi parla, risultando i giorni della rivoluzione delle stelle fisse, gli anni al contrario risultando evidenti quando il sole compie l'orbita dello zodiaco, meno evidenti invece quando ciascuno dei pianeti compie la rivoluzione nella propria orbita.
La Scrittura infatti non dice: "e per i mesi", forse perché l'anno della luna è un mese, come i dodici anni della luna sono un anno della stessa, chiamata Fetonte dai greci, e trent'anni del sole sono un anno della stella detta Fenonte.
E forse così, quando tutte le stelle saranno tornate al punto iniziale, si compierà il "grande anno", di cui molti hanno detto molte cose.
O forse dice: perché servano da segni, con cui s'indica un corso sicuro per le navi; per i tempi, invece, siccome c'è la stagione della primavera, l'estate, l'autunno e l'inverno, poiché anche queste stagioni variano secondo la rotazione degli astri e conservano il loro avvicendarsi e il loro ordine; per i giorni e per gli anni, invece, deve intendersi forse come è stato già esposto?
E servano da luci nel firmamento del cielo e per illuminare la terra. ( Gen 1,15 )
Già in precedenza era stato detto: Nel firmamento del cielo siano lampade per illuminare la terra; perché crediamo che la frase sia stata ripetuta?
Forse allo stesso modo che delle piante era stato detto che portassero seme contenuto in loro stesse secondo la propria specie e somiglianza, così qui, al contrario, dei luminari si dice: siano fatti, e: siano; cioè "siano fatti e non "generino", ma siano essi da soli.
E così fu. È conservato l'ordine espositivo consueto.
E Dio fece i due luminari: il luminare maggiore quale inizio del giorno, e il luminare minore quale inizio della notte, e le stelle. ( Gen 1,16 )
Per qual motivo parli d'inizio del giorno e d'inizio della notte, sarà chiaro di qui a poco.
Al contrario, incerto se le stelle, di cui si parla subito dopo, appartengano o no all'inizio della notte.
Alcuni però sostengono che qui si fa intendere che la luna fu creata piena fin da principio, poiché la luna piena sorge all'inizio della notte, cioè subito dopo il tramonto del sole.
È però illogico cominciare il computo non dal primo giorno della luna, bensì dal sedicesimo o dal quindicesimo.
Ma non dobbiamo neppure lasciarci impressionare dalla considerazione che il luminare che fu fatto avrebbe dovuto essere creato completo.
La luna infatti è completa ogni giorno, ma la sua forma intera non può esser vista dagli uomini se non quando la luna si trovi in opposizione al sole dalla parte contraria; d'altronde anche quando si trova in congiunzione con il sole, dato che si trova al di sotto di esso, sembra essere sparita, ma anche allora è piena, per il fatto ch'è illuminata dalla parte opposta e non può essere vista da coloro che si trovano al di sotto, vale a dire dagli abitanti della terra.
Questi fenomeni non possono essere insegnati con poche parole, ma con sottili argomentazioni e con la dimostrazione fatta con figure geometriche visibili.
E Dio li pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra. ( Gen 1,17 )
Come mai è detto: Siano nel firmamento, ed ora come mai è detto: Dio fece i luminari e li pose nel firmamento, come se fossero stati fatti fuori del firmamento e di poi collocati lì, pur essendo stato già detto che fossero lì?
Si vuole forse far intendere con ciò ripetutamente che Dio non agisce come di solito agiscono gli uomini, ma il suo operare è narrato come può essere narrato a uomini, vale a dire che da parte degli uomini una cosa è fare e un'altra è collocare, da parte di Dio invece l'una e l'altra azione è identica perché egli colloca facendo e fa collocando?
E siano preposti al giorno e alla notte e separino il giorno dalla notte. ( Gen 1,18 )
Ciò che qui spiega dicendo: Siano preposti al giorno ed alla notte è ciò che prima aveva detto: Separino il principio del giorno e il principio della notte.
Quel "principio" dobbiamo dunque intenderlo nel senso di superiorità, poiché durante il giorno tra le cose che si vedono non c'è nulla di più eccellente della luna e delle stelle.
Per conseguenza non ci deve più mettere in imbarazzo quell'ambiguità, e dobbiamo credere che le stelle sono state poste in questo passo dalla Scrittura in modo da appartenere al "principio", avessero cioè il primato sulla notte.
E Dio vide ch'è una cosa buona. ( Gen 1,18 )
È conservato lo stesso ordine narrativo.
Dobbiamo però ricordarci che Dio non pose il nome a questi esseri, anche se l'agiografo avrebbe potuto dire: " E Dio chiamò stelle i luminari ", poiché non ogni luminare è una stella.
E fu sera e fu mattina: quarto giorno. ( Gen 1,19 )
Se uno considera questi giorni contrassegnati dal sorgere e dal tramontare del sole, questo giorno non è il quarto, ma forse il primo, pensando che il sole sorse nello stesso momento che fu fatto e tramontò finché venissero creati tutti gli altri astri.
Ma chi comprende che per un verso il sole si trova altrove quando da noi è notte, e per un altro verso altrove è notte quando il sole si trova da noi, indagherà in un senso più elevato l'enumerazione di questi giorni.
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