Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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Doni straordinari

apre la serie delle testimonianze quella prudentemente categorica del Fr. Bernardino di Maria:

"C'era la convinzione diffusa che o la sua preghiera fosse efficacissima o ch'Egli conoscesse il futuro.

"Gli si confidavano timori, speranze, - per la scuola - gli studi personali - la casa - la famiglia -, e quando rispondeva: "Abbia fiducia!" oppure: "Speri nel Signore, che l'aiuterà" si era certi che la grazia era ottenuta e la cosa riuscita.

"Se invece la risposta era generica, o commentava la difficoltà, o invitava ad affidarsi alla volontà di Dio, si aveva per certo che il favore desiderato non sarebbe venuto, e ci si preparava l'animo.

"L'esperienza mia e di molti Fratelli non ha mai smentito".

Aggiungerò che molti benedicono d'aver avuto con Fratel Teodoreto qualche incontro, quanto mai benefico; ad esempio, chi scrive quanto segue:

"In un momento criticissimo della mia vita, ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia via il caro Fratel Teodoreto.

In un breve colloquio, mi intrattenne sulle cose che mi agitavano e lo fece con tanta bontà e sicurezza, come se mi avesse letto in fondo all'anima.

Mi trasformò completamente!... La mia stima per la di Lui santità cominciò da quel lontano giorno del 1932" ( Fr. E. ).

C'è un Fratello che si proclama salvo da un intervento epistolare, non provocato e non atteso, del nostro Servi di Dio; intervento avvenuto con una tempestività, che si deve proclamare quanto meno provvidenzialissima:

"Nel marzo dell'anno... mi trovavo a Roma per il "Secondo Noviziato".

Fisicamente e moralmente mi sentivo piuttosto debilitato e scoraggiato.

Mi crucciavo e tormentavo, pur sforzandomi di fare tutto e bene il mio dovere.

Ma non ero tranquillo, e stavo già per prendere una risoluzione piuttosto incresciosa, quando - senza ch'io l'avessi in alcun modo provocata - mi giunse una lettera di Fratel Teodoreto, che mi tracciava per filo e per segno le linee somme del mio stato d'animo, e mi invitava alla tranquillità, perché quello che soffrivo lo volevano Gesù Crocifisso e Maria SS.ma Immacolata.

Meraviglia, confusione, gioia da parte mia! Ripresi animo e durai saldo sino alla fine.

Mi spiace solo di aver perduta la lettera" ( F. S. ).

Ecco ora un caso particolareggiato, relativo a conoscenza di cose segrete e previsioni del futuro:

"Siamo nel lontano 1926-27.

Io, come membro dell'Unione del SS.mo Crocifisso, stavo facendo il Noviziato della medesima Congregazione alla Villa Nicolas superiore.

"Una domenica, Fratel Teodoreto venne a trovarci e a tenere una conferenza formativa.

Finito, chiamò tutti i novizi per un colloquio individuale.

Giunto il mio turno, parlai a Lui di molte cose mie personali: mi ascoltò con molta attenzione e poi, con grande affetto, rispose esaurientemente a tutte le mie domande.

"Infine, con una delicatezza senza pari, portò il discorso sopra alcune cose, delle quali nessuno - da me in fuori - conosceva l'esistenza; non solo, ma, con fermezza che non ammetteva replica, mi impose di parlare al mio confessore circa un voto che io avevo fatto senza alcun permesso, e di chiederne o la dispensa o la commutazione in uno più semplice.

Di questo voto, o imprudenza giovanile, non avevo mai parlato con nessuno; eppure il buon Fratel Teodoreto, illuminato certamente da Gesù Crocifisso, ne era a chiara conoscenza.

Richiesto da me, come mai fosse così informato, rispose semplicemente: "Ringraziamo insieme il Signore di questo colloquio; non parlarne però a nessuno!"

"Durante il medesimo incontro, cercando io di spiegare il mio comportamento circa questo voto e lamentandomi di avere già atteso sei anni per realizzare la mia vocazione di "Fratello", così mi rispose: "Abbi pazienza; per ora prega molto; io ti assicuro che a 21 anni sarai Fratello, e io sarò tuo padrino".

Difatti, così avvenne: il 24 agosto del 1931 io entravo al Noviziato di Grugliasco, ove dopo un mese facevo la vestizione religiosa, e Fratel Teodoreto mi fu padrino e Presidente di vestizione" ( Fr. G. ).

Cautelosamente, sotto il titolo di « Profezia o semplice previsione? », il Fr. Mattia racocnta:

"Nel 1934, mi trovavo a Grugliasco allo Studentato; venne fra noi il Fratel Teodoreto.

In quei giorni si parlava del conflitto Italo-Etiopico.

Naturalmente durante la ricreazione, dopo le prestabilite e regolamentari conversazioni, si accennò alla guerra.

Fratel Teodoreto sorprese, credo, un po' tutti quando affermò che la vera grande guerra si sarebbe scatenata nel 1940, e sarebbe intervenuta anche l'Italia.

Mi ricordo benissimo del luogo di ricreazione, dove il venerando Fratello pronunziò queste parole; e penso che, se ci fossero ancora i sei o sette Fratelli che allora con me costituivano il nostro gruppo di ricreazione, potrebbero testimoniare come il sottoscritto".

Si capisce che questi ed altri fatti del genere, risaputi, accrescessero la fiducia nelle qualità divinatorie, diciamo così, del nostro Servo di Dio.

