Vita di Mosé |
Le riflessioni che facciamo ora seguire, rafforzeranno l'interpretazione spirituale ( anagogica ) seguita fin qui.
La Scrittura ordina agli Ebrei di cibarsi delle carni da cui sgorgò il sangue che essi misero sulle porte, per tener lontano l'uccisore dei primogeniti egiziani.
Essa impone a chi prende quel cibo un modo di vestire che è diverso da quello in uso nei banchetti della gente spensierata.
Costoro a banchetto ci stanno con le mani libere, le vesti discinte, i piedi nudi.
Al contrario gli Ebrei devono portare i calzari, avere attorno ai fianchi una fascia che stringa forte le pieghe superflue della veste, tenere in mano un bastone per difendersi dai cani.
Vestiti in questo modo, essi preparano il cibo, cucinandolo in fretta, senza condimenti, su un fuoco improvvisato.
Esso è rappresentato dalle carni dell'agnello, che devono consumare totalmente, lasciando intatto soltanto il midollo delle ossa.
Neppure le ossa dovevano essere spezzate e se ci fossero stati degli avanzi, dovevano essere distrutti nel fuoco.
Tutti questi particolari ci fanno chiaramente capire che la lettera della Scrittura mira a un insegnamento spirituale.
Non possiamo pensare che la legge voglia insegnarci il modo di cucinare i cibi ( a questo basta la natura che ha messo in noi il desiderio del cibo ), ma dobbiamo ritenere che essa, con tutti questi precetti, ha valore semantico.
Ci domandiamo quale importanza possa avere rispetto al vizio o alla virtù il fatto di prendere il cibo in un modo piuttosto che in un altro, con o senza una fascia ai fianchi, a piedi nudi o calzati, a mani libere o fornite di un bastone.
Nel tenersi pronti alla partenza in tenuta da viaggio c'è un significato simbolico abbastanza chiaro, che ci fa capire come la vita terrena sia un viaggio.
Fin dalla nascita esso procede sotto la spinta di una forza ineluttabile verso quel termine che segna la fine delle nostre attività presenti.
A rendere più sicuro il viaggio, occorre provvedere l'equipaggiamento necessario alle mani e ai piedi.
Bisogna coprirci i piedi, perché le spine di questa vita che sono i peccati non ci danneggino.
Ci occorrono perciò calzature robuste che, fuor di metafora, sono le austerità e le mortificazioni, capaci di spezzare la punta delle spine,35 di impedire cioè che il peccato penetri nell'anima fin dagli inizi, quando si presenta in forma attraente ed entra in noi furtivamente.
Una tunica lunga fino ai piedi e chiusa tutt'intorno non pare molto adatta per un viaggio, che Dio vuole condotto speditamente.
Essa dovrebbe essere interpretata come il simbolo delle piacevoli comodità della vita che la retta ragione, al pari di una fascia attorno ai fianchi, deve cercare di ridurre al minimo indispensabile.
Questa fascia è la saggezza, come risulta chiaro dal posto in cui viene applicata.
Il bastone, destinato a tener distanti i cani, rappresenta invece le parole della speranza cui ci appoggiamo nelle stanchezze dell'anima e con le quali ci difendiamo dai rabbiosi assalti dei nemici.36
Il cibo cotto al fuoco sarebbe simbolo, a mio parere, della fede che, senza nostro merito, abbiamo ricevuto come fiamma già accesa.
Il cibo già pronto della fede si prende con semplicità e facilità secondo le nostre capacità e lo si mette al fuoco, lasciando da parte certi complicati e difficili ragionamenti della ragione.
Dio dunque, come vediamo, si serve di simboli per istruirci ma per il fatto che essi sono di facile e spontanea interpretazione, né la pigrizia né la fretta devono indurci a tenerli in poco conto.
Sono anch'essi un cibo offertoci perché, poveri e bisognosi quali siamo, ce ne nutriamo e riusciamo così ad avere un viaggio felice.
Esistono invece problemi ai quali non riusciamo a dare una soluzione soddisfacente.
Ci chiediamo a volte che cosa è l'essenza divina, che cosa esisteva prima della creazione, che cosa c'è al di là delle realtà visibili e se gli avvenimenti siano determinati da una forza ineluttabile.
Solo lo Spirito Santo possiede la piena risposta a questi e altri problemi che agitano gli spiriti più curiosi.
Egli, come dice l'Apostolo, scruta le profondità di Dio ( 1 Cor 2,10 ).
Chi conosce bene le Scritture non può ignorare che in diversi punti lo Spirito Santo vi è menzionato sotto il nome di fuoco.
Anche il libro della Sapienza ci spinge a riflessioni non dissimili da quelle qui espresse, quando dice: « Non occuparti di cose più grandi di te, non voler sviscerare le ragioni nascoste, perché ciò che ti viene nascosto non è necessario » ( Sir 3,22-23 ).
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35 | Anche qui le spine simboleggiano il peccato come in
Gen 3,18.
Nelle opere di Gregorio hanno però un vario simbolismo: significano i peccati ( In Psalmorum Inscriptiones: PG 44, 596 C; De beatitudinibus, PG 44, 1257 A ), le tentazioni ( Commentarium in Canticum, PG 44, 821 C ), i demoni ( In Psalmorum Inscriptiones, PG 44, 481 B ), l'umanità peccatrice ( De Instituto christiano, PG 46, 280 B D ). |
36 | Abbiamo qui forse un riferimento a 1 Pt 1,13. |