Maestro di vita oltre la scuola |
Fra Leopoldo, al secolo Luigi Musso, nacque a Terruggia Monferrato nella provincia d'Alessandria, il 30 gennaio 1850, da Giuseppe e Maria Cavallone.
Allevato con quella austerità semplice dell'ambiente rurale, contraddistinto dalla tradizionale osservanza del cristianesimo integrale, Luigi si distinse, fin dall'infanzia, per una particolare propensione verso gli oggetti e le pratiche di divozione.
Dopo aver frequentato le classi elementari, fu collocato dal padre a servizio in casa del medico condotto del paese.
Quivi poté impratichirsi nelle diverse mansioni di giardiniere, di portinaio, di cocchiere e di galoppino, sempre premuroso, solerte, disinvolto e modesto ad un tempo.
All'età di diciannove anni, per far fronte alle aumentate necessità della famiglia ( gli era morto il papa ) si recò a Vercelli per un servizio più redditizio.
Fu cuoco in casa del Canonico Mons. Giuseppe Miglione fino al 1884, e successivamente nella famiglia dei Conti Arborio Mella fino al 1889.
Presso questi nobili padroni, Luigi non smenti l'assidua pratica cristiana, dando esempio di fervorosa pietà e di vita illibata.
Ammalatasi la mamma e divenuta inabile al lavoro, s'imponeva per Luigi un impiego maggiormente retributivo; ragion per cui, essendosi reso vacante il ruolo di capo cuoco nel Collegio Dal Pozzo di Vercelli, egli presentò domanda e fu assunto.
Vi rimase per poco tempo, giacché «per una di quelle vicende che sembrano solo determinate dal capriccio degli uomini, ma che in realtà sono le vie nascoste del Signore per la santificazione dei suoi eletti, avvenne che il Servo di Dio fosse dimesso dal Collegio, ch'egli aveva onorato del suo lavoro».
Viene allora a Torino dove trovò, oltre che l'impiego, anche l'ottima guida spirituale di Padre Giuseppe Cozzi, Provinciale dei Barnabiti, nella Chiesa di S. Dalmazzo.
Luigi Musso vi si recava ogni mattina per servire la S. Messa ed era solito soffermarsi davanti al grande Crocifisso, scolpito in legno, posto nel coro.
Fu li che una mattina, mentre faceva il ringraziamento dopo la S. Comunione, senti per la prima volta la voce di Gesù: «Tra me e tè in avvenire, ci sarà una grande intimità».
Nel novembre del 1887, la Vergine SS. Addolorata già gli aveva fatto sentire il suo invito: «Ricordati di ciò che ha sofferto mio Figlio!».
Nell'anno 1900, essendogli morta la mamma, Luigi Musso chiese al Padre Provinciale dei Francescani di ammetterlo tra i figli di S. Francesco.
Fu esaudito, ma solo nel 1905 poté fare il Noviziato nel convento annesso alla Chiesa di S. Tommaso, in Torino.
Cosi, «entrato in religione ad un'età già avanzata, esperto della vita e dei suoi inganni, del resto cosi avanti nel sentiero della santità, egli abbracciò la vita religiosa col trasporto gioioso di chi attua un sogno ardentemente vagheggiato».
Durante il Noviziato, Fra Leopoldo aveva riparato un Crocifisso abbandonato tra gli oggetti fuori uso, che, dopo aver servito per l'adorazione dei fedeli nel Venerdì Santo, fu collocato nel corridoio accanto alla sua cella. Il buon Frate aveva preso l'abitudine di fermarsi per qualche istante, in adorazione, ogni volta che vi passava davanti.
Un giorno si fece coraggio e domandò e ottenne dal Padre Guardiano di poterselo recare in camera.
E li, dinanzi a quel Crocifisso passava in preghiera lunghe ore, e aveva la percezione che il Cristo gli parlasse chiaramente; e cominciò ad annotare le divine parole sul suo famoso e voluminoso Diario.
Le prime che leggiamo sono queste: «Il giorno 2 agosto 1906, festa della Madonna degli Angeli, Gesù mi fece intendere: Si faccia devotamente l'Adorazione come nel Venerdì Santo, e molte grazie e favori concederò a tutti quelli che in grazia di Dio si prostreranno ad adorarmi».
Così, alternando le preghiere vocali con l'orazione mentale, Fra Leopoldo, quasi senza accorgersene, compose sotto la guida di Gesù Crocifisso, una nuova formula di preghiera che egli stesso scrisse e propagò tra le persone di sua conoscenza.
Detta preghiera o Adorazione alle Cinque piaghe col titolo di Devozione a Gesù Crocifisso, fu approvata e indulgenziata da Sua Santità Papa Benedetto XV nel 1915 e inserita nella raccolta delle preghiere e delle pie opere indulgenziate chiamata Praeces et pia opera della Sacra Penitenzieria Apostolica nel 1938, al N° 170.
In Torino questa Divozione si era già largamente diffusa, e Fr. Teodoreto
che ne aveva provato l'efficacia fin dall'inizio del suo direttorato, introdusse
la pia pratica non solo in Comunità, ma insistette presso i Superiori perché
fosse accolta tra le formule di
preghiera in uso dai Fratelli.
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