E ci fu chi le volle mettere in azione con ingenue trovate.

come la seguente, raccontata dal protagonista, con tanto di nomi e date che però io tengo in penna:

"... quell'anno feci la professione perpetua.

Confesso sinceramente che, date le voci di guerra vicina e di possibile chiamata alle armi, non ero molto entusiasta della cosa.

Avrei preferito avere una proroga di tre anni; d'altra parte, non osai esporre il mio stato d'animo ai superiori, per tema di essere interpretato male.

"Feci intanto con dubbia tranquillità il Ritiro, e attesi con trepidazione il giorno solenne.

"La coreografia della cerimonia mi prese tutto, e pronunciai la formula dei Voti con commozione e sincerità.

"Poi mi assalì un certo turbamento: "Sono stato sincero? Ho fatto bene?

Per risolverlo, formulai nella mia mente un ingenuo piano.

Pensai fra me e me: "Se Fratel Teodoreto, nel darmi l'abbraccio rituale, mi dirà questo e quest'altro, vuol significare che il Signore ha gradito la mia offerta!" Ciò accadde appuntino" ( Fr. S. ).

Corsero voci anche di miracoli veri e propri, fioriti sui passi del Nostro, non ben documentati peraltro, a mio avviso; e, se nacque un po' di leggenda in questo senso, la cosa ha pur sempre un prezioso significato circa la stima della sua santità.

Il Fr. Giovanni La Salle asserisce che Fratel Teodoreto « ebbe a soffrire delle vere lotte contro il demonio, per cui di notte a volte si flagellava spietatamente »; e la stessa cosa asserisce, in una nota, il Fr. Ippolito, senza che né l'uno né l'altro confidino come ne siano venuti a conoscenza.

di guarigioni, da Fratel Teodoreto ottenute o predette ce n'è più d'una:

"Una persona si raccomandò alle sue preghiere per la guarigione di un proprio parente, ed Egli, raccoltosi un momento, disse: "Il suo parente farà una malattia lunga; ma guarirà".

Così accadde, e la persona andò poi a ringraziarlo della ricuperata sanità" ( Fr. Giovanni La Salle ).

Molto più ricca di particolari suggestivi è la narrazione autodattiloscritta e firmata di suo pugno, in forma di dichiarazione vera e propria, del Maresciallo Maggiore Luigi De Paoli.

La riferiamo testualmente:

"Il giorno 29 settembre 1946, oppresso da una serie di sventure, non so per quale ispirazione, andai da Fratel Teodoreto, mio antico insegnante alla R.O.M.I., a lamentarmi che tutte le disgrazie capitassero a me!

Eravamo soli nel piccolo salone del Collegio San Giuseppe.

Gli chiesi un Rosario, poiché l'unico che possedevo lo avevo messo fra le mani del mio povero Papà morto.

"Mentre gli narravo dell'ultimo mio cruccio, una grossa ernia inguinale riscontrata dal medico alla mia bambinetta - per cui ordinava un cinto, in attesa di poterla operare - Egli mi diede un Rosario Suo, e mi disse di andare a casa tranquillo, perché la bambina stava bene; aggiungeva anzi che, avendo pochi soldi, avevo fatto male a spenderli nel cinto; dovevo prima parlarne con Lui!...

Gli chiesi allora di interessarsi per il mio trasferimento a Torino, ed ebbi poi anche quello, a suo tempo.

"Intanto pensavo a ciò che mi aveva detto, come alle solite parole di consolazione che si usano, tanto per rispondere qualche cosa; a ogni modo andai a pregare il SS.mo Crocifisso, come Lui mi aveva consigliato.

"La sera stessa, preso il treno e rientrato a Casalnoceto, feci per mettere il cinto alla bambina e mi accorsi che il gonfiore, prima evidente, non vi era più.

"Portatala subito dal medico, questi non trovò più nulla, malgrado che il giorno dopo la rivisitasse.

Dopo aver sentito tutte le mie spiegazioni, disse che non dovevo credere a una cosa miracolosa, ma che il CASO aveva operato per me, facendomi una delle tante sorprese che la natura alle volte riserba.

Io però la pensai diversamente, e per tal motivo rilascio questa dichiarazione sotto la mia completa responsabilità civile e morale".

"Autodattiloscritto
a Torino, li 22 gennaio 1955

"In fede di quanto sopra:
De Paoli Luigi, Maresciallo Maggiore
4° Regg. Alpini".

E qui ci piace citare per ultima, dato il suo particolare valore, la testimonianza del Rev. Can. Giov. Batt. Bosso: « Venne nel 1943 a trovare mio fratello Vittorio ammalato gravemente di tifo in Mati presso il Fratello Teol. Cesare, allora Parroco a Mati.

Era un pomeriggio. Si attendeva un consulto da Torino.

Venne Fr. Teodoreto.

Pregò brevissimamente presso il fratello infermo, poi discese in Chiesa senza voler accettare neppure un po' di caffè.

Ripartì con il primo treno.

Alla sera quando vennero i Dottori, si stupirono d'essere stati chiamati per un consulto presso un ammalato che non presentava alcun fatto particolare ».

Fatti del genere, più o meno tardi risaputi, accrebbero enormemente la stima del santo Fratello, fino a diventare una vera e propria riputazione di santità.

Ma, volendo ancora distinguere fin dov'è possibile, diciamo prima qualcosa della diffusa stima di cui godeva, riconoscendo senz'altro che gli era procurata soprattutto dalla sua altissima virtù.

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