Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio ) |
Le suore che imprestarono a Fratel Teodoreto le opere di s. Giovanni della Croce, sono quelle del Carmelo del S. Cuore di Torino, con cui il Nostro intratteneva piissimi contatti che servirono alla mutua edificazione; e forse Egli trovò, nella sua povertà, modo di beneficarle anche materialmente.
Una Suora in particolare - che ci chiede di serbare l'anonimato e che indicheremo con le sole iniziali S.M.E. - fu incaricata di corrispondere con Fratel Teodoreto a nome del Monastero.
Essa, nel parlare di questo pio commercio di anime, così si esprime:
"Certo quella santa santa amicizia che durava ormai da 35 anni io la ritengo come una delle più grandi grazie della mia vita.
Il caro Fratello veniva su sovente e tanto era amato e stimato da noi che anche le immancabili visitine della settimana santa e dell'antivigilia di Natale erano sempre ben accolte.
Con nessun altro si faceva eccezione.
Egli non si tratteneva che un 10 o 15 minuti, ma ben posso affermare che in tanti anni la stima che avevo in Lui come vero Uomo di Dio e anima santa non si smentì mai.
Mai mai potei avvertire in Lui ombra di movimento umano imperfetto.
C'era una delicatezza, una fedeltà nella sua amicizia, ch'io non lo avvicinavo mai senza sentire il Signore più vicino.
Rev. Fratello, quanti ricordi in questo momento!
E come viene spontaneo il grazie alla bontà del Signore che consola questo povero esilio dandoci a compagni di viaggio i suoi santi!
Ci faccia Egli grazia di profittare di quel tanto bene che è stato per Lei e per me poveretta l'aver potuto trattare tanto famigliarmente e sì a lungo con uno di essi e certo non fra i minimi del Suo Regno".
della medesima Suora possediamo alcune lettere, precisamente cinque, ognuna di due facciate fitte d'una scrittura fina e rapida, come di chi corre per interno impulso e per sfogo d'esuberante grazia divina.
Sarei tentato di citarle per intero, poiché sono anche piccoli capolavori fragranti di semplicità; ma almeno qualche brano lo devo riprodurre, per il riverbero che ne viene alla vita intima del Nostro, che di quei pensieri si nutriva, mentre dice l'alta stima di cui Egli godeva in quella roccaforte della vita mistica carmelitana.
Ci spiace invece non possedere lettere di qualche importanza scritte al Monastero dal Fratel Teodoreto, sia perché Egli preferiva allo scrivere l'andare di persona, sia perché « noi conserviamo poco poco della nostra corrispondenza, - spiega S.M.e. - poiché le nostre cellette sono così piccole che basta poco a riempirle, e allora anche con le cose care non ci si risparmia ».
Ecco dunque i brani di corrispondenza che più interessano:
J.M.J.
P.C.
Torino, Carmelo del S. Cuore, 13-11-1951.
Rev.do e carissimo Fratello in Gesù Cristo,
dal piccolo Silvietto Meda ho avuto Sue notizie che tanto desideravo, e mi ha fatto immenso piacere sapere che il Signore La tiene ancora fra noi, sia pure in stato non troppo buono di salute.
Penso a quante belle cose farà il Signore nell'anima Sua.
Santa Geltrude diceva che la parte del nostro essere che soffre è come una fessura o una finestra aperta per noi sulle cose del Cielo.
Carissimo Fratello, gliela auguro con ogni abbondanza quella luce che dà sulle cose Dio e ce le rende più vicine, tanto quasi da toccarle e da arrivare a viverne quasi ad esclusione di tutto il resto.
Con la mia povera preghiera Le sono sempre vicina.
Ho grandi desideri per l'anima Sua, caro Fratello, e godrò tanto un giorno Lassù, se li vedrò realizzati.
E questi desideri si estendono pure a tutte le anime che il Signore ha legate alla Sua, e a tutte le opere per dar vita alle quali si è voluto servire di Lei.
Caro Fratello, chiedo sempre al Signore che voglia lasciarLa ancora a lungo con noi; ma poi vorrei ancora che, quando verrà a prenderLa per darLe finalmente il suo bel Paradiso, tanto amore si fosse accumulato nell'anima Sua da poterne lasciare per testamento ( oltre quello che si porterà Lassù perché, come dice S. Paolo, solo la carità entra con noi in Cielo ) a tutte le anime cui Ella vuol bene, per arricchirle tutte e renderle capaci di far tanto bene nella Chiesa di Dio.
E fra queste ben vorrei esserci anch'io, pur se tanto poveretta in tutti i sensi".
Ed ecco un secondo squarcio, anzi una lettera completa, da cui traspare fin all'evidenza - attraverso sottintesi pieni di riserbo e di grazia - in quale concetto di santità Fratel Teodoreto fosse tenuto:
J.M.J.
P.C.
Carmelo del S. Cuore, 9.12.1951
Molto Reverendo e Carissimo Fratello in Gesù Cristo,
non so dirLe quanto mi ha commossa la Sua ultima visita.
Mi ha dato la gioia e pena insieme, e Lei ben può portare l'una e l'altra al posto giusto.
Caro Fratello, mi sembra di poterLe dire con verità che l'amicizia con la quale Dio stesso ha stretto le nostre anime è stata per la mia uno dei suoi aiuti più forti e una delle sue vere consolazioni.
Ritengo di dovere a Lei, se il Signore non si è stancato dei tanti miei ritardi e infedeltà e mi ha sopportata sin qui.
Caro Fratello, ora che forse non sono lontana dalla mia ultima giornata, mi aiuti ancora a finire la corsa da vera sposa, come il Signore vuole.
Il Natale ha portato il Cielo sulla terra; è forse per questo che esso ci fa pensare con più amore e più desiderio a quella patria dove, quando giungeremo, festeggeremo il nostro vero Natale.
In questa dolce ricorrenza, Le auguro tanto amore e l'abbondanza di grazie e doni di cui la Sua anima può essere capace.
Caro Fratello, penso pure a quanto Lei deve voler bene a tante anime cui durante tutta la Sua vita ha avuto il dono di poter giovare in mille modi, e anche per esse auguro tutte le grazie che il Suo cuore può loro desiderare.
Qualche tempo fa ho letto nella mia S. Madre Teresa un particolare che ben esprime i sentimenti che provo pensando a Lei.
Una delle sue prime figlie dice che, quando giungeva in qualche nuova città per qualcuna delle sue fondazioni, subito s'informava se in quel luogo vi fosse sacerdote o religioso distinto per virtù e per zelo delle anime.
Faceva poi quanto poteva per avvicinarlo e riuscire a mostrargli tutto l'affetto e riconoscenza che provava per lui.
Si sentiva personalmente obbligata verso ognuno che amasse il suo Signore e lavorasse per Lui!
Non so dirLe quanto m'è piaciuto questo e come in ciò mi trovi vicina alla mia Santa Madre.
Dicono che mai finiva d'inculcare alle sue figlie rispetto e venerazione per i difensori della Fede, e le avrebbe volute sempre in preghiera per essi.
Caro Fratello, sono tanto poveretta, ma la mia preghiera per Lei e per i Suoi catechisti è continua.
Il Signore aumenti sempre più la sua luce, affinché nelle anime possano sempre più vedere il tesoro di Dio, la casa sua di cui Egli è più geloso che del mondo intero.
Si sapesse di quanti beni un'anima sola è capace, e come Dio desidera riversarli in essa a profusione per innalzarla fino a Sé e renderla felice!
È già gran cosa un'anima che raggiunge la salvezza, ma quella che riesce a salvarsi da santa, toccando quel punto di perfezione nell'amore che Dio vuole per lei dall'eternità, quella è una meraviglia di grandezza e di bellezza, e Dio solo sa quanto vale.
Caro Fratello, la Sua vita è stata tutta spesa per le anime: ne lodi il Signore e Lo ringrazi ancor più perché ora, per mezzo di quello stato di sofferenza in cui L'ha posta, Le dà modo di aiutare tutte le anime per cui ha lavorato in maniera più nascosta ma non meno efficace.
E Lei vedrà poi dal Paradiso quel che saranno stati per la fecondità del Suo apostolato questi Suoi anni di malattia.
La lascio malvolentieri, caro Fratello; eppure dico così male quanto vorrei dirLe!
Il Signore sia sempre con Lei e L'aiuti a crescere nel Suo amore ad ogni ora che passa.
Umil.ma serva
S. M. E.
In questa terza citazione si intravede Fratel Teodoreto convalescente, che, non potendo andare al Carmelo, vi fa però giungere, attraverso il filo telefonico, l'assicurazione del suo buon ricordo nel Signore ...
E nell'amore professato per la clausura della scrivente, c'è la riprova dell'alto « voltaggio » di spiritualità che si vive dietro a quelle grate.
Anime fatte per intendersi, benché su vie ufficialmente così diverse!
J.M.J.
P.C.
Torino, Carmelo del S. Cuore, 13.12.1953.
Molto Rev.do e carissimo Fratello in Gesù Cristo,
ogni tanto la Rev. Madre ci comunica in ricreazione la Sua telefonata, e questo Suo continuo ricordo, caro Fratello, ci è di grande consolazione.
Il Signore ci lascia ancora pellegrini su questa povera terra; ma Lei ormai non può più pellegrinare fino al Carmelo, come faceva in altri tempi, recando a me sempre tanta gioia con le Sue visitine.
Ora ci incontriamo ai piedi dell'Altare, dove La penso tante volte, con l'unico impegno di tener compagnia al nostro caro Gesù e volerGli bene.
Anch'io tutti i minuti liberi li passo con Lui, e trovo ch'Egli non si stanca mai, né ci stanca.
Abbiamo avuto due mesi fa i SS. Esercizi, e ben avrei voluto poterLe scrivere per raccomandarci alle Sue preghiere, ma non riuscii.
Però penso che il Signore avrà accolto la preghiera che fa sempre per noi a quella intenzione, e veramente sono stati giorni di grazia, come pure quelli della S. Visita avuta i giorni scorsi, Caro Fratello, raccomandi al buon Gesù non solo la nostra Comunità, ma tutto il nostro S. Ordine, perché in questo momento ne abbiamo veramente bisogno.
Già da qualcuno avemmo rallegramenti per il dono che il S. Padre ci avrebbe fatto, mitigandoci la clausura.
Il Signore ci faccia grazia di tenere ben bene la testa sulle spalle e di ritenere vero dono da parte di Dio, di cui certo il S. Padre sarà ben contento, quello di restare sempre fedeli agli impegni presi con Lui e alla vita abbracciata di piena nostra volontà per amore di Lui.
Più urge il lavoro per quelli che Dio chiama all'apostolato esterno e più urge per quelli ch'Egli chiama a quell'altro apostolato della preghiera il dovere e il bisogno di inoltrarsi ancora più nella loro vita di solitudine e di silenzio".
Un bel brano ancora sull'amore alla sofferenza, un'accorata richiesta di preghiere per le giovani speranze del monastero:
... intanto, caro Fratello, faremo i nostri patti per aiutarci insieme a trascorrere santamente questa Quaresima, vero tempo di grazia specialmente per chi ha messo nella Passione di Gesù tutti i suoi affetti e tutte le sue speranze.
Il venerato Fr. Leopoldo ci ottenga da Gesù Crocifisso la grazia che chiese per tanti anni il suo serafico Fondatore, quella cioè di poter provare nel nostro corpo qualcosa di quanto Gesù ha sofferto nella sua Passione, e più di provare nel nostro cuore qualcosa di quell'amore col quale Gesù ha sofferto questa stessa Passione.
Il mistero dei dolori di Gesù è vero mistero, e non si sa da che parte rifarci se non si ricorre al troppo grande suo amore, il quale solo può spiegare qualcosa.
Caro Fratello, continuamente io La ricordo, e nelle mie povere preghiere ben vorrei ottenerLe dal Signore le grazie più operative, quelle che arrivano più lontano e più a fondo nella trasformazione del nostro essere in Lui.
Io resto tanto indietro nell'amarLo, e ben vorrei che altri cui voglio bene supplisse per quanto io non posso fare né so dare a Lui.
Penso che molta parte della Sua giornata, e magari molte ore della notte, Lei le trascorre ai Suoi piedi.
Non ci dimentichi, caro Fratello: chieda che la nostra Comunità possa farlo contento sempre.
Specialmente Le raccomandiamo le novizie, pianticelle nuove che vorremmo prendessero la migliore piega, onde potere con una vita santa essere di vero aiuto alla Chiesa.
L'ultima lettera, eccola integralmente: documenta un'affezione così tenera, rispettosa, fraterna, sicura di sé e dell'approvazione del signore, da far pensare per davvero alla corrispondenza fra la santa di Chantal e S. Francesco di Sales:
Torino, Carmelo del S. Cuore, 7.3.1954
Rev.do e carissimo Fratello in Gesù Cristo,
La ringrazio tanto tanto della carissima Sua lettera.
Ho pena al saperLa ammalata, e tanto spesso lungo il giorno vengo a trovarLa nella Sua infermeria e sa il Signore con quanto affetto Le presterei i miei poveri servizi.
Prego la Madonna a farlo in vece mia, e se ogni volta che penso a Lei e prego per Lei Essa mi ascolta e viene a farLe una visitina, veramente Lei deve restare poco tempo solo e senza la Sua materna presenza.
La ringrazio delle preghiere per la Comunità e per le novizie.
Tutte Gliene sono riconoscenti e Gliene ricambiano.
Le vogliono bene e s'interessano della Sua salute, e dopo tanti anni di sincera e fedele amicizia non può essere altrimenti.
Per me ritengo che questa amicizia sia stata fonte di molte grazie, e spero abbia da continuare ad esserlo ancora fino a che piacerà al Signore di venire a prendermi per portarmi con Sé in Paradiso, dove ormai mi attendono gli esseri più cari che ho amato su questa terra.
Se Lei dovesse precedermi nella Patria, non mi dimentichi, caro Fratello.
Nella luce di Dio vedrà meglio di quanto possa dirGliene io i miei bisogni, e certamente Lui stesso La muoverà ad aiutarmi e magari a venire a prendermi quanto prima.
Caro Fratello, quante grazie Le ha fatte il Signore, e come in questi momenti l'eredità che Lei lascia dietro di Sé deve esserLe d'immensa gioia.
Quante anime per opera Sua hanno conosciuto il Signore, Lo hanno amato e Lo amano ancora, e si sono date a servirLo per condurre a Lui altre e altre anime!
Lei è stato il servo buono e fedele, che nell'attesa del padrone non ha battuto gli altri servi di casa, tutt'altro ma ha dispensato loro con fedeltà, con amore verso il padrone e verso di loro quei beni ch'egli Le aveva messo in mano per loro.
Come vorrei che quell'amore che l'Ha spinto durante tutta la Sua vita a tanto operare per il Signore, in questi Suoi giorni di sofferenza e di solitudine crescesse ancora, si purificasse ancor più, per poterne offrire a Dio quegli atti intensissimi e purissimi che, come dice il nostro S. P. Giovanni della Croce, sono il vero tesoro della Chiesa e danno a Dio tanta gloria e tanto contento.
La lascio, caro Fratello, ma solo con la penna, ché col pensiero e con la preghiera Le sarò sempre vicina come a una delle persone più care ch'io mi abbia ancora sulla terra.
Tanti rispetti da tutte le Consorelle e in particolare dalla Rev. Madre.
Nel Signore mi creda sempre dev.ma
S. M. E.
Non è delizioso?
E certo dové godere il Fratel Teodoreto, che si sentiva così attratto verso il Carmelo, nel venire a conoscere, da recenti studi sulla spiritualità lasalliana, quanto considerevoli vi siano gli apporti della corrente carmelitana ...
Forse, senza saperlo inizialmente, il figlio si trovava, anche per questo aspetto recondito, sulle orme del suo beato Padre!
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